Impressioni e confidenze di una giovane pellegrina

LOURDES, PROVA GENERALE DEL PARADISO

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di Rita Coruzzi

 

Con un po’ di emozione entro nel mensile on line “Il Faustino”, pronta a mettere in questo impegno l’energia e la volontà che merita. Come esordio, parlerò di un luogo a me molto caro, che è stato fondamentale nel corso della mia esistenza: il Santuario mariano di Lourdes, santuario che ho visitato già otto volte.

Siamo nel mese che ricorda l’inizio delle apparizioni della Madonna a Lourdes. E’ da poco terminato l’anno giubilare del 150° anniversario delle apparizioni, ed è iniziato “l’anno dedicato a Bernadette dopo le apparizioni”.

La mattina dell’11 febbraio 1858, una ragazzina di 14 anni, che si chiamava Bernadette Soubirous, con le sue cugine va in cerca di legna per riscaldare la poverissima e squallida casa, ricavata da una ex prigione, dove abita con i suoi genitori e i suoi fratelli, e si imbatte in quella che poi si proclamerà l’Immacolata Concezione.

Mi sono spesso posta la domanda che cosa abbia mai fatto Bernadette di così straordinario per meritare un simile privilegio. In questi otto anni di devozione mariana e di pellegrinaggi lourdiani che hanno riempito di significato la mia vita, mi sono sempre data la stessa risposta: Bernadette ha fatto qualcosa di semplice e di straordinario nello stesso tempo, ha s creduto, ha avuto fede, si è fidata di quella Signora vestita di bianco che le è apparsa sorridendo, facendosi il segno della croce.

Quanto è difficile al giorno d’oggi fidarsi! Forse è la cosa più difficile, poiché nel mondo odierno siamo sempre sul chi va là, stiamo attenti, ci guardiamo le spalle, pronti a sbranare chi vuole sbranare noi.

Fortunatamente questo atteggiamento a Lourdes sparisce. Di preciso non so cosa avviene in quel luogo, e credo che mai lo scoprirò, perché è qualcosa di ultraterreno, ma quando si è là, specialmente davanti alla grotta di Massabielle, ti viene spontaneo aprire il tuo cuore, fidarti, credere in Dio, in Maria e anche nelle persone che ti stanno intorno, come tutti i volontari che fanno assistenza ai malati. Normalmente non si darebbe tanta confidenza a persone che non conosci, ma a Lourdes tutto cambia, tutto è diverso, perché la prospettiva è diversa, il modo di pensare è diverso, il tuo cuore è diverso.

Nella mia esperienza personale la prima volta che andai a Lourdes imparai a fidarmi nuovamente di Dio, ritrovai una fiducia che sentivo tradita. Questo però non avvenne in una maniera eclatante, esteriore,  fu una rivelazione repentina dentro di me.

Lourdes è un luogo straordinario in quanto ti propone la vita quotidiana come un continuo miracolo e rivelazione di cose straordinarie.

La rivelazione dello straordinario nella quotidianità: ecco un’altra grande consapevolezza che Lourdes fa scoprire. Ed è proprio per questo, per ringraziare la Madonna di avermi fatto ritrovare Dio, di avermi fatto riscoprire la fede, nonostante le difficoltà di vivere su una carrozzina, e lo splendore della vita che può essere straordinaria se vissuta nella quotidianità con Dio nel cuore, che per il 150° anniversario delle apparizioni di Lourdes  ho voluto offrire a Maria un dono, facendo quello che credo mi riesca meglio, cioè scrivere.

Ho scritto un libro, “Il miracolo quotidiano – Lourdes vista dai malati”, pubblicato dalle edizioni Dehoniane, per spronare la gente a capire che il miracolo più grande che avviene a Lourdes è soprattutto la conversione del cuore, il mutamento degli animi, la propria accettazione di sé, il non sentirsi più emarginato.

“Il miracolo quotidiano” è un insieme di storie inventate nella mia fantasia, ma che possono essere perfettamente vere, di tutti i momenti più salienti che caratterizzano un pellegrinaggio a Lourdes, nella prospettiva di diversi malati.

Perché mi sono imbarcata in questa impresa? Forse perché anch’io sono malata, ma anche perché Lourdes mi ha insegnato a non dare mai niente per scontato, a cercare di comprendere i punti di vista delle altre persone, a non concentrarmi esclusivamente sulle mie sofferenze, ma anche su quelle degli altri. Per questo ho voluto immedesimarmi in tutti i personaggi che ho creato: nel cieco Daniele, nel Down Eric, nella sordomuta Rosa eccetera. Per far capire e capire come si possano sentire altre persone con diverse sofferenze, ma anche per comunicare a tutti che in qualunque condizione, qualunque sia la malattia, da qualunque nazione una persona provenga, Dio è sempre pronto ad entrare nel cuore e a convertire.  Basta porsi in ascolto, oppure semplicemente andare a Lourdes sperando di ritrovare Dio.

Sono certa che questa speranza non verrà mai delusa, perché Lourdes è un mondo fuori dal mondo, è come la prova generale del Paradiso. Lì tutto diventa semplice, facile, sereno e non esistono più gerarchie sociali, né barriere architettoniche, né sani né malati, si è solamente figli della stessa madre.

Nel mese del suo anniversario io spero che Lourdes possa convertire molti cuori e donare tanta speranza a chi l’ha perduta, e sia sempre per tutti considerato come un luogo in cui un figlio può andare sentendosi accolto, abbracciato dalla madre, davanti a quella grotta che accolse la persona più ignorante, più improbabile, più umile, e trasformò quel luogo tanto disprezzato nella grotta del mondo, dove tutto può accadere.

Rita rita@ritacoruzzi.it