Da quarant’anni, Erica Blanc
è ininterrottamente presente nel mondo dello spettacolo
internazionale. Nel suo curriculum professionale, vanta un’ottantina
di film, innumerevoli tournée teatrali, molti spettacoli televisivi
e l’orgoglio di aver lasciato in ogni sua partecipazione, anche in
quelle minori, un segno inconfondibile, sottolineato sempre dalla
critica e dal pubblico. Con il suo carattere forte, l’intelligenza
viva e ribelle, la personalità fascinosa, la bellezza incantevole,
ha sempre fatto breccia in tutti coloro che l’hanno vista anche una
sola volta. E molti la ricordano anche perché per 18 anni è stata la
compagna sul palcoscenico e nella vita di un grandissimo e
indimenticato attore, Alberto Lionello.
Eppure, questa straordinaria
donna dall’attività professionale tanto intensa, nella vita privata
è stata sempre schiva, riservata, misteriosa. Spenti i riflettori
del palcoscenico, è sua abitudine scomparire. Niente interviste,
niente feste, niente presenze nei salotti televisivi o in quelli
della vita mondana. <<Amo la solitudine>>, dice con un disarmante
sorriso. <<Amo il silenzio. Non sono misantropa, non odio i miei
simili, ma sento molto il fascino della vita semplice, dove puoi
ascoltare te stesso. Purtroppo, il chiasso e la confusione hanno
ormai invaso tutto, e io fuggo. Finito il mio lavoro in
palcoscenico, cerco la solitudine per ritrovare me stessa>>.
Ama
la solitudine al punto di aver preso, alcuni anni fa, una drastica
decisione: ha lasciato Roma, dove abitava da anni, ha venduto la sua
bella villa, per andare a vivere in una casetta solitaria a Pianello,
nella Valtidone, in provincia di Piacenza, anzi, in una contrada
fuori il paesino di Pianello. E qui l’ho incontrata.
<<Ho voluto cambiare
completamente vita>>, racconta con la sua calda voce da attrice. <<A
Roma, le mie giornate erano diventate routine: la villa, la piscina,
le amiche, la grande città, le prime a teatro. Era diventata una
vita senza più emozioni e io ne sentivo forte la mancanza. Non si
trattava di desiderare emozioni sentimentali. Non ci credo molto e
poi quelle finiscono in fretta. No, avevo bisogno di emozioni
interiori, mie, qualcosa di radicale. Così ho cambiato la mia vita
in modo eclatante.
<< Un
giorno un amico avvocato mi ha raccontato quello che avrebbe fatto
una volta andato in pensione. Sarebbe venuto a vivere a Pianello. Mi
raccontò del posto, del silenzio e io me ne innamorai. Gli chiesi di
trovarmi una casa. La decisione di cambiare vita era in qualche modo
nata dentro di me. Ancora forse non aveva preso la forma definitiva
ma il primo passo era fatto. La casa a Pianello però non si trovava
e queste difficoltà non facevano che accrescere la mia decisione al
punto che misi in vendita la casa di Roma. Mi trovai così senza casa
con tutti i miei animali. Venni qui, con l’intenzione di andare in
affitto per qualche tempo. Ma quando arrivai, il mio amico mi disse
che proprio la sera prima aveva trovato un posto che poteva andare
bene per me. Andai a vederlo. Era questa casa. Mi bastò entrare
dalla porta e subito dissi: "La prendo!". >>.
<<Si è trovata subito
bene?>>, domando.
