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30 Marzo 2004

 

BAGLIONI, UN TANGO NELLA NOTTE

L’artista ha festeggiato al Cocò il suo successo live

 

di Leandro Barsotti

Il Claudio Baglioni che non ti aspetti, l’artista capace di esprimere più facce di se stesso. Il Claudio Baglioni straordinario visto per due sere sul palco del palasport San Lazzaro, capace di regalare momenti indimenticabili a diecimila padovani; il Claudio Baglioni benefico e solidale di sabato mattina, quando è andato a trovare a casa Alessandro Manzella, il ragazzo padovano rimasto paralizzato dopo un intervento all’ospedale di Treviso, e la cui storia ha commosso l’artista romano che ha voluto dedicargli parte dell’incasso dei suoi concerti; e infine il Claudio Baglioni che ama divertirsi magari ballando un tango con un amico alle due di notte. Ed è proprio questo Claudio Baglioni inedito che vi proponiamo qui accanto: il cantautore romano 53enne che dopo un “live” intenso ed energico come quello visto a Padova, ha ancora la forza per divertirsi con gli amici. Dopo il concerto padovano, Claudio Baglioni era in realtà rientrato in albergo, allo Sheraton, per mangiare qualcosa in tranquillità e poi dormire; però all’ora in cui è rientrato, non c’era più da mangiare. Così lo staff dell’artista ha deciso di cercare un locale dove passare una serata divertente, mangiare qualcosa, e stare in compagnia. La scelta è caduta sulla pizzeria Cocò, in via Vigonovese, gestita tra l’altro da un grande amante della musica, Andrea Madonna. Tra gli avventori del locale è iniziato il passaparola, e via con gli sms agli amici in giro per la città: così, nell’arco di un’ora, fuori dalla pizzeria che si trova sulla strada per Camin, c’erano decine di curiosi e fans, lì ad attendere l’uscita del grande artista dal locale. Ma Claudio Baglioni nel locale padovano c’è rimasto abbastanza: si dà il caso si stesse divertendo. Come dimostra la foto, d’altra parte: ma chi ha mai visto Claudio Baglioni, sempre dipinto come personaggio molto serioso e poco disposto verso la confusione, ballare per scherzo un tango in sala con il gestore del locale, e per giunta lasciandosi fotografare “scapigliato”, come nulla fosse? Un Baglioni professionale sul palco, sensibile di fronte al caso Manzella, e persino comico nella notte: Padova, evidentemente, è una città che gli fa bene al cuore e alla mente. E questa città sarà ben lieta di ospitarlo ancora.

 

 

Domenica, 28 Marzo 2004

 

PADOVA Commozione a casa Manzella durante la visita del divo che ricorda: «Tutto il palasport ti ha applaudito e ti saluta»

Baglioni regala il sorriso ad Alessandro

Il cantante incontra il disabile che sta aiutando con la raccolta fondi e suona per lui "E tu" e "Avrai"

Padova
NOSTRA REDAZIONE

Due laghi gemelli, verdi come i laghi di montagna, fissano un punto nel vuoto. Sono gli occhi di Alessandro. E dalle labbra esce un suono, a fatica, come emergendo dalle profondità di una sofferenza che nessuno fino ad ora aveva condiviso. Sono le parole di una canzone d'amore. Vicino al letto c'è un uomo coi capelli d'argento. Imbraccia una chitarra ed asseconda quel
soffio, rallentando gli accordi, con un filo di voce. Cantano insieme "Questo piccolo grande amore". Lui l'uomo degli stadi e l'altro, un piccolo grande uomo di 27 anni immobile come una pietra che pensa e sa ancora sorridere. Anche se quell'infezione, quindici anni fa, gli ha distrutto il midollo e lo ha lasciato paralizzato e cieco.

Era un ragazzo come tanti. Sarebbe bastato un antibiotico per guarirlo. Non gliel'hanno dato. Lui e la sua famiglia hanno cercato giustizia, invano.
L'errore di un avvocato nelle procedure ha fatto perdere la causa ad Alessandro Manzella contro la Sai che difendeva l'ospedale. Ma qualcosa è successo. Il caso è andato al Maurizio Costanzo Show e la Sai ha deciso di sponsorizzare sei concerti di Baglioni il quale a sua volta devolverà la cifra, circa 500mila euro ad Alessandro Manzella.

Non si erano mai incontrati. È successo ieri poco dopo le quattro e mezzo di pomeriggio. Baglioni, a Padova per due concerti, gliel'aveva promesso.
Alessandro aspettava il suo idolo nel letto della casetta dove vive coi genitori. Indosso una maglietta azzurra con un autografo del musicista fatto alla sua infermiera. Fra i due è stata subito intesa.«Mi hai fatto un regalo che non mi sarei mai aspettato, questa è una giornata diversa per me» esordisce Alessandro, girandosi col collo per cercarlo. E l'altro,
accarezzandogli una spalla: «Ti porto i saluti di tanti ragazzi che ieri al palasport ti hanno applaudito».

Baglioni si siede su una sedia accanto al letto e gli chiede qual è la sua canzone preferita. "E tu". «Datemi la chitarra che c'è in auto». E comincia una dolcissima serenata con Claudio che si scusa: «Perdonami se la canto male» e Alessandro che invece se la canta dentro, ma tra i denti si vede che gli escono le parole. Mamma Annamaria piange dalla commozione, non può fare
altro. Papà Antonio li guarda rapito.

