Un magnifico libro celebra le doti del guaritore Giuseppe Trappo che ha avuto tra i suoi clienti Madre Teresa e Gianni Agnelli

<<CURO LE PERSONE

 MA ANCHE GLI ANIMALI>>

Testo di Roberto Allegri

Foto di Nicola Allegri

 

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Le sue mani sono speciali. Emettono una misteriosa e potente energia. Lo hanno constatato gli studiosi nei loro laboratori e lo hanno dimostrato migliaia di fatti incontestabili. Giuseppe Trappo, 70 anni, torinese, è, infatti, un guaritore.  Cioè una di quelle persone che esercitano l’antica arte di guarire le malattie con l’energia delle mani, arte che nel nostro tempo viene indicata con il termine di pranoterapia.

Ma Trappo è un guaritore singolare, sui generis: cura le persone ma cura soprattutto gli animali. <<Sono stati gli animali a farmi capire che nelle mani avevo qualche cosa di misterioso>>, dice.  <<Giocavo con loro, li accarezzavo e se avevano qualche malanno guarivano. E allora ho deciso di provare anche con le persone>>.

 

I risultati sono stati subito straordinari.  Giuseppe Trappo è diventato uno dei più celebri pranoterapeuti d’Italia. Da una quarantina d’anni esercita queste sue facoltà con tale prestigio ed efficacia da stupire anche i più scettici. Al suo studio, in via Medici a Torino, arrivano persone da ogni parte e tra esse professionisti qualificati: medici, magistrati, avvocati, politici, ingegneri, uomini di scienza. Di Trappo si sono interessati spesso giornali e anche la televisione. Ora gli è stato dedicato un magnifico libro, scritto dal giornalista torinese Elio Blancato e pubblicato da Armenia con il titolo “Curare con le mani e con il cuore”.

 

Giuseppe Trappo,  con la sua fluente e lunga barba bianca, compare sulla copertina del libro tenendo tra le mani un ritratto di Madre Teresa, che è stata una delle sue pazienti. Ma l’occhio è subito attratto da una scritta in alto, sotto il nome dell’autore: “Prefazione di Allegra Agnelli”. Proprio lei, Donna Allegra Agnelli, vedova di Umberto Agnelli e cognata di Gianni Agnelli. Un personaggio di grande spicco a Torino, appartenente alla più celebre famiglia del capoluogo piemontese. In genere, gli Agnelli sono sempre stati estremamente riservate, ma in questo caso Donna Allegra Agnelli ha voluto esporsi senza riserve, ha scritto la prefazione di questo libro perché, come afferma apertamente, “ho una grande stima di Trappo”. Nella prefazione racconta che da anni Trappo cura i suoi numerosi cani e rivela anche suo cognato, l’Avvocato Gianni Agnelli, ricorreva spesso e con soddisfazione alle cure di questo guaritore.

 

<<Sì, è vero>>, dice Trappo. <<Io non ho mai voluto parlare dei miei incontri con l’Avvocato. Ma ora che ne ha scritto Donna Allegra posso confermarlo. Sono stato spesso a casa dell’Avvocato. Mi mandava a prendere dal suo autista. Ci fu un periodo in cui soffiava molto per l’hepes Zoster, il fuoco di Sant’Antonio, e non riusciva a chiudere occhio. Andavo a trovarlo quasi ogni giorno. Mi attendeva nella sua camera da letto ed erano presenti spesso anche dei medici. Lui mi salutava dicendo: “Lei, Trappo, ha le mani d’oro”. Diventavo rosso per la vergogna, sentendo quelle parole davanti ai medici. Ma lui era molto franco, quando stimava una persona, anche se era una persona umile, del popolo, lo diceva apertamente. Gli facevo la pranoterapia e spesso, sotto l’energia delle mie mani, si addormentava e poteva così trovare un po’ di sollievo >>.

 

Trappo non vuole parlare dei suoi clienti famosi. Desidera invece fermare l’attenzione sulla sua attività con gli animali. <<Sono stati loro a fermi scoprire queste mie misteriosi doti che aiutano a guarire le malattie>>, dice. <<Fino verso i trent’anni neppure sapevo che esisteva la pranoterapia. Non ne avevo proprio mai sentito parlare. Però mi ero accorto che se accarezzavo un cane, un gatto, un cavallo, una mucca affetti da qualche malanno, le mie carezze erano come una potente medicina. E’ stato il professor Marzio Panichi, veterinario e docente di Veterinaria all’Università di Torino, a farmi riflettere sulla vicenda e a suggerirmi di provare a imporre le mani anche alle persone. Così mi sono accorto che anche le persone ne traevano grande beneficio e iniziò questa mia attività.

 

<<Che le mie mani avessero qualche cosa di speciale, me ne ero accorto ancora da  ragazzino. A Torino la mia famiglia abitava vicino alle stalle di un famoso importatore di animali selvatici, Molinar, che era pro­prietario di numerosi zoo in Italia. Amavo molto gli animali e mi fermavo davanti a quelle stalle a curiosare. Molinar era un uomo burbero, mi cacciava via, ma poi, vedendomi spesso, mi lasciava fare. Un giorno mi disse: "Vuoi vedere gli animali da vicino?". "Magari", risposi. E mi fece entrare.

