Le notizie di

Maggio 2005

LO SHOP DI CLAUDIO

 

ANSA 1 Giugno

Partita del cuore: show di Maradona: Cantanti e calciatori a Milano per aiutare i bambini (ANSA)-ROMA, 31 MAG-Richard Gere, Maradona, Sheva: sono solo alcune delle star della 14/a Partita del cuore tra la nazionale cantanti e il Golden Team for Children. Ad arbitrare il match, finito 6-5 per i cantanti, Paparesta. I bambini saranno i destinatari delle migliaia di euro raccolti grazie ai 50mila biglietti, agli sms e alle donazioni. 'E' una bella gara per aiutare gente che ha bisogno' dice Maradona. Presenti anche Ramazzotti, Ruggeri, Morandi, Baglioni, Chechi, Maldini, Vialli, Zola, Inzaghi, Toldo, Gattuso.

CASINO' VENEZIA 31 Maggio 2005

La stagione estiva al Casinò di Venezia

Gloria Gaynor, Fossati, De Gregori, Vanoni, Baglioni e Pausini tra gli ospiti

 Prende il via la quinta edizione della rassegna estiva Casinò Giardino all'Arena spettacoli di Venezia. Ad inaugurare il ricco cartellone sarà Gloria Gaynor, la regina del soul, in antemprima nazionale.
Invece a Ca' Vendramin Calergi, sede storica della casa da gioco, inaugurerà la manifestazione il 3 luglio Ivano Fossati.

Successivamente sarà la volta dei Manhattan Transert (6 luglio), Ornella Vanoni (19 luglio) e Peter Cincotti (29 luglio) che chiuderà il mese con la sua esibizione. Il primo agosto sul palco del bellissimo giardino sul Canal Grande performance di Giorgia e poi di Noa e Solis String Quartet (8 agosto). Ferragosto all'insegna del divertimento con Francesco Paolantoni e una settimana dopo, il 22 agosto, spazio a Wayne Shorter Quartet, per chiudere il 30 agosto con una novità estiva assoluta a livello nazionale,
Claudio Baglioni.

Grandi nomi anche nella sede di Ca' Noghera.
Dopo la grande apertura affidata a Gloria Gaynor, il 16 giugno sul palco dell'Arena sarà Giorgio Conte. Il 6 luglio si riprende con Laura Pausini e il 15 spazio ai Take 6.
Grande chiusura a luglio con il concerto di Miriam Makeba (26 luglio). Agosto apre con il concerto di Max Gazzè e Paola Turci (4 agosto) e il 12 altra coppia, Daniele Silvestri e Mario Venuti. Il 25 agosto, prima del gran finale, la festa di compleanno della sede di Ca' Noghera e poi, il 31 agosto Francesco De Gregori.

Giordano Vini

LA PROVINCIA DI COMO 31 Maggio 2005

live Il cantante a Campione il 16 giugno.

In cartellone Spagna, Frassica, Mal Baglioni si mette in gioco al Casino

 

Campione d'italia

Claudio Baglioni, Spagna, Mal e Nino Frassica i nomi più celebri per il prossimo giugno nell'imminente cartellone mensile di spettacolo al Casinò di Campione. Il mese di maggio nel Salone delle Feste, come già annunciato, termina con le ospitate, stasera alle 20.30, di Valerio Merola, Mascia del «grande fratello», Dj Ringo e Patti Lago. Ottimo inizio, giovedì 2 giugno, con la bresciana Irene Fargo, eterna promessa sanremese, ora ben più realizzata cantante ed attrice in musical e pièce teatrali. Pino Campagna, mattatore di Zelig, e Roberto De Marchi da Colorado Cafè i comici in programma rispettivamente venerdì 3 e sabato 4. Luisa Corna non è solo affascinante femmina da salotto, talk show o varietà, ma anche eccellente cantante: primadonna in un concerto tutto suo martedì 7. Il sempreverde Paul Bradley, in arte Mal, con i suoi successi nostalgici e i freschi resoconti da La Fattoria, di scena giovedì 9. Il gruppo di flamenco Simon Besa venerdì 10 giugno e il concerto di Marcella Bella sabato 11. Ancora commensali “illustri” martedì 14: le soubrette Susanna Torretta, Gioia, Arca e il presentatore Paolo Limiti. Il mese culminerà giovedì 16 con il concerto di Claudio Baglioni, seguito dal cabaret di Nino Frassica sabato 18. La presentazione dell'85°gara ciclistica delle «Tre Valli Varesine» avrà il commento musicale, domenica 19, di Memo Remigi. Ancora cabaret da Zelig con Sergio Viglianese venerdì 24, ospite il balletto Show Me Paris, mentre Spagna sarà on stage sabato 25. Concluderanno il mese martedì 28 le affascinanti veejays di MTV Kris & Kris, lo showman Marco Balestri e ancora Dj Ringo. Per informazioni: 00.41.91-640.11.11 oppure via e-mail: marketing@casinocampione.ch. Ingresso e cena di gala franchi svizzeri 130. Spettacoli il sabato e festivi sfr 150. Alessandro Casellato

Sorrisi e Canzoni

TRE ORE CON BAGLIONI (E SORRISI)

Per i fan di Claudio Baglioni (54) "Sorrisi" esce in edicola la prossimasettimana con il Dvd "Tutto in un abbraccio" (12,90 euro in più): oltre tre ore di un concerto-spettacolo registrato allo Stadio Olimpico nel 2003. Al centro del prato , attorniato da musici, orchestrali, ballerini e acrobati, Baglioni canta il meglio del suo repertorio (29 brani più un medley di 13
canzoni). Intanto, il 6 giugno Sky (canale 109) trasmette lo show di Baglioni "Crescendo e cercando" (alle ore 21)."

 

Il Gazzettino (Padova)
Domenica, 29 Maggio 2005 PADOVANO DI SUCCESSO
Il ballerino e coreografo Etn nel videoclip di Paola & Chiara (M.M.) Forte del successo del suo musical "Dream Street", che nell'ultima tappa a Vicenza ha concluso il tour veneto con l'ennesimo tutto esaurito, il ballerino padovano Etn è tornato ad unire il proprio nome a quello degli artisti più conosciuti. Ultima fatica in termini
televisivi è stata la partecipazione al nuovo video "Fatalità" di Paola  e Chiara.
Intanto Etn è volato a Budapest dove oggi sarà protagonista allo Sport Arena del mega spettacolo "Time E-Show" al fianco di *Claudio Baglioni*, Biagio Antonacci, Alexia, Cesare Cremonini, Paola Cortellesi, Edoardo Bennato e Luciana Littizzetto.

 


 

http://www.marchexpo.it 25 Maggio

MUSICULTURA ALLO SFERISTERIO PER LE FINALI (26/05/2005)
Elisa Amistadi (TN), Caraserena (RM), Compagnia D’Encelado Superbo (SR), Pier Cortese (RM), Simone Cristicchi (RM), Fabula Rasa (BA), Carlo Alberto Ferrara (RM), I Beatipaoli (PA). Sono loro gli otto vincitori della XVI edizione del Festival Musicultura che, assieme a tanti “colleghi” illustri della musica e della parola, saranno i protagonisti del Festival della Canzone Popolare e d’Autore C’è attesa per vedere all’opera le otto giovani promesse. La vetrina di Musicultura offre loro un terreno credibile per mettersi alla prova e la chance di segnalarsi presso il grande pubblico, come già accaduto in passato con altri vincitori come Pacifico, Povia, Avion Travel, Gian Maria Testa, Amalia Grè, Patrizia Laquidara...