Alessandro fa un sospiro: «Sei un grande» E Claudio risponde: «No, siamo tutti medi, sei tu che ci fai sentire grandi e dai valore al mestiere che faccio». «Spero che ai tuoi concerti vada sempre tutto per il meglio, si possono contare sulla dita di una mano le persone di cuore come te» pronuncia a fatica Alessandro. Ma è l'ora di un'altra canzone, "Avrai" con
un applauso speciale. Alessandro non muove un muscolo ma batte le mani schioccando la lingua...

Restano un po' da soli, a parlare: prendono timidamente confidenza.
Alessandro ha una lettera da consegnare a Claudio che lo incoraggia. «Ora non sarai più solo, io ti faccio da scudiero». «Beh, potrei diventare come Alessandro Magno» ride l'altro. C'è tempo anche per un miracolo, stavolta è lui che canta, con una voce arrochita, in una fiammella di fiato che sembra si debba sempre spezzare. Il divo lo accompagna e tutti alla fine applaudono, ovviamente facendo schioccare la lingua.

Si lasciano non senza una promessa: «Stasera prima del concerto ti chiamo». Fuori cartelloni e scritte inneggiano a Claudio. Ma vincono quei laghi gemelli, per sempre nei nostri occhi.

Mauro Giacon
 

Domenica, 28 Marzo 2004

 

«HO APPREZZATO MOLTO CLAUDIO BAGLIONI. NOI NON PENSIAMO CHE ...

 

«Ho apprezzato molto Claudio Baglioni. Noi non pensiamo che un personaggio del suo calibro possa dedicare il suo tempo ad un ragazzo che sta soffrendo da troppi anni. Invece è accaduto. Questo ragazzo se lo merita perché ha una serenità e una dolcezza straordinaria che sa trasmettere agli altri. Io lo conosco da un anno e mezzo».

Il sindaco Giustina Destro è nella stanzetta di Alessandro Manzella che la guarda senza vederla. Dietro al letto un poster di Claudio Baglioni. Ed è stato proprio per la sua passione profonda che ieri Alessandro ha potuto incontrare il suo idolo prima del secondo concerto al palasport San Lazzaro. Un incontro amichevole e tenero, avvenuto sotto gli occhi del primo cittadino e del presidente della Provincia, Vittorio Casarin.

«Ho incontrato sua madre ad una trasmissione televisiva un anno e mezzo fa e da allora l'abbiamo aiutato anche a diplomarsi e poi gli abbiamo messo vicino Terry, un ragazzo che gli fa usare il computer due ore al giorno, facendo così "respirare" la sua famiglia. Ora le sue condizioni economiche non gli permettono di continuare gli studi. Per questo motivo anche la Provincia ha deciso di sensibilizzare l'opinione pubblica e i cittadini, aprendo un conto corrente alla Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo dove è possibile spedire un bonifico in favore di Alessandro».

 

 Queste le coordinate bancarie: abi 06225; cab 12186; conto corrente 06700007579K.

 

Accanto ad Alessandro durante la visita di Claudio Baglioni ieri c'era la sua famiglia: la madre Annamaria e il papà Antonio, col fratello Simone e l'infermiera del distretto, Lucia. Anche la cagnetta Luna, uno scricciolo di "Pinzer" è stata della partita.

Una grande emozione per tutti avere Baglioni che è stato accolto da striscioni tipo questo: "Tutto in un abbraccio - Claudio Alessandro" oppure "Grazie Claudio per aver regalato ad Ale un momento di gioia in una routine monotona e frustrante". Alla fine, è proprio Annamaria a raccontare questo incontro: «È stato fantastico, anche perché ho visto in Baglioni una persona semplice, che non fa sentire la differenza. Credo che sia stato importantissimo per il mio Alessandro».

 

Domenica, 28 Marzo 2004

BAGLIONI CANTA CON ALESSANDRO

Claudio Baglioni ha tenuto fede alla sua promessa e ieri pomeriggio è andato a trovare Alessandro Manzella, il giovane tetraplegico padovano in causa con un'assicurazione per un intervento sbagliato all'Usl 9 di Treviso. Si è portato la chitarra e ha anche cantato insieme a quel ragazzo sfortunato che gli ha consegnato una lettera.

Domenica, 28 Marzo 2004

 

PADOVA Il cantautore è andato a trovare un giovane immobilizzato per una malattia
Baglioni al capezzale di Alessandro


Padova
Claudio Baglioni, a Padova per due concerti, gliel'aveva promesso: Alessandro aspettava il suo idolo nel letto dove è immobilizzato per una grave malattia.«Ti porto i saluti di tanti ragazzi che ieri al palasport ti hanno applaudito» gli ha detto prima di suonare e cantare per lui. Il divo in tournée raccoglierà 500mila euro tramite la Sai per curare il 27enne padovano immobilizzato a letto da una gravissima malattia e beffato anche dai giudici.

GIACON
 

Domenica, 28 Marzo 2004

«Ho apprezzato molto Claudio Baglioni. Noi non pensiamo che ...

