Libri, articoli, saggi e film intorno a questo mito che affascina il mondo
ALLA RICERCA DEL SANTO GRAAL
Testo di Roberto Allegri
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di Nicola Allegri
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Vetrina Libri sul SANTO GRAAL -
Libri di Roberto Volterri
Di questi tempi il
Santo Graal è di moda. Libri, articoli, saggi, e anche film
celebrano questo mito che da secoli affascina il mondo. Il successo
planetario del controverso romanzo “Il Codice da Vinci” di Dan Brown
ha rinnovato l’interesse per il Medioevo, i Cavalieri Templari, le
antiche sette depositarie di misteriosi poteri. E soprattutto per il
Graal, il tesoro di tutti i tesori. <<E’ forse l’oggetto antico che
più è stato cercato in assoluto. Il suo ritrovamento è sempre stato
il sogno di ogni studioso e archeologo>> mi ha detto il dottor
Roberto Volterri. <<Da quando il Graal ha fatto la sua apparizione
in un romanzo medioevale, è diventato uno dei più affascinanti
segreti dell’umanità e la sua ricerca ha impegnato intere
esistenze.>>.
Per conoscere di
più sul Graal e i misteri che vi sono legati, sono andato a Roma per
incontrare il dottor Volterri, una specie di Indiana Jones nostrano.
Cinquant’anni, archeologo e ricercatore nell’ambito dell’archeometallurgia
all’Università di Tor Vergata di Roma, Volterri è autore di una
ventina di volumi di cui l’ultimo, scritto in collaborazione con
Alessandro Piana, si intitola proprio “I mille volti del Graal” (SugarCo
edizioni).
Il dottor
Volterri abita a Formello, un piccolo centro immerso nella natura
del Parco di Veio, ad una ventina di chilometri da Roma. Nonostante
io lo conosca da diversi anni, curiosamente ci siamo sempre parlati
al telefonato o incontrati nel suo studio all’Università. Era la
prima volta che entravo nella sua casa e devo dire che è stata un
vera e propria esperienza. Sembra infatti di mettere piede in un
museo. Non di quei rarefatti e ordinatissimi musei moderni, ma
piuttosto lo studio di un magister medioevale, l’antro
fantastico di un antico sapiente. Libri vecchissimi, incunaboli,
statuette egizie, maschere tribali, animali impagliati, spade,
tamburi, alambicchi, simboli templari, una biblioteca con oltre
trentamila volumi sul mistero e l’esoterismo, un laboratorio con
strumentazione elettronica per la ricerca sulle facoltà
extrasensoriali. Ho pensato che la torre dove abitava il mago
Merlino alla corte di Camelot doveva essere più o meno come la casa
di Volterri.
<<La
cosa più straordinaria è che ancora non è chiaro cosa sia
effettivamente il Graal>>, mi ha spiegato mentre eravamo seduti
davanti al camino bevendo un ottimo vino dei Castelli. <<Ci sono
ipotesi, teorie, leggende, tracce, percorsi: ma il Graal sembra
avere mille volti. Nel corso dei secoli, cavalieri, esploratori,
studiosi hanno creduto di avere identificato il Graal e di averlo
localizzato in quasi ogni angolo della terra, dal Medio Oriente al
Nuovo Mondo, all’Europa. Ma anche in Italia, anche nel nostro Paese
ci sono località legate intimamente alla tradizione del Graal.
<<La parola
“Graal” deriva dal latino “cratalis” o “gradalis”, imparentata con
il termine greco “krater”, divenuto in occitanico moderno “grazala”
e che significa “recipiente”. Quindi il Graal dovrebbe essere un
contenitore, un oggetto in grado di tenere al suo interno qualcosa
che non è necessariamente di natura fisica. Potrebbe infatti
contenere la saggezza, la conoscenza, la purezza. Cosa il Graal sia
davvero, è ancora un mistero.
