Reza Pahlavi ebbe un figlio segreto? In  Piemonte vive un uomo di 49 anni che dice di essere il  primogenito di Mohammad Reza Pahlavi, l’ultimo Scià di Persia,  morto in esilio nel 1980.

 

IL GIALLO DEL SECOLO?

 

di Lucia di Rienzo

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Ogni giorno sui giornali di mezzo mondo si parla dell’Iran. Nelle agitazioni che sconvolgono il Medio Oriente, l’Iran è come una dinamite. L’Iran dei komeinisti, l’Iran del petrolio, della rivoluzione, dell’odio contro Irreale. Ogni tanto qualcuno ricorda anche l’Iran dello Scià di Persia, di Reza Palhavi, di Farah Diba, e sembrano tempo lontanissimi.

Qui in Italia, nella parte del nord est, c’e un piccolo centro montano dove spesso si parla dello Scià. Almeno in certi luoghi, in certi circoli, tra certa gente. La ragione di questo continuo e frequente richiamo all’Imperatore iraniano sta nel fatto che da quelle parti vive un signore che, stando ai racconti, sarebbe protagonista di una delle storie più rocambolesche che si siano mai sentite. Una storia che richiama le grandi leggende del passato, la storia impossibili,  tipo quella raccontata nel film “La maschera di ferro” con Leonardo di Caprio, per intenderci.

Questo signore, che tutti conoscono con il nome di Ivano, sarebbe il figlio primogenito dell’ultimo Scià di Persia, l’imperatore Mohammad Reza Pahlavi,  morto in esilio nel 1980. “Sarebbe”. Il condizionale è obbligatorio. Lui si dichiara figlio legittimo, senza esitazioni.  Ma chi riferisce questa vicenda deve usare il condizionale, in quanto non ci sono prove giuridicamente probanti. Se ci fossero, il giallo sarebbe risolto. E’ vero che chi lo conosce bene giura che esistono montagne di documenti a suo favore, ma che questi documenti vengono tenuti segreti per salvaguardare gli enormi interessi economici e dinastici che  girano intorno a questa vicenda.  Ma è altrettanto vero che, finora, i giudici che hanno esaminato il caso non lo hanno risolto. Per questo Ivano, che ora ha 49 anni e si dichiara titolare di una fortuna immensa, vive poveramente, non ha neppure un’identità definita, documenti certi.

Se fosse vera, questa sarebbe la storia del secolo. Non basterebbero romanzi, libri, film, fiction a raccontarla in tutti i suoi particolari e risvolti. Una di quelle storie che superano la fantasia. Stando alle confidenze del protagonista, sarebbero implicati i servizi segreti di varie nazioni, famiglie reali, trafugamenti, interventi chirurgici per cambiare i connotati, testamenti, giri di soldi. E per quanto lo riguarda personalmente, tante delusioni, povertà, paure, tristezza, desolazioni.

Ci sono diverse persone che credono in lui. Ci sono avvocati che stanno trattando la sua vicenda, districandosi tra mille cavilli e mille difficoltà, dovendo misurarsi con potenze internazionali, e sono avvocati che, partiti con poche speranze e poca fiducia, lungo il corso delle loro indagini e della raccolta di documenti, si sono convinti che sia una vicenda degna di attenzione.

Che accadrà? Vedremo tra qualche tempo scoppiare sui media questa storia?  Quel povero uomo, timido, riservato, tormentato, triste, deluso, sarà riconosciuto all’improvviso per quello che egli dice di essere, e cioè il primogenito di Reza Pahlavi? Oppure finirà i suoi giorni in quella desolazione e povertà che lo assillano, portandosi nella tomba la sua misteriosa identità?

Per ora, le uniche cose certe di questa vicenda sono le sofferenze del protagonista. Stando a quanto mi dice una persona che lo conosce bene, quel signore che dovrebbe essere ricchissimo, erede di una fortuna immensa, in realtà non ha niente. E la cosa che lo umilia e lo avvelena è che non ha neppure un’identità. Per l’anagrafe è uno che viene dal nulla. Che non può andare a controllare il certificato di nascita o di battesimo perché li trova contradditori, strani, probabilmente falsificati. E quando si prende tra le mani delle immagini che lo ritraggono da bambino e le confronta con quelle di chi, ritiene, dovrebbe essere suo padre, rimane pensieroso e si interroga sul legame che dovrebbe legarlo a quell’uomo. Lo ricorda. Ricorda che da bambino visse lunghi periodi con lui. Ne ricorda la voce, il viso, i consigli. Poi, improvvisamente, un distacco totale, e l’inizio di un’odissea buia, di cui non vede ancora alcuna possibile soluzione.

Ma ogni tanto le speranze tornano vivissime. Come quelle accese di recente da alcuni fogli manoscritti della donna che avrebbe dovuto essere sua madre secondo l’anagrafe italiana, la quale, prima di morire, ha voluto mettere per iscritto che Ivano non è suo figlio. E, in quelle carte manoscritte, racconta di strani cambiamenti alla nascita di quello che doveva essere stato suo figlio, forse morto al momento del parto e sostituito con un bambino che lei non ha mai riconosciuto come suo.

Il giallo si infittisce. Perché quella donna ha voluto lasciare un simile documento? Che cosa sapeva realmente?

Qualche giornalista ha provato a indagare, ma poi ha desistito: perché? Non ci sono documenti oppure altre strane difficoltà?

 

Lucia di Rienzo