«Ho apprezzato molto Claudio Baglioni. Noi non pensiamo che un personaggio del suo calibro possa dedicare il suo tempo ad un ragazzo che sta soffrendo da troppi anni. Invece è accaduto. Questo ragazzo se lo merita perché ha una serenità e una dolcezza straordinaria che sa trasmettere agli altri. Io lo conosco da un anno e mezzo».
Il sindaco Giustina Destro è nella stanzetta di Alessandro Manzella che la guarda senza vederla. Dietro al letto un poster di Claudio Baglioni. Ed è stato proprio per la sua passione profonda che ieri Alessandro ha potuto incontrare il suo idolo prima del secondo concerto al palasport San Lazzaro. Un incontro amichevole e tenero, avvenuto sotto gli occhi del primo cittadino e del presidente della Provincia, Vittorio Casarin.

«Ho incontrato sua madre ad una trasmissione televisiva un anno e mezzo fa e da allora l'abbiamo aiutato anche a diplomarsi e poi gli abbiamo messo vicino Terry, un ragazzo che gli fa usare il computer due ore al giorno, facendo così "respirare" la sua famiglia. Ora le sue condizioni economiche non gli permettono di continuare gli studi. Per questo motivo anche la Provincia ha deciso di sensibilizzare l'opinione pubblica e i cittadini, aprendo un conto corrente alla Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo dove è possibile spedire un bonifico in favore di Alessandro». Queste le coordinate bancarie: abi 06225; cab 12186; conto corrente 06700007579K.

Accanto ad Alessandro durante la visita di Claudio Baglioni ieri c'era la sua famiglia: la madre Annamaria e il papà Antonio, col fratello Simone e l'infermiera del distretto, Lucia. Anche la cagnetta Luna, uno scricciolo di "Pinzer" è stata della partita.

Una grande emozione per tutti avere Baglioni che è stato accolto da striscioni tipo questo: "Tutto in un abbraccio - Claudio Alessandro" oppure "Grazie Claudio per aver regalato ad Ale un momento di gioia in una routine monotona e frustrante". Alla fine, è proprio Annamaria a raccontare questo incontro: «È stato fantastico, anche perché ho visto in Baglioni una persona semplice, che non fa sentire la differenza. Credo che sia stato importantissimo per il mio Alessandro».

M.G.

 

Domenica, 28 Marzo 2004

Anche il sindaco Destro e il presidente della Provincia Casarin in visita alla famiglia Manzella. Il giovane è bloccato a letto da 15 anni per una cura sbagliata
Claudio Baglioni canta a casa di Alessandro
Commovente incontro tra il cantante in tournèe a Padova e il ragazzo paralizzato, suo grande fan


Cantano insieme "Questo piccolo grande amore". Lui è Claudio Baglioni, il cantautore che riempie gli stadi, l'altro è Alessandro Manzella, un giovane di 27 anni, immobile come una pietra, ma che pensa e sa ancora sorridere, anche se per un'infezione e una cura sbagliata è paralizzato a letto e cieco. È stato un incontro commovente quello avvenuto a casa Manzella, dove c'erano anche i genitori del giovane, il sindaco Destro e il presidente della Provincia, Casarin. Baglioni in concerto venerdì e ieri sera a Padova ha donato i soldi dello sponsor ad Alessandro.I servizi a pagina VII e nel Nordest.
 

27 Marzo 2004

 

CLAUDIO BAGLIONI, TUTTA LA VITA IN TRE ORE

Padova, strepitoso successo E stasera si replica lo show

 

di Leandro Barsotti

PADOVA. Il motivo per cui la tournée nei palasport di Claudio Baglioni sta ottenendo ovunque strepitosi successi, è semplicissimo: «Crescendo» è un grande show. Ha tutti gli ingredienti di uno spettacolo indimenticabile: la scelta delle canzoni, la scenografia, l’atteggiamento dell’artista. Le canzoni ripercorrono trent’anni di carriera unica, vera e propria storia della musica italiana. Rispetto al tour estivo negli stadi, quello che ha lasciato a bocca aperta ventimila persone all’Euganeo, Baglioni spinge sull’acceleratore, tira fuori i suoi pezzi pregiati (che sono proprio tanti) in una scaletta che mescola il vecchio e il nuovo con fluidità, e offrendo ad un pubblico esultante arrangiamenti magari a volte improbabili (come quello di Quante volte, non abbastanza rispettoso della meravigliosa struttura del brano), ma sempre energici, dinamici, dosati e suonati a perfezione. La scenografia: ecco, questo è ciò che non ti aspetti. E’ stato lo stesso Baglioni a progettare il palco. E’ posizionato al centro del palasport, e cambia sempre; scendono impalcature, si modifica in corsa l’arredamento; le luci prima di essere fari sono lampade al neon e lampadari da cucina, ci sono stufette a gas, ci sono divani e acquari per i pesci. E poi dicevamo che c’è lui, l’artista a un passo dal pubblico. Un uomo di 53 anni che sorride, gioca, scherza, ride, balla, salta, si cambia d’abito durante un acuto, si concede tutto con una passione rara. L’abbiamo visto ondeggiare intorno ad un palo della struttura del palco come se fosse una ballerina di lap-dance... Geniale, imprevedibile. Claudio Baglioni ieri al palasport di Padova non ha tradito alcuna aspettativa. Stasera si replica, sempre al San Lazzaro (organizzazione Zed!, ci sono ancora biglietti dalle ore 15 alle casse del palasport) con altre tre ore di musica. «Ciò che ho davanti è di più di quello che ho avuto già» recitava un enorme striscione appeso dai fans. E lui, il cantautore romano che ha gettato le àncore in decine di migliaia di cuori italiani, ha iniziato con una cover: Yesterday. Da solo, chitarra a tracolla, «come quando 35 anni fa ho iniziato a suonare, cantare e scrivere le prime canzoni sognando ciò che poi si è realizzato». Chi ha suonato da ragazzino in cantina sa bene che si comincia con le cover e sa che la cantina è proprio come quel palco iniziale di Baglioni, con strumenti coperti dalle lenzuola per proteggerli dall’umidità, e magari una stufetta per scaldare le mani e la voce. Un buon pezzo di città, compresi assessori e onorevoli e industriali vari, è arrivata a riempire come un uovo il palasport. Il legame con Padova, poi, Claudio Baglioni lo sente davvero: parte del ricavato del suo concerto verrà devoluto ad Alessandro Manzella, il ragazzo padovano paralizzato la cui sfortunata storia ha commosso l’artista.

