Testo di Roberto Allegri
Foto
di Nicola Allegri
Copyright
© 2004 editorialegliolmi.it
tonyassante.com
Musica, televisione, spettacolo
sono gli ideali di moltissimi giovani del nostro tempo. Anche chi
studia, frequenta l’università, o ha già un buon posto di lavoro,
non smette di coltivare il sogno di poter emergere nel mondo dello
spettacolo. Si potrebbe dire che sono milioni gli aspiranti cantanti
nel nostro Paese, ma solo pochissimi riescono ad affermasi. La
maggior parte restano degli sconfitti, a molto spesso vittime di
sfruttatori che spillano soldi vendendo illusioni impossibili.
Per dare a questi giovani che
sognano il palcoscenico qualche consiglio concreto e reale, di
quelli veri e utili, abbiamo intervistato un artista poliedrico, che
ha una formidabile preparazione professionale e conosce tutti i
segreti e i meandri del difficile mondo dello spettacolo.
Si
chiama Luca Jurman,
ha 39 anni. E’ noto al grande pubblico per essere stato il
professore di canto nell’accademia televisiva “Operazione Trionfo”,
andata in onda nell’autunno di cinque anni fa. E’ un artista
camaleontico. Praticamente fa di tutto: è musicista, cantante, si
esibisce con la sua band, duetta con i più importanti nomi della
musica leggera, è attore di film e interprete di musical. Ha fatto
il produttore artistico del musical “Grease” con Lorella Cuccarini e
Giampaolo Ingrassia, di “Beatrice e Isidoro” con Annalisa Minetti, è
stato tra i protagonisti principali di “Jesus Christ Superstar” e ha
collaborato con artisti “immortali” quali Phil Collins, Quincy Jones,
B.B. King, Zucchero, Celentano, Lucio Dalla, Renato Zero, Enrico
Ruggeri. Ha quindi una grande e importante esperienza ed è per
questo che in qualità di maestro di canto è molto apprezzato e
ricercato. Hanno studiato con lui Irene Grandi, Syria, Simona dei
“Dirotta su Cuba” e Alex Baroni, Roberta Faccani (Matia Bazar), Gian
De Martini (Amici di Maria), Lorella Cuccarini, Chiara Iezzi (Paola
e Chiara), Michel Altieri, Claudia Gerini, Paola Barale, Arianna,
Lighea, Barbara Montecucco (Popstar), Paolo Meneguzzi, Edoardo
Agnelli, Fabrizio Voghera ed altri <<La mia passione è cantare ma
sento forte il dovere di insegnare quello che ho appreso>>, dice.
<<Credo fermamente che non ha senso conoscere qualcosa se poi non la
si può dividere con gli altri.>>
Maestro
Jurman, quali doti sono necessarie oggi per affermarsi nel mondo
dello spettacolo?
<<Se un giovane vuole intraprendere
questo mestiere lo deve considerare proprio per quello che è, “un
mestiere” e non un
hobby. Deve puntare ad una carriera
concreta e non rincorrere la notorietà mediatica come quella che
oggi viene data dai vari reality show. E per fare questo c’è un solo
modo: la preparazione. Oggi più di ieri>>
Non è
sufficiente, quindi, avere una bella voce per diventare cantanti
celebri?
<<No. Occorre essere preparati in
tutto. Chi vuole diventare un bravo cantante, deve studiare canto ma
deve anche saper suonare bene almeno uno strumento, deve imparare
composizione, deve imparare a muoversi sul palco, ad essere
disinvolto, a saper parlare con il pubblico. L’artistoide scontroso
di poche parole andava di moda negli anni Ottanta e Novanta, ma oggi
la concorrenza è tale che tutto si basa sulla qualità. Se ieri un
artista doveva essere bravo per emergere, oggi deve essere
bravissimo. E per questo è indispensabile che un giovane trovi il
maestro giusto, uno che non voglia spillargli soldi ma aiutarlo
davvero ad affinare le doti naturali>>.
L’attuale
ambiente del mondo dello spettacolo è adatto ad aiutare i giovani
che vogliono diventare veri artisti?
<<Purtroppo no. Le varie Accademie
mediatiche, i vari Reality show propongono una via sbagliata, falsa,
che porta magari alla notorietà temporanea ma fasulla. Chi ricorda i
nomi di coloro che hanno partecipato a qualche reality negli anni
passati? Nessuno. Il Reality può essere utile solo nel caso in cui
il giovane abbia già una base. E la base si costruisce con la
fatica, lo studio quotidiano e costante. I criteri di scelta nel
mondo dello spettacolo sono spietati, oggi più di un tempo. Molti
sperano, molti partecipano e molti vengono eliminati. E’ tutto così
rapido che nel giovane può nascere un moto di rabbia che non lo
aiuta per niente. Ma è ovvio: per una casa discografica puntare su
un giovane significa investire molti soldi, soldi che deve
riprendersi in poco tempo. Ecco perché c’è molta selezione. Ma
d’altra parte ci sono anche molti ragazzi che non sanno fare nulla
ma che si considerano lo stesso degli artisti. Sbagliano la
filosofia di fondo. Prima devono imparare a sudare, a faticare,
devono confrontarsi con l’umiltà, anche con la sconfitta. Sono
lezioni che formano il carattere oltre che a costituire solide basi
artistiche>>.
Con
quale atteggiamento e quali speranze, quindi, un giovane deve
avvicinarsi alla professione artistica?
<<Come ho detto prima, non si deve
considerare il lavoro nel mondo dello spettacolo come un hobby. Uno
pensa: sono carino, o carina, mi muovo un po’, canticchio qualcosa e
il gioco è fatto. Non è così. Quindici anni fa nel panorama
discografico europeo c’erano 900 titoli nuovi ogni anno. Oggi sono
9000. Ora c’è, quindi, una concorrenze spietata, ed è impossibile
pensare di emergere solo per il viso o la presenza.
Capita, soprattutto quando si ha alle
spalle un produttore con tanti soldi, ma alla resa dei conti se non
hai le basi non vai avanti. Duri qualche anno, poi crolli. Ecco
perché è importante la gavetta. Un tempo era una tappa obbligata e
fondamentale nella crescita di un artista anche come individuo. Oggi
tutti vogliono il successo subito. E’ sbagliano. Ma chi sceglie la
gavetta, lavorerà sempre. Magari non diventerà famosissimo, ma sarà
comunque un professionista nel campo artistico che ama. Lo
spettacolo paga le meteore ma per un tempo brevissimo. L’artista
vero fatica, ma sarà sempre attivo. La musica, e il canto in
particolare, sono strumenti difficili da affilare. E’ arte a cui si
deve dedicare una vita intera. Si deve pensare da musicista per
poterlo poi essere. Ci vuole tempo, pazienza, costanza. Il canto è
l’arte dell’attesa.>>
Qual è
il consiglio fondamentale che lei darebbe ai giovani che sognano il
palcoscenico?
<<Il mio consiglio ai giovani è sempre
lo stesso: seminare bene fin dall’inizio. Farsi le basi. Poi, se uno
ha qualcosa in più da dire, se ha delle qualità, emergerà. Ma anche
se non emergerà alla grande, sarà sempre ad un discreto livello
lavorativo e potrà vivere dell’arte che ha scelto, senza pentirsi di
aver buttato via del tempo prezioso della sua vita. Ci vuole umiltà,
e soprattutto grande rispetto per se stessi e per la musica. Se
l’arte si accorge che la stai prendendo in giro, ti volta le
spalle>>.