IL CONCORSO
Il percorso che ha condotto alla scelta degli otto vincitori è stato lungo e articolato. Dopo l’esame di 1176 canzoni e una fase di scrupolose audizioni live, Musicultura ha individuato 16 finalisti, le cui proposte sono state sottoposte al vaglio del Comitato Artistico di Garanzia e contemporaneamente affidate alla valutazione di un pubblico vasto e composito (radiofonico, della carta stampata, della rete), espressione di modalità variegate di approccio alla musica. Per due mesi gli ascoltatori di Radio 1 Rai (con i programmi “Musica Village”, “Ho perso il trend”, “Zapping”, “Demo” e “Stereonotte”) i lettori del RadiocorriereTV e gli utenti di Internet hanno ascoltato ed espresso le proprie preferenze in merito ai 16 brani finalisti. Battuto ogni precedente record di partecipazione al voto: oltre 120.000 sono stati a titolo di esempio i contatti registrati col televoto su Radio 1Rai; 180.000 i voti in internet). Le sedici proposte che si sono confrontate con tanto seguito per oltre due mesi, saranno raccolte in un CD, curato da Musicultura col sostegno della Camera di Commercio di Macerata, in uscita nei giorni del festival con distribuzione Delta.Tra gli otto vincitori, i Caraserena e i Fabularasa sono stati designati dal pubblico di Radio 1 Rai, Carlo Alberto Ferrara dai lettori del RadiocorriereTV, la Compagnia d’Encelado Superbo ha primeggiato nel voto on line, Simone Cristicchi, Pier Cortese, I Beati Paoli ed Elisa Amistadi sono stati scelti a insindacabile giudizio del Comitato Artistico, in questa edizione così composto: Claudio Baglioni, Edoardo Bennato, Samuele Bersani,Carmen Consoli, Tiziano Ferro, Max Gazzè, Dacia Maraini, Gianna Nannini, Pacifico, Gino Paoli, Elio Pecora, Fernanda Pivano, Vasco Rossi, Michele Serra, Daniele Silvestri, Sandro Veronesi, Antonello Venditti, Federico Zampaglione

Le otto proposte si esibiranno all’Arena Sferisterio con le modalità seguenti: quattro giovedì 23 giugno, quattro venerdì 24 giugno; le due proposte più votate di ciascuna serata si contenderanno nella serata finale di sabato 25 giugno, il primo Premio assoluto di 20.000,00 euro e la Targa della critica (5.000,00 euro) offerta dalla Camera di Commercio di Macerata. Ogni artista proporrà due brani e, se vorrà, potrà presentare e spiegare al pubblico il proprio lavoro. A decidere l’esito della “gara” concorreranno gli spettatori dell’Arena Sferisterio, il voto telefonico dei radioascoltatori e le indicazioni di una giuria di giornalisti. Saranno assegnate anche le borse di studio “Università della Marche – Università delle armonie”, “Imaie” e “Siae”, ciascuna del valore di 2.500,00 euro, rispettivamente per la miglior parte letteraria, la migliore interpretazione e la migliore musica.

GLI OSPITI
Protagoniste indiscusse della tre-giorni di Musicultura saranno la musica, la parola, la voce, per uno spettacolo in bilico tra ricerca e tradizione, aperto alla contaminazione di codici espressivi diversi. E’ aderendo a questo spirito che i tanti ospiti porteranno la loro testimonianza sul palcoscenico dell’Arena Sferisterio. Tra i protagonisti della serata di giovedì 23 ci saranno Ivano Fossati - per la prima volta al festival, dove per il suo speciale contributo artistico alle sorti della forma canzone sarà tra l’altro premiato dai rettori delle Università di Camerino e di Macerata –, Antonella Ruggiero in versione Big Band, Enzo Avitabile & Bottari, Morgan e Fernanda Pivano, che insieme rivisiteranno “Non al denaro, non all’amore, né al cielo”, l’opera di Fabrizio De Andrè ispirata da “Spoon River” di Edgar Lee Masters; venerdì 24 andranno in scena Edoardo Bennato, Povia e Gian Maria Testa (entrambi già vincitori di Musicultura), Dacia Maraini; sabato 25 sarà la volta di Massimo Ranieri, Noa, Teresa De Sio con Rais, Sergio Cammariere e dei poeti Marco Palladini ed Elio Pecora. Confermate anche la presenza di Giorgia e quella dei Cousteau, alla prima uscita italiana con la nuova produzione. Come è consuetudine al festival, non mancheranno sorprese dell’ultimo minuto.

Tra le iniziative pomeridiane, AFI, IMAIE e SIAE presenteranno "Rispettiamo la Creatività" la campagna per le scuole sul valore della musica e dei suoi protagonisti promossa dall' European Music Copyright Alliance. “Musicultura: Festival della Canzone Popolare e d’Autore “ è realizzato col sostegno del Comune di Macerata, della Provincia di Macerata, della Regione Marche, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali della Camera di Commercio di Macerata. In una nota il presidente della Provincia di Macerata ha voluto sottolineare come “il Festival della canzone popolare e d’autore è oggi un grande patrimonio di tutta la comunità provinciale. Dal connubio fra musica e poesia è nata e si è sviluppata con successo un’iniziativa che parla ai giovani e permette di intercettare nuove tendenze artistiche e musicali. La sua originalità, unita alla qualità del concorso, ha prodotto negli anni una vasta eco a livello nazionale, sia a favore del Premio stesso, sia a vantaggio dell’immagine complessiva del territorio che ne è la “culla”
.

ADN KRONOS 24 Maggio

Grandi nomi della musica e della letteratura italiana si esibiranno il 23, 24 e 25 giugno 2005 nella fase conclusiva della XVIª edizione di Musicultura , già Premio Recanati, l'appuntamento annuale con la musica popolare e d'autore. Ivano Fossati, Claudio Baglioni, Edoardo Bennato, Massimo Ranieri, Noah, Antonella Ruggiero, Sergio Cammariere, Povia, Gian Maria Testa, Enzo Avitabile & Bottari porteranno la loro musica e la loro voce sul palco di Musicultura, mentre saranno Dacia Maraini, Fernanda Pivano, Elio Pecora, Marco Palladini e Alda Merini i protagonisti dello spazio letterario della rassegna. L'edizione 2005 del Festival è caratterizzata da importanti novità. La principale riguarda il titolo del premio che si riappropria della sua denominazione originale: Musicultura Festival della canzone popolare d autore. Inoltre, le serate finali della manifestazione non si terranno più nella bocciofila di Recanati, bensì nella suggestiva cornice dell Arena Sferisterio del capoluogo Macerata.

Musica: baglioni, in uscita il primo best in spagnolo   

L’estate latina dei big della canzone italiana. Dopo l’annuncio del club mix di Patty Pravo di “Pensiero stupendo”, arriva anche la versione spagnola di Claudio Baglioni. Il musicista romano, che ha raggiunto il 24esimo posto nelle hit spagnole con la raccolta “Todo Baglioni grandes éxitos, en español”, mettera’ in circolazione il disco anche in Italia.

