Roberto
Allegri, esperto in etologia, autore di diversi libri sul
comportamento degli animali domestici, cerca di interpretare ciò che
i nostri mici vorrebbero dirci
NOI SIAMO SAGGI
E INTELLIGENTI
Testo di
Roberto Allegri -Foto di Nicola Allegri
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Lo sapeva bene il filosofo
francese di fine Ottocento Hippolyte Taine che scrisse in un suo
libro: “Ho studiato molti filosofi e molti gatti: la saggezza dei
gatti è infinitamente superiore.” Ma quello che per Hippolyte Taine
poteva essere un’intuizione oggi è dimostrato dalla scienza: il
gatto è davvero considerato tra gli animali più intelligenti.
<<Stavolta voglio darmi delle
arie>>, mi dice la gatta Paola con piglio sornione. <<Le ricerche
sulla capacità di apprendimento di noi gatti hanno dato risultati
sorprendenti. Gli studiosi hanno paragonato il peso del nostro
cervello a quello del corpo e hanno ottenuto un rapporto superiore a
quello di tutti gli altri mammiferi, esclusi l’uomo, le scimmie e i
delfini. E dal momento che il nostro cervello è simile al vostro
come funzionalità e struttura, noi gatti siamo d’aiuto alla scienza
nella comprensione della stessa natura umana.>>
Guardo
la gatta Paola e sorrido facendo finta di non credere alle sue
parole. Lei se ne sta comodamente sdraiata sotto la lampada ad
infrarossi per la quotidiana seduta contro l’artrite e subito mi
rimprovera stizzita. <<E’ inutile che fai quel sorrisetto!>>,
sbotta. <<E’ accertato che i gatti imparano rapidamente! E’
accertato che si adattano ai cambiamenti e che hanno una memoria
infallibile. Vuoi degli esempi? Il ricercatore americano Donald
Adams ha dimostrato che i gatti ricorrono a vere e proprie strategie
per risolvere diverse situazioni. Alcuni imparano da soli ad aprire
porte e finestre. Altri sistemano in giardino pezzetti di pane come
esca per attirare gli uccelli. E il professor Dethier, docente di
biologia all’Università di Princeton, ha sottoposto alcuni gatti a
complessi test di intelligenza ottenendo punteggi molto alti.
Secondo lui, le nostre elevate capacità di apprendimento potrebbero
renderci utili ai portatori di handicap e agli invalidi, svolgendo
per loro piccoli incarichi domestici. Inoltre Jules Masserman e
David Rubinfine, ricercatori della facoltà di Psichiatria
dell’Università di Chicago, hanno addestrato dei gatti a contare.
Usando dei recipienti contenenti leccornie che si possono aprire
solo premendo un pedale un certo numero di volte, hanno visto che i
gatti imparano in poco tempo il corretto numero di operazioni per
ottenere la ricompensa. Ti basta?>>
Anche io conosco gli studi di
Masserman e Rubinfine. Ne ho letto da qualche parte e ricordo che il
risultato ottenuto dai due ricercatori è servito per capire come
sia possibile contare anche senza possedere un linguaggio, il che
pone le basi per un ipotetico insegnamento dell’aritmetica ai
bambini in un modo completamente diverso, ossia non verbale. Ma mi
sono divertito a far arrabbiare la mia gatta. Poi le chiedo scusa e
le dico che so bene quanto i mici possiedano un super cervello.
<<Siete
unici>>, le dico accarezzandola. <<Lo sai che cosa ha scritto su di
voi Claudio Magris? Che “il gatto sta per stare, come ci si stende
davanti al mare solo per essere lì, distesi e abbandonati. E’ un dio
dell’ora, indifferente, irraggiungibile”. Meglio di così!>>
La Paola si mette a fare le
fusa, compiaciuta della citazione. Io seguito ad accarezzarle il
pelo convinto che le parole affascinanti del grande scrittore
triestino ritraggano con sorprendente realismo la personalità dei
gatti. Sono sul serio animali misteriosi, divinità dallo sguardo
insondabile.