<<All’inizio è stato
difficile>>, racconta l’attrice che, complice l’ambiente sereno,
agreste, si lascia andare alle confidenze. <<E’ un’impresa per una
donna della mia età lasciare gli amici, lasciare ogni cosa e andare
a vivere in un posto completamente sconosciuto. Ma poi tutto è
cambiato. E’ una questione di seguire l’istinto. L’ho sempre fatto e
l’istinto mi ha sempre fatto navigare bene. Così, questa mia
decisione mi ha dato una nuova vitalità e mi ha fatto vedere la vita
con occhi diversi. Qui, in questa casa, la mia vita è come
ricominciata. La mia carriera è schizzata alle stelle. Il mio lavoro
mi ha dato più soddisfazioni. Di colpo, tutto si è mosso. Io credo
nelle energie che ti aiutano ad andare avanti e a quelle che invece
ti trattengono. Bene, la casa di Roma era la mia palla al piede, era
una forza che mi tratteneva. Andando via, tutto è cambiato. Sono
partita per vivere come quando avevo vent’anni, senza sapere cosa
sarebbe successo il giorno dopo. La prima volta che ha nevicato,
sono uscita e ho camminato fino al ruscello. Poi, nel girarmi per
tornare, ho visto la casetta e gli alberi coperti di neve che le
facevano da cornice e mi sono messa a piangere. Emozione e gioia. E
queste cose sono impagabili e al loro confronto il viaggio nelle
isole del Sud o il vestito costosissimo sono nulla. E qui ci sono le
stagioni, si vedono, si toccano. Io ho bisogno del cambio di
stagione, del vedere cambiare la Natura e questo in città è
diventato impossibile.
<<Anche se ho impegni che mi
tengono lontana, io cerco sempre di tornare a casa, anche se per un
giorno soltanto. Salto in macchina a torno qui, a riprendere le
energie. Io faccio anche 45mila chilometri l’anno in macchina. Ho
molta resistenza, sono molto forte. E in parte questo è dovuto anche
alla mia nuova casa>>.
<<Con
la gente del posto, come si trova?>>
<< Quando ho lasciato Roma,
non avevo amici. A Pianello mi sono bastate due settimane per
circondarmi di persone deliziose. In questo borgo la gente è molto
educata. C’è una signora qui vicino che mi dà sempre i prodotti del
suo orto. E io ricambio con il mio lavoro, vado ad aiutarla quando
ha bisogno. C’è questo rapporto con la gente di qui, basato sul
tempo che si può dedicare agli altri e non sul denaro. E poi si
parla, si chiacchiera, si scambiano racconti. Ho scoperto
l’importanza di guardare negli occhi la gente e passare loro una
parte di me. In questo modo si forma un’amicizia che sembra esistere
da sempre. Io non sopporto quelli che girano con gli occhiali da
sole. E’ una barriera che vogliono erigere contro gli altri. E’
terribile>>.
<<Vedo che ha diversi
diversi cani e gatti>>.
<<Sono arrivata qui con
tutti i miei animali. Ho sei cani e cinque gatti. Con i miei cani,
ho un rapporto quasi telepatico. Loro sono la mia famiglia, una
grande famiglia. Loro mi sono sempre accanto, anche quando provo. E
hanno i loro gusti. A loro non piacciono le tragedie greche, lo
sento. Quando provo una tragedia, abbaiano, ululano disperati. E’
come se sentissero chiaramente la sofferenza che esprimo. Ma se
invece provo una commedia brillante, allora sono tranquilli. Quando
faccio le prove, quando studio a casa, mi piace camminare. Giro per
casa, esco in giardino. E dietro di me ho una coda di cani e gatti
che mi segue. Mi guardano, mi ascoltano. Sono in quei momenti il mio
pubblico. Mi trasmettano la loro calma, la loro serenità. Ritengo
che non ci sia cosa più bella e riposante che vedere un bambino o un
animale che dorme>>.
<<Lei ha iniziato la
carriera artistica come attrice di cinema ma ad un certo momento ha
privileggiato il teatro sul cinema Perché?>>
<< Con il teatro è stato un
po’ come per questa casa. Ho preso la decisione di mollare il cinema
e via, ho preso subito la nuova strada. E la sera stessa ho trovato
da lavorare. E sono stata molto fortunata fin da allora nei
cambiamenti perché prima ho lavorato con Garinei e Giovannini, poi
con Strehler.
