Un film di
Renzo Martinelli. Con
Andrea Iaia,
Anna Valle,
Burt Young,
F. Murray Abraham,
Paul Sorvino,
Paolo Seganti,
Kasia Smutniak,
Antonio Cupo,
Eleonora Martinelli.
Genere
Biografico, colore 123
minuti. - Produzione Italia
2007. - Distribuzione
Medusa
Primo Carnera è stato l’unico pugile italiano a conquistare il
titolo mondiale assoluto dei pesi massimi. Lo vinse il 29 giugno del
1933. Da quel momento diventò un simbolo, una leggenda. E ancora
oggi il suo nome è sinonimo di forza fisica, di imponenza.
Carnera era chiamato “il gigante buono”. Era infatti alto 204
centimetri e pesava 120 chili, e negli anni Trenta queste misure
erano davvero eccezionali. Ma era il suo carattere a fare di lui un
vero titano. Una persona semplice, buona, dedita alla famiglia,
rispettosa degli altri al punto da essere più volte ingannato dagli
impresari senza scrupoli che vedevano in lui un grande guadagno. Se
un uomo simile fosse stato americano, inglese oppure francese su di
lui sarebbero stati scritti centinaia di libri, sarebbero stati
realizzati decine e decine di film, ci sarebbero vie e piazze a lui
intitolate e qualche importante e prestigioso torneo di boxe
porterebbe il suo nome.
Invece
Carnera è stato un italiano, e per di più in un periodo storico
molto delicato come quello del ventennio fascista. E’ stato il
pugile preferito di Mussolini, che vedeva in lui le qualità proprie
degli eroi italiani, quando incontrava le folle di tifosi alzava la
mano nel saluto romano. Il nostro Paese, purtroppo, dimostra spesso
di possedere una memoria selettiva e di ricordare solo ciò che
vuole. Così Carnera è stato messo un po’ in disparte, è stato
etichettato, considerato sì un grande atleta ma talmente lontano nel
passato da risultare una perdita di tempo dedicargli libri o
pellicole.
A fare un po’ di giustizia però, ecco Renzo Martinelli uno dei
registi italiani più dotati di talento degli ultimi tempi. “Carnera:
the walking mountain” è il suo film che ripercorre la vita del
grande pugile dall’infanzia nel paesino friulano di Sequals fino
all’incontro per il titolo mondiale del 1933. Ed è un film
straordinario.
Anche
Martinelli è un regista “scomodo”. Ha sempre trattato temi delicati,
andando contro certe verità “accettate” da tutti. E’ stato uno dei
primi, anticipando di diversi anni i libri di Paolo Pansa, a
rivedere il periodo della lotta partigiana dirigendo il bellissimo
“Porzus” nel 1997; ha riportato d’attualità le responsabilità nel
disastro del Vajont col film “Vajont” del 2001; ha esposto la sua
versione personale e coraggiosa sull’omicidio Moro in “Piazza delle
Cinque Lune” nel 2003 e ha voluto esprimere il suo punto di vista
sull’Islam con “Il mercante di pietre” nel 2006. Tutti film
difficili, su temi spinosi, che hanno però sempre avuto un caloroso
riscontro da parte del pubblico. Perché Martinelli è uno bravo, che
il suo mestiere lo fa davvero fare. Ha uno stile, lascia un’impronta
riconoscibile. E’ forse l’unico regista in Italia che si avvale di
grossi nomi e che usa “all’americana” gli effetti speciali. Così
“Carnera: the walking mountain” è un piccolo capolavoro, pieno di
emozione, di coralità. Martinelli ha saputo dipingere benissimo
l’umanità di Primo Carnera, le sue debolezze di persona ma
soprattutto le sue forze, morali e interiori prima che fisiche. Ad
aiutare il regista, un cast di attori di alta qualità su cui spicca
ovviamente F. Murray Abraham, premio Oscar nel 1984 per “Amadeus”,
un attore che “indispettisce” tanta è la sua bravura. E poi Burt
Young, Paul Sorvino. Ma non si deve assolutamente dimenticare Andrea
Iaia, il giovane attore che interpreta Carnera. A detta dello stesso
regista “trovato con l’aiuto della Provvidenza” visto che era
necessario qualcuno alto più di due metri,
che
parlasse un buon inglese e che sapesse anche recitare.
“Carnera: the walking mountain”, un titolo inglese perché viene
lanciato anche sul mercato americano, è un film che consiglio di
cuore non solo a chi vuole sapere di più sul grande pugile ma
soprattutto a chi vuole provare emozioni, a chi vuole commuoversi,
cosa che al cinema è purtroppo sempre più rara.
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