Erica Blanc, grande attrice di cinema e di teatro, fotografata e intervistata nel suo rifugio segreto

IN SOLITUDINE CON LA

MIA GRANDE FAMIGLIA

Foto e testo di Nicola Allegri

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Da quarant’anni, Erica Blanc è ininterrottamente presente nel mondo dello spettacolo internazionale. Nel suo curriculum professionale, vanta un’ottantina di film, innumerevoli tournée teatrali, molti spettacoli televisivi e l’orgoglio di aver lasciato in ogni sua partecipazione, anche in quelle minori, un segno inconfondibile, sottolineato sempre dalla critica e dal pubblico. Con il suo carattere forte, l’intelligenza viva e ribelle, la personalità fascinosa, la bellezza incantevole, ha sempre fatto breccia in tutti coloro che l’hanno vista anche una sola volta. E molti la ricordano anche perché per 18 anni è stata la compagna sul palcoscenico e nella vita di un grandissimo e indimenticato attore, Alberto Lionello.

Eppure, questa straordinaria donna dall’attività professionale tanto intensa, nella vita privata è stata sempre schiva, riservata, misteriosa. Spenti i riflettori del palcoscenico, è sua abitudine scomparire. Niente interviste, niente feste, niente presenze nei salotti televisivi o in quelli della vita mondana. <<Amo la solitudine>>, dice con un disarmante sorriso. <<Amo il silenzio. Non sono misantropa, non odio i miei simili, ma sento molto il fascino della vita semplice, dove puoi ascoltare te stesso. Purtroppo, il chiasso e la confusione hanno ormai invaso tutto, e io fuggo. Finito il mio lavoro in palcoscenico, cerco la solitudine per ritrovare me stessa>>.

Ama la solitudine al punto di aver preso, alcuni anni fa, una drastica decisione: ha lasciato Roma, dove abitava da anni, ha venduto la sua bella villa, per andare a vivere in una casetta solitaria a Pianello, nella Valtidone, in provincia di Piacenza, anzi, in una contrada fuori il paesino di Pianello. E qui l’ho incontrata.

<<Ho voluto cambiare completamente vita>>, racconta con la sua calda voce da attrice. <<A Roma, le mie giornate erano diventate routine: la villa, la piscina, le amiche, la grande città, le prime a teatro. Era diventata una vita senza più emozioni e io ne sentivo forte la mancanza. Non si trattava di desiderare emozioni sentimentali. Non ci credo molto e poi quelle finiscono in fretta. No, avevo bisogno di emozioni interiori, mie, qualcosa di radicale. Così ho cambiato la mia vita in modo eclatante.

<< Un giorno un amico avvocato mi ha raccontato quello che avrebbe fatto una volta andato in pensione. Sarebbe venuto a vivere a Pianello. Mi raccontò del posto, del silenzio e io me ne innamorai. Gli chiesi di trovarmi una casa. La decisione di cambiare vita era in qualche modo nata dentro di me. Ancora forse non aveva preso la forma definitiva ma il primo passo era fatto. La casa a Pianello però non si trovava e queste difficoltà non facevano che accrescere la mia decisione al punto che misi in vendita la casa di Roma. Mi trovai così senza casa con tutti i miei animali. Venni qui, con l’intenzione di andare in affitto per qualche tempo. Ma quando arrivai, il mio amico mi disse che proprio la sera prima aveva trovato un posto che poteva andare bene per me. Andai a vederlo. Era questa casa. Mi bastò entrare dalla porta e subito dissi: "La prendo!". >>.

<<Si è trovata subito bene?>>, domando.

