Una barca di sogni e di coraggio

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Caro Tony e cari amici Il 2004 se ne è andato e abbiamo davanti il 2005. Inutile dire che la conclusione del 2004 è stata drammatica e tragica. Gli eventi accaduti in Oriente lasceranno un segno indelebile nell’intera umanità.  Un segno di dolore amaro, ma che ha anche portato a positive riflessioni e a iniziative di solidarietà mai viste prima, che certamente miglioreranno il nostro mondo. Almeno, molte persone del nostro mondo, quelle che hanno la preziosa abitudine di riflettere.

 

Il 2004 ha avuto anche tanti eventi positivi. Tante storie che non si dovrebbero dimenticare. Alcune piccole, che si sono svolte senza rumori pubblicitari, ma il cui peso, in fatto di valori umani, è notevole. Ce n’è una che mi ha  particolarmente colpito, quella di Andrea Stella.

Andrea è un giovane vicentino di 28 anni, che vive su una sedia a rotelle. Di lui i “mass media” se ne sono interessati a metà ottobre, quando ha  dato vita a un’impresa straordinaria, la traversata dell’Oceano Pacifico su un catamarano  speciale, “a dimensione disabili”, da lui stesso progettato. Giornali, rotocalchi, radio, televisione ne hanno parlato. L’iniziativa è apparsa subito così importante e meravigliosa che ha trovato spazio perfino nei telegiornali. Ma poi, i "media", distratti da mille cose, molte delle quali drasticamente stupide, hanno lasciato perdere questa storia che si è conclusa praticamente nell’indifferenza. Peccato, perchè, secondo me, ha un valore veramente sublime.

Non conosco personalmente Andrea Stella. Lo conosco di riflesso, perchè me ne ha parlato con grandissimo entusiasmo Nicola Allegri, fotoreporter dell’Editoriale Gli Olmi, che per alcuni giorni ha viaggiato sul catamarano di Stella per realizzare un reportage per il settimanale “Gente”. Le foto che accompagnano questo mio racconto sono state realizzate da lui, durante quel viaggio.

 

 

<<Andrea è un ragazzo meravigliso>>, ha scritto Nicola Allegri nel suo reportage su “Gente”.  <<Laureato in giurisprudenza, appartiene a una famiglia benestante di Thiene, in provincia di Vicenza. E’ lui che guida la barca. Eccolo lì, sulla sedia a rotelle, al timone del catamarano che porta il suo nome. Il vento gli agita i capelli e gli bagna il viso con spruzzi di salmastro ma è impossibile riuscire a farlo smettere di sorridere. E’ emozionato, euforico>>.

 

Il viaggio, iniziato a Genova il 14 ottobre verso mezzogiorno, aveva come meta Miami in Florida. A bordo, con Andrea Stella, c’erano dieci persone e tra esse anche Giovanni Soldini, il grande navigatore italiano, entrato nella leggenda per le sue straordinarie imprese in solitaria. Alle Canarie, prima tappa del viaggio, sarebbero saliti bordo anche Mauro Pelaschier e Paolo Bassani, altri due miti della vela italiana. Ma la presenza di questi campioni non significava che l’obiettivo del viaggio fosse quello di raggiungere vittorie, record, primati. Quei campioni erano presenti per sottolineare il valore assolutamente umano e sociale dell’impresa voluta da Andrea Stella.

 

<<Andrea>>, si legge nel reportage di Nicola Allegri <<guarda attento l’uomo che gli sta accanto e che gli tiene una mano sulla spalla come a volergli trasmettere incoraggiamento. E’ Giovanni Soldini. Il grande campione, come sempre silenzioso, sembra stia parlando da solo con il mare. Il suo modo di fare è un po’ burbero ma in fondo ai suoi occhi si legge un sentimento di grande protezione e di profondo rispetto per il coraggio di Andrea. “Questo viaggio è importante”,  mi dice Soldini. “Sono contento di poter unire la mia voce a quella di questo equipaggio. Forse, possiamo migliorare un po’ il futuro di qualche persona”.>>

 

Le parole di Soldini toccano l’essenza di questa storia. Una vicenda drammatica,  nata da un terribile incidente, ma che Andrea, con un coraggio indomito e una fede granitica nella vita, ha trasformato in un evento positivo per sé e per gli altri.

Nell’agosto del 2000, Andrea Stella era in Florida, in viaggio premio per aver conseguito la laurea in Giurisprudenza. La sera del 30 di quel mese, mentre parcheggiava l’auto a Fort Lauderdale, venne avvicinato da tre giovani mascherati che volevano rubargli l’auto. Cercò di dissuadergli e uno di essi gli sparò a bruciapelo due colpi di pistola lasciandolo a terra tramortito. Venne ricoverato in ospedale, rimase in coma 40 giorni, e quando si riprese seppe che la sua vita era rovinata per sempre. Una delle due pallottole gli aveva leso la colonna vertebrale. Andrea non avrebbe più potuto camminare.

<<Ho passato giorni terribili, in preda a una disperazione spaventosa>>, ha raccontato Andrea a Nicola Allegri durante quel viaggio in catamarano. <<Non volevo più vivere. Ma poi, a poco a poco, con l’aiuto della famiglia, degli amici, di Laura che ora è mia moglie, sono riuscito a ragionare e a ritrovare la forza per riprendere tutto da capo. Una nuova vita, una vita diversa da prima, ma pur sempre vita.