Sorrisi e canzoni

Sul canale 109 di Sky arrivano Claudio Baglioni e Francesco de Gregori. Il primo sara' protagonista il 6 giugno di Crescendo e cercando uno speciale ispirato al suo ultimo (omonimo) album; il secondo, in occasione della partenza del suo toiur, presentera' il 20 giugno il suo ultimo lavoro " Pezzi "

Il Messaggero Venerdì 13 Maggio 2005 

Baglioni in concerto con la banda dell’Arma di MARIA SERENA PATRIARCA L'appuntamento è certamente fra i più ghiotti nel calendario musicale della primavera romana. Non c'è da stupirsi, dunque, che in 2.800 ieri sera abbiano affollato la sala Santa Cecilia dell'Auditorium Parco della Musica, per non perdersi il concerto della Banda dell'Arma dei Carabinieri che, quest'anno, è stato impreziosito da una guest star d'eccezione: Claudio Baglioni , per la gioia di generali e dintorni. A presentare lo spettacolo, che ha aperto ufficialmente le celebrazioni del 191° Annuale della Fondazione dell'Arma, è la biondissima Antonella Clerici , che sfoggia per l'occasione uno smoking rosso con top paillettato, stile "grand soirée". A fare gli onori di casa sono il comandante generale dell'Arma dei Carabinieri Luciano Gottardo e il vice comandante Roberto Santini e il Capo di Stato maggiore Elio Toscano. Nel parterre de roi ci sono anche il ministro della Difesa Antonio Martino , il presidente della Regione Piero Mar razzo , uno stuolo di generali di Corpo d’armata e volti dello spettacolo come Giancarlo Magalli e Vincenzo Crocitti . I 102 orchestrali, diretti dal tenente colonnello Massimo Martinelli e reduci da un'applauditissima tournée in Giappone, incantano il pubblico con classici di musica sinfonica, melodramma e musica leggera. Ma è sulle note dal vivo di "Avrai", interpretata in maniera struggente da Baglioni, che si scatena il delirio, soprattutto fra gli spettatori più giovani. Il cantante (figlio, tra l'altro, di un maresciallo dei carabinieri e cresciuto a stretto contatto con l'ambiente delle caserme dell’Arma) si sbizzarrisce con i cavalli da battaglia del suo repertorio vecchio e nuovo. Non c'è che dire: un inizio trionfale per le celebrazioni dell'Annuale, che si concluderanno l'8 giugno con la Festa dell'Arma in piazza di Siena, alla presenza del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

Cosi tanto a cosi paco

Il Tempo 13 Maggio 2005

Anche Baglioni festeggia la Banda dei Carabinieri OLTRE cento i musicisti saliti sul palco della Sala Sante Cecilia del Parco della Musica in viale De Coubertin 30. La Banda dei Carabinieri al completo che - tornata di recente da una tournée in Giappone dove ha spopolato - è salita sul palcoscenico dell’Auditorium per eseguire pezzi di musica, preferibilmente classica. E se la Banda dei Carabinieri ha fatto molto, trascinando il pubblico con una cascata di note, la ciliegina sulla torta è stata Antonella Clerici, vera presentatrice-direttrice d’orchestra dell’intera serata. A rompere la linea di spartiti e note classicheggianti Claudio Baglioni. Il cantautore, pianoforte e microfono alla mano, ha regalato alla platea alcune perle della propria carriera. Ad applaudirlo? Una prima fila di eccezione: dal comandante generale dell’Arma dei Carabinieri Luciano Gottardo ad Antonio Martino, il ministro italiano della difesa, fino ad arrivare al presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, che sembra ormai aver sancito il proprio connubio tra la Regione Lazio e il Parco della Musica.

Il Tempo 13 Maggio 2005

Baraonna per pochi intimi Serate di musica al club DOPO aver calcato i palchi dei più famosi teatri ed aver accompagnato nelle diverse piazze italiane Claudio Baglioni, ora i Baraonna cercano nella capitale un contatto diretto con il pubblico romano. La loro stagione si è aperta al Teatro Sistina e all'Auditorium, con la partecipazione al musical di Pino Insegno «Insegnami a sognare» per poi proseguire, con la stessa compagnia, nello spettacolo musicale «Buonasera buonasera», prima al Parioli e tuttora in tour nazionale. Ora i Baraonna si concedono una dimensione più intimista: una serie di concerti nei music club, dove il contatto con il pubblico è più intenso e raccolto. In scena le 4 voci dei Baraonna saranno accompagnate da: Matteo Esposito al basso, Massimo Cusato alle percussioni, Romano Consoli al sax e Fabrizio La Fauci alla batteria. In scaletta una sequenza elegante e variegata di stili musicali differenti, uniti tra loro dal filo della polifonia. Appuntamento oggi al Rashmon di via degli Argonauti 16; sabato al New Orleans di via XX settembre 52; il 19 al Teatro Flaiano in via S. Stefano del Cacco 15; il 25 al Margò di via Regina Margherita 168. Info: 0658332602

13 Maggio 2005

Andria Don Riccardo Agresti ha sostenuto molte battaglie per far uscire dal torpore i fedeli. E' stato anche minacciato di morte

Un prete in lotta, sulle barricate

 

Il suo sogno? Dare un oratorio ai ragazzi del quartiere Croci-Camaggio

 

