A Loppiano, la cittadina della fratellanza universale, fondata da Chiara Lubich nel 1964, è stato inaugurato un Istituto Universitario unico al mondo.

DOTTORI IN “CARISMA DELL’UNITA’”

Di Roberto Allegri - Foto di Nicola Allegri

 

Copyright © 2007  editorialegliolmi.it   tonyassante.com 

 

 

 

All’inizio di dicembre  è accaduto in Italia un fatto di cui i giornali non si sono occupati con il rilievo che l’evento avrebbe meritato. E’ stato ufficialmente inaugurato un nuovo Istituto Universitario.

Questo genere di iniziative dovrebbero sempre attrarre l’attenzione dei media. La cultura è la linfa indispensabile per migliorare il mondo. Un “cenacolo” universitario è un seme che, se riesce a crescere e svilupparsi, diventa capace di influenze incredibili.

In questo specifico caso si trattava non solo di inaugurare un nuovo Istituto Universitario, ma  un Ateneo unico nel suo genere.

L’Istituto si chiama “Sophia”. Ha iniziato la sua esistenza a Loppiano, una cittadina piccola e del tutto speciale. Il corso di studi è riservato a studenti già laureati e al termine del biennio offre una laurea in una materia piuttosto insolita: “Fondamenti e prospettiva di una cultura dell’unità”

Cominciamo con la cittadina dove questo nuovo Istituto è sorto e della quale è una specie di emblema.

Loppiano si trova in Toscana, a una trentina di chilometri da Firenze.

Arrivarci è semplice: sulla A1, si esce ad Incisa Val d’Arno, si prende la strada per le colline e dopo una ventina di chilometri si incontra la frazione di Loppiano. Non si tratta però di un convento o di una comune di persone dagli intenti spirituali. Ci si trova di fronte ad una vera e propria cittadina con case, ville, aziende agricole, cantine, piccole fabbriche immerse nei boschi e nei vigneti. E solo novecento abitante. Ma appartenenti a settanta diversi Paesi di cinque continenti.

Non sono extracomunitari in attesa di un lavoro o del permesso di soggiorno. E neppure turisti incantati dalla bellezza delle colline. Loppiano è fatta di cittadini che vivono e lavorano dando vita ad una comunità singolare che non ha eguali. Un centro cosmopolita, ecumenico, dove non esistono distinzioni di religione, razza, etnia o cultura. Dove ognuno segue il proprio credo, le proprie tradizioni, ma è strettamente unito agli altri da una sola regola che costituisce la ragione specifica della cittadina: vivere secondo il desiderio che Gesù espresse poco prima di morire e cioè “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”.

<<Loppiano è la città della fratellanza, della solidarietà, della comprensione e dell’amore>>, dice Elda Pardi, rappresentante di Loppiano per il rapporto con le istituzioni. <<E’ un punto d’incontro tra i popoli, le culture e le fedi religiose. Un cantiere aperto in cui sperimentare che l’unità tra uomini è davvero possibile. Un progetto che potrebbe sembrare utopia ma che invece è una bellissima realtà, esistente da 44 anni, e che ha già ramificazioni in giro per il mondo>>.

La cittadina di Loppiano è stata ideata e realizzata nel 1964 da Chiara Lubich, (scomparsa il 14 marzo scorso), fondatrice del Movimento Carismatico dei Focolarini, movimento che ha come ideale la convivenza nell’amore cristiano, e che conta oggi circa sei milioni di aderenti in tutto il mondo.

<<Nel ‘64 il Movimento era già molto diffuso>>, continua Elda Pardi, toscana,  che fu una delle prime cittadine di Loppiano. <<Il cuore di Chiara bruciava dal desiderio di realizzare quello che lei chiamava “il Testamento di Gesù”, e che era racchiuso nella frase da lui pronunciata durante l’ultima cena: “Che tutti siano uno”.  Ripeteva spesso: “Per quelle parole siamo nati, per l'unità, per concorrere a realizzarla nel mondo”. Chiara pensò di fondare delle cittadine i cui abitanti avessero come ideale e regola di vita “l’amore evangelico”. Uno dei suoi più stretti amici di allora era Vincenzo Folonari, giovane rampollo della celebre famiglia bresciana produttrice di vino, e fu lui, Vincenzo, a regalare a Chiara il terreno per la futura cittadina dell’amore evangelico. Il sogno prese subito forma concreta e Loppiano iniziò la sua storia. Oggi ci sono già altre 33 cittadine simili sparse per il mondo>>.

