Un Caffè in casa Allegri

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Questa volta i personaggi con i quali ho vissuto il rito del “Caffè in casa Allegri” erano due: Tony Assante e sua moglie Paola. Roberto, mio figlio, che in genere cura questa rubrica, era lontano ed è toccato a me fare gli onori di casa e consumare con gli ospiti il rito del “Caffè in casa Allegri”, che ora racconterò per il “Faustino”.

Un rito che, in questa occasione, si è ripetuto per diverse volte, avendo avuto la fortuna di stare insieme a Tony e Paola un paio di giorni. E sono stati giorni che difficilmente potrò scordare, non solo per la gioia di aver potuto trascorrere del tempo insieme a degli amici carissimi, ma soprattutto perchè questi amici, con la loro amabilità, cortesia, serenità, hanno portato gioia nella mia casa ed hanno conquistato tutti, ma proprio tutti i componenti della mia famiglia, che oltre a mia moglie, Vittorina, due figli, Roberto e Nicola, che sono quasi sempre in giro per il mondo per lavoro, e Rita, una deliziosa ragazza che vive con noi, è composta anche da una numerosa tribù dei di cani e gatti.

E’ una storia, quella che riguarda questo incontro con Tony e Paola, che merita veramente di essere raccontata nei dettagli, perchè bella, curiosa e divertente.

Io e Tony ci conosciamo da alcuni anni. Abbiamo realizzato molte cose insieme. Qualcuna anche importante. Ma i nostri contatti erano solo “telematici”: Internet, posta elettronica, telefono. Ci conoscevamo, quindi, solo “virtualmente”, per aver visto le nostre rispettive immagini fotografiche, per aver sentito tante volte il tono della nostra voce, magari un po’contraffatto dagli apparecchi telefonici. Mai un incontro diretto, una stretta di mano vera, un sorriso scambiato guardandoci in faccia. E, quindi, mai un caffè insieme.

Ma questa conoscenza così “astratta”, di due persone tanto lontane nello spazio, uno al Sud e uno al Nord, era diventata, con il passare del tempo, profonda, forte,  perchè alimentata da ideali e progetti, e tutte e due avevamo il desiderio di concretizzarla con un incontro vero, incontro che finalmente si è realizzato, e proprio in casa Allegri, dove abbiamo potuto prendere il rituale “Caffè in casa Allegri”.

 

Tony aveva programmato una periodo di riposo “itinerante”, insieme a sua moglie Paola. Lasciando le bellezze del paesaggio campano, quelle mitiche del golfo di Castellammare, di Salerno, di Napoli, per loro abituali, che ammirano tutti i giorni, si sono diretti al Nord, dove contano tanti amici, per godersi il verde delle montagne Svizzere, quello della Foresta nera in Germania e la tranquillità del Lago di Costanza. Tornando, hanno accettato di fare tappa in Emilia, sulla colline di Salsomaggiore, per prendere, finalmente,  un caffè in casa Allegri.

Dopo anni di telefonate, l’incontro tra me e Tony è avvenuto in un posteggio, all’ingresso di Salsomaggiore. Poichè non ci eravamo mai visti di persona, ci siamo dati appuntamento davanti a un palazzo sul quale spicca una grande scritta “Bowling”. Temevamo di non riconoscerci, ma erano tutte fantasie, perchè appena sono arrivato è stato come se ci vedessimo per la millesima volta. La consuetudine di telefonate quotidiane aveva concretizzato una conoscenza fraterna. Il modo di vivere del nostro tempo, grazie ai fantastici mezzi tecnici, annulla letteralmente le distanze.

 

Dopo i saluti e gli abbracci, siamo ripartiti per raggiungere casa Allegri. Che non si trova in una delle tante vie di Salsomaggiore. Ma è lontana dal centro, lontana dal rumore, sulle colline, forse la casa più alta della cittadina termale. E salendo per stradine tortuose, tra un verde un po’ spento perchè le piogge non erano ancora arrivate, ma egualmente suggestivo, siamo finalmente arrivati.

