Straordinaria intervista con il professor Padre George Coyne, sacerdote
gesuita americano e astrofisico di fama mondiale, che per 28 anni è
stato direttore della “Specola Vaticana”
L’ASTRONOMO
DI DIO
Testo e foto di
Nicola Allegri
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Alzando gli occhi al cielo in una di queste notti di ottobre, che i
primi importanti cambiamenti di temperatura rendono particolarmente
terse, è possibile vedere uno spettacolo incantevole. Soprattutto se
ci si trova in una zona favorevole, dove la illuminazione
artificiale non è troppo intensa. Lassù, nella volta celeste,
miriadi di piccole luci ci guardano, ammiccanti, lontanissime,
sideree, misteriose.
Mille
domande si affacciano alla nostra mente: quante sono le stelle che
popolano il firmamento? Quanto è grande una stella? Quanto è
lontana? E tutto il cielo che sta sopra di noi quanto misura? Ci
sono lassù pianeti simili alla terra, sui quali sia possibile la
vita? E’gli eventuali abitanti di quei pianeti come saranno? Che
aspetto avranno?
Sono
domande cui solo i grandi astronomi sono in grado di dare risposte
plausibili. Ed io ho avuto la fortuna di incontrarne uno. Uno
scienziato di fama mondiale che è anche un sacerdote. Scienziato e
teologo, quindi. Si chiama Padre George Coyne, gesuita, americano di
Baltimora, 73 anni, quattro lauree, docente universitario, autore
di numerose pubblicazioni scientifiche, membro di varie società
scientifiche e dell'Accademia Pontificia delle Scienze. Per 28 anni,
fino a tre mesi fa, è stato direttore della celebre Specola
Vaticana, l’osservatorio astronomico voluto da Papa Leone XIII, che
si trova nella residenza Papale di Castelgandolfo.
Padre
George è un uomo alto, maestoso, con il viso segnato dal tempo. L’ho
incontrato nella sede della storica “Specula Vaticana” che si trova
all’interno della Residenza estiva papale a Castelgandolfo, sui
colli romani proprio pochi giorni prima che, per ragioni di età e
soprattutto di salute, abbandonasse il prestigioso incarico che
aveva ricevuto nel 1978, per tornare a vivere negli Stati Uniti.
E’
stato un incontro bellissimo. Non solo perché Padre George Coyne è
uno scienziato di grande prestigio, uno degli astrofisici più
celebri del nostro tempo, ma perché è una persona di una squisitezza
e di una nobiltà d’animo che colpiscono profondamente.
Con
viva sollecitudine mi ha accompagnato a visitare la Specola
Vaticana. <<Questa è una delle due sedi della Specola Vaticana>>, mi
ha spiegato. <<E’ la sede storica, voluta da Leone XIII nel 1891 in
Vaticano e poi trasferita qui nel 1935 da Papa Pio XI. Io ne ho
voluta una seconda. Le luci della città di Roma e quelle delle varie
cittadine sui colli romani creano, nel corso delle notti, un
chiarore diffuso che disturba la visione della volta celeste
attraverso il telescopio. Per poter vedere bene, è necessario che ci
sia il buio totale intorno. Ed è difficile trovare località con
queste caratteristiche in nazioni molto popolate come l’Italia. Così
ho pensato di aprire una sede a Tucson, Arizona, sul Monte Graham,
a circa 3000 mila metri. Abbiamo costruito una piccola sede
istallando un telescopio con specchio da 1. 80 metri di diametro,
che costituisce il prototipo delle ottiche astronomiche di nuova
tecnologia. La zona ha tutte le caratteriste per permettere
un’osservazione astronomica ottimale: pulizia del cielo, basso
inquinamento da illuminazione, bassa percentuale di vapore acqueo
atmosferico e un’ottima qualità di immagine. Da una decina d’anni,
svolgiamo in quella sede la parte più importante delle nostre
ricerche astronomiche>>.
Poi mi
ha fatto vedere la biblioteca, dove ci sono libri antichi e
incunaboli di grandissimo valore. E anche un piccolo museo di
meteoriti, dove sono conservati cinque pezzi unici, chiamati
“condriti carbonacei” che risalgono alla nebulosa primordiale dalla
quale è nato il sole, sono quindi più anziani del sole. Ho potuto
vedere il telescopio della Specola, al quale si fermava spesso anche
Giovanni Paolo II nei periodi di riposo che trascorreva a
Castelgandolfo. Papa Wojtyla era appassionato di astronomia. Amava
guardare il cielo, in compagnia di Padre George e nel 1988 volle
dedicare una “Lettera apostolica” all’argomento. Lettera che inviò
direttamente a Padre George, immortalando così il nome di questo
illustre studioso nei documenti ufficiali di un grande Papa. La
lettera, infatti, inizia con queste parole:
Al reverendo padre George V. Coyne, S. J. direttore della
Specola vaticana.
Padre
Coyne, sorridente e gentile posa volentieri per delle foto e poi
cominciamo a chiacchierare. Parla del suo lavoro con un linguaggio
ricco di passione e di entusiasmo.
