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All’inizio, solo la lettura di un libro mandatomi dalla casa
editrice. Un volume elegante, di oltre trecento pagine. Poi, c’è
stata una serata passata davanti al camino a leggere. E poco per
volta, l’entusiasmo si è acceso.
Il libro si intitola “I sette scorpioni di Isis”, edito da
Sperling & Kupfer, ed è dedicato all’antico Egitto. Il nome
dell’autrice mi ha subito colpito. Livia Colonna, principessa,
discendente da una delle più antiche famiglie nobili europee. Ad una
ricerca fatta in internet, è seguito un certo stupore. Scopro
infatti che è discendente dei principi di Stigliano, figlia di don
Landolfo, decimo principe di Stigliano, Principe di Aliano, Marchese
di Castelnuovo, Signore d’Alianello, San Arcangelo, Roccanova,
Giugliano e Melito, Patrizio Napoletano, Patrizio Veneto e Grande di
Spagna di prima classe, Cavaliere d’Onore e Devozione del Sovrano
Militare Ordine di Malta e Cavaliere di Giustizia dell’Ordine
Costantiniano di San Giorgio.
Nonostante tutto questo, mi pareva troppo facile però liquidare in
fretta il libro come l’opera annoiata di una nobildonna con tanto
tempo libero. So per esperienza che scrivere un libro comporta
fatica e che è sempre bene riservare a chi questa fatica l’ha fatta
almeno il beneficio del dubbio.
Con un stile elegante e nello stesso tempo asciutto, la
principessa Colonna ha raccontato un cammino personale molto
particolare, una sorta di educazione spirituale intrapresa fin da
bambina ad opera di spiriti di sacerdoti dell’antico Egitto! Proprio
così. Inutile dire che la vicenda mi ha molto incuriosito. E ho
voluto incontrare Livia Colonna di persona.
Ho conosciuto una donna bella ed elegante, gentilissima e sempre
sorridente. Una signora che potrebbe essere una delle regine dei
salotti mondani ma che invece rifugge quel tipo di vita per dare
spazio alla conoscenza di sé e del proprio spirito. E senza timore
di apparire “bizzarra” non esita e scrivere un libro sulle sue
esperienze davvero fuori dall’ordinario. Nella sua straordinaria
casa di Osimo, nelle Marche, piena di sculture e quadri che lei
stessa realizza e circondata da un fitto bosco, Livia Colonna mi ha
raccontato la storia del suo libro e tutto quello che vi sta dietro.
<<Alcuni anni fa, per
motivi molto personali, ho deciso di fare una vita riservata,
lontano dalla mondanità>>, mi ha detto. <<Mi sono ritirata qui,
nella casa di mia madre, sulle colline marchigiane, la casa dove ho
trascorso l’infanzia. Avevo bisogno di ritrovare la parte più
profonda di me stessa che avevo un po’ dimenticato. E in questo
silenzio, in questa pace tra la natura, circondata dal bosco, ho
coltivato il dialogo con i miei spiriti guida. Sono sette, sono
antichi sacerdoti egizi, e mi hanno insegnato moltissimo. Con
affetto e comprensione hanno educato il mio spirito, il mio
pensiero, e mi hanno raccontato i segreti della loro straordinaria
civiltà. Ho saputo così che gli antichi sacerdoti egizi comunicavano
tra loro con la telepatia e che riuscivano a costruire le immense
piramidi usando la forza del pensiero.
<<In questa casa dove sono pienamente me stessa, riesco a
riflettere e trovare ispirazione per i miei quadri. Ma soprattutto
riesco a ricevere con serenità gli insegnamenti dei miei spiriti
guida. Per avere contatti con dimensioni sconosciute, io non
cado in trance e non faccio sedute spiritiche. Io vedo i miei
maestri, li sento parlare, converso con loro come farei con un
qualsiasi amico.
<<Qualcuno mi prende per matta. Ma io ho smesso di dare peso alle
opinioni degli altri. Vivo esperienze extrasensoriali fin da quando
ero bambina, ma solo in questi ultimi anni, grazie agli spiriti
guida egizi, ho capito come potenziare le mie facoltà in modo da
recuperare dalla mente cosmica la conoscenze di quella antica
civiltà. Quando sono con i miei maestri dell’aldilà è come se
viaggiassi indietro nel tempo e posso poi descrivere tutto quello
che ho visto e sentito. Questo è il mio libro. Vedi questo libro? Ho
impiegato sette anni per completarlo. Si è trattato di un lavoro
duro e delicato, svolto tutto con l’assistenza continua dei miei
spiriti guida. Mi hanno sottoposto ad un severo tirocinio per
migliorare al massimo le mie capacità ed essere in grado di
recuperare una sorta di conoscenza sopita.