Tony e Paola erano un po’ frastornati. Leggevo nei loro occhi un senso di meraviglia e di stupore, provocato dal silenzio assoluto e dalla solitudine. Da un paesaggio che si apre sulla pianura, a perdita d’occhio, e che arriva fino a far vedere, lontanissime, all’orizzonte, la corona delle Alpi. Tony e Paola guardavano incantati. Guardavano gli alberi, il paesaggio, il vigneto, i fiori, il grande prato e così non si sono accorti che stavano arrivando festosi i mie cani.

 

A quell’ora, intorno alla 11,30 del mattino, i cani se ne stavano distesi all’ombra, sotto il portico a nord della casa e non avevano sentito le auto arrivare. O meglio, le avevano sentite certamente, ma non avevano voglia di interrompere quel loro dolce dormire al fresco. Però, poco dopo il rumore della auto, ascoltando delle voci estranee avevano raddrizzato le orecchie e erano balzati in piedi, spinti dal loro senso del dovere di controllare chi erano quegli estranei.

I miei cani sono pacifici. Ma sono pur sempre cani da guardia. Sono due: una femmina di pastore maremmano, di nome Azucena, bianca come la neve. Cane straordinario, dolcissimo, ma anche pericoloso.

 

Anzi, pericolosisissimo. Infatti, nella prima classifica redatta nel 2003 dal Ministro della Sanità Girolamo Sirchia, questa razza di cani era indicata nella categoria dei pericolosissimi. L’altro cane, un meraviglioso esemplare di “Cane da montagna dei Pirenei”, era invece nelle categoria dei pericolosi. Ma questo cane è un bestione immenso. E’ forse il più grande cane che ci sia in circolazione. Sembra un autentico orso bianco. Si chiama Wagner, perchè proviene da un allevamento tedesco che si trova vicino a Bayreuth, in Germania. Suo padre è stato campione europeo. E’ un cane di una regalità e di una maestosità straordinarie. Dolcissimo anche lui. Ma nell’aspetto fa veramente paura. E, quindi, arrivando al galoppo, i due cani devono aver fatto una certa impressione sui miei due amici che stavano conversando con me. Tony è leggermente sbiancato in viso. <<Non ti preoccupare, sono due angeli>>, ho detto.  Ed ho visto con piacere che Tony non aveva paura.  E’ subito corso incontro alle due bestie accarezzandole. Il suo interesse però nascondeva un segreto di cui non ero al corrente. Sua moglie, Paola, la dolce e timida Paola, ha un autentico terrore dei cani. Un terrore atavico, per essere stata aggredita quando era una bambina. Un terrore che la può far addirittura svenire quando un cane le si avvicina. Tony sapeva tutto questo, e si è precipitato verso i cani per tenerli lontani da Paola, che, intanto, veloce come un lampo,  era saltata in macchina, aveva chiuso di scatto la portiera e guardava verso i due molossi con gli occhi terrorizzati.

 

<<Non fanno niente, sono due angeli>> continuavo a ripetere, ma inutilmente. Paola era sbiancata e si vedeva che la sua paura era grandissima.  I cani, poi, che sono, come ho detto, dolcissimi, ma anche curiosi, dopo aver salutato e annusato a dovere Tony, hanno cominciato a correre intorno alla macchina sbavando dal desiderio di conoscere anche Paola, per poterla annusare e imprimere nel loro cervello le informazioni che la riguardavano.  Paola, rannicchiata sul sedile, implorava aiuto e i cani, vedendola spaventata e volendo consolarla e proteggerla, avevano incollato il muso sui vetri della macchina per avvicinarsi il più possibile a lei.

 

E’ stato molto difficile convincere Paola a lasciare il suo sicuro rifugio per percorrere il tragitto che dal cortile porta in casa. Finalmente, siamo riusciti a distrarre i cani, e lei è corsa via, è entrata in casa e si è sentita finalmente al sicuro. Mia moglie Vittorina e Rita le hanno dato il benvenuto. Lei sorrideva felice. Pensava certamente: <<Da qui non uscirò mai più se non domani per tornare a casa>>.