<<Il Graal compare
per la prima volta in un romanzo cavalleresco scritto da Chrétien de
Troyes tra il 1180 e il 1190. Il romanzo si intitola “Perceval” ed
ad un certo punto della storia si parla del Graal. Non ne viene
fatta la precisa descrizione ma viene detto che da questo oggetto
emana una luce fortissima. Il tema viene poi ripreso da altri autori
e nel 1205 Robert de Boron scrive il “Roman de l’Estoire dou Graal”
nel quale si dice che il Graal sarebbe la coppa usata da Cristo
durante l’ultima cena, la stessa coppa che poi Giuseppe d’Arimatea
riempirà col sangue di Gesù in croce. Da quel momento, il Graal
assume il suo aspetto
più
famoso, proprio quello di un calice. Però esistono tante altre
ipotesi che lo identificano in un’infinità di modi diversi. Di volta
in volta il Graal è stato la Corona di Spine o la Croce sulla quale
Cristo è morto, la Lancia con cui il centurione Longino trafisse il
costato di Gesù crocefisso oppure una Pietra, un vassoio oppure una
spada, la Sindone oppure il Velo della Veronica. E ci sono tre
autori inglesi, Michael Baigent, Richard Leigh e Henry Lincoln che
sostengono la tesi, poi ripresa da Dan Brown nel suo famoso romanzo,
secondo cui il Santo Graal sarebbe in realtà il “Sang Real”, cioè il
“Sangue Reale” ovvero la discendenza di Gesù Cristo a della
Maddalena sua sposa.
<<Anche per il
luogo dove il Graal sarebbe nascosto esistono molte ipotesi. C’è la
credenza secondo cui il Graal sarebbe stato portato in Europa dai
cavalieri Templari e custodito in una loro fortezza fino al 1307,
anno in cui l’Ordine templare venne distrutto. Ma si racconta anche
che il Graal sarebbe stato nascosto nei sotterranei del castello di
Montségur sui Pirenei, un castello che era la fortezza dei Catari,
la setta eretica perseguitata dalla Chiesa cattolica e che, sempre
secondo la leggenda, custodiva un preziosissimo tesoro, il Graal
appunto. Alla presenza del Graal sui Pirenei credeva anche Hitler
che nel 1932 mandò su quelle montagne l’archeologo Otto Rahn proprio
col compito di trovare il tesoro dei Catari. Otto Rahn visitò la
zona dal 1932 al 1938, acquisendo materiale per un suo libro. Ma poi
l’archeologo nazista scomparve nel ’39 in circostanza misteriose. Il
bollettino ufficiale delle SS parla di un incidente avvenuto sulle
Alpi svizzere ma versioni non ufficiali ritengono invece che Otto
Rahn sia scomparso in una grotta proprio durante la ricerca del
Graal.
<<Esistono poi
altre leggende che raccontano come il Graal fosse stato nascosto nel
villaggio di Rennes-le-Chateau, sempre in Francia, e che sul finire
del XIX secolo fosse stato ritrovato da Bèrenger Saunière, un
semplice curato di campagna. Nella chiesa di Santa Maria Maddalena a
Rennes-le-Chateau, ci sono le statue di alcuni santi: Germana,
Rocco, Antonio abate, Antonio da Padova e Luca. Mettendo in fila le
iniziali dei loro nomi si ottiene la parola GRAAL. Una coincidenza o
un messaggio che indica la chiesa come il luogo dove sta nascosto il
tesoro? Non si può sapere. Certo è che il Graal potrebbe essere
anche in altri posti. Si dice, ad esempio, che continuerebbe ad
essere celato in Inghilterra, in Scozia, in Spagna, in Germania,
addirittura in Iran, nella fortezza di Takht-I-Sulaiman.>>
A
questo punto Volterri si è alzato, ha attizzato il fuoco nel camino,
ha riempito di nuovo i bicchieri e si è seduto mostrandomi un libro
ricco di fotografie. <<Ho scoperto che nel nostro Paese esistono
molte leggende e tradizioni legate al Graal>>, mi ha detto. <<Alcune
di queste sono solo frutto di fantasia, altre hanno invece delle
solide basi. Una città che, per esempio, sembra avere rapporti col
Graal è Mantova. Nella chiesa di Sant’Andrea si trova la tomba di
San Longino, cioè del centurione che secondo la tradizione trafisse
il costato di Cristo con la lancia, l’arma che secondo alcuni
sarebbe proprio il Graal e che è esposta a Vienna nel
Kunsthistorisches Museum. Nella chiesa di sant’Andrea sono
conservati anche i Sacri Vasi che, si dice, contengono il sangue di
Cristo. La leggenda vuole che fu proprio Longino a raccogliere il
sangue di Gesù e a portarlo a Mantova dove poi morì nel 37 d.C.
