UNA MAGIA PER LA VITA

Copyright © 2004  editorialegliolmi.it   tonyassante.com 

 di Nicola ALLEGRI

La storia di Don Silvio Mantelli, sacerdote e illusionista di fama mondiale.

Potrebbe essere ricco e famoso, un personaggio dello spettacolo in grado di raccogliere gloria e applausi nei teatri e alla televisione. Il mitico “The Magic Circle” di Londra, la Mecca degli illusionisti internazionali, gli ha conferito la “tessera d’argento”, una specie di “laurea” in magia riservata a pochissimi professionisti. Ma per il Mago Sales gloria, fama, lussi, vita mondana non hanno alcun significato. Il suo vero nome è Don Silvio Mantelli, sacerdote di “professione” col talento per la magia.

Da anni questo prete illusionista gira il mondo facendo spettacoli con un solo obiettivo: far sorridere i bambini poveri. <<Poveri perchè ammalati, orfani, abbandonati, condannati a morte precoce>>, dice. <<La mia più grande gioia è tornare a casa la sera con il cuore pieno dei sorrisi di questi bambini. Non c’è ricchezza più grande al mondo>>.

Ride don Silvio, e il suo volto si illumina. Irradia un senso di bontà che colpisce. La sua storia è talmente straordinaria che sembra uscita da un romanzo e fa di lui un personaggio unico.

<<Sono un mago in grado da fare scherzi da prete>>, dice  divertito. <<Il mio nome d’arte, “Sales”, sta per Salesiano. Sono infatti un religioso nella Congregazione dei salesiani, fondata da San Giovanni Bosco. Nel 1973, sono stato ordinato sacerdote. Ho scelto di svolgere il mio apostolato facendo anche il mago proprio per imitare don Bosco. Egli infatti, per poter avvicinare i giovani e toglierli dalla strada, si serviva della sua abilità di prestigiatore e di funambolo. In questo modo conquistava la loro fiducia.>>

Don Silvio vive a Torino, dove è nato sessant’anni fa. Ma in realtà è cittadino del mondo. <<Faccio una media di 250 spettacoli l’anno>>, spiega. <<Sono stato in Brasile, Bolivia, Madagascar, Cina, Filippine, India, Stati Uniti, Sud Africa, Nepal, Antille, Albania, Etiopia, Sudan, Somalia e molti altri ancora. Ho portato la magia in mezzo alla guerra, nei campi profughi, nei lebbrosari, tra le baraccopoli. Non si riesce nemmeno ad immaginare quanti bambini hanno bisogno di sorridere.

<< Ma per realizzare una vera magia non basta solo la fantasia. Servono aiuti concreti, cibo e acqua, case, scuole, ospedali. Ecco perchè mi esibisco molto anche nei paesi ricchi. Infatti, le opere che ho realizzato nel Terzo mondo e che mantengo vive, sono state rese possibili dai bambini dei Paesi ricchi che vengono ai miei spettacoli e che, con i loro genitori, sostengono generosamente i miei progetti.>>

A Torino, don Silvio ha fondato un’Associazione che si chiama “Fondazione Mago Sales”, attraverso la quale gestisce le sue innumerevoli iniziative benefiche nei paesi poveri. Si tratta naturalmente di un’associazione ONLUS, completamente a scopo benefico, e tutti quelli che collaborano lo fanno gratuitamente.

 

Mentre racconta, le sue mani non stanno ferme un istante. Ecco che mescola un mazzo di carte, ne prende una, la fa sparire per poi afferrarla nell’aria, come materializzata in quell’attimo. <<Maghi si nasce>>, dice. <<Ho scoperto questa mia attitudine quando ero piccolo. Ero molto timido, e forse proprio per reagire mi creavo un mondo di fantasia in cui stavo bene. Ovviamente, per trasformare in talento un’attitudine ci vuole un’occasione. Che arrivò da un amico, Francesco Corradi, un taxista che scriveva poesie, suonava la chitarra e faceva giochi di prestigio con le carte. Mi trasmise la sua passione per il gioco dello scopone, insegnandomi alcuni basilari trucchi. In poche parole, mi insegnò a barare. Facevamo coppia fissa nei vari retro-bar del quartiere. La vincita era a volte la sola consumazione, ma la gioia di riuscire era di gran lunga superiore. Poi un giorno tirai fuori 3 sette belli e allora gli altri capirono che c’era un trucco. In quell’occasione imparai anche a sparire in fretta.

 

<<In seguito ebbi la fortuna di conoscere un grande prestigiatore. Il mago Renato Bustelli, che fu un mito. Tra il 1925 e il 1955 era stato il più famoso d’Europa. Già prima della seconda guerra mondiale, incassava un milione di lire a serata. Aveva uno spettacolo meraviglioso, con le ballerine, gli elefanti e le fontane d’acqua. Fu proprio lui a regalarmi i primi giochi e mi insegnò alcune tecniche che non ho mai dimenticato.

