VIAGGIO NELLA STORIA DI

50 MILIONI DI ANNI FA

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Testo e Foto di Nicola ALLEGRI

Quando entro in un museo, provo un senso di strano sgomento. Avvicinando quadri, statue, oggetti che risalgono a molti anni fa, cinquecento, mille, duemila anni, mi sento intimorito. Li guardo, e penso a tutto il tempo che è passato, alle generazioni di umani che sono venuti e scomparsi dopo di essi. Più lontana è la loro origine e più grande il fascino.

Da ragazzino sono stato in gita scolastica al Museo Egizio di Torino e ricordo lo stupore di fronte a quelle statue che risalgono a 2000 e più anni prima di Cristo. Mi sembra che la statua più antica della collezione fosse quella della principessa Redi, scolpita al tempo della III dinastia, nel 2800 prima di Cristo. Guardavo e provavo un grande desiderio di toccare quella statua, quasi per fare una carezza a tanta storia.

Simili emozioni le ho sentite anche non molto tempo fa, andando a fotografare i fossili ittici di Bolca.  Ero sceso in una cava sotterranea con i fratelli Cerato, Massimo ed Erminio, che sono grandi esperti di questo genere di fossili, e mentre scattavo delle foto mi dissero che il pesce fossilizzato che tenevano nelle loro mani aveva più di 50 milioni di anni. La frase “50 milioni di anni” mi colpì come la scarica di un flash. Per qualche attimo sono rimasto immobile, silenzioso, folgorato da quell’immensità di tempo che mi stava di fronte e mi guardava impietrita.

Laggiù, in quella cava sotterranea, c’era un grande silenzio. Le luci artificiali che avevo acceso per le foto proiettavano ombre sinistre. I due fratelli Cerato, con i caschi e le tute da lavoro, mi sembravano extraterrestri venuti da un mondo sconosciuto.

Bolca è un centro sui monti Lessini, in provincia di Verona. Un centro molto piccolo, ma lo si trova citato in tutte le enciclopedie e in tutti i libri di paleontologia come se fosse una grande città. E questo perchè a Bolca si trovano i più ricchi e i più preziosi giacimenti di fossili del mondo. Fossili di piante, di molluschi, di rettili e soprattutto fossili di pesci vissuti, appunto, 50 milioni di anni fa. Bolca è una specie di enorme contenitore di esseri acquatici fossilizzati, che custodiscono i segreti della storia del nostro pianeta. Un autentico tesoro culturale e scientifico e per questo Bolca è stata dichiarata dall’Unesco “patrimonio dell’umanità”.

<<Qui, in ere lontanissime>>, dice Massimo Cerato, <<vi era il mare. L’Italia, allora, 50 milioni di anni fa, era quasi completamente coperta dalle acque. Bolca era un atollo corallino con clima e ve­getazione tropicali: 30 gradi di temperatura costante, fiori dai colori stu­pendi, palmizi, tartarughe, coccodrilli e pesci. Poi, si verificò un evento in parte ancora misterioso: eruzioni sottomarine di piccoli vulcani che sconvolsero l'ambiente. Il mare si rtiirò, le terre emersero, la cenere e gli strati di lava coprirono animali e piante fossilizzandoli e conservandoli, come in una specie di ibernazione. Gli scienziati sono interessatissimi a questi fos­sili perché sono gli unici elementi, giunti fino a noi, che ci permettano di studiare la vita di quei tempi lontani. I fossili sono stati definiti "la storia del mondo scritta nella pietra". Bolca, che è il luogo più ricco di pesci fossilizzati, viene chiamata "la laguna pietrificata">>.

<<La roccia di queste montagne>>, aggiunge Erminio <<è composta di strati calcarei simili a pannelli, alti una quindicina di centimetri, posti uno sopra l’altro. Ognuno di questi pannelli è il risultato di decine di strati calcarei, perfettamente uguali, che sembrano le pagine di un libro. In questo modo, la montagna è una specie di biblioteca gigantesca. Noi, usando una tecnica inventata dai miei antenati, sfogliamo le varie pagine dei libri di roccia e spesso, in esse, troviamo bellissimi e preziosi pesci fossilizzati>>.

I fratelli Cerato appartengono a un’antica dinastia di contadini della zona che, con il loro lavoro e le loro intuizioni, hanno salvato un patrimonio scientifico e culturale di incalcolabile valore.

<<Intorno al 1550>>, racconta Massimo Cerato <<un mio “bis-bis-nonno” trovò, per caso, nella roccia di un suo bosco, il fossile di un pesce. Pensava a un’anomalia della pietra, ma poi ne trovò altri e cominciò a pensare che, in un tempo assai lontano, in quel luogo ci fosse stato il mare. Ma qui siamo su una montagna alta quasi mille metri sull’attuale livello marino e, sentendo le sue fantasticherie, tutti lo prendevano in giro. Egli, però, continuò a seguire le sue fantasie, appassionò a quelle ricerche anche i figli e i nipoti. Per alcuni secoli, i Cerato scavarono la roccia tenendo per loro stessi i magnifici esemplari di pesci fossilizzati che trovavano, ma poi cominciarono a interessarsi di questi fossili anche ricercatori scientifici famosi, e allora si scoprì il grandissimo valore di questo luogo, unico al mondo>>.

Già nel Settecento i Cerato erano noti come “pescatori di fossili”. Lo dimostra un prezioso documento scoperto un anno fa nella Biblioteca Civica di Verona. Si tratta di una lettera scritta dal grande poeta tedesco Wolfgang Goethe nel 1783. In quella lettera il poeta tedesco parla dei fossili di Bolca. Goethe aveva, allora, una trentina d’anni, viveva alla Corte di Weimar ed era appassionato di studi naturalistici. Aveva sentito parlare di quei fossili e prese contatto con uno studioso veronese per farsene mandare degli esemplari. Nella lettera cita proprio il nome Bolca. Scrive:  “le petrificazioni del famoso monte Bolca”.  E subito aggiunge: “E per dire il vero, esse sono di gran lunga superiori in bellezza a tutt’altro che finora di questo genere si è veduto”.

Oggi, la famiglia Cerato è famosa. Il papà di Erminio e Massimo, Massimiliano, che ha 80 anni, è stato nominato, per i meriti del lavoro compiuto in questo settore, Cavaliere della Repubblica. Egli ha anche ideato un Museo che è visitato ogni anno da migliaia di turisti e soprattutto dalle scolaresche di mezza Italia.  Ha il volto scavato da rughe profonde, la pelle ruvida e scura, le mani forti e callose, la schiena leggermente incurvata. <<Ho trascorso la vita nella “pesciara”, nella cava dove si trovano i fossili dei pesci>>, dice. <<Per tutta la mia esistenza ho scavato fossili. D’estate sotto il sole, d’inverno con il freddo che paralizzava le mani>>.

Ora i dolori reumatici lo tormentano e non scende più nella “pesciara”. Ma ha una grande esperienza in materia e spesso è consultato da celebri professori universitari, che vengono a trovarlo anche dall’America, dall’Australia, dal Giappone per poter parlare con lui. Lo chiamano “professore”, “maestro”, e lui dice sorridendo: <<Ho solo la licenza elementare>>.  Ma basta guardarlo negli occhi per capire che in quel suo fragile fisico vive uno spirito ricco di una scienza e di una saggezza rare, che non si imparano sui libri.