
Centocinquant’anni fa nasceva, a
Lucca, il compositore di “Bohème”, “Tosca” e “Turandot”.
Intervista alla musicologa Gabriella Biagi Ravenni.

“QUATTRO
GENERAZIONI DI MUSICISTI
NEL “DNA” DI
GIACOMO PUCCINI”
Di
Renzo Allegri - Foto
Nicola Allegri
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Centocinquanta
anni fa nasceva, a Lucca, Giacomo Puccini, uno dei grandi
compositori italiani, autore di opere liriche immortali, “Bohème”,
"Tosca”, “Turandot”, “Madama Butterfly”, “La fanciulla del West”
eccetera, amate dai melomani ma anche dal grande pubblico. Venne al
mondo proprio sotto Natale, alla ore 2 della notte del 22 dicembre
1858 e fu battezzato il giorno successivo, in casa, probabilmente
perché c’era pericolo che morisse. Il battesimo fu poi celebrato
solennemente il 28 dicembre in cattedrale.
Molti enti
culturali, in Italia e nel mondo, in questo periodo celebrano la
nascita del grande musicista. Un ricordo speciale è stato allestito
naturalmente a Lucca: una straordinaria mostra che si intitola
“Puccini e Lucca”. Si trova nel trecentesco Palazzo Guinigi. Occupa
sette grandi sale zeppe di fotografie, spartiti, oggetti appartenuti
al maestro, e soprattutto documenti, alcuni finora inediti. La
mostra è stata realizzata dalla professoressa Gabriela Biagi Ravenni,
docente di musicologia all’Università di Pisa, presidente della
Fondazione e del Centro Studi Puccini, una delle massime esperte
della vita e delle opere di Puccini, che ha lavorato in
collaborazione con tutte le istituzioni cittadine, politiche e
culturali, in particolare con il Comune nella persona dalla
dottoressa Letizia, assessore alla Cultura..
La
professoressa Ravenni ha giustamente voluto illustrare non solo la
vita e l’attività del compositore, ma anche la storia della sua
famiglia, come ci ha precisato in questa intervista. <<Penso che non
ci sia nessun altro grande compositore che abbia alle spalle una
“famiglia” di eccezionali musicisti come Puccini>>, afferma la
professoressa Ravenni. E aggiunge: <<Nelle biografie, negli
articoli riguardanti Giacomo Puccini, quasi sempre si ricordano i
luoghi dove egli visse quando era già famoso e dove compose le sue
opere: Torre del lago, Viareggio, Milano. Si trascura Lucca, da cui
egli se ne era andato, per vicende personali, all’inizio della
carriera. Ma ha sempre molto amato la sua città. Non si può
parlare di Puccini trascurando Lucca. Qui è nato, qui si è formato,
qui, e solo qui, sono profondamente radicate le sue radici
musicali>>.
<<In
che senso?>>, chiediamo
<<Giacomo
Puccini è il prodotto di una grande famiglia di artisti che ha
dominato la vita musicale di Lucca per due secoli. Una “dinastia” di
cinque generazioni, composta da musicisti di alto livello. Nel
Settecento e Nell’Ottocento, il titolo più prestigioso per un
musicista era quello di “Socio” della “Accademia Filarmonica di
Bologna”. I più famosi musicisti europei venivano in Italia per
conseguire quel titolo. Anche Mozart. Ebbene, tutti gli antenati di
Puccini furono Accademici della Filarmonica.
<<Un’altra
caratteristica di quella singolare dinastia sta nel fatto che era
costituita da una linea diretta: padre e figlio, padre e figlio.
Niente rami collaterali. E per di più con doti musicali eccellenti
ricevute anche dalle madri>>.
<<Quando
ebbe inizio la dinastia musicale dei Puccini?>>
<<Nel
1700. Il primo Puccini della serie si chiamava anche lui Giacomo.
Visse dal 1712 al 1781. Studiò a Bologna, dove divenne Accademico
della Filarmonica. Quando tornò a casa, era già famoso e la
Serenissima Repubblica di Lucca lo nominò primo maestro organista
della Cattedrale e direttore della Cappella Palatina. Lasciò molte
composizioni importanti. Ebbe parecchi figli, ma solo un maschio
sopravvisse, Antonio, che divenne musicista come il padre e alla
morte del genitore ne prese il posto. Antonio, anche lui Accademico
della Filarmonica e fecondo compositore, trasmise l’arte al proprio
figlio Domenico, che è forse il più conosciuto degli antenati
dell’autore di “Bohème” perché alcune sue composizioni vengono
ancora eseguite. Domenico trasmise il suo genio a Michele, il padre
di Giacomo, che a Lucca fu non solo compositore e organista, ma
anche insegnate e direttore dell’Istituto musicale. Quando morì, nel
1864, Giacomo, unico maschio con sei sorelle, aveva soltanto sei
anni>>
<<E
seguì le orme del padre>>.
<<Era destino.