 

26 Marzo 2004

COME CRESCERE TUTTI INSIEME

 

di Claudio Baglioni

Ci siamo lasciati, all’inizio dell’estate, dopo una notte esagerata di immagini, luci e suoni al centro dello Stadio Euganeo e ci ritroviamo, in questa cangiante prefazione di primavera, negli spazi decisamente più contenuti di un palasport. Ma voglio rassicurarvi subito sono solo gli spazi ad essere più contenuti, non le emozioni. Quelle, al contrario, sono ancora più forti. Si, perché abbiamo chiesto alla musica ancora qualcosa di più, nella straordinaria capacità di far risuonare pensieri ed emozioni, nell’ineguagliabile potere evocativo, nel suo saperci accompagnare - come nessun’altra cosa - in questo misterioso e affascinante «Crescendo» che è la vita. Per questo, ho scelto di ambientare «Crescendo» in una casa: lo spazio più intimo, più intenso, più nostro. Quello che, più e meglio di ogni altro, parla per noi e di noi. Sogni, bisogni, pensieri, paure, desideri, delusioni. Ciò che abbiamo; ciò che ci manca. Ciò che è, ormai, alle nostre spalle e ciò che ancora attendiamo di incontrare. «Crescendo» è esattamente questo: la casa di questi trentacinque anni di musica. Ma non solo la casa dei musicisti, dei collaboratori, dei tecnici, di questa grande famiglia allargata che è il popolo che anima e fa vivere un tour (e che, qua e là, fa capolino dal palco), ma la nostra casa. Quella nella quale sono nate e risuonano le parole e le note che ci hanno accompagnato in questo lungo tratto di strada, «Crescendo» fianco a fianco, giorno dopo giorno. E il senso di questo nuovo progetto è proprio in questo palco/casa che è, allo stesso tempo, simbolo e teatro delle stagioni nelle quali questa nostra piccola storia va in scena. Quattro piani, uno per ciascuno dei momenti importanti che hanno scandito questo percorso: l’energia disordinata e graffiante della «cantina», dove si respira l’emozione sgrammaticata, ma intensissima, degli inizi; il «soggiorno» della maturità, dove prende forma il lento lavoro di riflessione e costruzione delle atmosfere; la «terrazza» sulla quale si trascorrono le notti insonni che accompagnano la vigilia di ogni gran giorno e il «palco» vero e proprio, dove - dopo quasi due ore e mezzo di spettacolo - si libera tutta l’adrenalina e comincia lo «show». E’ tra queste pareti, nella geometria familiare degli oggetti che abbiamo scelto per farci compagnia e specchiarci un pò in loro, che abita l’uomo che indossa il mio viso e risponde al mio nome, circondato dalle note e dalle parole raccolte lungo la strada e cucito insieme, con l’ambizione di regalare un pensiero in più, una nuova emozione, un piccolo sogno. Ma «Crescendo» non è solo la piccola storia della mia vicenda personale. E’ la storia di una crescita comune, del magico cortocircuito che si crea quando la musica che scende dal palco incontra e si fonde con quella che sale dal pubblico. Quando attori e spettatori si danno appuntamento, per unire la propria parte di sogno e dar vita un sogno più grande, liberando una febbre che non somiglia a nessun’altra; che rapisce, stordisce e non ci lascia mai così come ci ha trovati. Una febbre che è la qualità più forte di questo incontrarsi e che - come la nostra passione - sta ancora «Crescendo». E «Crescendo» è anche un viaggio. Un viaggio nel passato, nel presente, nel futuro. Un viaggio che, giorno dopo giorno, deposita in me una piccola, ma solida, certezza: che la sua qualità migliore siano proprio i compagni di strada. Per questo non vedo l’ora di ospitare in questa casa i compagni di strada di Padova, per specchiarci gli uni negli altri e scambiarci voci, occhi e pensieri. Vi avevo promesso che, per voi, il mio cuore sarebbe stato sempre aperto, «come le grandi sale di uno dei luoghi simbolo di questa città» e ho mantenuto la promessa. La casa di «Crescendo», infatti, è davvero così: senza porte, come le grandi passioni e aspetta solo di accogliere quanti desiderano condividere il sapore autentico, intenso e appassionante che solo certe cose fatte in casa sanno avere. «Crescendo», ancora una volta, insieme.