 

<<Da allora diventai assiduo frequentatore delle stalle Molinar. Gli inservienti avevano l'ordine di farmi entrare quan­do volevo. Trascorrevo con quegli animali esotici tutto il mio tempo libero. Molte di quelle bestie erano malate. Erano state catturate nella savana con mezzi rudimentali, erano ferite. Il passaggio da una vita libera, sana, a quella in cattività aveva sconvolto la loro mente. E i lunghi viaggi per mare per arrivare in Italia, fatti in condizioni di grande disagio, erano stati micidiali. Quelle bestie erano depresse, tristi, frastornate. Qualcuna era decisa a lasciarsi morire.

 

<<Io sentivo una pietà im­mensa per quegli animali. Mi avvicinavo loro con le lacrime agli occhi. Parlavo, li incorag­giavo e cercavo di scuoterli da quel torpore e da quella tristezza mortale. Probabilmente riuscivano a captare i miei sentimenti. Si sentivano meno soli. Qualcuno mi avvicinava e, tra la meraviglia dei guardiani, si lasciava accarezzare. Toccavo le loro ferite, gliele lavavo e si rimar­ginavano. Riprendevano ad aver interesse a vivere e co­minciavano a mangiare.

 

<<Il vecchio Molinar si accorse. "Tu sei un mago", mi diceva con stupore e mi portava vicino alle gabbie degli animali più malandati incoraggiandomi a parlare loro, e ad accarezzarli. In poco tempo diventai il pupillo di Molinar e, finite le scuole medie, andai a lavorare da lui.

 

<<In seguito, il mio amore per gli animali mi portò a diventare guardia zoofila. Fondai una specie di "soccorso verde", un "pronto intervento" per gli animali in difficoltà. Divenni protagonista di molti episodi di salvataggio di animali feriti, episodi che fecero parlare i giornali.  Ero insomma diventato famoso in tutto il Piemonte.

 

<<A quel tempo, insieme alle energie curative, avevo sviluppato anche doti di chiaroveggenza. Concentrandomi, con tecniche parti­colari di tipo yoga, riuscivo a visualizzare un luogo, una persona o un animale. In questo modo avevo trovato diversi cani smar­riti, e ogni caso risolto finiva sempre sui giornali e contribuiva ad aumentare la mia fama.

 

<<Un giorno, davanti alla mia abitazione si fermò una grossa automobile, dalla quale scese Gianni Agnelli. Sua figlia Mar­gherita, che allora aveva 12 anni, mentre si trovava all'ippodromo aveva smarrito il suo cane Riki, un cocker bianco e nero. La ragazzina era disperata. L'avvocato aveva offerto una mancia di 100 mila lire per chi avesse trovato il cane. Ma erano passate due settimane, e di Riki nessuna traccia.

 

<<Non so chi avesse parlato all'avvocato di me. Quando me lo vidi davanti, rimasi mol­to meravigliato. Mi raccontò la storia. Risposi che avrei fatto l'impossibile. Cominciai subito a concentrarmi su una foto di Riki, che l'avvocato mi aveva lasciato. Dopo un paio di gior­ni riuscii a individuare i ladri. Riki era stato rubato da alcuni zingari, i quali, saputo chi era il padrone del cane, erano fug­giti lasciando la città di notte. Riuscii a rintracciarli a Pinerolo, ma arrivai troppo tardi. Per tenere nascosto il cane, durante il viaggio lo avevano legato sotto il carro e la bestiolina era morta lungo il tragitto, forse strozzata dal guinzaglio. Nonostante la triste conclusio­ne di quel caso, Agnelli mi fece un regalo e mi mandò una lettera che conservo ancora. Da allora non lo incontrai più fino a quando un giorno non mi fece chiamare perché aveva un problema suo personale, e da allora mi onorò sempre della sua amicizia>>.

 

Come già detto, sulla copertina del libro dedicato a Trappo, egli appare accanto a Madre Teresa, e gli chiediamo di raccontarci come la conobbe.

 

<<Constatato che avevo quelle misteriose doti nelle mani>>, racconta Trappo <<e poiché ero cosciente che non erano frutto del mio lavoro, della mia preparazione, ma solo doni del Buon Dio, decisi di dedicare, ogni anno, del tempo per aiutare le persone più bisognose che vivono in Paesi disagiati. Così, andai diverse volte in India, a Calcutta, per portare sollievo con la bioenergia agli ammalati dell’ospedale di Madre Teresa. In quel periodo la Madre soffriva di cuore e quando aveva certi attacchi dolorosi mi chiamava perché le imponessi le mani e diceva che si sentiva meglio.

 

<<Non sono andato solo a Calcutta, ma anche in Africa, nell’Alto Volta, che era allora uno dei luoghi più poveri del mondo. Là conobbi un missionario, Fratel Silvestro Pia, della congregazione “Fratelli della Sacra Famiglia”. Un autentico santo. Come Madre Teresa, dedicava tutto se stesso ai più poveri tra i poveri. E anche da Fratel Silvestro cercavo di rendermi utile con le persone che soffrivano. Però, in questi viaggi non ho solo dato qualche cosa di mio agli altri, ho anche molto ricevuto. L’esempio e la bontà di Madre Teresa e di Fratel Silvestro mi hanno aiutato molto nelle difficoltà della vita.  E poi, sia in India che in Africa ho potuto conoscere vari sensitivi, stregoni, guru, dai quali ho appreso certe tecniche che hanno migliorato molto ciò che già conoscevo>>.

 

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