 

 

<<Purtroppo nell’ambito della Congregazione alla quale appartengo, il fatto che sia diventato un illusionista non è stato accolto troppo bene>>, dice don Silvio con un’ombra di amarezza sul volto. <<Sono sempre stato osteggiato. Anche perchè negli anni Settanta, soprattutto a Torino, era in voga la magia nera. I miei superiori temevano che io, sacerdote e religioso, fossi confuso con coloro che la praticavano. Insomma la parola “mago” poteva trarre in inganno. Avrei dovuto cambiare quel nome con un altro termine però non ho mai voluto farlo. Per i bambini il “mago” è un personaggio buono e capace di fare cose meravigliose.

<<Lungo il mio cammino però ho anche trovato tante persone che mi hanno sostenuto. Missionari, gente comune, personaggi famosi. Chi mi ha incoraggiato più di ogni altro, è stata Madre Teresa di Calcutta. Lei si è subito entusiasmata del mio lavoro e ha capito che con i giochi portavo il sorriso. Io scherzosamente la chiamavo il mio manager in India. Infatti, mi scriveva su dei bigliettini gli indirizzi degli Istituti dove andare a fare gli spettacoli. Ne facevo anche sei in un giorno solo. Per spostarmi velocemente nel traffico di Calcutta, madre Teresa mi aveva messo a disposizione la sua ambulanza. Quel mezzo era così rispettato da tutti che al suo passaggio anche le mucche si spostavano.

Don Silvio sfoglia le pagine di un atlante geografico. Ha l’espressione di chi guarda un album di ricordi. << Feci il mio primo viaggio nel 1993. Andai in un lebbrosario a Sao Juliao, nel Mato Grosso del Brasile. C’erano molti bambini ammalati in quel lebbrosario. Uno di loro, che si chiamava Paolino, mi chiese di fare una magia per lui: di guarirlo per poter ritornare con la sua famiglia in quanto, dopo che aveva contratto la lebbra, lo avevano abbandonato. Rimasi molto scosso da quella richiesta semplice ma disarmante. Così, tornato in Italia, mi diedi da fare con altri maghi per raccogliere dei soldi, attraverso un grande spettacolo, per cercare di aiutare i bambini di quel lebbrosario. E il primo a guarire fu proprio Paolino, che ora sta bene e si è sposato.

<<Sono passati tanti anni e da allora ho rallegrato centinaia di migliaia di bambini. Sono riuscito a dare anche molti aiuti concreti. Oggi la mia Fondazione è operativa nelle missioni di ben 25 paesi nel mondo.

<<Però tante terribili realtà che ho visto continuano ad esistere >>, dice Don Silvio. <<In Pakistan c’è la piaga dei bambini venduti come schiavi. Mille dollari l’uno. Ricordo di una nave che ne contenevano duemila. In Sudan, i ragazzi vengono utilizzati per ripulire i campi minati e molti di loro muoiono dilaniati dalle mine che scoppiano o restano mutilati per sempre. Sono problemi enormi, forse irrisolvibili. Ma a volte, nelle situazioni più disperate, un sorriso è davvero una magia. Spesso mi hanno detto che fatto ridere dei bambini che non lo facevano da anni. Può sembrare poco, ma non lo è dove ormai c’è solo disperazione.>>

Mentre parla, don Silvio cammina per la stanza che è satura di libri fino al soffitto. Tutti volumi che hanno a che fare con la magia. <<Credo di possedere la più ricca biblioteca di libri di illusionismo che ci sia in Europa>>, afferma. <<Per diventare un professionista serio, ho dovuto studiare molto. Ho avuto l’aiuto di grandi maestri, ma ho anche letto tutto il possibile su questa arte che è anche scienza.

<<Mi piacerebbe poter trasmettere a degli allievi il patrimonio professionale che ho acquisito e forse, chissà, quando sarò vecchio, potrei anche farlo. Qualcuno dovrà pur continuare la mia missione>>.

In realtà il Mago Sales ha già avuto un allievo particolarmente dotato. Si chiama Arturo Brachetti, ed è oggi, riconosciuto da tutti, il più grande attore trasformista del mondo.

<< Lo conobbi nel 1980. Era un ragazzo smilzo, timido e palliduccio, dava l’idea di essere sempre “fuori del tempo". Studiava in un nostro istituto salesiano. Mi resi conto che aveva quelle strane doti naturali che potevano farlo diventare un grande illusionista. Gli insegnai i primi trucchi e si appassionò. Era molto intelligente e il resto lo ha fatto da solo. E’ unico nel suo genere. Ed è una persona dal cuore d’oro, che mi vuole bene e mi aiuta nella mia missione a favore dei bambini poveri.>>

 

Nicola Allegri