Incontriamo Dora Moroni che nel mese di ottobre 1976 fu la prima valletta di “Domenica in”.

 

UN PREMIO OSCAR

PER IL CORAGGIO

Di Francesco Valli -Foto di Nicola Allegri

 Copyright © 2004  editorialegliolmi.it   tonyassante.com

Trent’anni fa era un mito. Era la ragazza italiana più conosciuta e più popolare. Il suo nome, Dora Moroni, era sulla bocca di tutti. Era la valletta di “Domenica in”, trasmissione televisiva che iniziava la sua storia proprio quell’anno, inventata da Corrado, mitico presentatore, ed era seguita da un pubblico enorme. Dora Moroni, che aveva allora 22 anni, era bellissima, simpatica, spontanea,  e nel programma si esibiva come presentatrice, ballerina, cantante, attrice.

Dora aveva un avvenire artistico straordinario davanti a sé. Le vita e la professione le sorridevano dense di  favolose promesse. Ma il sogno dorato durò solo due stagioni. Nell’estate del 1978, quando la seconda edizione di “Domenica in” si era felicemente conclusa consolidando e allargando la  popolarità della valletta, accadde l’imprevisto.  La notte del 13 luglio 1978 distrusse tutto. Al rientro da una serata, l'au­tomobile su cui viaggiava, guidata dal presentatore Corrado, andò fuori strada. Il presentatore e Dora finirono all'ospedale, in condizioni disperate. La più gra­ve risultò lei. Aveva ripor­tato ferite, fratture, contusioni e lo sfondamento della base cranica. Era in coma.  Nei giorni che seguirono, per tentare di  rianimarla, i medici la sottoposero a vari interventi chirurgici durante i quali si verificarono tre ar­resti cardiaci.

Quando uscì dal coma, dopo due mesi, era in condizioni pietose.  Aveva metà del corpo paralizzato e aveva perduto completamente l'uso della parola. Ma non si perse d'animo. Con un'incredibile forza di volontà, sottoponendosi a speciali cure d'avanguardia e a difficili esercizi di riabilitazione, in sette anni ricostruì la sua vita.

Ma non completamente. Grandi difficoltà rimasero insolute. Lei continuò a combattere. Non smise mai di farlo. Con una grinta e una volontà ammirevoli. Anche oggi, a distanza di 28 anni da quell’incidente, Dora continua a battersi. Ed ha raggiunto traguardi straordinari. Ha ricostruito la sua esistenza. Ha perfino ricostruito la sua professione. Intatti, va ancora in giro a tenere concerti. E quando entra in un locale, la gente le riserva un’accoglienza calorosa, proprio in ricordo della simpatia grandissima che aveva conquistato prima dell’incidente e in ammirazione per la volontà e la tenacia con cui ha  vinto il destino avverso.

E’ una donna ammirevole. Un esempio da segnalare e da celebrare. Meriterebbe il Premio Oscar del coraggio se ci fosse un simile riconoscimento. Poiché non esiste, glielo attribuiamo idealmente noi, del “Faustino”.

<<L'incidente del 1978>>, mi ha raccontato un giorno <<deve aver leso la parte del cervello in cui risiede il centro del linguaggio. Molti mesi dopo aver lasciato l'ospedale completamente ristabilita, non riuscivo ancora a dire neppure una parola. Emettevo un solo suono: "Aaaaaa", e niente altro.

<<Era una situazione spaven­tosa. Capivo tutto, il mio cer­vello era perfettamente fun­zionante, pensavo in un modo normale, seguivo qualsiasi ra­gionamento, ma avevo perduto gli automatismi del lin­guaggio. Se vedevo una pen­na, sapevo che era una penna e che serviva per scrivere ma nella mia testa non c'erano i mezzi per esprimere questo. Inoltre, avevo anche perduto gli automatismi "fisici" del linguaggio, cioè come muovere la bocca, la lingua per emettere i vari suoni. Lo stesso era accaduto per la scrittura. Non ricordavo più come si tracciavano i segni delle varie lettere.

<<Questo stato durò parecchio. I medici non sapevano se e quando avrei potuto superare la situa­zione. A pensarci bene, c'era da diventare matti. Devo ringraziare mia madre, che non ha mai permesso, neppure per un momento, che mi lasciassi vincere dallo sconforto.

<<Ho avuto un grande aiuto da una signora di Bagnacavallo, Alda Mazzotti, che ha studiato a Milano e si occupa del recupero di persone affetta da questi tipi di disturbi. La signora Alda cominciò a ve­nire a casa mia a insegnarmi le parole, come si fa con un bambino molto piccolo. Mi mostrava i movimenti della bocca, le posizioni della lingua per emettere i vari suoni. All'inizio ci mettevo tre, quattro giorni a imparare un vocabo­lo. Era una fatica immensa, ma per fortuna ce l’ho fatta>>.

Dora Moroni sorride soddisfatta. Dal suo volto traspare grande serenità. Tutti coloro che lo sono stati vicini dopo l’incidente sono concordi nel dire che, anche in mezzo alle più grandi difficoltà, tra le sofferenze più atroci, Dora non ha mai perso la serenità, il sorriso. E’ una donna bellissima, e nei suoi occhi limpidi si vede che il segreto della sua bellezza non è solo fisico, ma proviene dalla bellezza che conserva dentro di sé.