Un prete in prima linea, sulle barricate. Un sacerdote in continua lotta per la giustizia, per la legalità, per gli altri. Un tempo i sacerdoti come don Riccardo Agresti, parroco di Santa Maria Addolorata alle Croci nel rione Croci-Camaggio, ad Andria, si chiamavano preti operai. Ma definire don Riccardo un «prete operaio» probabilmente sarebbe restrittivo. E' un prete che lotta, che combatte contro tutto e contro tutti. E stando sulle barricate, riesce a conquistare ogni giorno nuovi amici. «Prima - dice il sacerdote - il mio rione era molto diviso. Ognuno andava per conto proprio. Gli egoismi trionfavano. O forse trionfava il menefreghismo, o tutti e due insieme. Ognuno guardava i propri interessi, e basta». Don Riccardo e la solidarietà di quartiere Ma non c'era vita. Don Riccardo è riuscito ad inculcare negli abitanti del rione una sorta di «solidarietà di quartiere». Ha destato l'interesse per la vita collettiva di questo grande nucleo di persone. Adesso, sembra, nel quartiere la parola d'ordine è «partecipazione» o meglio «compartecipazione». «Prima - ripete don Riccardo, forse con una punta di ingenuità - il quartiere non riusciva ad esprimere consiglieri comunali. C'erano troppe divisioni, non c'era spirito di quartiere. Ora le cose sono cambiate. Si discute sui problemi del quartiere, si cerca di risolverli. Comunque, li affrontiamo... Ed alle ultime elezioni il quartiere ha espresso ben quattro consiglieri comunali, tre di maggioranza ed uno d'opposizione». Insomma, un bel risultato. Un'altra vittoria di don Agresti. Ma un pastore d'anime, invece di combattere, di lottare, invece di essere... guerrafondaio, non dovrebbe porgere l'altra guancia? «Se un sacerdote ha ben chiara la sua chiamata, non fa che stare accanto agli altri, con l'invito del Signore di portare il servizio all'uomo. Quindi io davanti a tante situazioni che vedo, vado sempre con questa chiarezza che ho nel cuore di rendere un servizio all'uomo. Per me, stare sulle barricate significa avere prima di tutto una vocazione. Il Signore mi ha detto: "Mi vuoi seguire? Seguimi...". Io sento sempre la voce nel mio cuore che mi dice che devo stare accanto ai più deboli...». Insomma, la «battaglia» in favore dei più deboli ed indifesi, come stile di vita. Un sacerdote poco più che quarantenne (è nato ad Andria nel 1961) ma con tante energie «dentro». Ha frequentato la Congregazione dei padri Rogazionisti di Trani. Quindi ha proseguito gli studi a Roma. Ma la vocazione, quando l'ha avuta? «Penso di averla avuta intorno ai diciotto anni, quando ero a Roma. Anzi, mi trovai davanti ad un bivio. Con i miei compagni di seminario andavamo a giocare sul campo di Formello. Mi vide l'allenatore della squadra del paese e disse che avevo buoni numeri. Potevo sfondare nel mondo del pallone. Fui costretto a scegliere: da un lato c'era una vita probabilmente fatta di allenamenti faticosi, ma anche di applausi, di curve e tribune piene di tifosi. Dall'altra c'era una vita che, sapevo, sarebbe stata piana di sacrifici e di rinunce. Ma sarei stato comunque appagato nel mio animo, nel mio cuore. Scelsi di diventare un sacerdote. E non me ne pento. Del resto sentivo forte questa voce nel mio cuore...». La vocazione e il mondo del pallone Quindi ha fatto gli studi in seminario senza avere la vocazione? Perché lo ha fatto? «Ho studiato in seminario perché sentivo il fascino di una vita da dedicare agli altri. Ma non credo fosse una vocazione vera e propria. Ero ancora confuso. A 13 anni si è alla ricerca della identità vocazionale. Poi, quando si è trattato di scegliere, quando avevo 18 anni, ho sentito forte la chiamata del Signore». Da qualche tempo un prete salentino è balzato agli onori della cronaca, diciamo così, per aver usato le maniere forti nei confronti di alcune immigrate, ospiti della Casa di accoglienza da lui diretta, che volevano fuggire per prostituirsi. Ora sta passando i guai con la giustizia. E' accusato, tra l'altro, di sequestro di persona. Lei si è mai trovato in situazioni simili? «Stiamo parlando di don Cesare Lodeserto? Lo conosco e gli esprimo solidarietà. Purtroppo sono cose che accadono ai sacerdoti in prima linea. Episodi simili a me non sono capitati. Comunque, qualcosa mi è accaduta appena fui nominato parroco, ad Andria. Da alcuni movimenti, capii che rubavano le auto e le restituivano, dietro richiesta estorsiva di una somma in denaro. Le auto da restituire venivano parcheggiate proprio sulla piazzetta della chiesa. Riuscii e sapere chi faceva "operazioni" simili ed ebbi il coraggio di andare a trovarli e di dire loro che non gradivo che lasciassero le auto proprio davanti alla chiesa. Nei giorni successivi, fui affiancato da quattro persone che mi minacciarono di morte. A quel punto non mi rimase altro che denunciare l'accaduto alla polizia. La sera, però, uno dei quattro venne in chiesa e mi chiese perdono...». Tanto lavoro in una parrocchia di periferia Insomma, l'impatto con il territorio fu terribile. «Sì, mi trovai in una parrocchia di periferia, in un territorio che era allo sbando: lì dominava la micro e macro criminalità. C'era spaccio di droga, furti, rapine... Avveniva di tutto. O si lavorava insieme, in sinergia, con le brave persone del quartiere, oppure si era destinati a fallire. Ma non potevamo consegnare il quartiere ai criminali. Ci rimboccammo le maniche e... andammo avanti». E visto che ora esiste uno spirito di quartiere e che le cose vanno decisamente meglio, ci sono state molte vittorie. Ma forse non tutto è oro quel che luce. Qual è stata la prima sconfitta? «Di sconfitte, purtroppo, ce ne sono state tante. La mia più grande amarezza è che dopo tanto lavoro, mio e dei miei collaboratori, in molti ancora non riescono a comprendere che bisogna ritornare a Cristo. Vedo che la popolazione non cresce dal punto di vista spirituale...». E' un discorso generale? «Sì. Vorrei poter fare di più. Ma al di là di questa mia amarezza, posso dire che nel quotidiano le sconfitte sono tante. Ci sono tante umiliazioni che ho dovuto sopportare, accettare. Ma devo anche dire che il Signore su di me ha compiuto cose meravigliose, perché mi ha fatto conoscere la vita, l'uomo, la fede». Il meraviglioso incontro con don Tonino Bello Ha conosciuto don Tonino Bello? «Sì, era un vescovo meraviglioso. Era un grande uomo, una persona stupenda. L'ho conosciuto quando sono stato a Molfetta: era il vescovo della formazione. L'ho avuto come guida per tre anni: si vedeva questo alone di santità. Quando entrava in aula, tutti noi seminaristi lo circondavamo per conoscerlo, per poter parlare con lui. Aveva carisma, aveva uno stile tutto particolare, da come vestiva a come si rapportava con noi seminaristi». Le ha lasciato qualcosa? «Mi ha lasciato sin dall'inizio questa verità di essere sacerdote. Fare il sacerdote in piedi significa mettere in pratica la giustizia, operare nell'ordine sociale ricercando la verità. Essere sempre se stessi e coniugare il rapporto tra amore e obbedienza: sentirsi amati ed obbedire a chi ci ama». Quando lei decise di diventare sacerdote, i suoi genitori cosa dissero? Furono contenti? «Furono felicissimi. Mio padre avrebbe voluto addirittura diventare lui sacerdote. Però le risorse economiche erano scarse: era bravo a scuola, aveva pagelle con voti alti, ma ad un certo punto suo padre, cioè mio nonno, gli fece lasciare la scuola e, per necessità, lo mandò a lavorare. E' rimasto comunque uomo di grande fede, al pari di mia madre, una donna davvero santa. Ed i miei genitori mi hanno trasmesso questa fede. Posso chiedere una cosa?». L'amore immenso per i sui genitori Prego... «Se deve scrivere di mia madre, aggiunga che è l'esperienza più bella che io abbia fatto. E' morta per un tumore. Mio padre, invece, per 18 anni è stato in dialisi ed io, un giorno sì ed uno no, lo prendevo e lo accompagnavo in ospedale, a turno con altri familiari, mio fratello e mia sorella. E poi è toccato a mia madre: dalla mattina alla sera abbiamo scoperto che aveva un tumore. Ed io, grazie anche alla comunità e al vicario che avevo, passavo ogni giorno 21 ore per servirla, per starle accanto. E mi dicevo: questo è il momento in cui mi devo godere mia madre, standole accanto, servendola. Una cosa che mi ha cambiato la vita. Da quando sono morti i miei genitori è un altro tipo di vita, ho un'altra visione dei doveri e delle necessità». Cosa trova di strano. Chi sceglie di fare il sacerdote, dedica la sua vita agli altri. A maggior ragione ai suoi genitori. Non crede? «Sì, è giusto. Ma non pensavo di poterlo fare come l'ho fatto, nella totale dedizione a loro. Ho sempre pensato cosa sarebbe accaduto di me se e quando avessi perduto i genitori. Invece poi, in quei momenti, il Signore mi ha dato una forza eccezionale. Io sono diventato sacerdote e mio padre entrava in dialisi ed ho pensato: forse grazie a mio padre la mia vocazione sta prendendo questa strada».

Claudio Baglioni e l'oratorio per la gente. E l'amicizia con Claudio Baglioni? Quel progetto di costruire le opere parrocchiali, l'oratorio per i ragazzi?

«L'amicizia con Baglioni è nata in modo misterioso. Doveva tenere uno spettacolo ad Andria. Ed io andai dal sindaco, che allora era Vincenzo Caldarone, per protestare. Gli dissi che non era giusto che questi grandi artisti venissero ad Andria, tenessero i loro spettacoli e poi andassero via. Secondo me era necessario portare questi artisti nei luoghi dove c'era da recuperare tanti giovani. A quei ragazzi sbandati dovevano portare la loro testimonianza. Il sindaco fu d'accordo con me e chiamò il manager di Baglioni per dirgli che ad Andria desideravamo non solo che ci fosse lo spettacolo, ma anche un incontro con i giovani. Il sindaco fu addirittura drastico: legò la possibilità di tenere il concerto al mio progetto. Il cantante fu sensibile e mi chiese un "rapportino" scritto».

E lei lo inviò...

«Sì, ma non fu un vero e proprio progetto. In tre cartelle gli raccontai la mia storia di sacerdote all'interno di questo quartiere. Il cantautore si commosse e quando venne ad Andria, per tenere la conferenza stampa a Castel del Monte, volle mettere me al centro. Pronunciò solo poche parole. Disse solo: se non vi dispiace, inizio da don Riccardo. E così fu. La mia grande meraviglia fu che mi accorsi che sapeva a memoria le tre cartelle dattiloscritte che gli avevo inviato».

E poi?

«Poi l'amicizia si è rinsaldata. In quell'occasione nacque l'idea di costruire l'oratorio. Parte dell'incasso fu appunto devoluto alla costruzione di quest'opera che servirà a togliere dalla strada i ragazzi del quartiere». Occorrono ancora cinquecentomila euro Quale cifra è stata raccolta finora? Quanto occorre ancora?