 

 

<<Ho sempre avuto la passione per il mare e ad un certo punto ho sentito una forte nostalgia per questo vento, questo profumo. Morivo dalla voglia di tornare in barca ma mi resi subito conto che se sei su di una sedia a rotelle, navigare diventa impossibile. La struttura di una barca è piena di dislivelli, scalini, scalette, passaggi stretti, scivolosi. Sono difficoltà insormontabili per un disabile. Un’idea ben precisa però cominciava a girarmi per la testa. Avrei costruito una barca per disabili, avrei dimostrato al mondo che è possibile progettare e realizzare un catamarano per chi è costretto a vivere in carrozzina. E così avrei anche dimostrato che, volendo, è possibile togliere tutte le barriere architettoniche che rendono la vita dei disabili un inferno. Mi sono impegnato in questo progetto, ed ecco qui, pronto ed efficiente, il primo catamarano al mondo a dimensione per disabili. Guarda come fila! Senti il vento, che purezza! E’ un sogno!

 

<<Qui a bordo ci sono altre tre persone sulla sedia a rotelle che fanno parte dell’equipaggio.  Non ci si accorge neppure della loro presenza. Senza barriere, ci muoviamo da soli, andiamo in bagno, a letto, in cucina senza che nessuno ci debba accompagnare. Proprio come tutti gli altri. Non è favoloso?>>.

Il catamarano si chiama “Lo Spirito di Stella”, ed  è un vero gioiello, un concentrato di tecnologia, praticità ed eleganza. Un diciotto metri a vela, studiato e realizzato per consentire anche a persone disabili di vivere la barca nella stessa maniera, alla medesima velocità di movimento, di un normale velista. E’ un multiscafo, che permette una maggior stabilità. Come si vede nella foto di Nicola Allegri, tutti gli spazi interni ed esterni sono adattati alle esigenze di movimento sulla sedia a rotelle e le possibilità di governare l’imbarcazione sono accessibili ai disabili. La barca è dotata di quattro ascensori (due per le cabine, uno per entrare in acqua e uno per raccordare il ponte con la cabina di pilotaggio), cinque servizi igienici, quattro cabine, dieci posti letto. Tutti i movimenti della barca possono essere governati manualmente ma anche con il telecomando.

Questo è il capolavoro di Andrea Stella: il suo catamarano unico al mondo, a dimensione disabili,  e il lungo viaggio attraverso l’oceano. Un capolavoro che lancia  messaggi a tutte le persone che, come lui, hanno dovuto e devono ogni giorno affrontare grandi difficoltà. Ho conosciuto tanti ragazzi colpiti da handicap. Ogni volta ho riportato un’impressione straordinaria. Sono persone con un coraggio incredibile, uno spirito di sacrificio commovente, una pazienza infinita e anche un’intelligenza sorprendente. Se la società li aiutasse con grandi mezzi, offrisse loro importanti e organizzate opportunità per esprimere la loro creatività, realizzerebbero opere di grandissimo valore. Ne sono certo. Andrea, con  l’aiuto della famiglia, lo ha dimostrato. Ma la società non è ancora pronta per questi impegni. O forse, anche, non vuole essere pronta. Applaude, per un giorno, chi crea  qualche cosa di importante con i propri mezzi, e poi dimentica. Il viaggio di Andrea Stella attraverso l’Oceano è durato più di due mesi, con alcune tappe e la partecipazione ad una  regata. Si è felicemente concluso in Florida, il 21 dicembre, come era previsto. Mi attendevo che ogni giorno i giornali parlassero di questo viaggio. Ma non è accaduto.  Dopo le cronache della partenza, silenzio. Peccato. I “media” hanno,  ancora una volta, lasciato cadere un argomento utile, importante e costruttivo.

Non bisogna, però, permettere che il messaggio di Andrea vada perduto. Bisogna incitare questo giovane a continuare nella diffusione dello “spirito di Stella”. Deve sentirsi sostenuto, appoggiato, apprezzato. La sua è un’iniziativa che aiuta, che accende le energie, i sogni in tanti giovani handicappati, ma anche di tante persone sane nel fisico e stanche nello spirito. Chi legge queste righe, scriva ad Andrea, gli mandi delle mail, si faccia promotore dei suoi ideali, del suo “spirito”, ne parli con gli amici. Bisogna che “lo spirito di Stella” si diffonda, perchè può portare tanta gioia in chi ha tanto sofferto.

<<Nel frattempo è scesa la notte>>, si legge nel reportage di Nicola Allegri. <<Il cielo è coperto ma a tratti le nubi si aprono e rivelano una magnifica stellata. Sembra una trapunta di diamanti. L’equipaggio è vicino ad Andrea. Oltre a Giovanni Soldini, ci sono altri personaggi famosi: Daniele Scarpa, campione di canoa, Margherita Pelaschier,  figlia di Mauro Pelaschier  e nuova speranza del movimento velico nazionale, Sandra Truccolo, compionessa di tiro con l’arco, due medaglie d’oro e una d’argento alle  Paraolimpiadi. Persone abituate alla grande emozioni, ma di fronte al fascino del tramonto in mare restano silenziose e rapite>>.