Al
Bano non è solo musica e canzoni. Voce e chitarra.
In genere lo si vede con il microfono in mano, su un
palcoscenico o alla televisione, impegnato nelle sue melodie solari,
intessute sugli acuti difficili da raggiungere anche per un
tenore di fama. Ma quello è solo un aspetto della vita di questo
singolare e popolarissimo artista. Al Bano Carrisi ha una doppia
vita, una doppia attività. E’ un cantante e anche un grosso
imprenditore. Canta da quarant’anni e con il canto si è fatto
conoscere e apprezzare in tutto il mondo. Ma da quarant’anni si
dedica anche anima e corpo a coltivare la terra, a costruire case, a
fare l’imprenditore agricolo.
<<Sono
pugliese, sono nato in questa terra, sono sempre vissuto in questa
terra e in questa terrà mi è
sempre piaciuto lavorare per costruire qualche cosa di nuovo>>,
dice con orgoglio.
Mi
trovo in compagnia del cantante, sulla cima della torretta che
sovrasta la sua grande tenuta. Si eleva alta nel cielo, al di sopra
di tutte le altre costruzioni. Da quassù, Al Bano domina con lo
sguardo la sua terra e gli occhi gli brillano come gocce di rugiada.
Brillano di soddisfazione ma forse più ancora di commozione. La
terra, gli olivi, i vigneti, il grande bosco, il villaggio di case
bianche con il ristorante, l’albergo, la cantina, il laghetto, la
piccola chiesa: è tutto opera sua. Tutto realizzato da lui, frutto
di idee e di grande lavoro. Ogni edificio della tenuta ha
l’impronta della creatività di Al Bano. E in ogni costruzione
egli ha lasciato qualche briciolo di pelle delle sue mani perchè da
sempre, quando è a Cellino, si alza all’alba per lavorare, a fare
l’architetto, il contadino o il muratore accanto agli operai
impegnati nella sua terra.
<<Non
cambierei questo posto per nessun altro al mondo>>, dice.
<<Qui ci sono le mie radici, qui sento che il mio spirito è
al suo posto.
<<Quando
avevo 16 anni, andai via da Cellino e abbandonai la vita del
contadino. Quel lavoro
era durissimo e gli sforzi non venivano mai ripagati abbastanza.
Desideravo un futuro diverso. Me ne andai, ma promisi a mio padre
che un giorno sarei tornato e gli avrei regalato una bella cantina.
Così ho fatto. Il primo vino prodotto lo dedicai a lui, lo chiamai
“Don Carmelo”. Conservo ancora la prima bottiglia ed è un
ricordo speciale perché da allora è stata fatta tanta
strada.>>
Oggi
le proprietà di Al Bano rappresentano una vera e solida realtà
imprenditoriale. La holding, cioè l’azienda madre, si chiama
“Tenute Al Bano Carrisi”. Al suo interno ci sono 4 società;
l’azienda agricola, l’azienda vinicola, l’azienda “Casa
Carrisi” e la casa discografica. Oltre cento persone, durante
l’anno, vengono coinvolte nel lavoro dell’azienda.
Complessivamente viene gestito un territorio di 130 ettari, di cui
70 di terra coltivata prevalentemente a vigneti e ulivi, e i
rimanenti 60 ettari sono un’area boschiva preziosissima. Si tratta
dell’unica traccia rimasta della famosa “foresta oritana” di
antica memoria. Questo polmone verde, il più vasto della Puglia, è
sacro per Al Bano. Non solo lo ha salvato dalla distruzione, ma lo
accudisce con amore, lo cura con perizia, tanto che è diventato una
autentica oasi dove sono protette numerose specie vegetali e
animali.
<<Fu
nel 1969 che mi proposero di comparare il bosco>>, racconta Al
Bano. <<Avevo cominciato a guadagnare bene, la canzone “Nel
sole” girava il mondo. Mio padre mi aveva raccontato che in quel
bosco lui vi era cresciuto e che il mio bisnonno vi aveva lavorato
facendo il carbonaio. Mi ha detto che, durante il periodo del
brigantaggio, il bisnonno era costretto a comprare vettovaglie non
solo per la sua famiglia ma anche per una quarantina di briganti
scappati dall’esercito di Francesco I, che si erano rifugiati
proprio nel bosco. Se non li avesse accontentati, gli avrebbero
tagliato la gola.
