Eccezionale interpretazione di Ed Harris

 

IO E BEETHOVEN

 

di Agnieszka Holland con Ed Harris, Diane Kruger, Matthew Goode, Ralph Riach, Joe Anderson, Bill Stewart. Genere Drammatico produzione USA, Germania, 2006. Durata 104 minuti.

 

 

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Cronaca cinematografica di ROBERTO ALLEGRI

 

Esistono attori in grado di prendere un film, trasformarlo in una palla solida di energia emozionale e lanciarla poi diretta al cuore degli spettatori. Non sono molti, si contano sulle dita di una mano. Ed Harris è uno di questi.

Cinquantasette anni, Harris colleziona candidature agli Oscar e ai Golden Globe. Eppure viene spesso messo quasi da parte, a favore dei soliti “mostri sacri” di cui sono piene le pagine dei giornali. Così, nonostante la candidatura come miglior attore non protagonista, ci si scorda della sua incredibile interpretazione nel 2002 del malato di AIDS nel film “The Hours”, interpretazione che a mio avviso seppellisce quella tanto celebrata di Tom Hanks in “Philadelphia”.

Negli ultimi anni, Ed Harris sembra aver deciso di sondare l’animo degli artisti. Nel 2000 ha prodotto, diretto e interpretato “Pollock”, straordinaria pellicola sulla vita di Jackson Pollock, il geniale pittore americano scomparso nel 1956, famoso oggi al grande pubblico per le cifre da capogiro che hanno raggiunto i suoi quadri. Ora, Ed Harris sonda l’animo di un altro artista immortale, del più grande genio, insieme a Mozart, della storia della musica: Ludwig van Beethoven.

Il film “Io e Beethoven” racconta gli ultimi anni della vita del musicista quando, ormai completamente sordo, compone la “Nona Sinfonia”. Ad aiutarlo, una giovane copista, interpretata dalla bellissima e bravissima Diane Kruger, che gli resterà accanto fino alla fine.

La musica che pervade il film, ovviamente, è quella di Beethoven e anche solo per questa ragione vale l’ingresso in sala. In più, Ed Harris si dimostra immenso. E’ stato scritto che in questo film ha recitato “sopra le righe” ma io vorrei sapere come si può vestire i panni di un genio come Beethoven senza essere fuori dall’ordinario: un genio puro, artista nel vero senso della parola e in più afflitto dalla maledizione che ogni musicista teme più di ogni altra e cioè l’impossibilità di sentire. Un dramma, una lacerazione dell’anima stessa che Harris riesce a trasmettere con lo sguardo, i cenni del capo, il gesticolare energico e rozzo tipico del grande compositore che era una presenza altamente “fisica” oltre che intellettuale. E come era accaduto in “Pollock”, anche in questo film Ed Harris comunica al pubblico l’essenza dell’arte che è la sofferenza, lo struggimento, la difficoltà di riuscire a seguire lo scaturire ininterrotto dei pensieri e dei progetti.                                    

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