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Foto e articolo di Nicola ALLEGRI
Questa
suggestiva immagine, l’ho scattata nei corridoi del Centro
Cardiovascolare “Edmondo Malan” del Policlinico “San Donato” vicino
a Milano. Riprende di spalle il professor Alessandro Frigiola,
cardiochirurgo, che accompagna nei suoi primi passi un piccolo
paziente, cardiopatico, salvato da morte certa con un intervento
d’urgenza eseguito dalla sua équipe. E’ un’immagine emblematica
dell’Associazione che il professor Frigiola ha realizzato a favore
dei bambini malati di cuore e che si chiama “Bambini cardiopatici
nel mondo”.
Chirurgo di fama mondiale, il professor
Frigiola ha eseguito interventi giudicati unici. Miliardari e
potenti della terra cercano le sue cure quando hanno problemi
cardiaci. Per la sua straordinaria attività è stato insignito di
premi e onorificenze. Ma la cosa di cui egli va più fiero e alla
quale dedica tutto se stesso, è l’Associazione da lui fondata.
E’
costituita da medici, suoi amici, che vanno per il mondo a operare
gratuitamente bambini cardiopaciti. Medici che sono “autentici
angeli salvatori” per questi piccoli che, senza un intervento
chirurgico, sarebbero destinati a una orribile fine precoce.
<<Ho fondato questa Associazione nel 1994>>,
racconta il professore. <<L’ho fondata insieme a una collega, la
professoressa Silvia Cirri, primario del Servizio di Anestesia e
Rianimazione e Tecnica intensiva postoperatoria dell’Istituto
Clinico Sant’Ambrogio di Milano. Ogni anno nascono nel mondo
800.000 bambini con problemi cardiaci. Di questi, 600.000 muoiono
solo perchè nei Paesi dove nascono, Paesi poveri in via di sviluppo,
non ci sono strutture adatte per salvarli.
La
nostra. Associazione, che naturalmente è “ONLUS”, cioè senza scopo
di lucro, vuole aiutare quei bambini. Siamo diventati un gruppo
numeroso, tutti volontari, impegnati ad aiutare questi piccoli solo
per amore. Collaboriamo già con diverse nazioni: Egitto, Tunisia,
Siria, Romania, Ucraina, Cina, Cuba, Libia, Yemen, Perù, Venezuela,
Arabia Saudita. Abbiamo effettuato 85 missioni operatorie un questi
paesi, e abbiamo operata oltre 500 bambini. Inoltre, abbiamo
elargito 170 borse di studio a medici giovani di quei paesi perchè
possano prepararsi e poi fare da soli. Stiamo costruendo un
ospedale in Sira, uno in Camerum, una terapia intensiva in Perù e
una in Egitto. L’Ospedale del Camerum sarà il
primo
e più importante centro di cardiochirurgia di tutta l’Africa
centrale, e sta sorgendo su un terreno che ci è stato regalato da
uno stregone. Quello in Siria sarà il più importante di tutto il
Mediterraneo e aiuterà tutti i bambini del Medio Oriente. Un impegno
grande>>.
Il bambino che compare nelle foto accanto al
professor Frigiola si chiama Abbas Jawad ed ha 11 anni. Era arrivato
in Italia da Bagdad, insieme ad altre 11 bambini iracheni, portati
dalla Croce Rossa, in uno dei tanti viaggi della speranza che l’ente
organizza. Quattro di quei bambini sono stati affidati al
Policlinico di San Donato, e sette al San Raffaele di Milano. <<Abbas
è arrivato qui nel nostro ospedale praticamente spacciato>>, dice
il professore. <<Temevo che non riuscisse a superare la notte.
Invece, al mattino era ancora vivo e lo abbiamo operato.
Eccolo
qui, ora sta bene, è pronto per tornare al suo Paese.
<<Noi medici cerchiamo di fare il nostro
dovere al meglio>>, dice ancora il professore. <<Ma dobbiamo dire
grazie a tante persone meravigliose che agevolano e aiutano il
nostro lavoro. Non solo i tecnici, gli infermieri, il personale
tutto del Policlinico, ma anche le istituzioni, il Ministero degli
esteri, la Croce Rossa, la Regione Lombardia, e tante famiglie
private della città. Qui arrivano molti bambini di famiglie povere,
bambini dalle nazioni del Terzo mondo, gente che non ha niente, ma
tutti trovano una sistemazione. Intorno a noi si è creata una
organizzazione di famiglie che ospitano gratuitamente i familiari di
questi bambini, soprattutto le mamme. Una associazione che si chiama
“Fratello cuore”. E’ veramente incredibile constatare quanto gente
generosa ci sia al mondo>>.
Il
professor Frigiola parla con entusiasmo. E mentre parla continua a
giocare con il piccolo Abbas, che ha vicino anche la sua mamma,
coperta dal caratteristico velo mussulmano.
<<La mia passione per la cardiochirurgia è
nata praticamente quando ero ancora studente universitario>>,
racconta il professor Frigiola. <<Dopo la laurea, nel 1970, cioè 35
anni fa, cominciai a far pratica con il professor Parenzan a
Bergamo. Poi andai a specializzarmi in Francia, a Marsiglia, e per
farlo dovetti fare un mutuo. Ricordo che un giorno, a Marsiglia,
mentre passeggiavamo, la mia bambina di due anni mi chiese un
dolcetto, e io non avevo neppure i soldi per comperarglielo. Ma
avevo tanto amore per i bambini ammalati di cuore e quell’amore mi
permise di affrontare sacrifici molto duri. Allora i nostri
interventi non avevano molto successo. La mortalità degli interventi
era del 90%. C’era proprio da disperarsi.
Ma
abbiamo lavorato, perfezionato i nostri interventi, le nostre
tecniche e oggi abbiamo ridotto la mortalità nel corso degli
interventi a meno del 3%. >>.
Il professore sorride di soddisfazione per i
risultati raggiunti, ma ha gli occhi lucidi. Ha dato tutta la sua
vita alla professione di cardiochirurgo per salvare i bambini
malati. E l’ha data con grande amore. <<Ho lavorato>>, dice <<in
tanti paesi del mondo, anche in Cina ed ho visto che le sofferenze
dei bambini sono uguali dappertutto, come le sofferenze delle loro
mamme. E quando vedi quelle sofferenze ti senti qualcosa dentro che
ti spinge a affrontare qualunque sacrificio nel tentativo di
diminuirle o di cancellarle>>.
Nicola Allegri |