21Giugno 2003

L’orario anticipato degli spettacoli e il volume abbassato dividono pubblico e artisti. Il promoter di Springsteen: il Boss è abituato a suonare di giorno

Concerti con il coprifuoco, fan in rivolta

 

MESSAGGI DI PROTESTA ALLE RADIO: BAGLIONI A SAN SIRO COSTRETTO A CANTARE CON IL SOLE, MANCAVA L’ATMOSFERA

 

di Gianni Santucci

Come cenare a lume di candela col sole ancora alto. Zero atmosfera e romanticismo nullo. Stadio San Siro, giovedì sera, il concerto di Claudio Baglioni inizia alle 20.30. La luce compromette per un’ora effetti e coreografie, il cantante chiede scusa al pubblico («Per motivi che non dipendono da noi abbiamo dovuto iniziare troppo presto, abbiate pazienza se manca l’atmosfera»), gli spettatori sono insofferenti per uno show che non decolla. E il mattino dopo inondano radio e chat con messaggi di protesta: «Abbiamo pagato per uno spettacolo rovinato dall’orario d’inizio e dai limiti al volume». Accusati: gli abitanti delle zone intorno al Meazza che protestano per il «rumore» e il Comune che «ingabbia la musica» con un orario tassativo per la fine dei concerti (le 23.30). Limiti che «danno fastidio» anche a Vasco Rossi. L’avvio anticipato dello show di Baglioni provoca però anche un altro inconveniente. A quell’ora il traffico intorno allo stadio è nel marasma. Risultato: molti arrivano in ritardo. E la prima mezz’ora di spettacolo è disturbata dal via vai di spettatori che cercano posto. Conclude Antonella Milli, 39 anni di www.tonyassante.com , rappresentante dei fans di Baglioni in Lombardia: «Gente che andava e veniva, effetti annullati dalla luce, atmosfera smorta: per la prima ora, il concerto sembrava una prova. Ma noi abbiamo pagato prezzi da teatro» (fino a 57,50 euro per il secondo anello, 67 per il primo).

Un passo indietro. Ad aprile inizia il tira e molla tra Palazzo Marino e abitanti di San Siro. Si trova l’accordo per 6 concerti al Meazza che non dovranno andare oltre le 23. Ancora discussioni. Gli organizzatori strappano mezz’ora in più. Qualcuno chiede ai Rolling Stones, prima del concerto dello scorso 10 giugno: dispiaciuti di dover cominciare a suonare col giorno? Mick Jagger sorride: «Non siamo mica dei vampiri». E l’assessore comunale agli Eventi, Giovanni Bozzetti, dice polemicamente: «Al momento di presentare il concerto, Baglioni mi ha ringraziato pubblicamente per aver posticipato l’orario di chiusura. Le sue lamentele durante lo show mi sembrano improprie e gratuite».

Risponde Ferdinando Falzano, promoter del concerto: «Baglioni ha studiato un kolossal con centinaia di performer, un evento unico pensato per il buio. Siamo dispiaciuti perché il pubblico non ha potuto godere a pieno dello spettacolo». E gli abitanti? «Potrebbero fare un minimo sacrificio. Protesta assurda per una città ai vertici della musica europea». Rincara la dose il direttore dei programmi di Rtl, Luca Viscardi, che l’altra sera ha assistito al concerto e ieri ha ricevuto decine di email e sms di protesta: «Effetti di luce penalizzati e volume basso. Un concerto ingabbiato in restrizioni inaudite. Condivido le lamentele».

Al tam tam delle radio fanno eco messaggi su messaggi nelle chat dedicate al cantante romano, da «tonyassante.com» a «51montesacro.it»: Stefy da Monza, «un concerto nel tardo pomeriggio non piace a nessuno, l’atmosfera non si scalda»; Daniela da Rho, «audio scarso», Lorenzo da Milano: «Di musica non è mai morto nessuno». E nel pieno delle polemiche, si pensa già ai prossimi appuntamenti. Bruce Springsteen suona a San Siro il 28 giugno. Inizio alle 20. «Nessun problema - assicura il promoter Claudio Trotta - il Boss è abituato a cominciare col giorno. Capisco Baglioni, che vuole proteggere il proprio lavoro. Gli abitanti però hanno i loro diritti. Se i concerti iniziassero ancor prima, ci sarebbero meno disagi per tutti». Ultima parola a Vasco Rossi (a San Siro il 4, 5 e 8 luglio), che, in un’intervista su «ViviMilano» in edicola mercoledì prossimo, dice: i limiti imposti a Milano «danno fastidio. Ma noi siamo abituati a combattere per suonare, il rock è anche questo».

