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Libri di Elio Blancato ]
Le sue mani sono
speciali. Emettono una misteriosa e potente energia. Lo hanno
constatato gli studiosi nei loro laboratori e lo hanno dimostrato
migliaia di fatti incontestabili. Giuseppe Trappo, 70 anni,
torinese, è, infatti, un guaritore. Cioè una di quelle persone che
esercitano l’antica arte di guarire le malattie con l’energia delle
mani, arte che nel nostro tempo viene indicata con il termine di
pranoterapia.
Ma Trappo è un
guaritore singolare, sui generis: cura le persone ma cura
soprattutto gli animali. <<Sono stati gli animali a farmi capire che
nelle mani avevo qualche cosa di misterioso>>, dice. <<Giocavo con
loro, li accarezzavo e se avevano qualche malanno guarivano. E
allora ho deciso di provare anche con le persone>>.
I risultati sono
stati subito straordinari. Giuseppe Trappo è diventato uno dei più
celebri pranoterapeuti d’Italia. Da una quarantina d’anni esercita
queste sue facoltà con tale prestigio ed efficacia da stupire anche
i più scettici. Al suo studio, in via Medici a Torino, arrivano
persone da ogni parte e tra esse professionisti qualificati: medici,
magistrati, avvocati, politici, ingegneri, uomini di scienza. Di
Trappo si sono interessati spesso giornali e anche la televisione.
Ora gli è stato dedicato un magnifico libro, scritto dal giornalista
torinese Elio Blancato e pubblicato da Armenia con il titolo “Curare
con le mani e con il cuore”.
Giuseppe
Trappo, con la sua fluente e lunga barba bianca, compare sulla
copertina del libro tenendo tra le mani un ritratto di Madre Teresa,
che è stata una delle sue pazienti. Ma l’occhio è subito attratto da
una scritta in alto, sotto il nome dell’autore: “Prefazione di
Allegra Agnelli”. Proprio lei, Donna Allegra Agnelli, vedova di
Umberto Agnelli e cognata di Gianni Agnelli. Un personaggio di
grande spicco a Torino, appartenente alla più celebre famiglia del
capoluogo piemontese. In genere, gli Agnelli sono sempre stati
estremamente riservate, ma in questo caso Donna Allegra Agnelli ha
voluto esporsi senza riserve, ha scritto la prefazione di questo
libro perché, come afferma apertamente, “ho una grande stima di
Trappo”. Nella prefazione racconta che da anni Trappo cura i suoi
numerosi cani e rivela anche suo cognato, l’Avvocato Gianni Agnelli,
ricorreva spesso e con soddisfazione alle cure di questo guaritore.
<<Sì, è vero>>,
dice Trappo. <<Io non ho mai voluto parlare dei miei incontri con
l’Avvocato. Ma ora che ne ha scritto Donna Allegra posso
confermarlo. Sono stato spesso a casa dell’Avvocato. Mi mandava a
prendere dal suo autista. Ci fu un periodo in cui soffiava molto per
l’hepes Zoster, il fuoco di Sant’Antonio, e non riusciva a chiudere
occhio. Andavo a trovarlo quasi ogni giorno. Mi attendeva nella sua
camera da letto ed erano presenti spesso anche dei medici. Lui mi
salutava dicendo: “Lei, Trappo, ha le mani d’oro”. Diventavo rosso
per la vergogna, sentendo quelle parole davanti ai medici. Ma lui
era molto franco, quando stimava una persona, anche se era una
persona umile, del popolo, lo diceva apertamente. Gli facevo la
pranoterapia e spesso, sotto l’energia delle mie mani, si
addormentava e poteva così trovare un po’ di sollievo >>.
Trappo non vuole
parlare dei suoi clienti famosi. Desidera invece fermare
l’attenzione sulla sua attività con gli animali. <<Sono stati loro a
fermi scoprire queste mie misteriosi doti che aiutano a guarire le
malattie>>, dice. <<Fino verso i trent’anni neppure sapevo che
esisteva la pranoterapia. Non ne avevo proprio mai sentito parlare.
Però mi ero accorto che se accarezzavo un cane, un gatto, un
cavallo, una mucca affetti da qualche malanno, le mie carezze erano
come una potente medicina. E’ stato il professor Marzio Panichi,
veterinario e docente di Veterinaria all’Università di Torino, a
farmi riflettere sulla vicenda e a suggerirmi di provare a imporre
le mani anche alle persone. Così mi sono accorto che anche le
persone ne traevano grande beneficio e iniziò questa mia attività.
<<Che
le mie mani avessero qualche cosa di speciale, me ne ero accorto
ancora da ragazzino. A Torino la mia
famiglia abitava vicino alle stalle di un famoso importatore di
animali selvatici, Molinar, che era proprietario di numerosi zoo in
Italia. Amavo molto gli animali e mi fermavo davanti a quelle stalle
a curiosare. Molinar era un uomo burbero, mi cacciava via, ma poi,
vedendomi spesso, mi lasciava fare. Un giorno mi disse: "Vuoi vedere
gli animali da vicino?". "Magari", risposi. E mi fece entrare.
<<Da
allora diventai assiduo frequentatore delle stalle Molinar. Gli
inservienti avevano l'ordine di farmi entrare quando volevo.
Trascorrevo con quegli animali esotici tutto il mio tempo libero.