<<All’inizio è stato difficile>>, racconta l’attrice che, complice l’ambiente sereno, agreste, si lascia andare alle confidenze. <<E’ un’impresa per una donna della mia età lasciare gli amici, lasciare ogni cosa e andare a vivere in un posto completamente sconosciuto. Ma poi tutto è cambiato. E’ una questione di seguire l’istinto. L’ho sempre fatto e l’istinto mi ha sempre fatto navigare bene. Così, questa mia decisione mi ha dato una nuova vitalità e mi ha fatto vedere la vita con occhi diversi. Qui, in questa casa, la mia vita è come ricominciata. La mia carriera è schizzata alle stelle. Il mio lavoro mi ha dato più soddisfazioni. Di colpo, tutto si è mosso. Io credo nelle energie che ti aiutano ad andare avanti e a quelle che invece ti trattengono. Bene, la casa di Roma era la mia palla al piede, era una forza che mi tratteneva. Andando via, tutto è cambiato. Sono partita per vivere come quando avevo vent’anni, senza sapere cosa sarebbe successo il giorno dopo. La prima volta che ha nevicato, sono uscita e ho camminato fino al ruscello. Poi, nel girarmi per tornare, ho visto la casetta e gli alberi coperti di neve che le facevano da cornice e mi sono messa a piangere. Emozione e gioia. E queste cose sono impagabili e al loro confronto il viaggio nelle isole del Sud o il vestito costosissimo sono nulla. E qui ci sono le stagioni, si vedono, si toccano. Io ho bisogno del cambio di stagione, del vedere cambiare la Natura e questo in città è diventato impossibile.

<<Anche se ho impegni che mi tengono lontana, io cerco sempre di tornare a casa, anche se per un giorno soltanto. Salto in macchina a torno qui, a riprendere le energie. Io faccio anche 45mila chilometri l’anno in macchina. Ho molta resistenza, sono molto forte. E in parte questo è dovuto anche alla mia nuova casa>>.

<<Con la gente del posto, come si trova?>>

<< Quando ho lasciato Roma, non avevo amici. A Pianello mi sono bastate due settimane per circondarmi di persone deliziose. In questo borgo la gente è molto educata. C’è una signora qui vicino che mi dà sempre i prodotti del suo orto. E io ricambio con il mio lavoro, vado ad aiutarla quando ha bisogno. C’è questo rapporto con la gente di qui, basato sul tempo che si può dedicare agli altri e non sul denaro. E poi si parla, si chiacchiera, si scambiano racconti. Ho scoperto l’importanza di guardare negli occhi la gente e passare loro una parte di me. In questo modo si forma un’amicizia che sembra esistere da sempre. Io non sopporto quelli che girano con gli occhiali da sole. E’ una barriera che vogliono erigere contro gli altri. E’ terribile>>.

<<Vedo che ha diversi diversi cani e gatti>>.

<<Sono arrivata qui con tutti i miei animali. Ho sei cani e cinque gatti. Con i miei cani, ho un rapporto quasi telepatico. Loro sono la mia famiglia, una grande famiglia. Loro mi sono sempre accanto, anche quando provo. E hanno i loro gusti. A loro non piacciono le tragedie greche, lo sento. Quando provo una tragedia, abbaiano, ululano disperati. E’ come se sentissero chiaramente la sofferenza che esprimo. Ma se invece provo una commedia brillante, allora sono tranquilli. Quando faccio le prove, quando studio a casa, mi piace camminare. Giro per casa, esco in giardino. E dietro di me ho una coda di cani e gatti che mi segue. Mi guardano, mi ascoltano. Sono in quei momenti il mio pubblico. Mi trasmettano la loro calma, la loro serenità. Ritengo che non ci sia cosa più bella e riposante che vedere un bambino o un animale che dorme>>.

<<Lei ha iniziato la carriera artistica come attrice di cinema ma ad un certo momento ha privileggiato il teatro sul cinema Perché?>>

<< Con il teatro è stato un po’ come per questa casa. Ho preso la decisione di mollare il cinema e via, ho preso subito la nuova strada. E la sera stessa ho trovato da lavorare. E sono stata molto fortunata fin da allora nei cambiamenti perché prima ho lavorato con Garinei e Giovannini, poi con Strehler.

<<Il teatro mi piace. Risponde meglio alle mie aspettative artistiche.