2 Marzo 2004

 

L’INTERVISTA.

Si chiama «Crescendo» il fortunato tour invernale dell’artista romano

«CANTERÒ PER MANZELLA»

Claudio Baglioni: «A lui una parte del ricavato»

 

di Leandro Barsotti

Claudio Baglioni, dopo il grande concerto dell’estate scorsa allo stadio Euganeo lei torna domani e dopodomani a Padova per due spettacoli al palasport San Lazzaro che si annunciano già “esauriti”. Eppure nel Veneto lo si è visto molto ultimamente. Significa che il suo pubblico non è mai sazio?

«Sono sorpreso, perchè questo non è certo un periodo d’oro per la musica, eppure il mio spettacolo nei palasport continua ad essere richiesto in tutta Italia. Siamo a 56 concerti, il doppio di quello che prevedavamo. Stiamo stabilendo il record della tournée più lunga nei palazzetti italiani».

 

Il concerto di Padova ha però un sapore particolare. E’ un concerto benefico, a favore di un ragazzo che ha una storia sfortunata.

«Sì, Padova è la prima di otto date dedicate ad Alessandro Manzella, un ragazzo padovano la cui storia mi ha colpito molto».

 

E come è nato questo progetto solidale?

«E’ nato perchè la Sai Fondiaria ha voluto collaborare con noi. La Sai è l’assicurazione che ha vinto la causa contro Manzella, ma poi ha deciso di trovare un modo per aiutarlo. Le cose belle possono nascere dalla collaborazione di tutti. Questo progetto è nato in gran parte nel salotto di Maurizio Costanzo, ma poi c’è stata un’attenzione forte dei media verso la storia di Alessandro. Quando abbiamo pensato di aiutarlo, abbiamo trovato una formula vincente: la sponsorizzazione al mio concerto della Sai Fondiaria sarà in parte girata alla famiglia del ragazzo. Rispetto a tante storie che finiscono male questa è una storia di controtendenza».

 

Incontrerà Alessandro Manzella durante questo breve soggiorno padovano?

«Ho intenzione di incontrare Alessandro sabato mattina. La sua è una storia forte, dolorosa e coraggiosa, io sto solo cercando di stargli vicino».

 

Perchè il suo nuovo show si chiama «Crescendo»?

«E’ un titolo nato citando il termine musicale, quando la musica si fa sempre più forte e va verso il culmine. Ma è un crescendo anche umano perchè racconto 36-37 anni ormai di storia, le canzoni seguono una dietro l’altra, racconto la mia storia di artista, che comincia da una cantina per poi passare alle stanze di una casa, e poi salire sulla terrazza e sul tetto... Ho disegnato un palco fatto come una casa, e l’idea mi è venuta perchè noi artisti passiamo più tempo nei camerini dei teatri che non in una vera casa. Allora in un certo senso invito le persone in questo spettacolo che è diventato quasi casa mia».

 

Casa, famiglia, affetti. Sono concetti che tornano spesso nelle sue canzoni, e inevitabilmente anche nei suoi pensieri.

«Tutti tendiamo sempre ad allontanarci da ciò che abbiamo, c’è sempre qualcosa che ti spinge ad andar via, qualcosa che somiglia alla fuga da ciò che hai, però le cose che cerchi in giro te le ritrovi vicino. I tuoi affetti, il tuo nucleo familiare, le persone che più ti conoscono e più ti vogliono bene: se non altro per ripartire nuovamente».

 

Partire, tornare... Dopo il tour partirà per una meritata vacanza?

«Vorrei andare sul Mar Rosso, fare delle immersioni, rilassarmi».

 

E scrivere brani nuovi?

«Forse, anche. Vorrei provare a scrivere canzoni per altri artisti, finora non l’ho mai fatto».

 

Ha un ricordo della sua famiglia, di suo padre per esempio?

«Quando mi portò la prima volta allo stadio, all’Olimpico. Giocava la Roma, anche se mio padre tiene per la Lazio. Fu così, guardando quella partita, che io diventai romanista».

 

E il calcio lo segue ancora?

«Certo, come tutti gli italiani. Vado anche allo stadio qualche volta, più spesso seguo le partite importanti alla televisione».

 

Anche l’ultimo derby romano sospeso e ora oggetto di molte polemiche?

«Il calcio ovunque ha preso dimensioni assolutamente esagerate, ciò che avviene nel pianeta calcio non è ammissibile da altre parti, pare che nello stadio tutto sia giustificato. Prima o poi finirà. Il calcio non è più uno sport, non c’è cultura sportiva, non c’è tolleranza. Saper perdere è importante, invece. Ma il derby di domenica scorsa mi ha messo anche un po’ di angoscia».

 

Angoscia dovuta a che cosa?

