Curiosando nell’ignoto Molte vicende della vita non hanno spiegazioni razionali, ma, io sto con il grande psicanalista Carl Jung che affermava: “Non commetterò il tipico errore di considerare una frode tutto ciò che non sono in grado di spiegare”.

LA STORIA DI FRANCO ROMANI

L’UOMO CHE FA IL RITRATTO AGLI ALBERI

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DI Roberto Allegri - Foto di Nicola Allegri

<<Prima del coma non sapevo neppure disegnare. Poi durante un’operazione alla spina dorsale ho perso conoscenza per quasi un giorno. E al mio risveglio mi sono ritrovato in grado di realizzare sculture di alberi con i fili di rame. Opere talmente particolari e uniche che l’Accademia Tiberina mi ha insignito del titolo di “Caposcuola della scultura filiforme”. Sono morto e sono rinato come artista: l’esperienza più incredibile di tutta la mia vita.>>

  

Così dice il maestro Franco Romani. E chiamarlo “maestro” è appropriato. Classe 1937, è considerato un vero artista nel settore in cui opera. Usando fasci di fili di rame, che piega e intreccia con l’aiuto solamente di un paio di pinze, realizza abeti, larici, cipressi, ulivi, salici, ippocastani riprodotti in scala come bonsai. Il realismo delle sue opere lascia allibiti. Romani è capace di ricreare le anse, le curve e gli intrecci dei tronchi di alberi secolari con effetti davvero emozionanti. I suoi alberi sembrano vivi, sembrano quasi muoversi sotto l’azione di un vento invisibile. Le sue sculture sono già famose, si trovano alla Casa Bianca, al Principato di Monaco e persino nel Tesoro Vaticano.

  

<<La mia vicenda sembra uscita da un film di fantascienza>>, dice Romani. <<Prima del coma ero un uomo malato destinato a rimanere bloccato su di un letto. Poi non solo sono guarito ma sono diventato quasi un’altra persona, con doti artistiche, espressive che prima non avevo. La mia vita è completamente cambiata.>>

  

Ci troviamo a Biella. Franco Romani ci accoglie nel suo laboratorio, una sorta di rifugio stipato di libri, fasci di rame e sculture. Sembra di essere in un museo di botanica. Centinaia di piccoli alberi, di tutte le specie sono raccolti sugli scaffali. Tutte opere uniche che Romani mette spesso in mostra per scolaresche e appassionati. <<Mi piace spiegare ai ragazzi l’importanza degli alberi>>, dice. <<Di loro colgo l’anima, lo spirito e di loro racconto l’utilità e le particolarità, come se si trattasse di vecchi e cari amici.>>

  

<<Mi racconti come è avvenuto il grande cambiamento della sua vita>>, domando.

  

<<Nel 1967, quindi a 30 anni,  ho avuto un incidente alla schiena>>, dice Romani. <<Mi hanno operato due volte ma senza che il problema alla colonna vertebrale venisse risolto. Nel 1972 i medici decisero di fare un esame con un mezzo di contrasto e durante l’intervento entrai in coma. Ricordo che persi i sensi ma che mi svegliai quasi subito nella mia stanza d’ospedale. Mi sentivo bene, mi alzai e mi sedetti sul letto. In fondo alla camera c’era un gruppo di medici che parlavano. Li sentivo dire che stavo per morire. “Cosa dite? Io sto bene.” mi lamentavo. Ma non davano segno di sentirmi. Allora andai verso di loro piuttosto irritato, cercai di toccarli ma la mia mano attraversò i loro corpi come fossero fatti di fumo. Ricorda il film “Ghost”? La stessa cosa. Ero molto spaventato. Mi girai e vidi me stesso sdraiato nel letto ma non feci in tempo a sorprendermi perché di colpo la stanza svanì e mi ritrovai in una campo immenso con erba alta che ondeggiava al vento. Ero avvolto da una sensazione di straordinario benessere al punto che mi misi a camminare e poi a correre. Ero felice e leggero. Non ero più bloccato in un corpo ferito ma potevo quasi volare.  

  

<<All’improvviso fui di nuovo in ospedale. C’erano i miei amici accanto al letto dove vedevo il mio corpo che pareva un mucchio di stracci. Piangevano e mi dicevano di non morire. Stavo per dire loro di non temere quando mi trovai ancora una volta in quel prato immenso. Era bellissimo ma mi accorsi che non c’era un solo albero. Nemmeno uno, solo il cielo e la sterminata distesa d’erba. Poi, mi sentii cadere in una fossa profondissima. In realtà non stavo cadendo ma galleggiavo sopra di essa e laggiù, nel fondo, una luce fortissima saliva verso di me molto velocemente. Quando mi raggiunse sentii come una scossa e poi la voce di uno dei medici che diceva: “Sta piangendo. Si sta svegliando”. Aprii gli occhi, mia moglie era accanto a me. Ero stato fuori coscienza per quasi una intera giornata.>>

  

<<Ed era guarito?

