COME CRESCERE TUTTI INSIEME

 

di Claudio Baglioni

 

Ci siamo lasciati, all’inizio dell’estate, dopo una notte esagerata di immagini, luci e suoni al centro dello Stadio Euganeo e ci ritroviamo, in questa cangiante prefazione di primavera, negli spazi decisamente più contenuti di un palasport. Ma voglio rassicurarvi subito sono solo gli spazi ad essere più contenuti, non le emozioni. Quelle, al contrario, sono ancora più forti. Si, perché abbiamo chiesto alla musica ancora qualcosa di più, nella straordinaria capacità di far risuonare pensieri ed emozioni, nell’ineguagliabile potere evocativo, nel suo saperci accompagnare - come nessun’altra cosa - in questo misterioso e affascinante «Crescendo» che è la vita. Per questo, ho scelto di ambientare «Crescendo» in una casa: lo spazio più intimo, più intenso, più nostro. Quello che, più e meglio di ogni altro, parla per noi e di noi. Sogni, bisogni, pensieri, paure, desideri, delusioni. Ciò che abbiamo; ciò che ci manca. Ciò che è, ormai, alle nostre spalle e ciò che ancora attendiamo di incontrare. «Crescendo» è esattamente questo: la casa di questi trentacinque anni di musica. Ma non solo la casa dei musicisti, dei collaboratori, dei tecnici, di questa grande famiglia allargata che è il popolo che anima e fa vivere un tour (e che, qua e là, fa capolino dal palco), ma la nostra casa. Quella nella quale sono nate e risuonano le parole e le note che ci hanno accompagnato in questo lungo tratto di strada, «Crescendo» fianco a fianco, giorno dopo giorno. E il senso di questo nuovo progetto è proprio in questo palco/casa che è, allo stesso tempo, simbolo e teatro delle stagioni nelle quali questa nostra piccola storia va in scena. Quattro piani, uno per ciascuno dei momenti importanti che hanno scandito questo percorso: l’energia disordinata e graffiante della «cantina», dove si respira l’emozione sgrammaticata, ma intensissima, degli inizi; il «soggiorno» della maturità, dove prende forma il lento lavoro di riflessione e costruzione delle atmosfere; la «terrazza» sulla quale si trascorrono le notti insonni che accompagnano la vigilia di ogni gran giorno e il «palco» vero e proprio, dove - dopo quasi due ore e mezzo di spettacolo - si libera tutta l’adrenalina e comincia lo «show». E’ tra queste pareti, nella geometria familiare degli oggetti che abbiamo scelto per farci compagnia e specchiarci un pò in loro, che abita l’uomo che indossa il mio viso e risponde al mio nome, circondato dalle note e dalle parole raccolte lungo la strada e cucito insieme, con l’ambizione di regalare un pensiero in più, una nuova emozione, un piccolo sogno. Ma «Crescendo» non è solo la piccola storia della mia vicenda personale. E’ la storia di una crescita comune, del magico cortocircuito che si crea quando la musica che scende dal palco incontra e si fonde con quella che sale dal pubblico. Quando attori e spettatori si danno appuntamento, per unire la propria parte di sogno e dar vita un sogno più grande, liberando una febbre che non somiglia a nessun’altra; che rapisce, stordisce e non ci lascia mai così come ci ha trovati. Una febbre che è la qualità più forte di questo incontrarsi e che - come la nostra passione - sta ancora «Crescendo». E «Crescendo» è anche un viaggio. Un viaggio nel passato, nel presente, nel futuro. Un viaggio che, giorno dopo giorno, deposita in me una piccola, ma solida, certezza: che la sua qualità migliore siano proprio i compagni di strada. Per questo non vedo l’ora di ospitare in questa casa i compagni di strada di Padova, per specchiarci gli uni negli altri e scambiarci voci, occhi e pensieri. Vi avevo promesso che, per voi, il mio cuore sarebbe stato sempre aperto, «come le grandi sale di uno dei luoghi simbolo di questa città» e ho mantenuto la promessa. La casa di «Crescendo», infatti, è davvero così: senza porte, come le grandi passioni e aspetta solo di accogliere quanti desiderano condividere il sapore autentico, intenso e appassionante che solo certe cose fatte in casa sanno avere. «Crescendo», ancora una volta, insieme.