<<Tutto è iniziato diciotto anni fa. Allora è cominciata la mia
comunicazione con Adcem-Nut, antico sacerdote e Maestro nell’arte
della Mummificazione. E’ un amico e un compagno meraviglioso, molto
saggio e anche dotato di uno spiccato senso dell’umorismo. Lui mi ha
presentato gli altri, nel corso degli anni: Betonthep, il gran
sacerdote; Kaharbnam, l’astronomo; Sumhat, il medico; Nebdukhem,
l’urbanista; Tehephron, il chirurgo; Mehervnut, l’ingegnere. Sono
tutti premurosi, riservati e estremamente educati. Delle persone
squisitissime. Come ho detto, con loro parlo come si fa con i
normali amici, in un contatto tra dimensioni diverse che è sempre
costante. Sono anche esigenti e hanno voluto che io non leggessi
nulla sull’antico Egitto perché desideravano che la mia mente fosse
pura, libera dalle nozioni derivanti dall’archeologia per poter
assorbire una conoscenza diversa da quella descritta nei libri.
<<I miei maestri dicono di sì, e loro desiderano che sia
finalmente riportata alla luce la vera cultura dell’antico Egitto,
il vero modo di vivere di quel popolo. E si tratta di un modo di
vivere estremamente lontano da quello ipotizzato dagli studiosi. La
civiltà egizia era molto imbevuta di spiritualità e i sacerdoti
avevano una grande conoscenza dei poteri della mente sulla materia.
Comunicavano tra loro usando la telepatia e i discepoli venivano
addestrati a questa pratica fin da giovani. Avevano impressionanti
conoscenze scientifiche e il tutto era permeato dalla spiritualità.
Mi hanno raccontato persino come facevano a costruire le piramidi.
Non usavano tutti quegli schiavi, come si vede nei film. Erano i
sacerdoti a fare tutto. Sceglievano il punto esatto dove erigere la
piramide tramite dei complessi calcoli astronomici. Poi usando il
potere della mente costruivano una “piramide energetica” sette volte
più grande di quella che sarebbe poi stata
realmente edificata.
All’interno di quella “impalcatura invisibile”, realizzata con la
forza del pensiero, la gravità era annullata e quindi i blocchi di
pietra potevano essere spostati con grande facilità. Gli operai
spingevano le pietre con poca fatica, aiutati anche dagli stessi
sacerdoti che usavano la telecinesi e, partendo dalla parte
centrale, la piramide veniva eretta verso l’esterno. Una volta
terminata la costruzione, i sacerdoti
toglievano la piramide virtuale disperdendone l’energia e la
piramide reale, ora sottoposta alla forza di gravità, si assestava
definitivamente. Le piramidi non erano monumenti funebri ma un
“tramite”, un collegamento tra la vita terrena e quella cosmica.
<<Tutto questo è ormai quotidiano per me. In fin dei conti vivo
questo tipo di esperienze da quando ero bambina. Allora vedevo delle
presenze. Soprattutto in questa casa, in biblioteca, e fuori sul
limitare del bosco.
Vedevo un gruppo di persone, vestite in modo
strano, con tuniche e placche di metallo sul petto. Mi guardavano
curiosi, stavano un po’ in disparte, a volte cercavano di
avvicinarsi. Io avevo cinque o sei anni e quelle presenze
sconosciute mi intimorivano. Capii chi era quella gente anni dopo,
quando
visitai un Museo dedicato ai Piceni, l’antico popolo delle
marche di oltre tremila anni fa. Erano proprio dei Piceni quelli che
venivano a farmi visita. Io però non avevo ancora coscienza di
possedere delle doti extrasensoriali.
Me ne resi conto anni dopo, quando ci trasferimmo a Città del
Messico. Feci una corso con un certo Silva, una persona che
insegnava a gestire il subconscio e a farlo emergere con tutte le
potenzialità. Sotto la sua supervisione, ero riuscita anche a
sviluppare la capacità di fare una specie di diagnosi medica alle
persone. Mi veniva detto il nome di un malato e la sua età, e
io
riuscivo a visualizzare la sua
malattia. Ricordo ad
esempio che mi dissero il nome di un uomo e io percepii chiaramente
in quella persona delle gambe rattrappite ma anche che non era nato
così.
Dissi quello che “avevo visto” e mi spiegarono che l’uomo
aveva avuto la poliomielite quando aveva tre anni.
<<Crescendo però finii per trascurare le mie facoltà. La mia vita
ha preso un’altra strada, ho iniziato a viaggiare, mi sono sposata.
Ho vissuto sempre in modo frenetico, passando da un Paese all’altro,
con mille impegni. Ma quando sono stata costretta a fermarmi, quando
ho fatto ritorno in questa casa tra le colline, allora ho riscoperto
la vera parte di me stessa, sono tornata ad essere quella bambina
che parlava con gli spiriti. Ed è iniziata la mia
straordinaria, anche se incredibile per gli altri, avventura.>>
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