Molte di quelle bestie erano malate. Erano state catturate nella
savana con mezzi rudimentali, erano ferite. Il passaggio da una vita
libera, sana, a quella in cattività aveva sconvolto la loro mente. E
i lunghi viaggi per mare per arrivare in Italia, fatti in condizioni
di grande disagio, erano stati micidiali. Quelle bestie erano
depresse, tristi, frastornate. Qualcuna era decisa a lasciarsi
morire.
<<Io
sentivo una pietà immensa per quegli animali. Mi avvicinavo loro
con le lacrime agli occhi. Parlavo, li incoraggiavo e cercavo di
scuoterli da quel torpore e da quella tristezza mortale.
Probabilmente riuscivano a captare i miei sentimenti. Si sentivano
meno soli. Qualcuno mi avvicinava e, tra la meraviglia dei
guardiani, si lasciava accarezzare. Toccavo le loro ferite, gliele
lavavo e si rimarginavano. Riprendevano ad aver interesse a vivere
e cominciavano a mangiare.
<<Il
vecchio Molinar si accorse. "Tu sei un mago", mi diceva con stupore
e mi portava vicino alle gabbie degli animali più malandati
incoraggiandomi a parlare loro, e ad accarezzarli. In poco tempo
diventai il pupillo di Molinar e, finite le scuole medie, andai a
lavorare da lui.
<<In
seguito, il mio amore per gli animali mi portò a diventare guardia
zoofila. Fondai una specie di "soccorso verde", un "pronto
intervento" per gli animali in difficoltà. Divenni protagonista di
molti episodi di salvataggio di animali feriti, episodi che fecero
parlare i giornali. Ero insomma diventato famoso in tutto il
Piemonte.
<<A
quel tempo, insieme alle energie curative, avevo sviluppato anche
doti di chiaroveggenza. Concentrandomi, con tecniche particolari di
tipo yoga, riuscivo a visualizzare un luogo, una persona o un
animale. In questo modo avevo trovato diversi cani smarriti, e ogni
caso risolto finiva sempre sui giornali e contribuiva ad aumentare
la mia fama.
<<Un
giorno, davanti alla mia abitazione si fermò una grossa automobile,
dalla quale scese Gianni Agnelli. Sua figlia Margherita, che allora
aveva 12 anni, mentre si trovava all'ippodromo aveva smarrito il suo
cane Riki, un cocker bianco e nero. La ragazzina era disperata.
L'avvocato aveva offerto una mancia di 100 mila lire per chi avesse
trovato il cane. Ma erano passate due settimane, e di Riki nessuna
traccia.
<<Non so chi avesse parlato all'avvocato di me. Quando me lo vidi
davanti, rimasi molto meravigliato. Mi raccontò la storia. Risposi
che avrei fatto l'impossibile. Cominciai subito a concentrarmi su
una foto di Riki, che l'avvocato mi aveva lasciato. Dopo un paio di
giorni riuscii a individuare i ladri. Riki era stato rubato da
alcuni zingari, i quali, saputo chi era il padrone del cane, erano
fuggiti lasciando la città di notte. Riuscii a rintracciarli a
Pinerolo, ma arrivai troppo tardi. Per tenere nascosto il cane,
durante il viaggio lo avevano legato sotto il carro e la bestiolina
era morta lungo il tragitto, forse strozzata dal guinzaglio.
Nonostante la triste conclusione di quel caso, Agnelli mi fece un
regalo e mi mandò una lettera che conservo ancora. Da allora non lo
incontrai più fino a quando un giorno non mi fece chiamare perché
aveva un problema suo personale, e da allora mi onorò sempre della
sua amicizia>>.
Come
già detto, sulla copertina del libro dedicato a Trappo, egli appare
accanto a Madre Teresa, e gli chiediamo di raccontarci come la
conobbe.
<<Constatato
che avevo quelle misteriose doti nelle mani>>, racconta Trappo <<e
poiché ero cosciente che non erano frutto del mio lavoro, della mia
preparazione, ma solo doni del Buon Dio, decisi di dedicare, ogni
anno, del tempo per aiutare le persone più bisognose che vivono in
Paesi disagiati. Così, andai diverse volte in India, a Calcutta, per
portare sollievo con la bioenergia agli ammalati dell’ospedale di
Madre Teresa. In quel periodo la Madre soffriva di cuore e quando
aveva certi attacchi dolorosi mi chiamava perché le imponessi le
mani e diceva che si sentiva meglio.
<<Non sono andato solo a Calcutta, ma anche in Africa, nell’Alto
Volta, che era allora uno dei luoghi più poveri del mondo. Là
conobbi un missionario, Fratel Silvestro Pia, della congregazione
“Fratelli della Sacra Famiglia”. Un autentico santo. Come Madre
Teresa, dedicava tutto se stesso ai più poveri tra i poveri. E anche
da Fratel Silvestro cercavo di rendermi utile con le persone che
soffrivano. Però, in questi viaggi non ho solo dato qualche cosa di
mio agli altri, ho anche molto ricevuto. L’esempio e la bontà di
Madre Teresa e di Fratel Silvestro mi hanno aiutato molto nelle
difficoltà della vita. E poi, sia in India che in Africa ho potuto
conoscere vari sensitivi, stregoni, guru, dai quali ho appreso certe
tecniche che hanno migliorato molto ciò che già conoscevo>>.
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