Loppiano si estende su 260 ettari con coltivazioni di ulivi, vigneti, alberi da frutta. E’ una cittadina moderna con negozi, sale per incontri, centri d'arte, atelier, piccole aziende, scuole e una grande chiesa dedicata a Maria Theotokos, cioè “madre di Dio”. Tutti gli abitanti lavorano per vivere, ma non per arricchirsi. I beni e il lavoro sono considerati “mezzi” per realizzare la fraternità universale e così ognuno pensa anche agli altri. In questo modo non esistono persone in difficoltà economiche. La cittadina è come una grande famiglia, i cui membri vivono l’uno per l’altro.

Camminare per Loppiano è un’esperienza incantevole. Si incontrano persone sinceramente cordiali che si fermano a chiacchierare, ti danno subito del “tu” e il sorriso che hanno sul viso è spontaneo. Chiediamo ad una coppia di lituani di poterli fotografare e loro subito spariscono in casa per apparire subito dopo con la famiglia al completo, compreso il nonno che ride e si sbraccia per salutare. Facciamo poi la conoscenza di Rod, un ex marine degli Stati Uniti che sembra un attore di Hollywood, che ora vive a Loppiano e mette la sua casa a disposizione degli studenti.

In questa cittadina è sorto ora l’Istituto Universitario “Sophia”, inaugurato ufficialmente il primo di dicembre.

<<Le lezioni sono iniziate il 13 ottobre>>, dice monsignor Piero Coda, preside dell’Istituto. <<Abbiamo 40 studenti che provengono da 14 nazioni diverse. Sono già tutti laureati e vengono qui per dare alla loro preparazione scientifica una dimensione più ampia, aperta al dialogo con gli altri, illuminata dal “carisma dell’unità” tipica del Movimento. L’Istituto non fornisce un dottorato in un’unica materia ma nell’approfondimento delle relazioni che legano le diverse discipline al servizio dell’uomo nella luce del Vangelo di Gesù.>>.

Laureato in Filosofia a Torino, per molti anni docente di Teologia alla Pontificia Università Lateranense, presidente dell’Associazione teologi italiani, il professor Piero Coda, è un amico di vecchia data di Chiara Lubich. <<L’ho conosciuta una trentina di anni fa>>, dice. <<Ho lavorato molto con lei. Anche questo progetto dell’Università non è nato ieri. Risale a molto tempo fa. Lo abbiamo elaborato con lunghe e interminabili riunioni cui partecipavano diversi professori italiani e stranieri. Io siedo a questa scrivania per volere della stessa Chiara. La sua ultima firma, prima di morire, la fece proprio per proporre me come preside di questa facoltà. Stare qui è come continuare a lavorare con lei.>>

Ci fermiamo a mangiare alla mensa dell’Istituto Universitario, che è  naturalmente invasa dagli studenti. Una comunità cosmopolita, allegra ed esuberante. I giovani siedono a tavola con i loro professori, senza alcuna distinzione. Veniamo accolti come fratelli, i ragazzi ci raccontano le loro esperienze tra risate e brindisi. Tutti parlano italiano, dato che le lezioni vengono tenute nella lingua del Paese ospite. Qualcuno di loro ha trascurato  importanti borse di studio per venire a Loppiano, altri hanno lasciato mestieri già avviati. <<Sono laureato in ingegneria e al mio Paese lavoravo nel campo dell’Economia>>, ci dice Carlos che viene dal Messico. <<Qui voglio vivere il pensiero dell’unità.>>

<<Io sono molto affascinata dalla figura di Chiara Lubich>>, ci dice invece Maria Chiara, giapponese che vive in Canada. <<Sono convinta che a Loppiano io possa anche approfondire il mio rapporto con Dio>>.

<<Questi ragazzi non hanno sogni legati al profitto o alla carriera di successo>>, ci spiega il professor Coda. <<Il loro desiderio è quello di una vita migliore, di un mondo più giusto. E sanno che questo è possibile attraverso la fratellanza, attraverso il Vangelo che in questa Università diventa non solo esperienza di vita ma anche di cultura.

<<Oggi si parla molto di economia e di finanza. Bene, qui a Loppiano abbiamo un modo di fare economia che è assolutamente straordinario. Chiara Lubich lo aveva chiamato “Economia di comunione”. E’ un proget­to che si rivolge principalmente alle imprese. Promuove la nasci­ta di aziende che si impegnano a destinare una parte degli utili ai più poveri, una seconda parte a diffondere la cul­tura "del dare" e una terza parte alla crescita e alla creazione di nuovi posti di lavoro. A Loppiano abbiamo un “polo imprenditoriale” con 21 imprese diverse nel campo tessile e dell’artigianato, alimentare e d’arredamento. Imprese che mettono in pratica con successo il principio dell’”economia di comunione”. In questo modo gli studenti possono toccare con mano il progetto. Ma anche altre nazioni hanno raccolto questa sfida e oggi sono circa 800 le aziende che nel mondo vogliono dimostrare come l’impresa possa davvero diventare lo strumento di un mondo più fraterno, un’arma contro la miseria e la disuguaglianza.>>