Il concerto di Paestum, per quanto mi riguarda, è stato agro-dolce. Cercherò di essere breve, per non annoiare, per non rubare tempo, e su gentile richiesta di alcuni amici. La partenza è tutto il pre-concerto è normale: niente pioggia, niente inconvenienti, solo un po’ di ritardo. Viaggiamo nel pulman di Tony Assante, io sono vicino ad Ivan, Cristina, Rosa e Titty. Donatella ci raggiungerà con il suo “dolce” Paolo e il resto della band ( spero vivamente che, pur essendo neofiti, abbiano apprezzato la scaletta e la performance di Claudio ) solo a pochi minuti dall’inizio dello spettacolo: le star si fanno attendere! Non so più quante mani, quanti sorrisi, quante persone care, carissime, neo-care ho visto. E sono già due matrimoni, in tre giorni! Prima di ogni cosa però, volevo rendere omaggio a due grandi assenti: due persone che, per motivi diversi, mi sono molto mancate. I miei fratelli. Gio, fratello di anima e cuore, io e te siamo stati strappati dalla culla, e ti voglio un bene indicibile, e per tutto il tempo del concerto ti ho pensato ( ti sono arrivate le telefonate durante due o tre canzoni? Nella bolgia non si capiva ) ed ho pensato al fatto che forse tu ( come anche Cristina, altra ipotesi che non voglio neppure prendere in considerazione) mancherai al raduno. Non ci vediamo da fine Maggio, e mi manchi. L’altro mio fratello, è Max. Sì tropp bell’ fratè! Perché non sei venuto? Ora quando ci vediamo? Mi mancherai ( mi mancherete ) tantissimo… Cri, la prossima volta perché non fai venire anche tua sorella al concerto? Alcune cose sulla serata: note negative. Il posto non mi è piaciuto: cosa rappresentava? Dove erano i templi? Troppo lontani per avere un nesso. A me sembrava la versione mal riuscita del circo massimo in minimo. E poi che senso ha fare divisioni di prezzi e di posti se ognuno fa come gli pare? Vabbè. La prima parte del concerto l’ho vissuta facendo molto affidamento ai ricordi di S.Leucio. Non sentivo un accidenti. Accanto a me, sulla destra, si è propagato un pattume umano, una grossa fetta di rozzi che non ha fatto altro che appollaiarsi senza ritegno, l’uno sull’altro, senza rendermi visibile un cavolo di niente, e sovrastando, con le loro madornali stecche e le parole inventate ( non sapevano niente al di fuori delle hit, ma anche se non sapevano niente, in particolar modo la melodia, cantavano lo stesso andando fuori tempo, intonando tutt’altra musica, e solo perché dovevano farsi vedere dagli amici sul videofonino, mah ), non solo la voce potente di Claudio ( il che già è tutto dire ) ma anche l’intera struttura strumentale. Così, almeno nell’inizio, non ho potuto godere delle prodezze di Giblin, degli eclettismi di Pio Spiriti e della genialità di Harrison. Per fortuna ci ha pensato Claudio a zittire quei belanti. Ho amato come non mai il cuore dello show, quelle canzoni “a forma di me”, quei brani che sono miei, e di chi va a vedersi Claudio per sentire l’ARTE: devo ammettere di aver avallato le orecchie di Ivan per potermi essere fatto un’idea di come fosse stata Amori in corso, visto che ero assordato; ma per fortuna, subito dopo Mai più come te, sono arrivate le “mie” chicche: Stupenda “Signora delle ore scure”, con la sua linea polistrumentale; assolutamente estatica Male di me, il cui rock scheggiato di metal mi ha dato l’impressione di assistere ad un’ulteriore evoluzione di Baglioni, molto più “inglesizzato”, in questo tour. E che dire di “E ancora la pioggia cadrà”? Solo che il duo Giblin - Spiriti ha reso l’idea di cosa voglia sia la purezza di un nugolo di geni messi assieme a confezionare una perla intramontabile, ed una poesia struggente dalla ritmica coinvolgente. Ma ancora una volta mi è piaciuta più di ogni alta, “Mal d’universo”. Da fan esigente, la visione di una platea muta, immobile, esterrefatta, mi ha strascinato nuovamente nella “stasi d’estasi”. Se dovessi dare un voto a questo pezzo, questa volta supererei il dieci. Il rap camuffato e cadenzato di “Un mondo a forma di te” ha poi accentuato questa sensazione di piacere; poi è stata la volta di nuove Hit più conosciute e sono ripiombato nell’apnea da bolgia. Per fortuna che alla fine siamo scesi, e ho potuto vivere il concerto a modo mio. Tutto sommato, la band ha suonato meglio, rispetto a S.Leucio. Forse più rodata, forse più libera (avranno avuto più tempo per provare certamente); i sei geni hanno colorato, dipinto, dato vita alle note. Straordinario Giblin, seguito a ruota da Harrison e Spiriti. In alcuni passaggi giù di corda Gianolio, in altri, invece, sublime. Claudio non si discute. Nel complesso, una riprova di quanto sia stupendo questo tour, e una maggior evidenza ( quando ho potuto sentire! ) degli eclettismi, personalismi, preziosismi di questo magico gruppo. Sinceramente, da vedere e rivedere. 

Daniele Silvestri

p.s.: un saluto al "grande" Marcello, e un altro al "dio" Assante!

(Nota di Tony: questa mi mancava proprio)