<<Il
cielo>>, dice, mentre posa per una foto accanto al telescopio della
Specola Vaticana <<affascina tutti. Io ne sono stato conquistato da
ragazzino, quando facevo il Boy Scout. Partecipavo ai campeggi e di
notte si restava a guardare le stelle. Quando poi, a 19 anni,
decisi di diventare gesuita, incontrai un professore di greco che
era pure appassionato di astronomia e parlando con lui il mio
interesse per le stelle è aumentato>>.
Conseguite le lauree in filosofia e teologia, Padre George si dedicò
a studi scientifici. Si laureò in matematica alla Fordham University
di New York e ottenne il Dottorato in Astronomia alla Georgetown di
Washington, iniziando una prestigiosa carriera di ricercatore e di
professore universitario. I suoi studi sulla luna furono utilizzati
anche dalla NASA per preparare il viaggio degli astronauti che
scesero sul nostro satellite.
<<Sono stato chiamato a questo incarico alla Specola Vaticana nel
1978, da Papa Luciani>>, dice . <<Ma, in realtà svolsi tutto il mio
lavoro sotto Giovanni Paolo II. Sono stati anni bellissimi. Papa
Wojtyla mi ha sempre dato un grande appoggio. Era entusiasta della
ricerca scientifica e soprattutto del rapporto fra scienza e fede>>.
C
osa
significa per uno scienziato, che è anche credente e sacerdote,
studiare il cielo?
<<Come
scienziati, noi sacerdoti e religiosi, non siamo diversi dagli altri
ricercatori. Nei rapporti con la ricerca, siamo agnostici, attenti
solo ai dati oggettivi. Ma ovviamente la nostra ricerca ha anche un
altro aspetto. Se credo in Dio, di fronte alle meraviglie che
studio non posso non fare altre riflessioni. L’universo che io
studio è una creatura di Dio. E allora lo stupore che l’armonia e la
bellezza dell’universo suscitano in me diventa preghiera>>.
Quante stelle ci sono in cielo?
<<Più
o meno un numero di questo genere: 10 seguito da 22 zeri.
Approssimativamente possiamo dire che nel cielo ci sono più 100
miliardi di galassie, e in media una galassia contiene circa 200
miliardi di stelle. Il sole è una stella della nostra galassia>>
Si
conoscono le dimensioni dell’Universo?
<<L’universo ha più 14 miliardi di anni. Vuol dire che l’universo
visibile, quello che noi riusciamo a vedere con gli attuali
strumenti, ha un diametro di 14 miliardi di anni luce. Come è noto,
il termine “anno luce” è una unità di misura che si usa in
astronomia per indicare distanze di un astro dalla terra. La luce
viaggia a circa 300 mila chilometri il secondo. Quindi, si
moltiplica quella cifra per i secondi di un giorno, che sono 86.400,
e si moltiplica ancora per 365 ottenendo la distanza in chilometri
di un “anno luce”. La cifra è circa diecimila miliardi di
chilometri. Conoscendo questo dato, lascio a lei immaginare quanto
potrebbe essere la distanza di 14 miliardi di anni luce. Questo è
l’universo che siamo riusciti a “vedere” con strumentazioni
d’avanguardia. Ma sappiamo che la strumentistica è in evoluzione e
ad ogni progresso tecnico, la nostra conoscenza dell’universo
aumenta>>.
Si
arriverà a vedere i confini dell’Universo? E poi, oltre quella linea
di confine, che cosa ci sarà?
<<Quella linea non la troveremo mai perché non c’è. L’universo è
infinito>>
Ma
come? Alla scuola di catechismo ci hanno insegnato che solo Dio è
infinito.
<<Non
ci sono problemi. Questa affermazione non è una sfida a Dio perché
l’infinità di Dio non è una infinità quantitativa. Da quanto
sappiamo, l’universo potrebbe essere infinito sia nel tempo che
nello spazio. Però sembra che abbia avuto un inizio col Big Bang 14
miliardi di anni fa, e da allora è in continua espansione che si
accelera sempre più. L’universo espande all’infinito>>.
Ho
letto che l’importanza dello studio dell’universo è data anche dal
fatto che in esso vanno cercate “le origini della vita”. In una
conferenza, lei ha detto che “noi siamo figli delle stelle”,
spiegando poi che gli ingredienti della vita sono frutto
dell’evoluzione delle galassie.
<<Sì,
in un certo senso sì. Una stella nel suo forno termonucleare
trasforma gli elementi più leggeri in elementi più pesanti come il
carbonio, il silicio, il ferro eccetera. Per preparare tutti gli
elementi chimici che servono per la vita, per formare le unghie, i
capelli, la pelle, le ossa, insomma il corpo, sono state necessarie
tre generazioni di stelle. In questo senso siamo tutti nati dalle
stelle. E’ un bel concetto, ma è un concetto proprio
scientifico>>.
Quanto vive una stella?
