Arturo Brachetti, il più grande illusionista del mondo racconta come ha imparato la sua straordinaria arte

 

 

 

<<DON SILVIO MI HA INSEGNATO

A FAR SORRIDERE E FAR SOGNARE>>

 Testo e foto di Nicola Allegri

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Attore, illusionista, mago, umorista, regista, Arturo Brachetti è un personaggio unico nel suo genere. Famoso in tutto il mondo, osannato da tutti i critici, paragonato ai miti del passato, ritenuto irrepetibile, sta compiendo una tournée mondiale. Ora si trova in Canada, passerà poi in Inghilterra, quindi Spagna, Belgio e all’inizio del 2007 in Italia, con tappe a Milano e a Roma.

 

Brachetti è un grande, grandissimo uomo di spettacolo. Ma è anche una persona dal cuore d’oro. Senza alcuna ostentazione,  ma con sorprendente costanza, trova il modo di dedicare, nel corso di ogni sua tournée,  il ricavato di uno spettacolo a iniziative benefiche.

Tempo fa, avevo raccontato per il “Faustino” (Vedi “Il Faustino", giugno 2005) la storia di un singolare religioso torinese, don Silvio Mantelli, sacerdote è anche un famoso illusionista, che con il nome di Mago Sales, gira il mondo a tenere spettacoli a favore dei bambini in difficoltà. Brachetti, quando era un ragazzo, è stato allievo del Mago Sales che, oltre ai trucchi illusionistici gli ha insegnato anche la generosità e l’altruismo, e Brachetti ha certamente superato il maestro nell’arte dell’illusionismo, ma non ha mai dimenticato gli insegnamenti di bontà.

Alcuni mesi fa, nel corso di uno spettacolo di Arturo Brachetti in Italia, gli ho portato nel camerino il suo vecchio maestro, assistendo a un incontro commovente per ricordi e affetto.

<<Siamo veramente due vecchi amici>>, ha detto Brachetti. <<Amici per la pelle.  Anzi, più che amici, perchè lui, questo mago speciale, è stato il mio primo maestro, il mio vero maestro>>.

Arturo Brachetti sorrideva guardando affettuosamente il Mago Sales che aveva anche lui gli occhi lucidi di commozione. <<Ricordo>>, disse il Mago Sales << un ragazzino smilzo, timido e pallidoccio, tanti anni fa, in un periodo di tempo fuori del tempo, proprio perché il ragazzino che incontrai era ed è un "essere fuori del tempo">>.

<<Sì, ero un bambino particolare, molto timido e introverso>>, disse Arturo Brachetti.  E continuò, rivelando un aspetto sconosciuto della sua vita.  << Ero schivo con gli altri ma ero molto buono e quindi la mia famiglia vide in quella timidezza e bontà le caratteristiche perché diventassi prete. A 11 anni entrai nel seminario dei salesiani. Ma il seminario tirò fuori la mia voglia di fare teatro. Infatti, tra le varie attività parallele alla vita da seminarista c’era anche la scuola di magia di Don Silvio. Ci incontrammo a Grassonay durante la colonia estiva. E quell’incontro cambiò la mia vita. Lui aveva una stanza piena di giochi di prestigio, di libri, di manuali di magia. Ero affascinato da quel mondo di fantasia tanto che dopo quattro giorni avevo già le chiavi della stanza. Passavamo ore a fare giochi e a studiare. La mia adolescenza trascorse immerso tra le letture e i giochi che mi prestava Don Silvio. E così feci le prime piccole esibizioni e mi sentii realizzato e speciale. Potevo in fondo riscattarmi dagli altri che erano bravissimi a calcio mentre io ero una schiappa.

<<Ma Don Silvio fu importante anche in seguito. Infatti, quando a 17 anni avevo capito che la vita in seminario non era fatta per me e non avevo quindi la vocazione religiosa, Don Silvio mi diede un grande insegnamento. Mi disse che l’importante non era avere una vocazione religiosa. L’importante era avere una vocazione. E quindi se la mia vocazione era quella di far sorridere e sognare avrei dovuto perseverare in quello. Ed è accaduto proprio così. Io vivo il mio lavoro come una missione. Il mio compito è di far sognare le persone e lo sto facendo sacrificando ogni altra cosa perché questo possa accadere.

<<La vita in seminario e l’incontro con Don Silvio mi insegnarono un percorso di vita mica da ridere.  La solidarietà, l’amore per il prossimo, la disciplina, il rispetto. Forse erano già in me queste cose ma un ambiente come quello del seminario sicuramente le ha sviluppate. Per questo non dimenticherò mai quei momenti. Mi hanno cambiato la vita. Li ricordo con nostalgia anche nel mio spettacolo. E mi danno sempre grandi emozioni>>.

<<Sono frequenti i suoi spettacoli per beneficenza?>>

<<Spesso lavoro per Don Silvio e la cosa mi fa molto piacere. Lui è un esempio di vita, un portavoce di solidarietà e conoscendo come vive mi viene del tutto naturale far parte dei suoi progetti. Per esempio, con il ricavato di un “tutto esaurito” a Parigi abbiamo costruito un ospedale in Uganda. Uno spettacolo a Parigi ha reso felici le 1500 persone che erano in teatro e nello stesso tempo ha dato un sorriso ad altre migliaia di persone là, in Africa, dove hanno molto bisogno di tutto. Sapere di poter contribuire a rendere felici persone povere, ammalate, bisognose mi rende molto molto felice>>.

<<In una ideale scala dei valori, dove pone l’altruismo?>>

<<Al primo posto. L’altruismo inteso non solo come aiuto economico, il dare agli altri dei soldi. C’è un altruismo anche superiore a questo, ed è costituito dall’amore per il prossimo, dal dare agli altri tempo, attenzione, energia. Per me questo è la cosa più preziosa. A volte, anche un gesto semplice, come fermarmi dopo lo spettacolo a salutare le persone, è molto importante. L’energia che si dona può ridare speranza, tirare fuori dalla depressione e dai momenti brutti. Questo i soldi non sempre possono farlo>>.

 

 

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