20 Giugno 2003

BAGLIONI, TRIONFO…

Lo show è generoso, la scaletta ricchissima, l´allestimento teatrale funziona solo in parte "Peccato per l´orario" lamenta l´artista

Cinquantamila biglietti secondo il botteghino 40 mila a occhio e per tre quarti donne: nel ´98 a San Siro erano 75 mila persone

 

di Massimo Pisa

Baglioni a metà. Mezzo stadio, mezzo trionfo per il Peter Pan in bianco, piccolo come un punto di luce di fronte ai suoi fedeli venuti a onorarne i 35 anni di carriera. Cinquantamila il dato ufficiale al botteghino, poco più di quarantamila a occhio. Tanti, ma quasi quindicimila in meno rispetto al bagno di folla dei Rolling Stones. E poco più della metà rispetto alla magica notte dell´8 luglio '98, vera festa popolare in cui Claudio Baglioni celebrò il suo trionfo in diretta tv di fronte a 75mila cuori infranti.

Strozzato dal calendario dei megaconcerti – sei a San Siro in un mese Baglioni offre comunque un kolossal generoso e magniloquente, di fronte a tribune che presentano ampi squarci già nei primi due anelli, mentre gli echi rimbombano tra la copertura e il deserto del terzo. Chiede venia anche per la limitata disponibilità di biglietti, il Claudio nazionale: «Purtroppo la capienza è stata limitata, non dipende dalla nostra volontà», allarga le braccia di fronte a un primo anello arancione vuoto, ricoperto da ampie lenzuola bianche che compongono la scritta "Siete voi". Quasi sembra giustificarsi, poi, quando ringrazia il suo popolo, femminile per tre quarti: «Peccato per l´orario strano – accenna dopo il medley introduttivo e Sono io - arriverà la sera a fasciare meglio la nostra energia».

Appare solo, Baglioni, sul fare del tramonto, candido come la camicia e i calzoni che fasciano il suo fisico ancora asciutto, armato appena di una semiacustica con cui butta lì alcuni dei gioielli pescati dallo scrigno di famiglia. Signora Lia, Tu come stai, Da me a te, Poster e Porta Portese per rompere il ghiaccio. È il Baglioni intimo, il migliore della serata prima che il suo circo abbia inizio. L´allestimento teatrale con cui ha voluto rivestire il suo tour è pieno di idee brillanti e incongruenti. La processione dei 33 orchestrali e dei trecento figuranti che riempiono le scene a concerto iniziato è insieme solenne e tetra, come il nero integrale dei musicisti e il bianco striato di fucsia dei ballerini. I giochi di luce e le coreografie sono brillanti, ma gli effetti visivi sono penalizzati dall´unico schermo – il vecchio tabellone del Meazza – angusto e sfocato. Lo show, nel complesso, è denso e corposo come un musical, anche se spesso le coreografie si sovrappongono alla musica, piuttosto che esaltarne la fragranza. La scaletta è ricchissima, trenta canzoni condite del meglio del repertorio baglioniano: Strada facendo, Avrai, Bolero, la struggente E tu in duetto con Laura Pausini, Mille giorni di te e di me e l´immancabile Piccolo grande amore. L´ultimo disco, Sono io, rimane dietro le quinte, appena cinque pezzi con la chicca di Mai più come te con il figlio Giovanni Baglioni, spigliato alla chitarra acustica.

20 Giugno 2003

APPLAUSI A BAGLIONI, POLEMICO SUGLI ORARI

Il via al concerto l’ha dato con voce e chitarra.

Poi, ieri, Claudio Baglioni (dispiaciuto perché il Comune ha imposto di cominciare «troppo presto, ancora con la luce») ha cantato tra 50.000 fan vecchi successi e canzoni dell’ultimo album. Tra cori e braccia alzate.

Reuters

20 Giugno 2003

MILANO, BAGLIONI IN CONCERTO:

 “AVEVO VOGLIA DI TORNARE A SUONARE”

 

di Ilaria Polleschi

MILANO. Ha ripercorso buona parte della sua carriera ieri sera Claudio Baglioni allo stadio San Siro di Milano, nella seconda tappa dei suoi otto concerti spettacolo che nel prossimo mese lo porteranno in giro per l'Italia.

