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Carlo Verdone

Silvio Muccino

 

Il mio miglior nemico, è l’ultima fatica di Carlo Verdone, a due anni dal riuscito “L'amore è eterno finché dura”.

In questo film veste i panni del cinico Achille De Bellis, top manager di un'importante catena alberghiera di proprietà della moglie Gigliola ed il cognato Guglielmo, rispettivamente interpretati da Agnese Nano e Paolo Triestino, suscitando immediatamente ilarità nello spettatore.

Sembra avere tutto ciò che un uomo desidera: una bella casa, un ottimo matrimonio ed una solida posizione sul lavoro. Ma mentre si avvicina l’anniversario delle nozze d’argento, ogni certezza nella sua vita viene travolta dall’incontro – anzi lo scontro – con uno ‘sbandatello’ di ventitré anni di nome Orfeo.

Orfeo vive in un quartiere popolare di Roma e come i suoi amici non coltiva grandi ambizioni, ma si trascina in un’esistenza fatta di lavoretti precari e pomeriggi consumati in chiacchiere inconcludenti. Non ha mai conosciuto suo padre, è cresciuto in fretta, costretto a prendersi cura di una madre instabile, incapace di affrontare il quotidiano, che passa frequentemente dalla depressione all’euforia.

Tutto ha inizio quando Achille licenzia per furto Annarita, la madre di Orfeo, il quale convinto che sua madre sia stata accusata ingiustamente, decide di vendicarla e cerca di trasformare in un incubo la vita di Achille. Si mette a seguire lo stesso, per scoprirne le debolezze e dunque rovinargli l’esistenza.

Achille non potrà immaginare neppure lontanamente che questo "piccolo" gesto sarà destinato ad influire in maniera negativa sulla sua esistenza.

All'interno di questo incontro-scontro generazionale dal sapore vagamente politico, che vuole Orfeo, ragazzo del popolo, in opposizione all'arricchito Achille, non mancheranno, quindi, pedinamenti e foto compromettenti che ritraggono l'uomo insieme alla cognata ed amante Ramona, cui concede anima e corpo la splendida esordiente Corinne Jiga, mentre elemento dominante della vicenda si riveleranno essere le bugie.

Il tutto, sottolineato da belle musiche, viene raccontato da Verdone con il consueto ricorso ad imbarazzanti ed esilaranti situazioni che vedono coinvolti pittoreschi personaggi dalla spiccata romanità (memorabili il ladro di macchine Alfredo e la sua combriccola di brutte facce), mentre Orfeo finisce prima per innamorarsi di Cecilia, conosciuta per puro caso, e per la quale finisce per trasformare il suo rapporto con Achille in una strana amicizia.

Perché, tra risate ed amarezza, è il rapporto tra genitori e figli ad essere analizzato, e, soprattutto, l'abbandono di questi ultimi da parte dei primi.

Si giunge all'epilogo consapevoli di avere appreso che, nella vita, bisogna perdere tutto per trovare ciò che è veramente importante.

Accorrete pubblico…andate a vedere questo film divertente, ma con una bella morale…

Anna Clabber3616