La storia di una singolare chiesetta, che sorge sopra Palermo, sui fianchi del monte Grifone,  e si richiama alle apparizioni di Medjugorje.

L’OASI DELLA SPERANZA

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DI Rita Coruzzi

Abbiamo tante immagini della Sicilia e di Palermo in sé, ma nessuna di queste a mio parere rispecchia quella che ho trovato io, cioè Palermo come oasi della speranza.

Sono stata invitata da Franco Mazzola, fondatore di una struttura di preghiera, chiamata “Oasi della speranza”,  costruita solo in sessantasette giorni dopo un pellegrinaggio a Medjugorje, durante il quale Franco aveva ricevuto segnali inequivocabili e aveva sentito dentro di sé il compito e il desiderio di portare speranza.

Sopra Palermo, lungo i fianchi del monte Grifone che sovrasta la città, percorrendo una stretta stradina che si inerpica rapidamente, all’improvviso appare una costruzione bianca, bassa, da cui emana un specie di aura che avvolge. La vista della città da lassù è davvero mozzafiato, incantò perfino Sua Eminenza il Card. Pappalardo quando inaugurò, benedicendola, la piccola struttura,  e affidando Palermo alla protezione della Madonna della Speranza.

La chiesa di per sé è piccola, ma tutto trasuda  amore e amicizia. Ancora una volta mi sono trovata faccia a faccia con Maria, con il suo sorriso, con la sua pazienza e ho interpretato tutto questo come un segno, per farmi capire che quello che lei mi ha detto otto anni fa a Lourdes è vero, e non ne devo mai dubitare. È lei che vuole che porti la mia testimonianza a tutti coloro che possono aver bisogno di me.

In quella trasferta credo di aver preso più di quanto abbia effettivamente dato. Infatti, nulla può ripagare l’accoglienza che mi è stata riservata: ho conosciuto persone straordinarie, con le quali si è subito instaurato un rapporto di amicizia fraterna come se mi conoscessero da sempre e facessimo parte della stessa famiglia.

Sono rimasta colpita nell’apprendere che i frequentanti dell’Oasi si trovano ogni 24 del mese, anniversario della prima apparizione della Madonna a Medjugorje, senza interruzioni, in qualsiasi condizione meteorologica, dal caldo torrido al freddo penetrante. Ciò dimostra ancora una volta che l’amore non ha confini, e soprattutto che la speranza va oltre tutto, anche  oltre la morte.

Maria ha voluto che dessi la mia testimonianza in quel luogo, a quelle persone, non credo per portare io speranza, quanto per riconfermare che in tutte le situazioni si può trovare conforto e appagamento, anche in quelle più terribili e più impensabili. Spesso da queste esperienze che noi, nella nostra misera condizione umana, consideriamo le peggiori, nascono invece le cose migliori.

Così è stato anche per l’Oasi: nata in seguito a una terribile sofferenza, ora è segno di speranza per tutta la città di Palermo. La sua storia è non solo interessante, ma anche molto commovente. Ho chiesto a Franco Mazzola, fondatore dell’Oasi, di raccontarla.

Franco, come ti è venuta questa idea di costruire un luogo di preghiera a Palermo?

<<E’ una storia che inizia con un tragico evento: la morte improvvisa di mia moglie Rosa il 10 settembre 1990. Era in attesa del nostro terzo figlio, avevamo già due bambine, quando la mattina di quel giorno, all’improvviso si accasciò in terra mormorando di avere un grande dolore alla testa. Nel giro di pochi minuti morì. Quando arrivai a casa, chiamato d’urgenza, la trovai già spirata. Per me fu un dolore enorme, una sofferenza indescrivibile, che non mi lasciava mai anche se dovevo farmi forza per crescere le mie due figlie che, ancora piccole, cercavano la mamma continuamente. La sua morte mi fece anche riflettere molto, e un giorno, esattamente il 1° gennaio 1991, sulla sua tomba, mentre recitavo il Rosario, sentii l’impulso di salire sulla montagna con le bambine ed un amico. Allora quello era un luogo di perdizione: non c’era nulla, né strada, né luce, solo terra riportata,  posti per drogati e smontaggio di auto rubate. Quando arrivai abbastanza in alto, dissi al mio amico che qui avrei costruito un tempietto dedicato alla Madonna, e che l’avrei eretto proprio nel punto in cui si fosse fermato un grosso masso che noi facemmo rotolare>>.

