Intervista a Sabrina Mugnos, scienziata di fama mondiale e grande esperta delle culture e delle civiltà dalle antiche popolazioni del Centro America...

 

LA FINE DEL MONDO

SECONDO I MAYA

 

Di Roberto Allegri Foto di Nicola Allegri

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Il film di Mel Gibson "Apocalypto" ha prepotentemente attirato l’attenzione del pubblico sui Maya,

gli antichi abitanti dell’America Centrale, considerati uno dei popoli più affascinanti e misteriosi della storia.

Solo a pronunciare il loro nome si evocano inevitabilmente atmosfere di leggenda e di romanzo: giungle intricate, piramidi di pietra che sorgono nelle radure, spedizioni scientifiche che sfidano le belve feroci per scoprire tesori sepolti. In realtà, si sa che i Maya erano in possesso di straordinarie conoscenze astronomiche, sapevano prevedere le eclissi e i movimenti degli astri. Realizzarono anche dettagliatissimi calendari, prevedendo anche la fine del mondo. E c’è persino chi sostiene che avessero contatti con civiltà extraterrestri.

<<Il nome dei Maya è conosciuto praticamente da tutti>>, mi ha detto la dottoressa Sabrina Mugnos. <<Ma la vera identità di quel popolo, e di altri che vissero in Centroamerica, e soprattutto diversi aspetti della loro scomparsa restano tuttora un enigma non solo per il grande pubblico ma anche per la scienza. A renderli così affascinanti è il fatto che, nonostante siano vissuti secoli e secoli fa, la loro vita fosse una amalgama di scienza eccelsa e grande spiritualità, due caratteristiche che nelle civiltà progredite non vanno d’accordo.>>

Sabrina Mugnos, 35 anni, è una sorta di "Indiana Jones in gonnella". Geochimica ed esobiologa, membro del prestigioso gruppo di studio dell’Accademia Internazionale di Astronautica, esperta di bioastronomia e archeoastronomia, lavora nel S.E.T.I.-Italia, cioè il programma creato dalla Nasa negli anni Settanta con lo scopo di cercare forme di vita intelligenti nel cosmo. Ma accanto alla pura ricerca di laboratorio la dottoressa Mugnos affianca un’instancabile attività di viaggiatrice. Esperta di civiltà antiche, gira il mondo visitando siti archeologici e tenendo conferenze.

<<L’ambiente nel quale fiorì l’impero Maya era ed è ancora oggi fortemente ostile>>, continua la dottoressa Mugnos. <<Si tratta della foresta equatoriale del Centroamerica dove ci sono piogge continue, un’umidità proibitiva e una vegetazione talmente intricata da ingoiare ogni cosa. Ancora oggi, solo una piccola parte degli antichi monumenti Maya è stata trovata e portata alla luce. Il resto rimane nascosto dalla giungla. Questa realtà rende lunghe e costose le campagne di studio e, proprio per la poca quantità di informazioni e di reperti, vengono alimentati il mistero e la leggenda.

<<Il vero mistero legato ai Maya riguarda la loro scomparsa. Intorno al 800-900 dopo Cristo, proprio nel periodo di massimo splendore, tutte le grandi città dei Maya vennero abbandonate pressoché contemporaneamente. Non si sa cosa accadde, di preciso. La teoria più accreditata, suffragata da diversi lavori scientifici, si riferisce ad un disastro naturale di immani proporzioni, forse una devastante siccità. Tuttavia mancano ancora svariati tasselli per avere il quadro completo di ciò che accadde veramente.>>

Sabrina Mugnos mi mostra una riproduzione del complicato calendario Maya. Poi sorride, perché sa già quello che sto per chiederle.

<<Immagino che tu voglia sapere della famosa profezia del 2012>>, dice. <<E’ forse l’aspetto più inquietante e anche affascinante della conoscenza dei Maya. Crea molto interesse proprio perché riguarda una data molto vicina. I Maya erano ossessionati dal tempo e utilizzavano quattro calendari: uno civile che si chiamava "Haab" ed era formato da 365 giorni; uno sacro detto "Tzolkin" che era di 260 giorni; il "Calendario Rotondo", che era un po’ l’insieme dei due e copriva un periodo di 52 anni. Poi c’era il cosiddetto "Lungo Computo" che contava i giorni in maniera cumulativa a partire da una data iniziale che pare fosse il 10 agosto del 3114 avanti Cristo. Ogni ciclo di questo calendario dura 5125 anni e quindi il termine del ciclo attuale corrisponde proprio al 23 dicembre del 2012. Per quella data ci sarà la fine di un’epoca. Negli antichi miti del Centroamerica si parla di diverse epoche terminate ciascuna con una catastrofe. La prima, detta del "sole giaguaro" finì quando l’umanità venne attaccata e divorata dalle belve della giungla. La seconda, detta del "sole del vento" terminò con un vento fortissimo che spazzò via gli uomini. La terza, del "sole della pioggia" terminò con una pioggia di fuoco. La quarta, del "sole dell’acqua" finì con immani diluvi e inondazioni. Noi ora stiamo vivendo nella quinta era che è detta del "sole in movimento". Sembra che dovrà finire con terremoti ed esplosioni.

<<Sembra tutto molto allarmante ma non è il caso di preoccuparsi. Non c’è niente di certo. I miti, passando di generazione in generazione, subiscono distorsioni e diverse interpretazioni e così non possiamo essere sicuri di quello che è stato tramandato. E non sono certe neppure le date perché possono essersi verificati errori nella trasposizione di quelle ricavate dalle iscrizioni Maya e il nostro calendario. Certo, non possiamo sapere cosa accadrà di preciso nel 2012. L’aspetto degno di attenzione della profezia Maya è però la sua somiglianza con quelle di altre religioni nel mondo dove sono descritte la genesi dell’umanità, le catastrofi cicliche che l’hanno afflitta, rinascite e future apocalissi. Forse, il 2012 rappresenta un simbolo, la fine simbolica di un’epoca. C’è chi sostiene che in quella data l’umanità avrà una nuova coscienza di sé e abbandonerà un tempo dedicato all’ego per passare in una fase di spiritualità. O forse, gli antichi Maya erano talmente abili osservatori dei cicli naturali che scoprirono un qualche evento naturale destinato a ripresentarsi.>>

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