«Non avevamo neanche il terreno, adesso ce l'abbiamo. Con Fitto, l'ex presidente della Regione, avevamo trovato la via per costruire l'oratorio: dovevamo utilizzare una legge ed avere i finanziamenti necessari. Purtroppo Fitto non ha fatto in tempo: ha dato ad altri oratori ma non a noi. Claudio Baglioni, dal canto suo, mi ha promesso che si inserisce nel discorso, dando le idee per poi svilupparle. Si tratta adesso di ritrovare il canale finanziario. Vorrei così fare un appello al presidente Vendola perché valorizzi il territorio e prenda a cuore la situazione del rione Croci-Camaggio stanziando un finanziamento, non solo per noi ma anche per gli altri, per il recupero delle risorse territoriali».

Adesso, senza oratorio, come fate?

«Siamo ospiti in una scuola. Da tredici anni, nella scuola».

Parliamo di cifre. Avete il terreno, potete avere il progetto, ma mancano i soldi. Quanti ne mancano?

«In cassa abbiamo più o meno centomila euro e ne mancano almeno altri cinquecentomila. Claudio Baglioni è disponibile a continuare quest'opera. Il vescovo ci è stato molto vicino e ci auguriamo che quanto prima si possa fare un incontro per definire la via della realizzazione, visto che è un'esigenza della comunità parrocchiale avere un proprio luogo per la crescita della propria identità».

Insomma, un sacerdote in continua lotta per gli altri. Un sacerdote che ha rinunciato, probabilmente, a fare il campione di calcio, ad avere applausi e (forse) soldi, per dedicare la sua vita ai genitori e agli altri in senso lato, soprattutto ai più deboli. Un sacerdote che è riuscito ad ottenere qualcosa (ad esempio, il terreno per l'oratorio) stando sulle barricate e che continua a combattere. Per ottenere ancora. Per gli altri. Piero Lisi  

 

  Cosi tanto a cosi paco  

Il Tempo Mercoledi 11 Maggio 2005 

Che fine ha fatto il concerto di Claudio Baglioni? «LA FESTA ci sarà. Probabilmente dopo l’estate». La promessa viene da Claudio Baglioni in persona, ma al momento è difficile crederci. L’artista romano doveva suonare gratuitamente a piazza San Giovanni il 5 gennaio scorso ma la data fu rimandata perché coincideva con il lutto mondiale dopo la tragedia del Sud-est asiatico. La nuova data, dopo il rinvio, era quella del 29 gennaio, ma anche in quel caso niente. Flop totale dell’organizzazione e una parte di delusione prodotta nei fan che già avevano organizzato tutto. Spiegava lo stesso Baglioni: «Portare in scena eventi del genere significa mettere in moto una notevolissima macchina organizzativa, che vede impegnati - tra noleggiatori, trasportatori, operai, tecnici, collaboratori, personale di staff, sicurezza, musicisti - tra i cento e i centocinquanta professionisti. È evidente, quindi, che quando eventi imponderabili finiscono per far "ballare" le date previste, non è detto che sia possibile riuscire a riarmonizzare il calendario degli impegni professionali di tutti». La promessa del cantautore, e l’auspicio di tutti, è che quello di gennaio sia solo un «arrivederci».

Il Gazzettino on-line, 10 maggio 2005

Mancano volontari per aiutare Alessandro Appello della madre del giovane paralizzato che pur alternandosi col padre fatica ad accudire al figlio

Padova
NOSTRA REDAZIONE

Alessandro sta al decimo piano dell'ospedale, sezione dozzinanti. Gli manca sodio nel sangue. Una crisi potrebbe portarlo all'epilessia e anche alla morte. Alessandro Manzella è un ragazzo paralizzato e cieco per i postumi di una operazione al cervello malamente eseguita tanti anni fa. Avrà 29 anni a giugno e la sua vita si è illuminata una sola volta finora, quando ha potuto incontrare il suo idolo Claudio Baglioni. Ma Alessandro Manzella mentre stiamo scrivendo ha due sacchi di sabbia ai lati della testa che gliela tengono fissa. "Perché gli pare di perderla" dice la madre Anna, lui infatti non ha il minimo senso dell'equilibrio. Un ragazzo che abbisogna di assistenza continua. Da una settimana la madre e il padre si alternano la notte. Per respirare, lui che ha la tracheotomia, è aiutato da un ventilatore, e ogni ora bisogna aspirare per levargli il catarro.

Ma i guai per Alessandro non sembrano finire qui. "Noi siamo in questo reparto perché il letto è stato dato al professor Zaccaria, endocrinologo, per seguire Alessandro - dice Anna - il personale è amorevole ma due infermiere per reparto non bastano certo. Ho chiesto al Comune di poter avere in ospedale l'assistenza che ha a casa, seppure in maniera non sempre professionale.Ma l'assistente sociale del mio distretto me l'ha negata. Dicono che può essere solo domiciliare.Ma altre volte invece, proprio due anni fa in fisiopatologia, ci è stato dato questo tipo di aiuto. Il problema è che siccome ci alterniamo io e mio marito, non riesco ad alzare da sola mio figlio per lavarlo.Ci vorrebbe una seconda persona con la quale lavorare per un'ora al giorno.Tutto quello che riguarda la sua assistenza infatti dev'essere moltiplicato. Anche ogni singolo gesto necessita di una attenzione che per forza di cose le infermiere non possono dedicargli".
"Lui ha una invalidità riconosciuta del 100 per cento, io dell'85 mi spiegate come faccio? - continua la madre - Ho fatto un sacco di telefonate ma finora non sono riuscita a risolvere nulla.Non so più a chi rivolgermi.Certo che il livello di umanità e di assistenza in questi ultimi tempi è drammaticamente sceso, al punto che io stessa sono sempre più convinta di voler formare un Comitato fra gli utenti - e credo che siano più di 400 - che hanno l'assistenza domiciliare.Anzi dò anche il mio numero di telefono 049-601003 per chi volesse aderire.Questo perché gli operatori delle cooperative che ci mandano sono talmente poco professionali che dobbiamo noi insegnare loro come fare. E non è giusto che facciano tirocinio sulla pelle degli utenti. Solo che quando lo facciamo presente all'assistente sociale di zona questa viene interpretata come una presa di posizione "contro".Oppure ci chiedono di inviare un fax per esporre il problema e nemmeno ci rispondono. Pensi che una volta ci hanno mandato come operatore una persona chiaramente disabile. Sembrava una presa in giro..."

Mauro Giacon

 

L'Avanti 10 Maggio

A DIECI ANNI DALLA SCOMPARSA, IL MONDO DELLA MUSICA RICORDA LA GRANDE MIA MARTINI
L’indimenticabile voce di Mimì

