L’ultimo film di Ermanno Olmi

 

CRISTO SULLE RIVE DEL PO

 

CENTOCHIODI di Ermanno Olmi con Raz Degan, Luna Bendandi, Amina Syed, Michele Zattara, Damiano Scaini, Franco Andreani. Genere Commedia produzione Italia, 2007 Durata 92 minuti circa.

Cronaca cinematografica di Roberto Allegri - Acquista su IBS

 

 

Mia moglie Cristina, che possiede un acuto senso critico nei confronti dei film che andiamo a vedere, mi ha detto subito dopo la proiezione del film di Ermanno Olmi: <<Non abbiamo visto un film. Abbiamo ascoltato una poesia.>> E il suo è un giudizio che condivido in pieno. Poche parole che dipingono perfettamente “Centochiodi”.

La storia raccontata è questa: un giovane professore di filosofia lascia il lavoro e la vita di sempre per andare a vivere in una casa diroccata lungo il Po’ nella bassa montovana. In breve tempo diventa parte della vita di un piccolo borgo, diventa una sorta di punto di riferimento per gli anziani e gli emarginati. Ma anche di più

Ermanno Olmi, uno dei più grandi registi della storia del cinema italiano, opera con raffinata eleganza una rivisitazione della venuta di Cristo sulla terra, del suo essere uomo tra gli uomini. Non si tratta di una lettura nascosta, intellettuale, fatta di riferimenti da decodificare: tutto è evidente. C’è Gesù, ci sono le parabole, i discepoli, la Maddalena, Giuda, Caifa, Pilato. Chiari riferimenti al Vangelo ma in punta di piedi, eleganti, silenziosi.

Le immagini, tipiche di Olmi, sono veri e propri dipinti. Le sequenze dell’alba sul Po’ sono indimenticabili. E poi la descrizione della vita di Bagnolo San Vito, il piccolo paese sulle rive del Po’. Una realtà pacifica, lenta, armoniosa, quella dei luoghi che non sono toccati dal turismo, dal troppo denaro, dalle mode. La vita vera, viene da dire, che si basa sui rapporti tra le persone. E questo è proprio uno dei messaggi che Olmi lancia col suo film.

Siamo orfani dei rapporti umani. Stiamo annegando nel traffico, nel lavoro che non porta da nessuna parte, rarefatti in un egoismo imposto dalla frenesia quotidiana. Alcuni di noi sentono che manca qualcosa e si attaccano perciò ai libri o ai racconti dei nonni che però stanno scomparendo uno dopo l’altro. E quando le persone anziane non ci saranno più con loro sarà scomparso anche l’esempio.

Ma Olmi ci mostra che sopravvivono realtà del genere, in montagna e lungo il camminare dei fiumi, in qualche modo incontaminate, dove ha ancora valore il parlare, lo stare insieme a tavola, il respirare ritmi che sanno di antico, non di vecchio. E il maestro dice di più: se Cristo dovesse tornare probabilmente lo farebbe in luoghi del genere, dove poter trovare gente dal cuore semplice e proprio per questo aperto al messaggio di Dio.

Fa riflettere lo sconvolgente e breve dialogo finale tra il professore e il monsignore. Quest’ultimo lo rimprovera aspramente e gli grida che il giorno del giudizio dovrà rendere conto a Dio delle sue azioni. Ma il professore risponde disperato: <<No! Sarà Lui che dovrà rendere conto della sofferenza del mondo!>>. Una frase enorme, bellissima. Può sembrare irriverente a prima vista ma contiene invece la fede più accorata, più vera e cioè quella dell’uomo che vede e sente e ha paura. Il credente non è cieco, si accorge della cattiveria del mondo ma lo stesso non giunge a concludere che, proprio a causa di questa cattiveria, Dio non esiste. Anzi! Proprio perché crede nella sua realtà, piange e grida. Olmi è disarmante nella semplicità della sua richiesta: nel giorno del Giudizio vorrò sapere. Quando sarò parte di Dio e potrò contemplare il suo disegno, allora conoscerò il perché della sofferenza che in vita mi pareva così assurda. E’ ammettere di non capire ma lo stesso è affidarsi a Dio. Da uomo che pensa, non da marionetta che non si interroga

 

Acquista su IBS