Una
giornata con
il grande campione Marzio Bruseghin, che al Giro d’Italia ha
conquistato il cuore degli sportivi.
LA MIA FAMIGLIA
DI 17 ASINELLI
di Roberto Allegri - foto di Nicola Allegri
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Marzio Bruseghin è stato uno dei veri
protagonisti del 90° Giro d’Italia. Il suo ruolo era quello di
gregario nella
Lampre-Fondital, la squadra di Damiano Cunego. Bruseghin ha svolto
il suo compito con la consueta dedizione e preziosità, ma ha trovato
anche il modo di dimostrare che ha doti da vero campione. Non solo
vincendo una delle tappe più ambite e prestigiose, la cronoscalata
Biella-Oropa, ma tenendosi fermo per buona parte del giro ai posti
d’onore della classifica generale, e per alcuni giorni addirittura
secondo, e concludendo la competizione nono.
Una
corsa la sua, da “grande”, proprio perché non è stato protagonista
di una tappa, ma del Giro, da capo a fondo. E spesso ha corso
indossando la maglia tricolore essendo campione italiano in carica
di questa specialità. E’ entrato nella storia, e nel cuore degli
italiani.
Durante il giro, di lui si è parlato molto. I giornali gli hanno
dato spazio, lo hanno intervistato, e molti si sono soffermati a
mettere in evidenza un suo hobby curioso, la passione per gli asini.
A casa
sua, sulle colline di Vittorio Veneto, infatti, Bruseghin ha diversi
asini. Erano diciassette, durante il giro, ma alcune femmine erano
incinte e gli asini dovrebbero essere già diventati una ventina.
A dire
la verità, mi sento onorato di essere stato io a richiamare
l’attenzione della gente sugli asini di questo atleta. Sono andato a
trovarlo prima dell’inizio del Giro d’Italia, realizzando un grande
reportage proprio sui suoi asini. Ho trascorso un’intera giornata
con Marzio
Bruseghin
nella sua casa di campagna, fotografandolo con la bici in mezzo agli
asini, pranzando con lui e la sua compagna Alessia e deliziandomi
della competenza che il ciclista ha dimostrato in fatto di vino, sua
grande passione dopo la bicicletta e gli asini. Ne è venuto un
servizio giornalistico molto affascinante, e poi, quando al Giro
Marzio è diventato protagonista, tutti hanno ripreso quelle notizie.
Persona squisita e gentilissima, Bruseghin, in quell’occasione mi ha
accompagnato nel grande pascolo per presentarmi la sua “famiglia
dalle lunghe orecchie”.
<<Dai!
Venite dal vostro papà! Forza!>> si è messo a gridare. In sua
risposta si è alzato un forte raglio. E da dietro la collina è
spuntato un asino. Poi sono diventati due, tre, dieci. Si sono
materializzati nell’aria tersa, trotterellando in direzione di
Marzio che sorrideva divertito. In pochi attimi è stato
completamente circondato da asini. <<Queste sono le mie stelle>>, ha
continuato. <<Vi presento Francesca, Linda, Dogma, Tocai, Alessandro
e Romeo. E questi sono Piera, Lello, Nerina, Bomba e Alessandra. E
lì dietro ci sono Giuliano, Piccola, Pasqualina, Teresa, Camilla e
Celeste. Diciassette! La mia famiglia con le orecchie lunghe>>.
Sulle
colline che dominano Vittorio Veneto, splendide zone tappezzate di
boschi e vigneti, Marzio Bruseghin ha costruito il suo rifugio.
Trentaquattro anni, da dodici ciclista professionista, ha al suo
attivo nove giri d’Italia, quattro Tour de France e tre campionati
del mondo. <<Con la mia professione viaggio molto. Sono vissuto
anche diversi anni in Spagna quando correvo per la Banesto. Ma solo
qui, tra le colline della mia Treviso, mi sento davvero me stesso>>,
mi ha detto Marzio che ora qualche giorno prima di iniziare
l’avventura del Tour de France. <<Per via delle gare sono spesso
lontano da casa, almeno 150 giorni l’anno. Ma quando torno tra le
mie colline e vengo accolto dal ragliare dei miei asini, mi si
allarga il cuore.