Perché l’hai chiamata Oasi della Speranza?

<<Il nome prende origine da un pellegrinaggio a Medjugorje nel 1987 con mia moglie Rosa e la figlia più grande. All’ora dell’apparizione, mia moglie vide la Madonna scendere dal cielo con il Bambino in braccio offerto in dono. Anche le veggenti quel giorno dissero che la Madonna era apparsa con il Bambino, cosa che di solito accadeva solo per Natale. Soltanto dopo la morte di Rosa io pensai a quella visione miracolosa in modo diverso: riflettendo a lungo, realizzai che la Madonna era apparsa con il Bambino per dare un segno di speranza speciale per me e mia moglie. Lei offriva il suo Bambino per salvare il mondo, e mia moglie sarebbe andata in Paradiso con il suo nel grembo. Questo doveva essere il segno di una grande speranza per me e per le mie figlie. Così quando si trattò di dare un nome alla chiesetta che avevamo costruito, dissi che si sarebbe chiamata Oasi della Speranza, dedicata a Maria Regina della Speranza. Ma la speranza volevo che fosse anche per tutta la città di Palermo, che in quel periodo viveva dei momenti bui e tragici>>.

E’ vero che è stata costruita solo in sessantasette giorni?

<<E’ proprio così. Grazie a centinaia di volontari che dedicarono tempo, denaro ed energie a questo progetto, la chiesa fu eretta in un tempo record. Tutto qui si basa sul volontariato e l’Oasi vive grazie alle offerte dei benefattori. Restò meravigliato anche il Cardinale. Salvatore Pappalardo, che venne ad inaugurarla il 31 maggio 1991. Durante il suo discorso egli affidò la città di Palermo alla Madonna della Speranza, dicendo letteralmente: “Metto Palermo sotto la protezione della Madonna della Speranza”, mentre guardava di fronte il monte Pellegrino dove si venera la Santuzza, Santa Rosalia patrona della città>>.

Adesso oltre alla chiesa c’è anche un’altra sala. Quando fu aggiunta?

<<Nel 1997 venne realizzata l’aula dedicata al Santo Padre Giovanni Paolo II, che fu benedetta dal cardinale Salvatore de Giorgi il 31 maggio 1997, nel settimo anniversario della fondazione dell’Oasi>>.

Quali sono i momenti di preghiera che si svolgono all’Oasi?

<<Proprio perché l’Oasi è legata alla Madonna di Medjugorje, abbiamo deciso di ritrovarci qui tutti i mesi, il giorno 24, anniversario della prima apparizione che avvenne il 24 giugno. Quel giorno la Madonna non parlò ai bambini, perché essi, spaventati, fuggirono via, e il primo colloquio avvenne il giorno dopo, il 25. Ma la prima volta in assoluto che essi videro Maria fu il giorno 24, ed è per questo motivo che in questa data ci ritroviamo ogni mese a pregare. Ogni volta viene invitato un sacerdote a parlare, o una persona a testimoniare per aiutarci a mantenere viva la speranza>>.

Ed è per questo motivo che anch’io fui chiamata da Franco Mazzola a testimoniare, un giorno 24, all’oasi della Speranza. Grazie a questo invito ho potuto conoscere una realtà meravigliosa e tanti amici davvero affezionati, che tengo sempre nel cuore. Grazie a loro posso dire anch’io: Maria, regina della Speranza aiutaci tu!

Rita Coruzzi