<<Dopo
l’acquisto del bosco, mi sposai e costruii la mia casa tra queste
piante. Comperai altra terra intorno e poco per volta mi ritrovai ad
essere quel contadino che avevo smesso di essere anni prima, quando
me ne ero andato via>>.
Tra
il bosco e la distesa agricola, Al Bano ha costruito anche un centro
turistico che si snoda intorno alla sua villa, fatto da piccole
case, appartamenti condominiali, un albergo, un ristorante e una
chiesetta. Un piccolo borgo che può ospitare chi è alla ricerca
dei sapori antichi della Puglia, della tradizione, dei colori e di
un tipo di vita quasi dimenticato e lontano dal caos. Un progetto
ambizioso e unico nel suo genere in quanto Al Bano è il solo
artista di grandissimo successo che abbia investito i suoi guadagni
nella terra dove è nato. Tutti gli altri, nati in provincia, con il
successo si sono trasferiti nelle grandi città. Al Bano non lo ha
fatto. Cellino San Marco, centro rurale nel più profondo sud
Italia, è una località difficile da raggiungere. Eppure oggi,
grazie a lui, è conosciuta ovunque.
Al
Bano, con le sue iniziative edilizie e agricole, ha dato lavoro a
decine di persone. Ha trasmesso la sua esperienza imprenditoriale a
molti suoi coetanei che, a loro volta, hanno fatto fortuna, portando
lavoro e benessere a Cellino. Basta seguirlo quando cammina per il
paese. Stringe mani, riceve abbracci, pacche sulle spalle, risponde
a saluti che gli vengono gridati da lontano. Tutti gli vogliono
bene, lo stimano. Ma quell’affetto non è solo dovuto alla sua
popolarità. Molte di quelle persone gli sono riconoscenti per aver
avuto da lui lavoro, consigli e aiuti concreti.
Ora
si addensano nubi scure sopra il bosco. Il vento che viene dal mare
porta odore di pioggia e di alghe. Dalla torretta, Albano mi indica
alcune nuove costruzioni. <<Ogni edificio, ogni appartamento,
ogni pietra è plasmata secondo il mio gusto>>, dice.
<<E’ tutto frutto di idee, di pensieri, di ricordi, di
emozioni e di viaggi in giro per il mondo. Sono adattamenti,
trasformazioni che seguono i miei stati d’animo. Diciamo che è
come se il mio estro artistico, che esisteva solo nel campo della
musica leggera, sia venuto fuori anche nel campo
dell’architettura. E così dal fascino delle torri saracene di
queste zone o dai castelli spagnoli sono nate le ispirazioni per
combinare la pietra di tufo e di carpano con quella leccese. Sono
idee che nascono dalla semplicità. Mi capita di essere in mezzo
alla campagna e di vedere una pietra che la maggior parte delle
persone riterrebbe inutile. E invece magari è vicino ad un ulivo
secolare e ne ha preso l’energia. Allora la raccolgo e la faccio
diventare protagonista di una mia idea creativa, inserendola magari
in una parete. In questo modo, alla fine, ogni cosa che ti circonda
può raccontare una storia. E’ come vivere una magia bellissima,
è musica. E le persone che vengono qui lo avvertono.
<<Per
il momento, tutto questo è finanziato dalla mia attività di
cantante. La tenuta non è ancora in grado di badare a se stessa, è
quasi un investimento a perdere. Sono testardo e voglio perseverare
in questa avventura che può sembrare una pazzia dal punto di vista
finanziario. Ma se avessi voluto guadagnare avrei investito altrove,
a Montecarlo per esempio. Accumulare non è lo scopo della mia vita,
e non lo diventerà mai. L’arte che è in me, quella che mi dà
emozioni e mi fa scrivere canzoni, mi impedisce di ragionare solo
con la testa. Mi fa agire invece col cuore. E nel mondo degli
affari, il cuore è spesso un limite. Ma non ho rimpianti. Perché
quando cammino tra i miei olivi e i vigneti, li sento tutti cantare
insieme a me.>>
Nicola
ALLEGRI