GIACOMINO GAGLIONE

L’APOSTOLO DELLA SOFFERENZA  

Renzo Allegri  

Caro Tony e cari amici che leggete queste pagine, ogni tanto sui giornali appaiono notizie terribili. Mamme o papà che uccidono il figlio handiccapato per non vederlo più soffrire. O figli che uccidono, per la stessa ragione, i loro genitori.  E quasi sempre si legge che l’uccisione avviene dopo anni ed anni di assistenza amorosa, portata avanti a prezzo di sacrifici eroici.

     E’ chiaro che il gesto è frutto della disperazione. Quelle persone si sono trovate sole per un tempo infinito, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese, anno dopo anno, sempre sole con quella tragedia di fonte che andava via via peggiorando. Mai un momento di tregua, di respiro, un giorno di vacanza, un raggio di speranza, un sospiro di gioia. A volte,  nemmeno un piccolo aiuto da parenti o amici.  La sofferenza aveva eretto un moro invalicabile con il resto del mondo. Anche la mente umana più forte può non resistere a stress di questo genere. Quindi, di fronte a simili tragedie è giusto avere una grande pietà, una sconfinata comprensione. Mai giudicare. Ci si deve piuttosto interrogare. Una società veramente umana e civile, dovrebbe avere dei meccanismi, delle organizzazioni pronte a stare vicini a queste persone ogni giorno, in modo da impedire non dico la tragedia, ma anche il tipo di esistenza terribile che queste persone sono costrette ad affrontare. Un aiuto potente in situazioni di questo genere arriva senz’altro dalla fede religiosa. Non solo perché la fede offre speranza, apre orizzonti sublimi alle sofferenze, ma perché dalla fede arriva l’aiuto soprannaturale. Il credente sa che Dio è “padre amorosissimo”, pronto sempre ad aiutare. E aiuta tutti, realmente, anche coloro che non chiedono aiuto e non credono in lui. Quando la persona sa questo, non si sente più sola e trova la forza per affrontare difficoltà immani.

