Preziosi consigli di un grande maestro per aspiranti cantanti

 

 STUDIO STUDIO E DURA GAVETTA

 

Testo di Roberto Allegri

Foto di Nicola Allegri

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Musica, televisione, spettacolo sono gli ideali di moltissimi giovani del nostro tempo. Anche chi studia, frequenta l’università, o ha già un buon posto di lavoro, non smette di coltivare il sogno di poter emergere nel mondo dello spettacolo. Si potrebbe dire che sono milioni gli aspiranti cantanti nel nostro Paese, ma solo pochissimi riescono ad affermasi. La maggior parte restano degli sconfitti, a molto spesso vittime di sfruttatori che spillano soldi vendendo illusioni impossibili.

Per dare a questi giovani che sognano il palcoscenico qualche consiglio concreto e reale, di quelli veri e utili, abbiamo intervistato un artista poliedrico, che ha una formidabile preparazione professionale e conosce tutti i segreti e i meandri del difficile mondo dello spettacolo.

Si chiama Luca Jurman, ha 39 anni.  E’ noto al grande pubblico per essere stato il professore di canto nell’accademia televisiva “Operazione Trionfo”, andata in onda nell’autunno di cinque anni fa. E’ un artista camaleontico.  Praticamente fa di tutto: è musicista, cantante, si esibisce con la sua band, duetta con i più importanti nomi della musica leggera, è attore di film e interprete di musical. Ha fatto il produttore artistico del musical “Grease” con Lorella Cuccarini e Giampaolo Ingrassia, di “Beatrice e Isidoro” con Annalisa Minetti, è stato tra i protagonisti principali di “Jesus Christ Superstar” e ha collaborato con artisti “immortali” quali Phil Collins, Quincy Jones, B.B. King, Zucchero, Celentano, Lucio Dalla, Renato Zero, Enrico Ruggeri. Ha quindi una grande e importante esperienza ed è per questo che in qualità di maestro di canto è molto apprezzato e ricercato. Hanno studiato con lui Irene Grandi, Syria, Simona dei “Dirotta su Cuba” e Alex Baroni, Roberta Faccani (Matia Bazar), Gian De Martini (Amici di Maria), Lorella Cuccarini, Chiara Iezzi (Paola e Chiara), Michel Altieri, Claudia Gerini, Paola Barale, Arianna, Lighea, Barbara Montecucco (Popstar), Paolo Meneguzzi, Edoardo Agnelli, Fabrizio Voghera ed altri  <<La mia passione è cantare ma sento forte il dovere di insegnare quello che ho appreso>>, dice. <<Credo fermamente che non ha senso conoscere qualcosa se poi non la si può dividere con gli altri.>>

 

Maestro Jurman, quali doti sono necessarie oggi per affermarsi nel mondo dello spettacolo?

<<Se un giovane vuole intraprendere questo mestiere lo deve considerare proprio per quello che è, “un mestiere” e non un hobby. Deve puntare ad una carriera concreta e non rincorrere la notorietà mediatica come quella che oggi viene data dai vari reality show. E per fare questo c’è un solo modo: la preparazione. Oggi più di ieri>>

 

Non è sufficiente, quindi, avere una bella voce per diventare cantanti celebri?

<<No. Occorre essere preparati in tutto. Chi vuole diventare un bravo cantante, deve studiare canto ma deve anche saper suonare bene almeno uno strumento, deve imparare composizione, deve imparare a muoversi sul palco, ad essere disinvolto, a saper parlare con il pubblico. L’artistoide scontroso di poche parole andava di moda negli anni Ottanta e Novanta, ma oggi la concorrenza è tale che tutto si basa sulla qualità. Se ieri un artista doveva essere bravo per emergere, oggi deve essere bravissimo. E per questo è indispensabile che un giovane trovi il maestro giusto, uno che non voglia spillargli soldi ma aiutarlo davvero ad affinare le doti naturali>>.

 

L’attuale ambiente del mondo dello spettacolo è adatto ad aiutare i giovani che vogliono diventare veri artisti?

<<Purtroppo no. Le varie Accademie mediatiche, i vari Reality show propongono una via sbagliata, falsa, che porta magari alla notorietà temporanea ma fasulla. Chi ricorda i nomi di coloro che hanno partecipato a qualche reality negli anni passati? Nessuno. Il Reality può essere utile solo nel caso in cui il giovane abbia già una base. E la base si costruisce con la fatica, lo studio quotidiano e costante. I criteri di scelta nel mondo dello spettacolo sono spietati, oggi più di un tempo. Molti sperano, molti partecipano e molti vengono eliminati. E’ tutto così rapido che nel giovane può nascere un moto di rabbia che non lo aiuta per niente. Ma è ovvio: per una casa discografica puntare su un giovane significa investire molti soldi, soldi che deve riprendersi in poco tempo. Ecco perché c’è molta selezione. Ma d’altra parte ci sono anche molti ragazzi che non sanno fare nulla ma che si considerano lo stesso degli artisti. Sbagliano la filosofia di fondo. Prima devono imparare a sudare, a faticare, devono confrontarsi con l’umiltà, anche con la sconfitta. Sono lezioni che formano il carattere oltre che a costituire solide basi artistiche>>.

 

Con quale atteggiamento e quali speranze, quindi, un giovane deve avvicinarsi alla professione artistica?

<<Come ho detto prima, non si deve considerare il lavoro nel mondo dello spettacolo come un hobby. Uno pensa: sono carino, o carina, mi muovo un po’, canticchio qualcosa e il gioco è fatto. Non è così. Quindici anni fa nel panorama discografico europeo c’erano 900 titoli nuovi ogni anno. Oggi sono 9000. Ora c’è, quindi, una concorrenze spietata, ed è impossibile pensare di emergere solo per il viso o la presenza. Capita, soprattutto quando si ha alle spalle un produttore con tanti soldi, ma alla resa dei conti se non hai le basi non vai avanti. Duri qualche anno, poi crolli.  Ecco perché è importante la gavetta. Un tempo era una tappa obbligata e fondamentale nella crescita di un artista anche come individuo. Oggi tutti vogliono il successo subito. E’ sbagliano. Ma chi sceglie la gavetta, lavorerà sempre.  Magari non diventerà famosissimo, ma sarà comunque un professionista nel campo artistico che ama. Lo spettacolo paga le meteore ma per un tempo brevissimo. L’artista vero fatica, ma sarà sempre attivo.  La musica, e il canto in particolare, sono strumenti difficili da affilare.  E’ arte a cui si deve dedicare una vita intera. Si deve pensare da musicista per poterlo poi essere. Ci vuole tempo, pazienza, costanza. Il canto è l’arte dell’attesa.>>

 

Qual è il consiglio fondamentale che lei darebbe ai giovani che sognano il palcoscenico?

<<Il mio consiglio ai giovani è sempre lo stesso: seminare bene fin dall’inizio. Farsi le basi. Poi, se uno ha qualcosa in più da dire, se ha delle qualità, emergerà. Ma anche se non emergerà alla grande, sarà sempre ad un discreto livello lavorativo e potrà vivere dell’arte che ha scelto, senza pentirsi di aver buttato via del tempo prezioso della sua vita. Ci vuole umiltà, e soprattutto grande rispetto per se stessi e per la musica. Se l’arte si accorge che la stai prendendo in giro, ti volta le spalle>>.

 

 

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