
Reza Pahlavi ebbe un figlio segreto? In Piemonte vive un uomo di 49 anni
che dice di essere il primogenito di Mohammad Reza Pahlavi,
l’ultimo Scià di Persia, morto in esilio nel 1980.
IL GIALLO DEL SECOLO?
di Lucia di Rienzo
Copyright
© 2004 editorialegliolmi.it
tonyassante.com
Ogni giorno sui
giornali di mezzo mondo si parla dell’Iran. Nelle agitazioni che
sconvolgono il Medio Oriente, l’Iran è come una dinamite. L’Iran dei
komeinisti, l’Iran del petrolio, della rivoluzione, dell’odio contro
Irreale. Ogni tanto qualcuno ricorda anche l’Iran dello Scià di
Persia, di Reza Palhavi, di Farah Diba, e sembrano tempo
lontanissimi.
Qui in Italia,
nella parte del nord est, c’e un piccolo centro montano dove spesso
si parla dello Scià. Almeno in certi luoghi, in certi circoli, tra
certa gente. La ragione di questo continuo e frequente richiamo
all’Imperatore iraniano sta nel fatto che da quelle parti vive un
signore che, stando ai racconti, sarebbe protagonista di una delle
storie più rocambolesche che si siano mai sentite. Una storia che
richiama le grandi leggende del passato, la storia impossibili,
tipo quella raccontata nel film “La maschera di ferro” con Leonardo
di Caprio, per intenderci.
Questo
signore, che tutti conoscono con il nome di Ivano, sarebbe il figlio
primogenito dell’ultimo Scià di Persia, l’imperatore Mohammad Reza
Pahlavi, morto in esilio nel 1980. “Sarebbe”. Il condizionale è
obbligatorio. Lui si dichiara figlio legittimo, senza esitazioni.
Ma chi riferisce questa vicenda deve usare il condizionale, in
quanto non ci sono prove giuridicamente probanti. Se ci fossero, il
giallo sarebbe risolto. E’ vero che chi lo conosce bene giura che
esistono montagne di documenti a suo favore, ma che questi documenti
vengono tenuti segreti per salvaguardare gli enormi interessi
economici e dinastici che girano intorno a questa vicenda. Ma è
altrettanto vero che, finora, i giudici che hanno esaminato il caso
non lo hanno risolto. Per questo Ivano, che ora ha 49 anni e si
dichiara titolare di una fortuna immensa, vive poveramente, non ha
neppure un’identità definita, documenti certi.
Se fosse vera,
questa sarebbe la storia del secolo. Non basterebbero romanzi,
libri, film, fiction a raccontarla in tutti i suoi particolari e
risvolti. Una di quelle storie che superano la fantasia. Stando alle
confidenze del protagonista, sarebbero implicati i servizi segreti
di varie nazioni, famiglie reali, trafugamenti, interventi
chirurgici per cambiare i connotati, testamenti, giri di soldi. E
per quanto lo riguarda personalmente, tante delusioni, povertà,
paure, tristezza, desolazioni.
Ci sono diverse
persone che credono in lui. Ci sono avvocati che stanno trattando la
sua vicenda, districandosi tra mille cavilli e mille difficoltà,
dovendo misurarsi con potenze internazionali, e sono avvocati che,
partiti con poche speranze e poca fiducia, lungo il corso delle loro
indagini e della raccolta di documenti, si sono convinti che sia una
vicenda degna di attenzione.
Che accadrà?
Vedremo tra qualche tempo scoppiare sui media questa storia? Quel
povero uomo, timido, riservato, tormentato, triste, deluso, sarà
riconosciuto all’improvviso per quello che egli dice di essere, e
cioè il primogenito di Reza Pahlavi? Oppure finirà i suoi giorni in
quella desolazione e povertà che lo assillano, portandosi nella
tomba la sua misteriosa identità?
Per
ora, le uniche cose certe di questa vicenda sono le sofferenze del
protagonista. Stando a quanto mi dice una persona che lo conosce
bene, quel signore che dovrebbe essere ricchissimo, erede di una
fortuna immensa, in realtà non ha niente. E la cosa che lo umilia e
lo avvelena è che non ha neppure un’identità. Per l’anagrafe è uno
che viene dal nulla. Che non può andare a controllare il certificato
di nascita o di battesimo perché li trova contradditori, strani,
probabilmente falsificati. E quando si prende tra le mani delle
immagini che lo ritraggono da bambino e le confronta con quelle di
chi, ritiene, dovrebbe essere suo padre, rimane pensieroso e si
interroga sul legame che dovrebbe legarlo a quell’uomo. Lo ricorda.
Ricorda che da bambino visse lunghi periodi con lui. Ne ricorda la
voce, il viso, i consigli. Poi, improvvisamente, un distacco totale,
e l’inizio di un’odissea buia, di cui non vede ancora alcuna
possibile soluzione.
Ma ogni tanto
le speranze tornano vivissime. Come quelle accese di recente da
alcuni fogli manoscritti della donna che avrebbe dovuto essere sua
madre secondo l’anagrafe italiana, la quale, prima di morire, ha
voluto mettere per iscritto che Ivano non è suo figlio. E, in quelle
carte manoscritte, racconta di strani cambiamenti alla nascita di
quello che doveva essere stato suo figlio, forse morto al momento
del parto e sostituito con un bambino che lei non ha mai
riconosciuto come suo.
Il giallo si
infittisce. Perché quella donna ha voluto lasciare un simile
documento? Che cosa sapeva realmente?
Qualche
giornalista ha provato a indagare, ma poi ha desistito: perché? Non
ci sono documenti oppure altre strane difficoltà?
Lucia di Rienzo