Mi viene in mente a questo proposito la storia di un grande eroe della sofferenza, Giacomino Gaglione, che ho imparato a conoscere scrivendo uno dei miei libri su Padre Pio. Giacomino era un figlio spirituale di Padre Pio ed era stato Padre Pio a insegnargli il valore della sofferenza. Giacomino era anche un grande innamorato della Madonna di Lourdes, al cui santuario fu varie volte devoto pellegrino, non per chiedere la grazia della propria guarigione, ma per andare a trovare la “Madre” che tanto amava. Nato a Marcianise, in provincia di Caserta, il 20 luglio 1896, Giacomino Gaglione era il primogenito di una famiglia molto nota. Suo padre, Valerio, era avvocato e la madre, Amelia Novelli, proveniva da un casato molto ricco e anche nobile. Crebbe coccolato da tutti. Dopo le elementari, affrontò il ginnasio e divenne un giovane invidiato. Amava lo studio, ma anche molto lo sport. In particolare, il calcio e il ciclismo, che in quegli anni cominciava a diventare popolare. Partecipava a gare in bicicletta e ne vinceva parecchie. Amava le feste, i balli, amava corteggiare le ragazze. Era un signorino ricco, bello, allegro, il sogno di tutte le sue coetanee. Nel 1912,  cominciò ad avvertire strani dolori al tallone destro. Nei giorni successivi gli si gonfiarono le articolazioni dei piedi e delle gambe. I dolori erano atroci. Dopo pochi mesi, era paralizzato, immobile a letto, per nutrirsi doveva essere imboccato da sua madre. Furono interpellati i più celebri specialisti, intraprese cure, bagni caldi, massaggi, soggiorni  nelle stazioni termali. E poi interventi chirurgici. Ma era tutto inutile.  Giacomino non si perse mai d’animo. Amava la vita, voleva vivere ad ogni costo e si batteva contro la malattia come un leone. Verso i diciannove anni si innamorò di una cugina che abitava nello stesso palazzo. Tutti i giorni si faceva portare nell’appartamento della zia per stare vicino alla ragazza. Faceva anche progetti di matrimonio, perché era sicuro di guarire. Riempiva la ragazza di regali: anelli, collane, bracciali d’oro. Quella cugina divenne la ragione della sua vita e accanto a lei Giacomino dimenticava perfino di essere tanto malato. All’inizio, le famiglie dei due giovani lasciarono correre. Ma ad un certo momento la madre della ragazza si rese conto che le cose stavano prendendo una brutta piega. La malattia di Giacomino non dava speranze e lei non voleva che la propria figlia si legasse per sempre a un infermo. Intervenne decisamente, affrontò la cognata, la madre di Giacomino, e le chiese che il giovane troncasse immediatamente ogni rapporto con la cugina. La signora Amalia sapeva che per il figlio rompere quel legame affettivo significava la morte. Cercò di temporeggiare, ma poi dovette decidersi. Giacomino, quando capì  la situazione, lanciò un grido, afferrò un paio di forbici che erano sul tavolo e tentò di tagliarsi la gola. Da quel momento entrò in una crisi paurosa. Non voleva più vivere. Si ribellò contro il destino, imprecava, bestemmiava, offendeva anche la madre, non voleva mangiare, voleva solo morire. Fu necessario non lasciarlo mai solo per impedirgli di compiere gesti tragici. La crisi, tremenda e spaventosa, durò fino al giugno 1919, quando Giacomino lesse un articolo che parlava di Padre Pio, delle sue stigmate e delle guarigioni che il religioso compiva. Nel cuore di Giacomino tornò la speranza. <<Voglio andare da Padre Pio>>, disse in famiglia. Parlava del religioso con grande entusiasmo. Era convinto che da San Giovanni Rotondo Sarebbe tornato guarito. Riprese a parlare della cugina e a fare ancora progetti di matrimonio. Tanto entusiasmo spaventò i genitori del giovane. Pensavano con terrore  alla eventualità che il loro figlio,  andando da Padre Pio, non avesse ottenuto la guarigione. Per questo cercarono di dissuaderlo dal compiere quel viaggio, ma egli volle partire a tutti i costi. Il viaggio fu drammatico. Finalmente Giacomino si trovò di fronte a Padre Pio.  <<Dopo la confessione>>, raccontò in seguito <<Padre Pio mi guardò con i suoi occhi tanto profondi e tanto belli e mi sorrise, con un sorriso di bambino innocente che ho sempre nel cuore…Vedere Padre Pio e dimenticare il motivo del viaggio fu tutt’uno>>. Aveva atteso quell’incontro per mesi, per chiedere la guarigione da una malattia che lo teneva immobile già da sette anni. Solo un nuovo evento grandioso poteva averlo distratto al punto da dimenticare la ragione di quel viaggio. E l’evento stava nell’aver misteriosamente scoperto il “senso profondo” della propria vita. Giacomino Gaglione, di fronte a Padre Pio, che portava sul proprio corpo i segni della Passione e morte di Gesù, “intuì” il mistero e il valore della sofferenza. Comprese la grandezza di Padre Pio e “sentì” di essere, in qualche modo, simile a lui, cioè crocifisso. Sentì la “vocazione” a un’impresa spirituale gigantesca: soffrire per collaborare, con la sofferenza, alla Redenzione di Cristo. La chiamata era forte e chiara, ed egli rispose accettando. Racconterà in seguito: <<Durante quell’incontro, Padre Pio mi ha fatto un’operazione chirurgica: mi ha tolto la  testa e me ne ha messa un’altra. Se è miracolo far camminare un giovane paralitico, ancora di più è miracolo fargli accogliere con gioia per tutta la vita la volontà di Dio>>. Giacomino Gaglione tornò a casa trasformato. Nel palazzo, a Marcianise, in sua assenza, tutti avevano lavorato per cambiare disposizione ai mobili perché erano convinti che sarebbe tornato guarito. Rimasero male vedendo che, invece, il prodigio non si era verificato. Ma si accorsero però che Giacomino era diventato un'altra persona. Ora. era allegro, gioioso come non lo era mai stato dal 1912, cioè da quando si era ammalato. Rideva, scherzava, il suo viso era illuminato da una strana gioia interiore. Per Giacomino Gaglione iniziò una nuova esistenza.  L’incontro con Padre Pio aveva fatto scoccare la scintilla di un’intesa, di una collaborazione: la missione della sofferenza accettata e sopportata per la salvezza dei fratelli.     Da quel giorno, Giacomino Gaglione sarà un “crocifisso con il sorriso”. Dedicherà l’intera esistenza agli ammalati per insegnare loro il valore immenso della sofferenza. Per cinquant’anni Padre Pio portò le stigmate sul proprio corpo; per cinquant’anni Giacomino Gaglione rimase disteso su quella  sedia-sdraio di ferro, come su una croce. Padre Pio fondò la “Casa Sollievo della Sofferenza”, perché gli ammalati potessero essere curati e assistiti con amore;  Giacomino fondò l’ “Apostolato della Sofferenza”, un movimento che raggruppa le persone martoriate nel fisico dalle malattie, per offrire loro ideali straordinari. Per la loro condizione, gli ammalati si sentono inutili, sopportati dal mondo, mortificati nelle loro aspirazioni, ma egli svelò loro che, attraverso il mistero del Corpo Mistico di Cristo, essi possono diventare dei grandi protagonisti della storia dell’umanità, degli autentici salvatori del mondo. Giacomino divenne il figlio spirituale di Padre Pio a lui più simile. Rappresentò uno dei “miracoli” più strepitosi compiuti da Dio per intercessione del Padre. Lui e Padre Pio rimasero sempre legati, sempre in contatto, sempre in comunicazione. Spesso Giacomino, nel suo letto di dolore a Marcianise, “sentiva” il famoso profumo di Padre Pio, il “segno” che il Padre era lì, vicino a lui. E spesso “vedeva” anche Padre Pio. Molte persone andavano a trovarlo, a chiedergli consigli. Poteva muovere solo le mani, e le usava per consolare e istruire: scriveva una media di 3.500 lettere l’anno ad ammalati che avevano bisogno del suo incoraggiamento, scriveva articoli per varie riviste, fondò un periodico, partecipava e guidava  pellegrinaggi a Lourdes, a Loreto, a San Giovanni Rotondo. Morì il 28 maggio 1962. Una grande folla partecipò ai suoi funerali facendo capire quanto bene egli avesse silenziosamente compiuto. Da San Giovanni Rotondo Padre Pio gli inviò un telegramma con questa parole: “Con Gesù sulla croce, con Gesù nel santo Paradiso”. A un figlio spirituale che, in quei giorni, gli chiese se riteneva che Giacomino fosse un santo, Padre Pio rispose:: <<Un santo? Giacomino è un grande santo>>.

     Questa, caro Tony e cari amici lettori, è, in sintesi, la storia di Giacomino Gaglione. La sua causa di beatificazione procede. E’ già stato dichiarato “Servo di Dio”. Ma chi volesse saperne di più, consulti il sito www.giacomogaglione.it

    

Renzo Allegri