Osannato da una folla di 50mila persone, ha rivissuto i suoi più grandi successi: da "Strada facendo", ad "Avrai" in voce e pianoforte, da "La vita è adesso" a "Domani mai", fino alle recentissime "Sono io" e "Tutto in un abbraccio", contenute nel suo ultimo album uscito il mese scorso.

"Grazie per essere qui, nella seconda tappa di questi spettacoli che non sono un tour ma solamente la voglia di tornare al più presto a cantare e a suonare insieme a tanti amici", ha detto Baglioni, interamente vestito di bianco, all'inizio dello show. "Grazie per essere qui a tenerci compagnia, grazie a tutti", e parte di rito la prima ovazione dello stadio.

Sull'enorme palco, che occupa tutto il prato di San Siro, c'è il posto per la band composta dai sei strumentisti, che lo seguono da sempre, più il figlio Giovanni alla chitarra -- che con lui esegue "Mai più come te" -- per un'orchestra di 33 elementi, per 34 ballerini e oltre 300 performer per "l'animazione" dello stage lungo 120 metri e largo 18.

Baglioni è tornato a San Siro dopo cinque anni dal suo ultimo concerto a Milano, e questa volta si è portato anche un'ospite: Laura Pausini, che con lui ha cantato "E tu", dopo che il 14 giugno -- ad Ancona, per la prima tappa degli otto spettacoli -- a cantare con lui era stato Andrea Bocelli.

Lo show fila via senza quasi interruzioni per tre ore, con la bellezza di ben 30 canzoni snocciolate una dietro l'altra, con qualche brevissima pausa per riprendere fiato o salutare con gioia il pubblico, che lo osanna per ogni mossa, ancheggio, acuto e parola.

Lui si diverte, e non lo nasconde, e dall'ultimo album tira fuori anche "Serenata in sol", con una premessa: "Abbiamo deciso di cantarvi una canzone scema che fa parte dell'ultimo disco. Una serenata ben augurante: la faremo io, il mio figliuolo e tutti gli altri", e parte con un trenino per tutto il lungo palco.

Continua con alcune delle sue più belle e famose canzoni, e chiude con "Io sono qui", "La vita è adesso" e "Via".

Il prossimo appuntamento è per il 23 giugno a Padova, poi il 27 a Firenze, il 5 luglio a Napoli, l'8 a Bari e il 12 a Catania.

TG-COM

20 Giugno 2003

CLAUDIO È RE DI SAN SIRO

Baglioni conquista Milano con tre ore di musica

 

(s.l.)

Claudio Baglioni luce a San Siro. L'orario insolito penalizza lo show

Baglioni a Milano carbura piano ma quando scende il buio San Siro lo incorona nuovamente come il "divo Claudio". In cinquantamila hanno infatti sfidato un orario da passeggiata, un'afa agostana (trenta i gradi quando comincia lo show) e un'acustica non impeccabile per partecipare al concerto "Ci sono anch'io tour". Alla fine tutti soddisfatti o quasi, con nel cuore una serata in più da non dimenticare.

 

Lo show

Si comincia con una puntualità svizzera esportata alla Scala del calcio: sono le 20.30 quando Claudio Baglioni mette piede sul prato di San Siro chitarra in spalla e manda in visibilio giovanissimi e non facendo l'intero giro di campo a passo d'uomo con un medley dei suoi brani storici come I Vecchi, Signora Lia, Viva l'Inghilterra. Poi prende posto al centro di una passerella che divide in due l'erba dello stadio: lui al centro e poco dopo arriverà alla sua destra la band e alla sua sinistra l'orchestra. 

Applausi e commozione per Avrai, sparata quasi in avvio solo col pianoforte mentre qualcuno storce il naso per un ritorno acustico fastidioso. Passano i minuti ma Baglioni non decolla. Da buon professionista lui non stecca nulla ma è l'atmosfera a non scaldarsi: un concerto praticamente nel tardo pomeriggio non piace a nessuno, nè a chi si esibisce nè a chi deve fare le corse per arrivare allo stadio in tempo.