«Al fatto che così tante persone non credessero alla versione ufficiale delle forze dell’ordine. Questo è drammatico, si è perso di vista il concetto della fiducia verso la pubblica sicurezza. E’ una vergogna che esteticamente lo stadio debba essere pieno di reti, di cani e coccodrilli per tenere i tifosi lontani... In Inghilterra i tifosi sono sul campo, ed è bellissimo: non so perchè da noi non ci sia la volontà politica, civile e sportiva affinchè il calcio sia considerato uno sport, uno spettacolo, non un teatro di guerra».

 

Ha citato la parola guerra, ed è inevitabile pensare al periodo storico che stiamo vivendo: guerre, ma anche feroce terrorismo e paura diffusa. Lei, da osservatore del mondo, che idea si è fatto di questi anni di conflitto?

«Noto che cresce la cultura del sospetto reciproco, vedo che c’è una pericolosa lotta tra civilità. Non si accetta l’altro o il diverso, nemmeno chi ha culture differenti. Ma così non si va da nessuna parte, si alimenta la diffidenza, la paura verso chi arriverà. Evidentemente ci sono delle leggi economiche che passano sopra le nostre teste, e nemmeno si capiscono. Fino al 1990 c’era la lotta tra un’idea politica e un’altra, oggi si ha la percezione di essere confusi, di non sapere mai quale sia l’obiettivo di una parte o di un’altra».

 

Questo è il Baglioni pessimista?

«Io sono una persona che verso il futuro mi pongo sempre in modo ottimista, il futuro è ciò per cui viviamo, e dobbiamo crederci. Però sono ancora pessimista per questo presente che non capisco. Mi auguro che arrivi un orizzonte nuovo. Siamo tutti alla ricerca di qualcosa, speravamo nell’inizio del nuovo secolo, ma non è successo niente, anzi, sono successe cose che non avremmo mai voluto vedere».

 

Il Baglioni sorridente e ottimista lo vedremo al palasport San Lazzaro?

«Oggi ci trattano tutti come numeri, come percentuali, come audience. Allora nel concerto cerchiamo di guardarci in faccia, di comunicarci qualcosa come persone. Questo mio concerto ha avuto un suo passaparola, è semplice e particolare, è dinamico, si vede bene e si ascolta bene. E’ un concerto che mi sorprende e mi diverte ogni volta, e quindi non posso che viverlo con ottimismo».

 

Quando ha iniziato la sua carriera, però, non sempre dimostrava ottimismo per il futuro artistico...

«Ho passato momenti difficili, come tutti. Forse di più negli anni Settanta».

 

Era un personaggio insolito in quel periodo: c’erano i cantanti tradizionali e c’erano i nuovi cantautori in gran parte politicizzati. Lei non era nè una cosa nè l’altra. Cos’era?

«Ero un lupo solitario, in effetti. Non ho mai avuto tessere di appartenza a questa congrega o all’altra. Sono un irregolare, quindi in quegli anni vivevo con un senso a volte di difficoltà. Non essere catalogato crea crisi di identità, uno si sente un lupo solitario. Però adesso sono contento che sia andata così».

 

E adesso come si sente? Ancora lupo solitario?

«Mi sento un artista autonomo e libero, come dovrebbero essere tutti gli artisti del mondo. Un artista è un cittadino che ha una voce forte. Credo di essere questo».

25 Marzo 2004

La Storia

PARALIZZATO DOPO L’INTERVENTO IN OSPEDALE

 

Alessandro Manzella ha 27 anni. Rimase totalmente paralizzato in seguito ad un intervento per l’asportazione di un medulloblastoma avvenuto 15 anni fa all’ospedale di Treviso. Manzella ha fatto causa all’ospedale, ma l’ha persa. A condannarlo, ulteriore crudele beffa del destino, la mancanza di una sua firma sugli atti. Questo malgrado sia tetraplegico. Sul piatto della bilancia si sono a lungo sfidati da una parte la giurisprudenza con le sue regole ferree che impongono la procura notarile per autenticare l’adesione ad una causa in cui il ricorrente sia soggetto ad impedimenti, dall’altra il buonsenso di restituire serenità ad una famiglia distrutta. «Ricominceremo daccapo», sostenne qualche tempo fa la mamma di Alessandro, Annamaria Manzella. Del resto uno dei problemi che rende questo caso così difficile è la mancanza di precedenti specifici, dato che non si era mai posta la necessità di ottenere la procura notarile per un tetraplegico; mentre in altre situazioni in presenza di disabili ci si basa sul rapporto fiduciario. Il caso Manzella è stato seguito da molti organi di informazione. Adesso Claudio Baglioni ha deciso di aiutare con i propri concerti il ragazzo padovano.

 

24 marzo 2004

Intervista di Giò Alajmo a Claudio Baglioni

“Il tour "Crescendo" del cantautore romano è oggi al Palasport di Pordenone e venerdì e sabato a Padova
Nella città virtuale di Baglioni
Ultimi concerti mentre il suo sito internet è stato completamente rinnovato

Claudio Baglioni è di nuovo a Nordest. Il suo tour infinito che gli è costato una ferita alla gamba, con il palcoscenico a
tre piani mobili, è ancora in giro e sarà ospitato stasera dal palasport di Pordenone e venerdì e sabato dal San Lazzaro di
Padova: «È il più lungo tour che abbia mai fatto - dice il cantautore romano - e credo il più lungo mai fatto nei palasport,
perchè quando finiremo, l'8 aprile, avremo collezionato 56 date. D'altronde l'avevo intitolato "Crescendo" e infatti è
cresciuto settimana dopo settimana aggiungendo date su date».