La sua voce, intensa e struggente, colorata di mille sfumature, ci ha accompagnato per molti anni.
Spesso l’abbiamo vista scomparire per lunghi periodi per poi tornare agguerrita e grintosa più di prima. Silenzi a volte cercati altre volte “obbligati”. Una donna testarda, acuta, ricca d’un fascino antico e di preziosa sensibilità, una professionista che ha amato il suo mestiere diffidando sempre di un ambiente duro e pieno di veleni come il mondo della musica. Ma la musica era la vita di Mimì Bertè e il suo canto sanguigno custodiva il sapore intenso e gli odori forti della terra
del Sud. Il percorso artistico di Mia Martini non è stato dei più facili. Un successo, il suo, costruito pezzo per pezzo caparbiamente e sempre restando fedele e coerente alle proprie idee. E soprattutto senza compromessi: per vendere un disco in più, Mimì non ha mai voluto barare con la sua coscienza nemmeno quando, appena quindicenne, inizia a incidere come ragazzina yè-yè, una sorta di risposta italiana alle varie Sylvie Vartan, Sheila e altre giovanissime cantanti di grido
internazionali. Allora si chiamava Mimì Bertè e nessuno poteva immaginare che quella ragazzina avrebbe di lì a poco cavalcato l’onda del successo seppur a fasi alterne, dovendo però subire l’atroce gogna della calunniosa maldicenza e dello stupido pregiudizio. Gli inizi della fanciulla di Bagnara Calabra non furono felici e difatti nessuno si accorse di
lei fino a quando, nel 1971, Mimì torna sulle scene musicali proiettata verso un repertorio d’avanguardia e con un nuovo nome d’arte: Mia Martini. Il primo disco è un 45 giri di grande impatto con due canzoni che fanno molto discutere: la
dissacrante “Padre davvero” e “Amore.. amore… un corno” di un giovanissimo e sconosciuto cantautore romano, Claudio Baglioni, che con Mia partecipa quell’anno al Cantagiro. Se “Padre davvero” frutta alla giovane cantante calabrese la vittoria al Festival della Musica d’avanguardia e nuove tendenze di Viareggio, di contro il brano viene censurato
dalla programmazione radiofonica a causa di un testo considerato provocatorio e dai toni troppo forti.
Ma la Rca, vera e propria “madre” di tutti i grandi talenti nati negli anni Settanta, crede in Mimì e già qualche mese dopo è pronto l’album “Oltre la collina”, uno dei lavori più raffinati e intensi mai realizzati da un’interprete femminile. Poi
la collaborazione con Bruno Lauzi e lo straordinario successo con “Piccolo uomo”. Arriva la popolarità, i dischi venduti, i premi e al successo nazionale si accosta quello estero: Charles Aznavour, canterà con lei, facendone la diva dell’Olympia
di Parigi. La carriera artistica di Mia Martini fu sempre un’altalena di successi inframmezzati da lunghi periodi di buio, non soltanto artistico ma soprattutto di creatività e serenità. Il 12 maggio 1995, l’ultimo canto di Mimì è un grido di
dolore che squarcia il cielo della musica lasciandola orfana di una voce roca e sublime che si fa sibilo e arrendevole fiato. Mimì si lascia morire, sola, lei e la sua musica. La musica che fu la compagna di sempre nella vita di Mimì, quella che non
l’ha abbandonata nemmeno di fronte alla morte: “È morta con la cuffia in testa – ha ricordato infatti Alba Calia, giornalista e una delle amiche più care della Bertè - è morta ascoltando la sua musica” perché, come lei stessa ammetteva “la musica
è la vera ragione della mia esistenza”. E a dieci anni dalla scomparsa Napoli ricorda Mia Martini. Sarà l’Archivio sonoro della canzone napoletana a rendere omaggio alla “piccola grande donna” proponendo l’ascolto di un pugno di suoi preziosi
inediti partenopei conservati nella struttura del centro Rai di Napoli. L’appuntamento è per domani nel foyer dell’Auditorium Rai con “Napoli per Mimì”. Per parlarne e ricordare “la corrispondenza d’affettuosi sensi” tra la città partenopea e la strepitosa interprete di “Cùmmè” saranno presenti il direttore del centro Rai di Napoli Francesco
Pinto, il direttore artistico dell’Archivio Sonoro della Canzone Napoletana Paquito del Bosco. E poi Enzo Gragnaniello, Federico Vacalebre, Pippo Augliera, responsabile del fans club “Chez Mimì”. All’anniversario ha dedicato uno speciale anche il programma di Raidue “La storia siamo noi”, andato in onda ieri sera col titolo “Mia Marini: storia di una voce” curata da Caterina Stagno e Silvia Tortora. “Dicevano che portasse sfortuna, veniva appellata con nomignoli indecorosi”, ha ricordato
Claudio Baglioni, che scrisse per lei diversi brani di successo. “Era il 1969. Io scrivevo solo per me, non avrei immaginato e in seguito non l’avrei più fatto, di scrivere per qualcun altro”. “Nel tempo - prosegue ancora Baglioni nel corso del
programma - ho visto persone fuggire dalla stessa pronuncia del suo nome. Quando lei tornò a cantare, quelle stesse persone ricominciarono ad abbracciarla. Ma questa è storia del mondo!”. “Molti non si sono accorti di averle fatto tanto male - ha ricordato Caterina Caselli - la superficialità fa male”. E fu la stessa Mia Martini a confidare ad Adriano Aragozzini, storico organizzatore del Festival di Sanremo: “Io ancora non so per quale ragione è uscita questa voce!”. Quella di Mia Martini è stata un’esperienza umana ed artistica drammatica e controversa, fatta sì di grandi successi ma anche di momenti difficili vissuti in quasi totale solitudine. Proprio agli inizi, quando ancora era Mimì Bertè, il 19 agosto del 1969, a 21 anni, venne arrestata perché in possesso di 35 mg di spinello. Scontò quattro mesi di carcere a Tempio Pausania, in provincia di Sassari. Fu questo un periodo che la segnò in modo indelebile. Ma attraverso questo dramma, ritrovò suo padre, il rapporto con lui, che se ne era andato di casa quando lei aveva solo 11 anni. E nel corso del programma,
anche un’intervista esclusiva al padre della Martini, che ha raccontato il loro travagliato rapporto, rileggendo anche le sue ultime lettere: “Ti devo ringraziare papà, hai ragione tu: il dolore è un dono. Questa disperazione aveva uno scopo. Ora
ci siamo ritrovati!”. “Io ho dato la colpa all’ambiente in cui viveva - ha raccontato il padre della Bertè - e a tutta la situazione della sua famiglia, perché io vedevo che le cose non andavano bene; dall’altra parte però ero impotente”. Mimì
Bertè era infatti cresciuta con la madre e le tre sorelle: la più che famosa Loredana, Leda e Olivia. “Io ero la piccola e lei, la più grande, mi faceva un po’ da mamma - ha raccontato commossa Olivia - e ricordo la musica che mi faceva ascoltare”. Con sua sorella Loredana, Mimì condivideva la passione per la musica e insieme salirono sul palco del Festival di Sanremo del 1993, ma non ebbero un grande risultato. “Due talenti molto diversi - ha ricordato Gigliola Cinquetti, che le ha
conosciute entrambe - unite forse da una certa malinconia, nell’una più visibile, nell’altra più nascosta”. “Mimì non era una persona facile. Si vede che nel dna dei Bertè c’è tutto questo! – ha detto il padre - In ogni sua canzone c’era parte della
sua biografia e la musica era una missione”. Mimì amava il suo lavoro e il suo pubblico ma non amava fare la star, la diva. Il grande amore, l’unico compagno della sua vita fu proprio un grande musicista: Ivano Fossati. “Lei era innamorata pazza”,
ha detto Adriano Aragozzini, “ricordo che disse: ‘Non so immaginare la mia vita senza Ivano!’. La rincontrai dopo la fine della storia e lei era un’altra persona”. E lei stessa in un’intervista dichiarò: “L’amore è in fondo il mio dramma”.
Ba.Le.

 

IL RESTO DEL CARLINO 10 Maggio

La sua immensa voce
ancora nell'universo

Dieci anni fa la morte della cantante
* ARRESTO CARDIACO: Arresto cardiaco dovuto ad 'overdose e cocktail di farmaci antidepressivi' disse il referto
* LO STRANO DESTINO DI MIMI': Perseguitata in vita da dolori e maldicenze, è presente ora più che mai, grazie alle giovani interpreti che la scelgono come musa
* PICCOLI UOMINI: 'Ivano è l'unico uomo con cui l'ho vista veramente felice' ricorda la sorella Loredana Bertè

Milano, 9 maggio 2005 - La trovarono riversa sulla sponda del letto, con la cuffia stereofonica in testa, la rubrica telefonica aperta, e la mano protesa verso la cornetta del telefono. Se l’arte ha un prezzo - e sì che ce l’ha - Mia Martini il 12 maggio di dieci anni fa ha pagato quello più alto.

