Mulino de Boly

E' la casa natale di Bernadette. Vi è nata il 7 gennaio 1844. I suoi genitori, Luisa e Francesco avevano in affitto questo mulino.

Una prima sala, che non appartiene al mulino di Boly, presenta diversi pannelli e delle fotografie. Non è necessario fermarsi a lungo, ma un passaggio in questa sala (con o senza aiuto audio) è interessante: permette di situare meglio le persone che Bernadette ha incontrate e la situazione della grossa borgata lourdese: circa 4.500 anime all'epoca di Bernadette.

Vi si vede, all'entrata, i ritratti di Don Peyramale, parroco di Lourdes, del comandante della gendarmeria, del sindaco di Lourdes e di Sophie Pailhaisson (la donna del cioccolataio). Ci sono anche alcune incisioni e delle foto dei "mestieri" della Bigorre.

Un grande albero genealogico permette di individuare i membri della famiglia di Bernadette. Oggi, numerose persone manifestano il loro interesse per la genealogia, ambito in cui, finalmente, si tratta di trovare o ritrovare le proprie radici. Non è forse inutile, commentando rapidamente il quadro, ricordare che i genitori di Bernadette, Francesco e Luisa Castérot hanno fatto un "vero e proprio matrimonio d'amore". Bernadette sarà profondamente toccata dalla tenerezza che si manifestano i suoi genitori. Questo amore che lei sente, che vede e del quale è, con gli altri, l'oggetto, sarà per lei determinante.

Seguono alcune indicazioni, sul battesimo di Bernadette avvenuto il 9 gennaio 1844. Una riproduzione dell'atto del battesimo (salvato dall'incendio della chiesa parrocchiale) discreta menzione che Bernadette, come molti cristiani, appartenevano e appartengono a una comunità parrocchiale.

La prima stanza è la camera dove Bernadette è nata. Se i mobili non sono più quelli dei Soubirous (questi furono venduti durante i successivi fallimenti della famiglia), i luoghi però sono carichi di una presenza. Sopra il camino vi sono le fotografie di Bernadette e dei suoi genitori nel 1858.

La seconda stanza evoca ciò che Bernadette ha vissuto qui: l'importanza della sua famiglia e dell'amore familiare. L'importanza della sua esperienza di figlia di mugnaio, per approfondire più tardi la sua esperienza spirituale.

Al piano terra, vi è il vecchio mulino, tale e quale l'ha conosciuto Bernadette con le sue due macine alimentate dal ruscello Lapacca e la cucina.

L'infanzia di Bernadette

Per l'epoca, questa casa è relativamente confortevole. Bernadette non è nata povera. Appartiene a una famiglia di mugnai, e questo rappresenta una certa situazione sociale. I suoi genitori hanno fatto un matrimonio d'amore e Bernadette è la primogenita di nove figli (dei quali solo 4 giungeranno all'età adulta). Essa non parla che il Bigourdan. Imparerà il francese un pó più tardi, a scuola.

Un pó alla volta, i "colpi duri" si succedono: la morte di diversi fratelli e sorelle, malattia di Bernadette, incidente di lavoro del padre che resta privo di un occhio e soprattutto "la rivoluzione industriale" che suona la fine dei piccoli mulini come questo.

Nel giugno 1854, non ci sono più soldi per pagare l'affitto e i Soubirous sono espulsi. La storia di Boly, è semplicemente la storia di una lenta discesa sociale, professionale, umana. Bernadette, erede del Mulino, è diventata una piccola ammalata e povera, presto miserabile, per questo la vita ordinaria consisterà nell'andare a cercare legna secca sulla riva del Gave, per venderla e poter comprare del pane, per non morire di fame.

Il Mulino di Boly, al dire di Bernadette, è il "Mulino della felicità". Essa ci spiega qui una parte della sua vita: una vita tutta semplice, la sua famiglia vi lavora, vi prega. Suo padre e sua madre sono delle brave persone, generosi con i poveri, non sempre adatti ad amministrare denaro. Ma che importa! Al Mulino di Boly, Bernadette è felice.

Noi tutti nella vita abbiamo questi sentimenti di felicità ed è un dono inapprezzabile. Anche se ci sono dei piccoli intoppi e un pó di esitazione nella nostra vita, questi momenti di felicità sono indimenticabili e Dio ci sembra vicino. Nella vita della piccola Bernadette, questi anni di felicità hanno contato tanto, essa lo sa e lo dice.

Scoprire il mulino di Boly, è rifare con Bernadette il pellegrinaggio degli anni felici. Ma è anche continuare a credere che Dio è vicino, credere che egli continua a camminare con noi, che Egli è colui che condivide le nostre gioie e le nostre pene. Dio si lascia sempre trovare, se ci si impegna a cercarlo "nella verità".

Più tardi, nei momenti più difficili, quando bisognerà lasciare il mulino della felicità, Bernadette farà questa esperienza: Dio non ha mai abbandonato coloro che ama! Andando alla Grotta per prendere della legna e per non morire di freddo, Bernadette sarà realmente trasformata dalla presenza amante e sorridente di Maria: il "sorriso di Dio stesso".

Ci sono dei luoghi, delle persone, degli avvenimenti che ci trasformano, dei volti che ci trasfigurano. A Lourdes, possiamo ricordarli dicendo semplicemente: grazie!