LAMPADA  OSRAM

 

 


 

È una storia che dura soltanto venti minuti, ambientata sotto l’insegna della lampada Osram: una fra le tante insegne di réclame in fronte alla stazione.

 

In un via vai di tram affollati e tassì, fra giornali e cartoline, alle otto e dieci, una ragazza aspetta con ansia il suo innamorato. È il loro primo appuntamento, alla luce di una giovane notte.

 

Di minuto in minuto la storia si snoda delicatamente, nella stazione romana, in un caotico andirivieni di viaggiatori e bagagli.

 

Si raccontano le emozioni dell’unica protagonista, una ingenua sognatrice, certa che questo suo acerbo amore, prima o poi, arriverà.

 

Passa il tempo. Lei pregusta l’emozione che la farà arrossire quando gli dirà: “ciao come stai”. Si chiede come sarà vestito e si preoccupa, pensando al poco tempo che avranno per stare insieme e che non le basterà per dirgli quanto lui le piaccia, “per dirgli tutto quanto”.

 

Trascorrono altri cinque minuti e sono le otto e venti. Quattro “facce da galera” si avvicinano su una coupé e le chiedono “via Boncompagni, per favore, sa dov’è?”, mentre la ragazza aspetta ancora.

Lui non arriva, ma lei continua a sognare ad occhi aperti e pensa a quando lo sgriderà per il ritardo. E allora lui, dopo aver inventato qualche scusa, la porterà davanti ad un tramonto e lì, come in un romantico sogno, le dichiarerà il suo grande amore.

 

La ragazza aspetta, i minuti passano, il cielo diventa sempre più nero in questa notte romana che avanza.

 

Ma lui non viene, non verrà mai.

 

Lei rimane ancora lì, tutta sola su quel marciapiede, fino a quando si rende conto che il suo amore non è arrivato e non arriverà più. Ormai è inutile attendere ancora. Delusa, dopo aver creduto fino in fondo in questo incontro,  decide di tornare indietro, di tornare a casa, alla vita di tutti i giorni.

 

Il rumore dei suoi passi le fa compagnia. Sale sull’autobus, il bigliettaio le domanda “biglietto signorina”. Si riparte e così si infrange il sogno.

 

In questa canzone esiste solo la ragazza: l’unica protagonista dell’attesa di un lui che non apparirà mai, che forse non esiste, se non nei desideri di lei sognatrice.

Più che la descrizione di una storia, sembra un sogno ad occhi aperti di una adolescente.

Potrebbe essere la vicenda di una giovane donna innamorata dell’amore, pronta a sognare una situazione completamente diversa dalla sua realtà, pronta a fantasticare su quello che desidera e che, purtroppo, non ha.

 

Il ragazzo non compare mai, lei non lo descrive. Sembra irreale.

 

Effettivamente, ciò che la protagonista vuole, diventa il suo sogno ad occhi aperti, dal quale si risveglia con cupo dolore, con quella sofferenza che la porta a guardare la vita reale come un triste momento di sconfitta.

 

Questo delicatissimo testo ricorda gli anni ’70, periodo in cui soffrire per amore era la regola dei giovani, che si struggevano per piccole storie, ai loro occhi drammatiche.

 

Anche la musica rispecchia quegli anni, con quel ripetersi lamentoso della melodia, che rende la canzone una malinconica nenia. Ed è proprio la malinconia il sentimento maggiormente presente nella storia, seguito da quel senso di solitudine che i ragazzi dell’epoca provavano costantemente. Gli unici due momenti in cui la musica cambia tono sono quelli del sogno, in cui la protagonista immagina l’incontro.

 

All’inizio, la speranza sembra pervadere il cuore della giovane innamorata, ma, alla fine, il prendere coscienza della propria solitudine rende la ragazza malinconica e scoraggiata. Ma non è una canzone negativa, la tristezza che si avverte è descritta con grande delicatezza, non si percepisce alcuna disperazione. Sembra, piuttosto, che la ragazza sognatrice, venuta meno la speranza di incontrare il suo giovane amore, si rinchiuda in una stato di solitudine, rifugiandosi nella vita di sempre.

 

Negli anni ’70 l’autore era un giovane timido ed introverso, deluso e malinconico, come la maggior parte dei suoi coetanei. Chi, meglio di lui, avrebbe potuto descrivere, con poche delicate parole, i sentimenti della sua epoca e della sua età?

 

Altre canzoni parlano dei primi amori, delle prime avventure sentimentali e, a detta dell’artista, rispecchiano fatti effettivamente accaduti nella sua vita. Un esempio, per tutte, è “Ragazza di campagna”, in cui si descrive una giovane che prende coscienza del proprio corpo, mentre un ragazzo spia attraverso una fessura. Oggi questo non accade più. Forse ne sorridiamo, ma tutti coloro che hanno vissuto in quegli anni sanno quanto questi sentimenti e questi stati d’animo  furono presenti in quella società.

 

Possiamo comunque dire che “Lampada Osram” appare, ancora, come un delicatissimo squarcio in musica di quegli indimenticabili anni ’70.