Arresto cardiaco dovuto a 'overdose e cocktail di farmaci antidepressivi...', disse il referto. Una vita diventata insostenibile, pensarono i più. La fine malinconica di una Mahalia Jackson 'bianca', come era stata definita da qualche fine estimatore, che a soli 47 anni aveva chiuso i conti coi soprusi e le maldicenze del mondo. Una telefonata rimasta muta, la sua, che da quel maledetto 12 maggio '95 inquieta i sonni della canzone italiana. Già perché quella strana attitudine che hanno le pietre tombali a trasformarsi in pietre miliari ha reso nel frattempo la spigolosa cantante di Bagnara Calabra un'icona assoluta, consegnandole allori e riconoscimenti che le erano stati negati in vita.

Anche ad opera di epigone giovani e giovanissime che vanno da una star come Elisa (celeberrimo, ormai, il suo omaggio: 'Almeno tu nell’universo') alla vincitrice di 'Music Farm' Dolcenera fino alle ragazze in cerca di gloria nei vari show italiani modello 'Saranno Famosi'.

Gli omaggi
Lo prova la mobilitazione con cui, un po’ per senso di colpa un po’ per devozione, il mondo della canzone affronta l’anniversario, mettendo l’accento su una voce così attenta alle sfumature dell’interiorità che ancor oggi rende Mimì un modello inarrivabile. L’altra notte 'Tg2 Storie' su Raidue ha affiancato la sua storia ad altre 'voci spezzate' come quelle di Dalida e Gabriella Ferri, mentre ieri a 'Radioscrigno', il programma di Radiouno condotto da Dario Salvatori e Timisoara Pinto, è andata in onda la sua ultima intervista radiofonica. Retequattro replicherà lo speciale 'Notte Mimì' nella notte fra l'11 e il 12 maggio, in quella fra il 12 e il 13 e in quella fra il 14 e il 15. Stasera su Raidue alle 23 circa il programma di Rai Educational 'La storia siamo noi', di Giovanni Minoli, si occuperà dell’interprete di 'Piccolo uomo', 'Minuetto', 'Almeno tu nell’universo', 'Gli uomini non cambiano', con la puntata di Caterina Stagno e Silvia Tortora 'Mia Martini: storia di una voce', mentre periodici musicali come 'Raro!' o 'L’isola che non c’era' si apprestano ad dedicarle la copertina, quest’ultimo legandola ad un’intervista di Ivano Fossati.

Piccoli uomini
'Ivano è l’unico uomo con cui l’ho vista veramente felice' ricorda la sorella Loredana Berté.
'Nel tempo ho visto persone fuggire al solo pronunciare del suo nome' racconta Claudio Baglioni alle telecamere de 'La storia siamo noi', riferendosi a quel pregiudizio - portare sfortuna - che le rubò tanta parte di vita. 'Quando poi tornò a cantare, quelle stesse persone ricominciarono ad abbracciarla. Ma questa è storia del mondo'.
E Caterina Caselli sottolinea: 'Molti non si sono accorti di averle fatto tanto male, perché la superficialità fa male'.
Ai rovesci della sorte, Domenica Berté aveva sempre reagito con la perseveranza delle sue radici, ricominciando da capo, cambiandosi addirittura il nome su suggerimento del produttore Alberigo Crocetta. 'Mi disse che per andare all'estero bisognava scegliere tra le tre parole italiane più note: spaghetti, Martini o pizza. E io scelsi Martini'. 'Davanti al microfono chiudo gli occhi e divento forte, talmente forte che non mi importa più di nulla' diceva.

Cùmme
I fan della cantante che si danno appuntamento su quel totem elettronico dell’eredità martiniana che è il sito Chez Mimì (http://xoomer.virgilio.it/chezmimimiamartini/) hanno redatto una esauriente panoramica delle iniziative per il decennale, fra cui l’omaggio dell'Archivio sonoro della canzone napoletana che mercoledì proporrà l'ascolto di alcuni suoi inediti partenopei conservati presso il centro Rai di Napoli nel corso di un incontro a cui prenderà parte pure Enzo Gragnaniello, autore di 'Cùmme', brano che rimane una delle gemme del repertorio della Martini e di quella canzone napoletana che per toccare le corde del sentimento ha bisogno di 'un pizzico di voce e un chilo di cuore', come diceva Roberto Murolo. Anche se Mia sembrava metterci ogni volta un quintale, dell’uno e dell’altro.

di Andrea Spinelli

LA GAZZETTA DEL SUD 9 Maggio

Il 12 maggio di dieci anni fa moriva a soli 47 anni la straordinaria cantante calabrese

Mia Martini, storia di una voce

La sua vita e la carriera furono segnate da una diceria crudele

 

di Michele Burtà

 

