VA L’ASPRO ODOR DEI VINI…

 di Tony Assante

 

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Settembre. E’ tempo di vendemmia. Uno dei riti più antichi di chi coltiva la terra. Un rito che, ancora oggi nell’epoca supertecnica, viene quasi sempre eseguito “a mano”, senza l’aiuto freddo e insensibile delle macchine. E proprio per questa sua genuinità primordiale incanta e affascina. Come direttore del “Faustino”, ho voluto ricordare questo tempo magico con alcune immagini e una poesia del nostro collaboratore Roberto Allegri, che è anche uno straordinario poeta. Con due volumetti di poesie, “Il profumo del fieno” e “Con il vento”  ha ottenuto lodi perfino da due scrittori notoriamente temuti per la loro severità: Mauro Corona e Remo Remotti. Remotti lo ha paragonato ad Hans Magnus Henzesberger, uno dei maggiori poeti tedeschi viventi, ed ha scritto: “Le tue poesie, caro Roberto, mi piacciano, mi prendono, me le sento vicine perché tu sei uno scultore. Sei un pittore dalle tinte forti. Hai la forza di Alberto Burri, di Mario Sironi, di Brancusi”.

 

Ecco, tratta da “Il profumo del fieno”, la poesia di Roberto Allegri “La mia vendemmia”, che, con poche e incisive immagini, “scolpisce” quel rito antico, trasmettendone forza ed emozione.

 

 

 

 

 

LA MIA VENDEMMIA

 

Sono d'uva stasera.

E ho la vigna addosso.

Acini ribelli nelle tasche

della camicia a scacchi

e pezzi di foglie e di legno

intrecciati nella barba.

Giunture dolenti e stomaco vuoto

ma negli occhi ancora il verde e il bruno dei tralci.

E sulla nuca

la carezza rovente del sole.

Ho risalito adagio la collina

con l'ultima cesta tra le braccia

e l'ho posta con le altre che sanno di antico.

 E prima di addormentarmi ho detto "grazie”.

Questa è la mia vendemmia.