Intanto Tony ha preso le valigie e le ha portate nella camera. Paola è salita per cambiarsi. Mia moglie con Rita stavano in cucina a preparare il pranzo. E mentre si aggirava per la casa, Paola ha avuto un altro, questa volta piccolo, sussulto. Ha visto una gatta che dormiva raggomitolata su una poltrona. Dei gatti non ha paura, ma una certa suggestione sì. Per cui ha girato al largo. <<Non ti preoccupare>>, le andavo ripetendo.  <<In casa ci sono solo tre gatte. Gli altri gatti della tribù stanno in giro. Ce ne sono una decina, ma sono tutti molto buoni>>. Paola sorrideva. I gatti non le fanno paura. <<Sono i cani che mi spaventano>>, ha detto. <<Per fortuna che posso stare qui in casa e loro sono fuori>>.

Guardava dalla finestra per vedere i cani e aveva un’espressione molto felice. Gustava appieno la sicurezza che le dava la casa. Ma, in realtà, il problema, per me, si complicava. I miei cani sono abituati a vivere in stretto rapporto con la famiglia. Stanno fuori casa, quando vogliono stare fuori. Ma se desiderano entrare in casa, bussano con la zampa sulla porta, oppure abbaiano in un certo modo, che è come se dicessero: <<Aprimi>>, e subito la porta viene aperta e loro entrano. Ora, come avrei potuto dire ai miei cani: <<Oggi non potete entrare in casa?>>. Mi avrebbero guardato male, mortificati. Si sarebbero certamente chiesto: <<Ma che cosa abbiamo fatto di male?>>.

 

 

Poichè io sono affezionatissimo ai miei cani non sapevo come risolvere il problema. Sono stato fuori con loro, ho cercato di consolarli, di far capire che non avevano commesso niente di brutto, che non ero arrabbiato. Ma, far capire loro che non sto: "Benvenuto.corsa via, è entrata in casa e si è sentita fimci che stavano conversando con me.i.  giunto il momento del pranzo, ho dovuto lasciarli ed entrare in casa. E loro hanno cominciato a chiedere di poter entrare. Per un po’, mia moglie, io e Rita, abbiamo finto di non sentire le loro zampate sulla porta e i loro richiami, ma poi ho ceduto ed ho spiegato ai miei ospiti che i cani erano abituate a stare con noi durante il pranzo. Si sarebbero distesi ai loro posti, senza disturbare nessuno. Paola ci guardava con occhi imploranti, ma nello stesso tempo ormai aveva capito che quei due cani erano speciali, erano come delle persone e la sua paura era diminuita. I cani sono entrati, sono corsi a salutare i due ospiti e poi si sono sdraiati in disparte e nessuno si è più accorto della loro presenza. Paola ogni tanto li guardava e il suo volto era sereno. Anzi, negli occhi aveva una luce di curiosità e di affetto. Percepiva l’amore che quelle due bestie le portavano.  Vedendoli così potenti, si sentiva protetta da loro.

 

Abbiamo pranzato, abbiamo chiacchierato. I due molossi sono sempre rimasti là, immobili, come fedeli guardie del corpo. Solo quando ci siamo alzati, dopo aver bevuto il rituale caffè, si sono alzati anche loro, per seguirci in giardino. Azucena, la più terribile ma anche la più affettuosa, si è avvicinata a Paola e le ha appoggiato con dolcezza il muso sulla gamba. Paola è rimasta immobile, ma dopo qualche attimo abbiamo visto che la sua mano è scivolata sul collo della cagna  in un gesto di carezza. Tony guardava incredulo. Io, mia moglie e Rita sorridevamo felici. Azucena aveva vinto. Aveva conquistato Paola sconfiggendo la sua paura.