Dieci anni fa, il 12 maggio 1995 moriva a soli 47 anni, Mia Martini, la straordinaria voce della canzone italiana. Stasera Rai Educational manda in onda su Raidue alle 23 per la serie «La storia siamo noi», «Mia Martini: storia di una voce» di Caterina Stagno e Silvia Tortora. Giovanni Minoli ricostruisce, a dieci anni dalla scomparsa, la vita e la carriera della cantante, attraverso le voci di chi la conobbe e le fu vicino. Mia Martini è stata una delle grandi interpreti della canzone italiana, ma la sua vita e la carriera furono segnate da una diceria crudele: «Veniva appellata con nomignoli indecorosi, vergognosi» così Claudio Baglioni, che giovanissimo scrisse per lei, e solo per lei, brani di successo. «Molti non si sono accorti di averle fatto tanto male – ricorda Caterina Caselli – la superficialità fa male». E fu la stessa Mia Martini a confidare ad Adriano Aragozzini, storico organizzatore del Festival di Sanremo: «Io ancora non so per quale ragione è uscita questa voce!». Quella di Mia Martini è stata un'esperienza umana ed artistica drammatica e controversa. Proprio agli inizi, quando ancora era Mimì Bertè, il 19 agosto del 1969, a 21 anni, viene arrestata perché in possesso di uno spinello. Scontò 4 mesi di carcere a Tempio Pausania, in provincia di Sassari. Fu un periodo che la segnò in modo indelebile. Ma attraverso questo dramma, ritrova suo padre, il rapporto con lui, che se ne andò di casa quando lei aveva solo 11 anni. «Io ho dato la colpa all'ambiente in cui viveva – racconta il padre della Bertè – e a tutta la situazione della sua famiglia». Ma chi era Domenica Bertè-Mimì-Mia Martini? Nasce a Bagnara Calabra da genitori insegnanti. Cresce con la madre e le tre sorelle: Loredana, che sarà anch'essa cantante di successo, Leda e Olivia. «Io ero la piccola e lei, la più grande, mi faceva un po'da mamma – racconta Olivia – ricordo la musica che mi faceva ascoltare». La musica che fu la compagna di sempre nella vita della Martini, quella che non l'ha abbandonata nemmeno di fronte alla morte: «È morta con la cuffia in testa – dice Alba Calia – ascoltando la sua musica». Lei stessa ammetteva: «La musica è la vera ragione della mia esistenza». La sua carriera comincia ben presto. La prima apparizione è del 1963 a «Tv7» . Nel '65 è ospite nello show di Lelio Luttazzi «Studio 1» che sarà anche l'ultima apparizione televisiva col nome d'arte di Mimì Bertè. Con la canzone «Padre davvero» torna sulla scena nei primi anni '70, vincendo il «Festival d'avanguardia e nuove tendenze»; la canzone fa molto discutere e assurge a manifesto culturale dei giovani di quel periodo ma allo stesso sembrava scelta per accusare il padre e il suo poco affetto per lei. «Padre davvero» segna comunque il primo successo con il nuovo nome di Mia Martini, scelto con il produttore Alberigo Crocetta (già fondatore del «Piper» e scopritore di talenti come Patty Pravo e Mal): «Un produttore con manie internazionali – raccontava –. Per andare all'estero bisognava scegliere tra le tre parole italiane più note: spaghetti, Martini e pizza. Io scelsi Martini!» A Roma, dove s'inserisce in uno stimolante ambiente musicale, c'è l'incontro con il giovanissimo Claudio Baglioni: «Era il 1969. Io scrivevo solo per me, non avrei immaginato e in seguito non l'avrei più fatto, di scrivere per qualcuno altro». Poi la collaborazione con Bruno Lauzi e lo straordinario successo con «Piccolo uomo». Arriva la popolarità, i dischi venduti, i premi e al successo nazionale si accosta quello estero: Charles Aznavour, canterà con lei, facendone la diva dell'Olympia di Parigi. Con sua sorella Loredana, Mimì condivideva la passione per la musica e insieme salirono sul palco di Sanremo del '93, ma non ebbero un grande risultato. Gigliola Cinquetti ricorda: «Due talenti molto diversi… unite forse da una certa malinconia, nell'una più visibile, nell'altra più nascosta». Ma chi era davvero Mia Martini dietro la sua immagine? «Mimì non era una persona facile. Si vede che nel Dna dei Bertè c'è tutto questo – ricorda il padre –. In ogni sua canzone c'era parte della sua biografia e la musica era una missione». Nelle sue canzoni, l'artista calabrese interpreta gli umori e la sensibilità di un'epoca. Amava il suo lavoro e il suo pubblico ma non amava fare la star, la diva. Nel '74, per i critici europei è la «cantante dell'anno». Il grande amore, l'unico compagno della sua vita fu proprio un grande musicista: Ivano Fossati. «Lei era innamorata pazza», dice Adriano Aragozzini, ricordo che disse: "Non so immaginare la mia vita senza Ivano!". La rincontrai dopo la fine della storia e lei era un'altra persona». E lei stessa in un'intervista dichiarava: «L'amore è in fondo il mio dramma». Mia Martini si dedica interamente alla musica e nell'82 partecipa per la prima volta al Festival di Sanremo. Non vince perché: «Era troppo sofisticata – spiega il critico Dario Salvatori – e, infatti, per lei fu creato il Premio della Critica», che oggi porta il suo nome. Ma l'82 è anche l'anno in cui si diffonde la diceria che la porterà a non lavorare per anni. «Ricordo come nacque l'infausta voce – dice Salvatori – agli inizi degli anni '70 alla vigilia della partenza di un tour di Mimì con un gruppo romano dell'epoca». «Il gruppo che l'accompagnava – continua Baglioni – di ritorno da un concerto, ebbe un incidente d'auto e da allora si cominciò a dire che Mimì portasse sfortuna». Il grande ritorno della Martini fu nell'89, proprio sul palco di Sanremo, con la canzone «Almeno tu nell'universo». Torna a Sanremo, nel '92, con il brano «Gli uomini non cambiano», «Ma era una Mia Martini triste, diversa – ricorda Aragozzini –, prima veniva vicino, chiacchierava! Il pezzo era bellissimo». Aveva 45 anni, gli ultimi anni di vita e di carriera. Si trasferisce in provincia di Gallarate, nel paese dove viveva il padre. L'ultima apparizione tv è del 4 marzo del 1995 in «Papaveri e papere». «L'ultima volta che ci siamo sentite disse che era molto stanca e di non preoccuparsi se non ci non ci fossimo sentite, "perché sto in cuffia per preparare il pezzo per il Festival di Napoli"», racconta la sorella Olivia. «Era un giovedì, a pranzo ho visto che stava male – rammenta il professor Bertè –. L'ho accompagnata di sopra e lei mi ha baciato e salutato così: "Ciao papà"». Mia Martini muore il 12 maggio 1995, ma il corpo viene ritrovato solo due giorni dopo. La Procura di Busto Arstizio apre un'inchiesta e dispone l'autopsia. Il referto del medico legale è quello di morte per arresto cardiocircolatorio. Il 17 maggio il corpo viene cremato e successivamente la Procura della Repubblica archivia il caso.

yahoo notizie 8 Maggio
Musica: Mia Martini, 10 Anni Fa l'Addio a Mimi'

Roma, 7 mag. (Adnkronos) - 10 anni fa, il 12 maggio 1995, moriva a soli 47 anni, Mia Martini, la straordinaria voce della canzone italiana ma anche la cantante la cui vita e carriera vennero stroncate da un grave pregiudizio: Dicevano che portasse sfortuna,  veniva appellata con nomignoli indecorosi, così Claudio Baglioni, che giovanissimo scrisse per lei brani di successo. Allanniversario dedichera uno speciale La storia siamo noi, in onda lunedi prossimo alle 22 e 50 su Raidue: la puntata, presentata da Rai Educational, e intitolata Mia Martini: storia di una voce ed e curata

Giornale di Sicilia 8 Maggio

Dolcenera vince "Music farm"

Emanuela Trane, in arte Dolcenera, ha trionfato nella seconda edizione tecnica esemplare, il carisma e la determinazione hanno messo d'accordo critica e pubblico. Dopo aver sedotto e abbandonato nella 'farm' Francesco Baccini (eliminato dal gioco per aver bestemmiato dopo le vane avances) e dopo aver fatto un pò la 'gattamortà anche con Simone, l'ammaliante cantante
di Scorrano ha vinto il gioco dopo 56 giorni di reclusione. Oltre alla gloria porta a casa un montepremi di 150 mila euro.
Nella serata finale, Dolcenera ha dapprima superato Iva Zanicchi nel primo testa a testa; poi la sfida a tre con Fausto Leali e Simone, e infine l'ultimo 'duellò con Leali. Nella volata finale Dolcenera lo ha battuto raccogliendo il 65% delle preferenze al
televoto. Durante le otto settimane del reality, aveva già affrontato e vinto altre due sfide: contro Franco Simone e Simone (eliminando Franco Simone), e contro Mariella Nava, pugliese come lei.
La vittoria della cantante dark dal cuore morbido, ha confermato il pronostico della vigilia. Fino ad oggi il suo curriculum era poco significativo: tanta gavetta e la vittoria, quasi caduta nel dimenticatoio, di Sanremo 2003 nella sezione 'Giovanì col brano 'Siamo tutti là fuorì, eseguito come sempre al pianoforte.
L'anno dopo, in controtendenza col regolamento delle edizioni precedenti, il direttore artistico Tony Renis non l'aveva voluta nel
cast del suo Sanremo, condotto per una curiosa coincidenza proprio da Simona Ventura, brillante padrona di casa di 'Music farm'. Questo trionfo rappresenta dunque per Dolcenera un doppio riscatto: oltre a quello per la delusione dell'esclusione
sanremese, anche quello delle donne nella musica. La giovane interprete ha infatti sottolineato come sia difficile per le cantanti italiane riuscire ad affermarsi nel panorama discografico. L'ultimo duetto della serata è avvenuto sulle note di 'Sei bellissimà, cantata da Dolcenera al pianoforte, insieme a Loredana Bertè.
Oltre a Baccini, presente in studio, hanno partecipato alla festa della vittoria anche i genitori Wilma e Gino, e il fratello di Dolcenera, Marco. «È nata una stella» ha commentato Simona Ventura. Una stella il cui destino era forse segnato nel giorno di
nascita, il 16 maggio 1977, stesso giorno del compleanno di altri numeri uno nostrani: Laura Pausini, Claudio Baglioni e Fiorello.


ADNKRONOS

Macerata, 2 mag. (Adnkronos) -

Celebri nomi della musica e della letteratura italiana saranno i protagonisti delle tre serate di ''Musicultura'', gia' Premio Recanati, rassegna in programma il 23, 24 e 25 giugno. Sul palco della sedicesima edizione della kermesse  saliranno Ivano Fossati, Claudio Baglioni, Edoardo Bennato, Massimo Ranieri, Noah, Antonella Ruggiero, Sergio Cammariere, Povia, Gian Maria Testa, Enzo Avitabile Bottari. Lo spazio dedicato alla letteratura italiana sara' impreziosito dagli interventi di Dacia Maraini, Fernanda Pivano, Elio Pecora, Marco Palladini e Alda Merini.