Il maestro Giovanni Pacini, famoso compositore pure lui, tenne il
discorso ufficiale al funerale di Michele Puccini, e, dopo aver
ricordato i meriti del defunto e il dolore dei familiari e di tutta
la città per la perdita di un grande uomo, si rivolse al piccolo
orfano “solo superstite ed erede di quella gloria, che i suoi
antenati si meritarono nell’arte armonica, e che forse potrà egli
far rivivere un giorno”. Parole profetiche di una aspettativa che
tutti a Lucca desideravano>>.
<<Quindi il
piccolo Giacomo cominciò subito a studiare musica>>
<<Sembra invece
che non ne volesse sapere. Era un bambino vivace, ribelle, inquieto,
monello, non amava studiare. Andava malissimo in matematica. Perdeva
il tempo a caccia di nidi, di uccellini. Fu la madre, Albina Magi,
ha insistere amorevolmente ma continuamente affinchè si mettesse a
studiare musica. La accontentò quando aveva dieci anni. Ho
recentemente scoperto un documento da cui si ricava che, a quell’età,
Giacomo fu iscritto all’Istituto musicale che era stato diretto da
suo padre. Ma nella classe di violino. Probabilmente non ne voleva
sapere di diventare un compositore. Fu un insegnante, Carlo
Angeloni, a farlo innamorare della musica. Era anche lui un
appassionato cacciatore e parlando con il ragazzo di battute di
caccia, di cani, di trappole e di uccelli, ne acquistò la fiducia e
riuscì a fargli amare quell’arte per la quale era nato con un
immenso talento. Giacomo passò dalla classe di violino a quella di
composizione e progredì con passi da gigante>>.
<<I primi
studi musicali quindi Puccini li fece a Lucca>>.
<<Si diplomò a
Lucca. Decise poi di andare a studiare anche al “Regio
Conservatorio” di Milano che era già allora la più importante scuola
di musica. Si iscrisse nel 1880 e tre anni dopo si diplomò con una
composizione “Capriccio sinfonico” che entusiasmò pubblico e
critici del tempo>>.
<<
E tornò a Lucca. Ma vi rimase poco. Se non sbaglio se ne andò per
non tornare più nella sua città. Come mai?>>
<<La ragione
per cui Puccini si allontano “fisicamente” da Lucca sta in una
vicenda sua personale. Nel 1885, dopo il successo ottenuto a Milano
con la sua prima opera, “Le villi”, una giovane donna di Lucca,
Elvira, si innamorò pazzamente di lui. Era la moglie di un compagno
di scuola di Giacomo, e aveva due figli piccoli, uno di pochi mesi.
Lasciò marito e figli per scappare via con Puccini. Per Lucca fu un
grande scandalo. Tutta la città era contro i due amanti. Puccini fu
ripudiato dalla propria famiglia e non potè più tornare a casa. Ma
amava la città delle sue radici e, nel corso della sua esistenza,
ebbe diverse dimore, tutte molto vicine a Lucca>>.
<<La sua
storia con Elvira non fu molto felice>>
<<Una grande
passione iniziale, finita poi con un lunga tormentosa convivenza
piena di liti, di incomprensioni, di tristezza. Si dice che la
causa di tutto fosse la folle gelosia di Elvira, alimentata peraltro
dalle scappatelle del maestro che aveva un grande fascino sulle
donne. Ma io penso che la causa di quel matrimonio tormentato avesse
radici più serie. C’è una lettera di Puccini alla moglie dove il
maestro scrive una frase molto significativa: “Tu, quando usi la
parola arte lo fai con scherno”. Parole amare per un grande artista.
Indicano che Elvira non era in sintonia con lui. Un uomo come
Puccini probabilmente aveva bisogno di una donna che fosse più
vicina alla sua arte. Elvira non riuscì mai ad esserlo>>
<<Però,
nonostante tutto, Giacomo Puccini non si separò mai dalla moglie>>.
<<Ci fu un
momento in cui la separazione sembrava imminente. Nel 1909, Elvira
aveva assunto una cameriera, Dorina Manfredi, una ragazza del luogo,
di 23 anni. Una ragazza buona, semplice, riservata. All’inizio tutto
filava tranquillo. Poi la gelosia di Elvira si scatenò. Immaginava
che la ragazza avesse una relazione con Giacomo e cominciò a
perseguitarla, la licenziò dicendo in giro di averla trovata a letto
con il marito. Non era vero niente. La povera ragazza, sconvolta
dallo scandalo, si suicidò. Ci fu un’inchiesta e poi un processo ed
Elvira venne condannata. Tutti gli amici suggerivano a Puccini di
separarsi dalla moglie. Anche l’editore Ricordi. Ma Giacomo, pur
soffrendo terribilmente di quella situazione , non volle lasciare
Elvira. Non poteva dimenticare che Elvira per suo amore si era messa
contro tutti. Puccini aveva un grande cuore. Era un buono, un
generoso, non era cinico, come qualcuno ha scritto. Ma non fu
fortunato in amore. E neanche nella vita. Perché morì nel 1924, per
un tumore alla gola e aveva soltanto 66 anni. Solo la musica gli
diede grandissime soddisfazioni e continua a dargliene perché le sue
opere sono tra le più amate in tutto il mondo>>.
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