 

Cala la sera, sale Baglioni

Più fa buio più il concerto decolla. Mentre Baglioni snocciola i brani del suo ultimo disco, sulla piattaforma orizzontale cominciano le coreografie che saranno il plus dello show. Tra giochi di luce e colpi ad effetto, sono ottanta i ballerini e 400 le comparse che si alternano sui 120 metri di piattaforma: lo fanno vestiti da street dancers, coperti con candide tuniche, con veli orientali, con i pattini ai piedi o addirittura con il velo da suora.  Il feeling con il pubblico cresce quando Baglioni s'inventa una versione acustica di Buona Fortuna, anno 1981. Il brano coglie di sorpresa un po' tutti ma segna l'avvio. Da lì comincia il vero show di Baglioni, unico vestito di bianco in mezzo ad un arcobaleno di luci, ballerini e musica. Nel giro di poco sul palco sale prima il figlio Giovanni (con lui Baglioni si mette il cappellino in testa e canta l'ironica Serenata in Sol) e poi Laura Pausini per un duetto strappa applausi in E tu.)

 

Il finale

Adesso Baglioni ha la serata in mano: canta quasi di pancia da più di due ore, lancia frecciate agli amministratori ("lavorare qui è stato difficile ma non per colpa nostra") chiama il pubblico a sè e la risposta non manca. Su Bolero San Siro trema come per un gol di Vieri o Inzaghi. Lo stesso accade per il gran finale di Strada facendo, La vita è adesso, Via cantate una dopo l'altra da lasciar senza voce i fan più scatenati.

Sono le 23,27. Scatta il conto alla rovescia per un concerto coi minuti contati. Baglioni chiama tutti sul palco centrale, si mette in testa al gruppo e ripercorre il campo per raccogliere l'ultima ovazione.

 

 

 

A milano
Duetto con la Pausini
Baglioni superstar Ma il concertone delude un po’ i fan

Enrico Romanò E ’ un grande minestrone quello che Claudio Baglioni, giovedì sera, ha offerto al pubblico del Meazza. Una zuppa ricchissima di ingredienti, tutti di ottima qualità. Ma i diversi sapori non sempre hanno saputo amalgamarsi tra di loro, e così il miscuglio ha lasciato qualcosa di indefinito e di non del tutto piacevole nel palato. Forse con la segreta intenzione di emulare “nonno” Mick Jagger, a San Siro appena qualche giorno prima con i suoi Rolling Stones, Baglioni si è presentato in forma smagliante. Tre ore abbondanti e ininterrotte di concerto, tutte passate a camminare (o a correre, addirittura) da una parte all’altra dall’immenso palco, lungo 120 metri, montato in diagonale nel campo. Quarantadue i brani sciorinati con voce sicura (e con una perfezione quasi sospetta nelle note alte, soprattutto nella parte finale dello show), con la prima dozzina di canzoni racchiusa in un medley che ha ripercorso a spizzichi e bocconi i suoi 35 anni di carriera. Superata d’un balzo una piccola polemica iniziale (contro chi lo ha costretto di iniziare alle 20.30 spaccate, in piena luce; e contro chi gli ha negato un intero settore del Meazza, fermando il numero degli spettatori a 40 mila, o 50 mila, secondo gli organizzatori), Baglioni non si è risparmiato affatto. Attorno a lui un’autentica corte dei miracoli, con ballerini, saltimbanchi, mangiafuoco, sbandieratori, ginnasti, e chi più ne ha, più ne metta, in un florilegio di luci e di colori. E proprio la coreografia sovrabbondante ha avuto la colpa di coprire, più che di esaltare, le canzoni e la personalità del cantautore romano. Sono io è stata la prima traccia concessa al recentissimo e omonimo album. Il resto è stata una impetuosa cavalcata costellata di successi evergreen. Tra i momenti più accattivanti, l’esecuzione di Tutto in una abbraccio e di Mai più come te assieme al figlio Giovanni. Ma è piaciuta anche la smaliziata Serenata in sol , con Baglioni per nulla imbarazzato nel farsi aiutare da un foglio per ricordare il testo; e anche la gloriosa E tu , cantata insieme a una Laura Pausini in grande spolvero. Pochi gli attimi di vera emozione (relegati nell’ Avrai interpretata al pianoforte con un leggero tappeto d’orchestra, e nel Buona fortuna intonata a cappella), un po’ di più quelli festosi fino all’eccesso, in una cacofonia che ha travolto gli ultimi “hit”. Alla fine un kolossal di proporzioni eccezionali, forse un po’ troppo barocco.