<<Il
teatro mi piace. Risponde meglio alle mie aspettative artistiche.
Forse, con il passare degli
anni, la maturazione interiore e anche quella fisica, il teatro
diventa un’espressione più congeniale. Io non ho più il problema
delle rughe o delle occhiaie. Anzi, sono il mio capitale.
Probabilmente, se facessi un altro lavoro sarei ricorsa al chirurgo
plastico per qualche ritocco. Ma nel mio lavoro, invece, anche le
rughe sono preziose. Sono il mio vissuto, le mie esperienze,
raccontano la mia vita, il mio essere e queste sono realtà che
devono emergere sul palcoscenico, sono emozioni che devo dare al
pubblico, così rendo davvero reali i personaggi che interpreto.
Tutto quel vissuto che si è raccolto anche nelle rughe del mio viso,
viene fuori se si ha lo spirito libero. Ma lo spirito libero,
aperto, non lo puoi avere in una città. Ecco perché sono fuggita da
Roma. Il vissuto c’è, fa parte di ciascuno, ognuno ha il suo. Ma
spesso non se ne ha la consapevolezza. Nel silenzio della Natura,
però, nella calma, la coscienza la si acquista. Il silenzio ti porta
a superare la soglia della normalità. Io non sono certo alla loro
altezza, ma ora capisco cosa voglia dire per un eremita, per un
mistico chiudersi nel silenzio per avvicinarsi a qualcosa di
superiore. Il mio silenzio, il silenzio del posto dove vivo, cerco
di portamelo via quando vado in città per le recite. Così rimango in
albergo, cerco di restare sola il più possibile, di non partecipare
alle cene dopo la recita, per coltivare anche in città l’atmosfera
che è quella della mia casa>>.
<<Nella sua lunga carriera,
lei ha conosciuti e lavorato con i grandi attori del nostro Teatro,
alcuni dei quali sono entrati nel mito, nella leggenda. Come giudica
i giovani, le nuove generazioni?>>
<<Il teatro ha subito un
duro colpo artistico. Un tempo, un attore di teatro prima di
riuscire ad avere parti importanti, faceva un bel po’ di gavetta.
Questo sviluppava il mestiere e affinava la voce, importantissima in
teatro, l’unico luogo di spettacolo dove tutto è a dimensione
naturale. Oggi, questa professionalità non esiste più. Nel mondo del
teatro entrano personaggi ignoti, o noti per il gossip, che possono
essere anche bravi ma non hanno mestiere. Anche io venivo dal cinema
ma ho fatto la mia bella gavetta. Gli avventurieri del teatro, che
lo fanno solo per poi poter dire nelle intervista che "fanno
teatro", siano i benvenuti. Ma a patto che sappiano fare il mestiere
e non occupino i teatri che io e quelli della mia generazione ci
siamo guadagnati. E che ora invece siamo costretti a fatiche
incredibili per fare una tournée. Mentre nei teatri delle grandi
città stazionano attori che non sono pronti, ma che richiamano del
pubblico per altre loro virtù che con il teatro hanno poco a che
fare. Questi attori poi recitano con il microfono e questo significa
uccidere la professionalità degli attori veri. Poichè il microfono
poi lo danno a tutti. Anche a me è toccato usare il microfono, ormai
è prassi comune, nata per venire incontro agli attori improvvisati
che non hanno voce e non sanno come usarla. Il microfono, gli
altoparlanti, livellano la voce. Le tolgono la tridimensionalità e
con essa la magia del teatro. Tutto diventa piatto. Se in scena ci
sono sei attori, tu non sai chi parla se non viene illuminato dal
faro. Ai nuovi attori io dico: imparate. Imparate a recitare senza
microfono e allora vi riconoscerò come attori veri. Altrimenti non
servite a niente>>.
<<In
questa solitudine, ha certamente tempo per pensare e anche per
ricordare: Quali sono i momenti più belli della tua vita che ama
ricordare spesso?>>