<<Dipende dalla massa. Il sole con la sua massa ha già un’età sui 5
miliardi di anni, e vivrà altri 5 miliardi di anni prima di
scoppiare. Una stella con una massa più grande del sole ha una vita
meno lunga, una stella con una massa meno grande ha una vita più
lunga. Una massa più grande ha un forno termonucleare più accelerato
e quindi si consuma prima.. L’età delle stelle va da circa 50
milioni di anni a circa 12 miliardi di anni>>.
Quindi,
da quando è nato l’universo non ha fatto altro che lavorare per
produrre la vita?
<<Forse è accaduto proprio questo. La vira è una meraviglia
scientifica. Il cervello umano è la macchina più complicata che si
conosca. Sono occorse infinite condizioni propizie perché potesse
formarsi. Si calcola che ci siano stati milioni di miliardi di
tentativi per arrivare a questo evento, la formazione del cervello
umano. Io non corro subito con il pensiero a Dio, a Dio creatore
dell’uomo. No, da scienziato lascio andare. Da scienziato dico che
il cervello umano è la meraviglia delle meraviglie scientifiche. Ma,
se credo in Dio, quella meraviglia è ancor più stupefacente>>.
Intorno a stelle molto lontane voi astronomi avete scoperto
numerosi pianeti simili al nostro: è possibile che in quei pianeti
si trovino altre forme di vita intelligente?
<<E’
possibile. Ma dobbiamo andarci piano piano. Abbiamo scoperto
numerosi pianeti intorno ad altre stelle. Anche più di un pianeta,
cioè sistemi planetari intorno ad altre stelle. Ma, finora, abbiamo
potuto studiare solo una piccola parte della nostra galassia, mica
l’universo intero. E, da calcoli statistici, siamo indotti a
supporre che l’universo sia fertile di pianeti. Questi dati sono
certi. Ma se uno mi chiede se su quei pianeti c’è la vita, io, da
scienziato, non posso dare una risposta. Non ho elementi scientifici
sufficienti per affermare e neppure per negare.
La vera sorpresa è che nell'universo c'è la vita. Sulla terra
infatti c’è la vita. E perché non potrebbe esserci anche fuori
della terra? Stiamo accumulando osservazioni che indicano tale
possibilità. L'universo è tanto grande che sarebbe una follia dire
che noi siamo l'eccezione>>,
Se
ci fosse la vita su altri pianeti, sorgerebbero molti interrogativi
sopratutto per i cristiani. Interrogativi che lei si è certamente
posto, essendo, oltre che scienziato anche teologo e filosofo. Per
esempio: noi crediamo che Gesù, figlio di Dio, si è incarnato in
questo mondo per redimere l’umanità dall’errore di Adamo. Il
catechismo insegna che Gesù è vero Dio e vero uomo. La sua
redenzione riguarda solo noi terrestri oppure anche gli eventuali
abitanti di altri mondi?
<<Sono
interrogativi legittimi, ma ai quali non si può dare risposta. Tutto
quello che io, uomo credente, conosco su Dio, proviene dalla
rivelazione che Dio stesso a fatto a noi terrestri. Tutte le Sacre
Scritture, il Corano, tutti i libri religiosi, le tradizioni
ecclesiali, tutte le dottrine, per esempio della Santa romana
chiesa, sono dottrine “nostre”, date a noi. Cosa Dio possa aver
fatto nel caso ci fossero extra terrestri su altri pianeti, non ne
ho la minima idea, prima di poter parlarne con lui. Si possono fare
ipotesi, supposizioni, ma non abbiamo elementi per certezze>>.
L’Universo ha 14 miliardi di anni: è vecchio o giovane?
<<Dipende da cosa vuol dire vecchio o giovane.. E’ vecchio, in
confronto a noi. Ma giovane di fronte a se stesso perché vive
un’espansione senza fine. Per dare un’idea concreta di quanto finora
è avvenuto, ha ideato un ipotetico “Calendario”, rapportando l’età
dell’universo a un anno terrestre e ponendo al primo gennaio
l’inizio, cioè il famoso Big Bang, e alla fine dell’anno la nostra
epoca. Ecco in sintesi, ma in posizione studiata con rigore
scientifico, la sequenza dei principali eventi.
1 gennaio: l’inizio del Big
Bang
7 febbraio: nasce la via
Lattea.
14 agosto: nasce la terra.
4 settembre: appaiono i
primi esseri viventi sulla terra.
15 dicembre: esplosione
cambrica.
25 dicembre: arrivano i
dinosauri
30 dicembre: estinzione dei
dinosauri.
31 dicembre:
alle ore: 22’00”00’:
i primi ominidi.
23'43””00’: i primi esseri umani.
23’49”00’: età agricola.
23’59”49’: le piramidi
23’59”55’: nasce Gesù.
23’59”58’: Galileo.
24’00”00’: oggi. |
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Come si vede, se l’universo
ha un anno, la civiltà umana solo due ore, la scienza
moderna due secondi. Siamo agli albori di una storia che
probabilmente sarà infinita>>.
Testo
e Foto di