Forse, con il passare degli anni, la maturazione interiore e anche quella fisica, il teatro diventa un’espressione più congeniale. Io non ho più il problema delle rughe o delle occhiaie. Anzi, sono il mio capitale. Probabilmente, se facessi un altro lavoro sarei ricorsa al chirurgo plastico per qualche ritocco. Ma nel mio lavoro, invece, anche le rughe sono preziose. Sono il mio vissuto, le mie esperienze, raccontano la mia vita, il mio essere e queste sono realtà che devono emergere sul palcoscenico, sono emozioni che devo dare al pubblico, così rendo davvero reali i personaggi che interpreto. Tutto quel vissuto che si è raccolto anche nelle rughe del mio viso, viene fuori se si ha lo spirito libero. Ma lo spirito libero, aperto, non lo puoi avere in una città. Ecco perché sono fuggita da Roma. Il vissuto c’è, fa parte di ciascuno, ognuno ha il suo. Ma spesso non se ne ha la consapevolezza. Nel silenzio della Natura, però, nella calma, la coscienza la si acquista. Il silenzio ti porta a superare la soglia della normalità. Io non sono certo alla loro altezza, ma ora capisco cosa voglia dire per un eremita, per un mistico chiudersi nel silenzio per avvicinarsi a qualcosa di superiore. Il mio silenzio, il silenzio del posto dove vivo, cerco di portamelo via quando vado in città per le recite. Così rimango in albergo, cerco di restare sola il più possibile, di non partecipare alle cene dopo la recita, per coltivare anche in città l’atmosfera che è quella della mia casa>>.

<<Nella sua lunga carriera, lei ha conosciuti e lavorato con i grandi attori del nostro Teatro, alcuni dei quali sono entrati nel mito, nella leggenda. Come giudica i giovani, le nuove generazioni?>>

<<Il teatro ha subito un duro colpo artistico. Un tempo, un attore di teatro prima di riuscire ad avere parti importanti, faceva un bel po’ di gavetta. Questo sviluppava il mestiere e affinava la voce, importantissima in teatro, l’unico luogo di spettacolo dove tutto è a dimensione naturale. Oggi, questa professionalità non esiste più. Nel mondo del teatro entrano personaggi ignoti, o noti per il gossip, che possono essere anche bravi ma non hanno mestiere. Anche io venivo dal cinema ma ho fatto la mia bella gavetta. Gli avventurieri del teatro, che lo fanno solo per poi poter dire nelle intervista che "fanno teatro", siano i benvenuti. Ma a patto che sappiano fare il mestiere e non occupino i teatri che io e quelli della mia generazione ci siamo guadagnati. E che ora invece siamo costretti a fatiche incredibili per fare una tournée. Mentre nei teatri delle grandi città stazionano attori che non sono pronti, ma che richiamano del pubblico per altre loro virtù che con il teatro hanno poco a che fare. Questi attori poi recitano con il microfono e questo significa uccidere la professionalità degli attori veri. Poichè il microfono poi lo danno a tutti. Anche a me è toccato usare il microfono, ormai è prassi comune, nata per venire incontro agli attori improvvisati che non hanno voce e non sanno come usarla. Il microfono, gli altoparlanti, livellano la voce. Le tolgono la tridimensionalità e con essa la magia del teatro. Tutto diventa piatto. Se in scena ci sono sei attori, tu non sai chi parla se non viene illuminato dal faro. Ai nuovi attori io dico: imparate. Imparate a recitare senza microfono e allora vi riconoscerò come attori veri. Altrimenti non servite a niente>>.

<<In questa solitudine, ha certamente tempo per pensare e anche per ricordare: Quali sono i momenti più belli della tua vita che ama ricordare spesso?>>

<<No, non mi piace ricordare. Non amo i ricordi. Potrei soffermarmi sui ricordi felici ma è inevitabile che a quelli si attacchino anche i ricordi tristi. E allora no, niente. Non sono così sentimentale da sedermi a guardare il tramonto con un uomo. Non l’ho mai fatto. Semmai con un cane. Lui sì che il tramonto lo capisce. Qui in campagna sono tornata ai tempi dei miei avi. Faccio i loro lavori, sento gli odori che sentivano loro. In questa casa, che è una casa di contadini del Settecento, io vivo quella vita. Non torno alla mia infanzia, ai ricordi del passato, ma vado oltre. E questo mi ripara dalla paura legata ai tempi moderni, alla paura di quanto la modernità potrà portare di negativo. Quando accadrà, spero di essermene già andata>>.