E ora come va?

«Siamo vivi. È stato un tour fortunato perchè alla fine si è creato un clima interno buonissimo, pure avendo rischiato di
cambiare tutta la band e partire senza troppe prove. C'è sempre più spazio per le improvvisazioni, c'è un casino generale, e
la casa ormai tutti quello che girano con me in un lungo medley con 38 canzoni. Diciamo che dopo 50 concerti le prove
generali finalmente sono finite! Ho anche capito che per quante prove fai, il momento dal vivo, davanti al pubblico, è
un'altra cosa. Il consuntivo è positivo anche in termini di acustica. Temevo molto per il suono invece è andata bene un po'
ovunque. Quindi anche la solita lagna sulla mancanza di spazi continuerà, ma abbiamo visto che pian piano anche nei palasport
si può fare musica».

Che ne fai di questo tour?

«Vorrei farne un dvd. Perchè ci sono molti altri percorsi oltre il concerto che la gente non ha visto. Ho registrato tre
interi spettacoli e altre parti extra, e poi credo ogni giorno di più nel dvd, sperando che risollevi i destini della musica
registrata per rimpolpare rapporto fra fruitori e compositori. Il dvd risponde più del cd alle esigenze artistiche. È in
grado di ospitare di più e offre anche ciò che ormai sembra irrinunciabile: l'immagine».

Non sei ancora arrivato all'idea di vendere il cd del concerto alla fine dello spettacolo?

«L'hanno sperimentato in America ed è un'idea interessante. La possibilità di portare a casa il documento di ciò che hai
appena visto è un richiamo forte. magari bisognerebbe assoldare un gruppo di "pirati" con tutte le loro macchine già pronte.
Ma ogni idea è buona. La fine della discografia come la conosciamo è dovuta anche all'arcaicità del prodotto e della
proposta discografica. In un'industria comunicazione che ha galoppato veloce, i discografici sono ancora con le armi
spuntate. Si dovrebbero lanciare in avanti».

Oltre la polemica con Sanremo?

«Di Sanremo non se ne può più. Del festival non ho visto niente, ma ho scoperto che lo vedi più dalle altre trasmissioni che
la sera in diretta. Questo conferma che Sanremo non è più un avvenimento musicale ma neanche più un fatto televisivo. E poi è
curioso il colpo di coda per cui ciò che hanno contrabbandato come innovazione viene premiato la sera in cui fa revival. Ma
trovo sia inevitabile che il Festival per funzionare debba essere sempre uguale a se stesso. Non è pensabile trovare altri
argomenti all'interno dello schema. O ti inventi tutta un'altra cosa o è impensabile mescolare le carte. Il fatto è che
Sanremo è per tv è come un disastro ferroviario per un Tg. È una merce, un pretesto per vendere altro»

Del "controfestival" di Mantova che opinione hai?

«L'ho seguito poco, ma secondo me è stato un tentativo coraggioso. Non tanto di contrapposizione a Sanremo, perchè gli unici
autorizzati a farlo sarebbero stati i discografici che hanno rischiato molto perchè se il festival avesse avuto successo
sarebbero andati a casa tutti, quanto per il tentativo di creare uno spazio diverso per la musica. L'iniziativa di Mantova,
se corroborata e depurata delle sua valenze politiche, potrebbe diventare stabile».

Cosa serve alla musica oggi?

«Spazi nuovi da recuperare. Non solo fisici ma anche nella nostra testa. Credo che nessuno sia esente dall'effetto trascinamento
che porta tutti a rifare le stesse cose. Ho la sensazione che questo mestiere sia diventato un grande loop, un circolo
vizioso. Dovremmo affrontare le cose con più coraggio, cercare nella tv un ambito propositivo per la musica, ricominciare a
lavorare con le radio in termini di proposte differenziate, anche se radio commerciali hanno ormai preso una strada propria e
non so quanto possano essere attente a certi discorsi diversi».

Le radio ormai difficilmente propongono qualcosa di diverso dai propri schemi consolidati...

«Uno dei principali distruttori dell'industria disco è stato la mancanza di una cultura che desse alla musica e al disco il
giusto valore, non solo in Italia ma in Europa. Il disco è ancora considerato un lusso e paga l'iva cinque volte più del
libro. Forse noi vecchi del mestiere dovremmo essere un po' meno egocentrici e creare una tavola rotonda di "cavalieri della
musica" dove si dia spazio a talenti emergenti. Ci vuole più coraggio. Togliere tutta la plastica che riveste il mestiere. A
volte siamo diventati anche una parodia di noi stessi. Dobbiamo andare avanti».

Tra le novità che ti riguardano, c'è il tuo sito internet completamente rinnovato graficamente. Praticamente si accede a una
specie di città con i suoi luoghi, gli spazi dedicati e gli archivi a tema. Te l'ha creato il tuo staff mentre eri in tour?

«È mia l'idea! È tutta mia... - protesta ridendo Baglioni - È un modo per umanizzare il sito, per mettere insieme tante cose
in modo nuovo, uscendo dalla solita logica dell'archivio, dell'elenco»

Cos'è "Patapan", la città virtuale in cui entri accedendo al sito?