<<I
miei amici asini sono come le persone. Ognuno ha un suo carattere,
una sua personalità. Ci sono quelli timidi, i temerari, i
dispettosi, quelli che fanno i capricci. Mi trasmettono affetto,
serenità. Il loro è un amore che non chiede nulla in cambio.
<<L’amore per questi animali è nato quando ero bambino. Un mio zio
aveva un asino e fin dalla prima volta che l’ho visto mi ha
conquistato. La sua calma e la sua dolcezza hanno messo radici
dentro di me. Quando ho acquistato questa terra, dove mi ritirerò a
fare il contadino dopo aver smesso di correre in bici, i precedenti
proprietari ne avevano sei. Li ho tenuti con me e poi, tra nascite e
regali, si sono moltiplicati.
<<Sono
straordinari. Mi comunicano il loro affetto in molti modi. Ad
esempio con la voce. Quando sentono che li chiamo, mi rispondono
ragliando. Hanno imparato a riconoscere anche la voce del mio cane
Saro. Quando torno a casa da una gara, Saro abbaia festoso. Gli
asini lo sentono e allora dalla stalla si leva un coro di benvenuto
che mette le lacrime agli occhi. Ma se per caso Saro abbaia per
altri motivi, gli asini stanno in silenzio. Loro sanno valutare
l’abbaiare del cane nelle diverse situazioni.
<<Ho
imparato che stando vicino agli asini ricevo energia e una immensa
serenità. Sono l’ideale per me, dopo gli allenamenti o le gare.
Anche la scienza si è accorta delle virtù degli asini. Sono un
numero sempre maggiore, ad esempio, i centri dove viene pratica la
“onoterapia” cioè la cura attraverso il contatto con un asino
domestico. La taglia ridotta, il pelo morbido da accarezzare,
l’indole pacifica e paziente, l’andatura lenta e controllata ne
fanno una vera e propria medicina. E’ accertato che toccare o
cavalcare un asino porta enormi benefici soprattutto ai bambini con
seri problemi di relazione, mobilità e linguaggio. Inoltre, l’asino
si è dimostrato molto utile nelle diverse forme di depressione, per
i cardiopatici, gli ipertesi, per chi soffre di ansia o di stress.
<<Ma
gli asini fanno parte di un sogno che sto pian piano realizzando.
Fin da bambino ho sempre desiderato fare il contadino. E il ciclismo
è stato il veicolo che mi ha permesso di realizzare il sogno. Questa
terra è dove vivrò e lavorerò quando finirà la mia carriera di
atleta. Ho gli asini che mi tengono compagnia, ho del terreno, ho un
vigneto e conto presto di mettere in produzione del vino, che è
un’altra mia grande passione. Insomma, ho cercato di pianificare il
futuro tenendo presente il mio amore per la natura. Tra queste
colline vi è un grande silenzio. Si ha la sensazione che il tempo si
dilati e non hai bisogno di orologio perché le giornate sono
scandite da altri ritmi. Sì, è davvero un paradiso per me.
<<la
passione che ho per la terra e gli asini ha in qualche modo
contagiato anche i miei fans. Le persone che mi seguono con affetto
hanno ideato dei cappelli con lunghe orecchie pelose e hanno anche
disegnato dei manifesti con un asino che corre in bici. A volte
anche i compagni di squadra dicono che sono un po’ matto, poi però
vengono volentieri a trascorrere qualche giorno in mezzo alla pace
di queste colline.
<<Devo
dire che un po’ mi riconosco negli asini. Come loro, sono cocciuto.
D’altra parte si deve essere testardi per fare il ciclista. Si deve
mettere giù la testa e andare avanti, con determinazione. Negli
altri sport si fa fatica ma nel ciclismo invece c’è sofferenza
fisica, dolore. E dopo centinaia di chilometri a ritmo sostenuto,
quando i muscoli gridano di fermarsi, è la determinazione che entra
in gioco. E deve essere dura, cieca, granitica. Proprio come quella
di un asino.>>