Mantova quindi è legata sia all’immagine più celebre del Graal,
quella di un calice che contiene il sangue di Gesù, e sia alla Santa
Lancia.
<<Poi c’è Siena.
Sul pavimento del Duomo sono raffigurati due cervi che proteggono un
vaso che potrebbe essere il Graal. La leggenda dice infatti che il
Graal fu un tempo ospitato nel Duomo ma che in seguito se ne persero
le tracce. Si deve ricordare che l’interno del Duomo di Siena diede
l’ispirazione al compositore tedesco Richard Wagner per la sua opera
“Parsifal” nella quale si racconta proprio del cavaliere che parte
alla ricerca dell’oggetto in grado di curare il suo re, oggetto che
poi si scopre essere un calice di cristallo purpureo. Come si vede,
le varie leggende sono in qualche modo collegate fra loro. C’è da
dire che il Graal potrebbe anche essere un oggetto diverso da un
calice, ad esempio un vassoio. Nella cattedrale di San Lorenzo a
Genova è conservato il Sacro Catino, quello che la tradizione vuole
essere il vassoio usato da Gesù nell’ultima cena. Il catino, un
piatto di smeraldo a forma di piramide tronca, fu portato a Genova
dal condottiero Guglielmo Embriaco che lo avrebbe trovato nel corso
della I Crociata durante la presa della città di Cesarea nel 1101.
Ora, secondo alcuni studiosi, le scodelle che venivano usate nei
banchetti delle grandi occasioni e che erano fatte d’argento o altri
materiali pregiati, erano chiamate “Graalz”, un termine che
assomiglia molto alla parola “Graal”. Quel catino dunque potrebbe
essere proprio il tesoro più famoso della storia.
<<Nel
romanzo “Il Codice da Vinci” si dice che Leonardo dipinse il Graal
nel suo famoso Cenacolo. E questo è un riferimento alla teoria di
cui abbiamo parlato, secondo cui il Graal sarebbe la Maddalena
stessa, considerata come la sposa di Gesù e quindi depositaria del
“Sang Real”, del Sangue Reale. Nel dipinto di Leonardo, che si trova
a Milano nel refettorio della chiesa di Santa Maria delle Grazie
sono raffigurati Gesù e gli Apostoli durante l’ultima cena. Il
personaggio alla destra di Cristo, che l’iconografia tradizionale
identifica con l’apostolo Giovanni, è invece secondo alcuni autori
Maria Maddalena. I lunghi capelli, le mani sottili, il gioiello
applicato alla scollatura del vestito e un abbozzo di seno
indicherebbero proprio una figura femminile. Secondo la teoria
contenuta anche nel romanzo di Dan Brown, sarebbe la Maddalena il
famoso Graal da sempre cercato. E c’è anche un altro particolare da
notare. Se nel dipinto di Leonardo si considerano le figure di Gesù
e della Maddalena insieme, si scopre che i loro corpi formano una
lettera “M”. Bene, la stessa lettera “M” si ottiene anche se, sulla
piantina della chiesa di Rennes-le-Chateau, si uniscono con una
linea le statue dei santi, quelle le cui iniziali danno la parola
GRAAL. Un altro mistero che rende ancora più affascinante l’intera
vicenda.>>
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