  

<<Quasi guarito. La ripresa fu lenta. Mi ingessarono fino al collo e dovetti restare immobile per diverso tempo ma alla fine tornai in piedi. Non ero più l’uomo di prima, però. Mi sentivo rinato forte della certezza che la vita non finisce dopo la morte. Un giorno, mentre ero costretto sulla poltrona del salotto dal gesso, mi ritrovai tra le mani dei fili di rame che stavo sistemando per mio figlio. Fuori dalla finestra riuscivo a scorgere un albero di mele. Ho ripensato a quello che avevo visto, a quel campo bellissimo ma senza alberi. E d’istinto ho mosso le dita, intrecciando i fili a fare proprio il ritratto a quel melo. E in  poco tempo, tra le mie mani mi ritrovai una piccola scultura lucente, di un realismo davvero stupefacente. Quello fu il primo albero. Da quel momento non mi sono più fermato e ho scolpito con il rame alberi di tutto il mondo. Mi sono messo a frequentare i parchi, i giardini e gli orti botanici e ho “fatto il ritratto” agli alberi di tutte le specie. Stavo accanto a loro, li toccavo con le mani, sentivo la loro energia. Poi a casa, con una facilità inspiegabile, li riproducevo con il rame.

  

<<Alcuni esperti videro i miei lavori, se ne entusiasmarono. Mi dissero che ero l’unico in quell’arte. Vollero farmi conoscere. Mi fecero diventare perfino socio dell’Accademia Tiberina, che è una delle più prestigiose, fondata due secoli fa dal Belli, ha avuto tra i suoi soci, le menti e gli artisti più grandi. E nel 1988 L’Accademia mi ha addirittura promosso “Caposcuola”. Da allora ho fatto trentasei mostre e una ventina di collettive in tutta Europa. Lavoro tutti i giorni e non riesco a stare lontano dai miei alberi.>>

   

Il caso di Franco Romano è stato studiato anche dalla dottoressa Fulvia Cariglia, esperta in ricerche sulle NDE cioè “Near Death Experiences”, le esperienze vicino alla morte. <<Ci si deve per forza basare sui racconti dei diretti interessati>>, afferma la dottoressa Fulvia Cariglia che ha seguito da vicino il caso di Franco Romani. <<Racconti che a volte destano dei dubbi. Ma quando le esperienze lasciano dei cambiamenti tangibili, evidenti e spesso straordinari, allora è difficile negare che “qualcosa” sia davvero accaduto. E’ il caso di Franco Romani e di altri che, dopo la NDE, hanno improvvisamente iniziato a suonare o a dipingere anche se prima non sapevano farlo>>.

  

Psicologa e sociologa, la dottoressa Cariglia da molti anni svolge ricerche su questa fenomenologia ed ha pubblicato diversi libri,  l’ultimo, “La luce e la rinascita” edito da Mondadori, tratta proprio di persone che in seguito ad una esperienza di pre-morte hanno sviluppato talenti artistici.

    

<<Ci sono molti studi sulle conseguenze che si riscontrano nei soggetti che hanno vissuto l’esperienza di pre-morte>>, dice la dottoressa Cariglia <<ma pochi ricercatori hanno preso in considerazione le doti artistiche che si sviluppano in individui del genere.  Eppure è un aspetto molto curioso e interessante. Anche perché ci sono esempi che coinvolgono personaggi celebri. Per esempio Arnold Schomberg, il celebre compositore austriaco vissuto tra il 1874 e il 1951, padre della dodecafonia. Prima di morire, il compositore scrisse quello che gli era successo nell’estate del 1946. In seguito ad un forte attacco d’asma perse conoscenza e il battito cardiaco si arrestò. Non seppe dire quanto durò questo malore, ma si risvegliò con la netta sensazione di essere stato “praticamente morto”. Ancora convalescente, si mise a comporre il “trio per archi”, opera fondamentale della sua carriera, che completò in soli 34 giorni. Scrisse in seguito in una lettera che l’opera aveva preso forma quasi senza che lui se ne accorgesse, in una sorta di trance.

   

<<Ma ci sono anche casi di pittori, di persone che al “ritorno” suonavano il pianoforte, prima mai studiato, come un celebre medico medico di New York, poeti e addirittura matematici. Comunque, il caso di Franco Romani è considerato eclatante proprio perché la sua attuale produzione scultorea con il filo di ferro richiede conoscenze tecniche e artistiche non comuni, che prima del coma lui non aveva assolutamente>>.