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Il film di Mel Gibson "Apocalypto" ha prepotentemente attirato l’attenzione del pubblico
sui Maya,
gli antichi abitanti dell’America Centrale,
considerati uno dei popoli più affascinanti e misteriosi della
storia.
Solo a pronunciare il loro nome si evocano
inevitabilmente atmosfere di leggenda e di romanzo: giungle
intricate, piramidi di pietra che sorgono nelle radure, spedizioni
scientifiche che sfidano le belve feroci per scoprire tesori
sepolti. In realtà, si sa che i Maya erano in possesso di
straordinarie conoscenze astronomiche, sapevano prevedere le eclissi
e i movimenti degli astri. Realizzarono anche dettagliatissimi
calendari, prevedendo anche la fine del mondo. E c’è persino chi
sostiene che avessero contatti con civiltà extraterrestri.
<<Il
nome dei Maya è conosciuto praticamente da tutti>>, mi ha detto la
dottoressa Sabrina Mugnos. <<Ma la vera identità di quel popolo, e
di altri che vissero in Centroamerica, e soprattutto diversi aspetti
della loro scomparsa restano tuttora un enigma non solo per il
grande pubblico ma anche per la scienza. A renderli così
affascinanti è il fatto che, nonostante siano vissuti secoli e
secoli fa, la loro vita fosse una amalgama di scienza eccelsa e
grande spiritualità, due caratteristiche che nelle civiltà
progredite non vanno d’accordo.>>
Sabrina Mugnos, 35 anni, è una sorta di "Indiana
Jones in gonnella". Geochimica ed esobiologa, membro del prestigioso
gruppo di studio dell’Accademia Internazionale di Astronautica,
esperta di bioastronomia e archeoastronomia, lavora nel S.E.T.I.-Italia,
cioè il programma creato dalla Nasa negli anni Settanta con lo scopo
di cercare forme di vita intelligenti nel cosmo. Ma accanto alla
pura ricerca di laboratorio la dottoressa Mugnos affianca
un’instancabile attività di viaggiatrice. Esperta di civiltà
antiche, gira il mondo visitando siti archeologici e tenendo
conferenze.
<<L’ambiente
nel quale fiorì l’impero Maya era ed è ancora oggi fortemente
ostile>>, continua la dottoressa Mugnos. <<Si tratta della foresta
equatoriale del Centroamerica dove ci sono piogge continue,
un’umidità proibitiva e una vegetazione talmente intricata da
ingoiare ogni cosa. Ancora oggi, solo una piccola parte degli
antichi monumenti Maya è stata trovata e portata alla luce. Il resto
rimane nascosto dalla giungla. Questa realtà rende lunghe e costose
le campagne di studio e, proprio per la poca quantità di
informazioni e di reperti, vengono alimentati il mistero e la
leggenda.
<<Il vero mistero legato ai Maya riguarda la loro
scomparsa. Intorno al 800-900 dopo Cristo, proprio nel periodo di
massimo splendore, tutte le grandi città dei Maya vennero
abbandonate pressoché contemporaneamente. Non si sa cosa accadde, di
preciso. La teoria più accreditata, suffragata da diversi lavori
scientifici, si riferisce ad un disastro naturale di immani
proporzioni, forse una devastante siccità. Tuttavia mancano ancora
svariati tasselli per avere il quadro completo di ciò che accadde
veramente.>>
Sabrina
Mugnos mi mostra una riproduzione del complicato calendario Maya.
Poi sorride, perché sa già quello che sto per chiederle.
<<Immagino che tu voglia sapere della famosa
profezia del 2012>>, dice. <<E’ forse l’aspetto più inquietante e
anche affascinante della conoscenza dei Maya. Crea molto interesse
proprio perché riguarda una data molto vicina. I Maya erano
ossessionati dal tempo e utilizzavano quattro calendari: uno civile
che si chiamava "Haab" ed era formato da 365 giorni; uno sacro detto
"Tzolkin" che era di 260 giorni; il "Calendario Rotondo", che era un
po’ l’insieme dei due e copriva un periodo di 52 anni. Poi c’era il
cosiddetto "Lungo Computo" che contava i giorni in maniera
cumulativa a partire da una data iniziale che pare fosse il 10
agosto del 3114 avanti Cristo. Ogni ciclo di questo
calendario
dura 5125 anni e quindi il termine del ciclo attuale corrisponde
proprio al 23 dicembre del 2012. Per quella data ci sarà la fine di
un’epoca. Negli antichi miti del Centroamerica si parla di diverse
epoche terminate ciascuna con una catastrofe. La prima, detta del
"sole giaguaro" finì quando l’umanità venne attaccata e divorata
dalle belve della giungla. La seconda, detta del "sole del vento"
terminò con un vento fortissimo che spazzò via gli uomini. La terza,
del "sole della pioggia" terminò con una pioggia di fuoco. La
quarta, del "sole dell’acqua" finì con immani diluvi e inondazioni.
Noi ora stiamo vivendo nella quinta era che è detta del "sole in
movimento". Sembra che dovrà finire con terremoti ed esplosioni.
<<Sembra tutto molto allarmante ma non è il caso
di preoccuparsi. Non c’è niente di certo. I miti, passando di
generazione in generazione, subiscono distorsioni e diverse
interpretazioni
e così non possiamo essere sicuri di quello che è stato tramandato.
E non sono certe neppure le date perché possono essersi verificati
errori nella trasposizione di quelle ricavate dalle iscrizioni Maya
e il nostro calendario. Certo, non possiamo sapere cosa accadrà di
preciso nel 2012. L’aspetto degno di attenzione della profezia Maya
è però la sua somiglianza con quelle di altre religioni nel mondo
dove sono descritte la genesi dell’umanità, le catastrofi cicliche
che l’hanno afflitta, rinascite e future apocalissi. Forse, il 2012
rappresenta un simbolo, la fine simbolica di un’epoca. C’è chi
sostiene che in quella data l’umanità avrà una nuova coscienza di sé
e abbandonerà un tempo dedicato all’ego per passare in una fase di
spiritualità. O forse, gli antichi Maya erano talmente abili
osservatori dei cicli naturali che scoprirono un qualche evento
naturale destinato a ripresentarsi.>>