«Invece che organizzare il sito per caselle, cerco di raccontare la mia attività di oggi e la storia di quello che ho fatto
attraverso una mappa di una città, "Patapan", che è il suono che davo al mio galoppo da bambino, una parola magica personale.
In questa città fantastica e senza tempo, ci sono le varie attività, il cinema dove trovi cose che posso aver fatto o che mi
riguardano, come la mia prima apparizione in un film tv, tanti anni fa».

Cioè?

«Feci la parte di un giovane hippy pacifista che canta con la chitarra nel film "Il caso Majorana". Invece allo stadio della
città trovi i miei concerti negli stadi. È una mappatura della mia attività, anzi, delle mie tante attività. Fra un po' c'è
l'idea di aggiungere anche una radio via internet».

Dopo il tour che progetti hai?

«Andare in vacanza per un po', sott'acqua, a fare immersioni. Voglio un po' di silenzio. Poi vorrei fare una cosa nuova. O
scrivere canzoni che non canterò o cantare canzoni che non ho scritto. La prima idea mi piace molto. L'unica volta che ho
fatto l'autore puro, per altri, è stato per Mia Martini nei primi anni '70. Poi non ho mai scritto più niente. Anche perchè
sono sempre stato disgustosamente autoreferenziale nelle mie canzoni. Mi piacerebbe provare a fare qualcosa per altri».

Dopo il tour infinito, qualche altro appuntamento estivo è previsto?

«Mi piacerebbe fare due o tre cose strane, inventare appuntamenti strani, tipo suonare di notte, interpretare certi luoghi.
Ma questo mi è venuto in mente solo perchè una volta una cena è finita alle 7 del mattino e vedendo la spiaggia e il sole che
nasceva mi sarebbe piaciuto suonare in quel momento. L'anno scorso ho suonato sulla spiaggia di Lampedusa e mi è piaciuto
parecchio. Vorrei tentare una cosa di questo tipo. Anche per i dischi, se il mercato continua a soffrire così, forse
diventerà anche più facile fare dischi. Potrebbe nascere voglia di fare progetti più ridotti, con una big band, un ottetto
archi, o provando a muoversi su territori monotematici, più ristretti. Chissà».

Musica/ Dopo lo show allo stadio Euganeo, torna venerdì e sabato al palasport
Doppio Baglioni al San Lazzaro

 Mercoledì 24 Marzo 2004

PADOVA - Dopo quella magica notte della scorsa estate, quando l’intero stadio Euganeo cantò con lui fino a notte fonda, Claudio Baglioni (a sinistra) ritorna a Padova. Venerdì e sabato il cantante romano sarà al palasport San Lazzaro alle 21 per proporre vecchi e nuovi successi, sperando che le canzoni che lo hanno reso grande non siano relegate nel solito medley. Decisamente troppo poco per chi - legittimamente - paga il biglietto anche (per non dire solo) per sentire quei brani con cui tantissimi sono cresciuti. Biglietti da 23 a 42 euro più diritti di prevendita. Info 049-8644888. (G.S.)

 

TORNA CLAUDIO BAGLIONI CON «CRESCENDO» 

PADOVA. Poche presentazioni per un graditissimo ed attesissimi ritorno, peraltro preannunciato dallo stesso protagonista in occasione della seconda data padovana di Fiorello. E? dunque ufficialissimo, Claudio Baglioni dopo il successo estivo all?Euganeo dello scorso 23 giugno, ritorna a cantare a Padova con la sua nuova produzione «Crescendo Live 2004». La data è quella di venerdì 26 Marzo alle ore 21, e il concerto sarà al Palasport San Lazzaro. Un evento in grande stile con un palco posizionato proprio in pieno centro parterre, per permettere la visibilità in ogni ordine di posto. Tre ore di grande spettacolo (è uno degli artisti che più ama spettacolarizzare i propri tour) e di grande musica con rivisitazioni di vecchi e nuovi successi nel suo immenso repertorio. Per questo appuntamento sono disponibili quattro ordini di posti: Platea primo settore a 42 euro; Platea secondo settore a 37 euro; Tribuna numerata a 32 euro; Posto unico in tribune frontali a 23 euro (esclusi d.p. ed eventuali commissioni bancarie ed online). Caccia al biglietto: prevendite presso gli sportelli della Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Unicredit, Virgin Megastore. Claudio Baglioni ha ottenuto un successo strepitoso poche settimane fa al palasport di Villorba di Treviso. Questo concerto è organizzato dalla Zed! (049-8644888) in collaborazione con il nostro giornale.

 

18/11/2003 Prove aperte per gli Associati Con riferimento all'oggetto si comunica che per tutte le date del Tour "Crescendo" 2003/2004 di Claudio Baglioni, a tutti i soci in regola con l'iscrizione all'Associazione Culturale ClaB, è riservata l'entrata anticipata per assistere alle prove dei concerti. Pertanto l'ingresso è previsto alle ore 17:00 presso i cancelli contraddistinti dal cartello "Ingresso ClaB", dove sarà necessario esibire la tessera ClaB, un documento d'identità e il biglietto valido per il concerto in programma