
Roberto Allegri, esperto
in etologia, autore di diversi libri sul comportamento degli animali
domestici, cerca di interpretare ciò che i nostri gatti vorrebbero
dirci
SIAMO NOI I VERI
SUPER-EROI
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Mi metto comodo in poltrona per vedere l’ennesima avventura di
Spider Man. Tutto sembra pronto per una perfetta serata in casa
davanti alla TV: nessuno che vuole appropriarsi del telecomando, la
stufa alle mie spalle fa il suo dovere, ho una bottiglia di birra
fresca sul tavolino accanto. Ma non appena inizia il film, ecco che
arrivano le mie gatte Kundry e Amneris. E addio tranquillità!
<<Ancora
Spider man!>>, dice Amneris arricciando il naso.
<<Basta
con questi finti super poteri!>>, le fa eco Kundry.
<<Fatela finita!>>, sbotto. <<Lasciatemi vedere il film. Non fate
come l’ultima volta…>>
Ma so bene che inizieranno subito il loro concerto di critiche.
Perché ogni volta che voglio vedere un film con qualche supereroe
come protagonista, le mie gatte mi danno subito filo da torcere.
Sostengono infatti che è inutile guardare la televisione: i veri
super poteri li ho di fronte, basta che mi metta ad osservarle con
attenzione
<<I veri supereroi sono i gatti>>, afferma puntuale Kundry. <<Noi
siamo meglio dei personaggi dei fumetti. I gatti possono fare cose
incredibili.>>
<<Forza!
Ditemi quali!>>, dico rassegnato. E spengo la TV per sorbirmi la
lezione. Loro due si siedono sul divano e alzano la testolina come
due severe e pignole maestrine uscite da un racconto di Guareschi.
<<Altro che guerrieri ninja!>>, comincia Amneris. <<Noi gatti
sappiamo lanciarci da grandi altezze senza farci male, possiamo
percepire gli ostacoli anche nel buio più completo, possiamo
rimanere
sospesi in equilibrio su superfici scivolose e camminare senza fare
il minimo rumore.>>
<<Muoverci nell’oscurità non è un problema>>, continua Kundry.
<<Anzi, la nostra capacità di spostarsi al buio è diventata
proverbiale. Ti basti pensare che gli antichi egizi chiamavano il
gatto “mau” che significa “vedere”.
E che durante la Seconda Guerra
Mondiale il pilota della RAF John Cunningham venne soprannominato
proprio “occhio di gatto” per il numero di aerei nemici abbattuti in
voli notturni. I nostri occhi infatti sono almeno sei volte più
sensibili alla luce di quelli umani. Dietro alla retina abbiamo un
tessuto speciale, il “tapetum lucidum”, che amplifica ogni piccolo
barlume di luce anche di cinquanta volte!>>
<<E non è tutto>>, incalza Amneris. <<Noi sappiamo muoverci anche
senza fare alcun rumore, altro che Spider Man. Camminiamo e non
emettiamo un solo suono. Questa nostra caratteristica è persino
entrata nella leggenda. Nella mitologia nordica infatti, si narra
che i nani, per imprigionare il perfido dio Loki, costruirono una
corda resistentissima utilizzando “rumore di passi di gatto”. E ne
usarono una quantità talmente grande da esaurirlo tutto quanto.>>
<<Leggende a parte>>, dice Kundry, <<il segreto sta nelle nostre
zampe.>> E così dicendo ne solleva una e mi mostra il morbido e rosa
cuscinetto carnoso. <<Questi cuscinetti sensibilissimi ovattano ogni
movimento. E sono anche capaci della massima aderenza e
rappresentano l’equivalente degli scarponi da roccia per un
alpinista. Grazie a loro, siamo in grado di camminare sui rami, sui
tetti e sui cornicioni delle case, anche quando queste superfici
sono bagnate e rese scivolose dalla pioggia.>>
<<I cuscinetti inoltre attutiscono le cadute>>, seguita Amneris.
<<E sono anche un sofisticato organo di senso, un vero tappeto di
terminazioni nervose in grado di percepire il caldo, il freddo, le
asperità del suolo e addirittura le vibrazioni prodotte sul
terreno.>>
<<E vogliamo anche parlare del nostro olfatto?>>, chiede
indispettita Kundry. <<Noi gatti possediamo un naso fine quasi
quanto quello dei cani. E’ formato da duecento milioni di cellule
olfattive, che paragonate ai cinque milioni presenti in quello umano
spiegano bene come sia possibile che alcuni odori per voi
“inesistenti” per un gatto siano invece perfettamente nitidi. Il
nostro naso è quello che definite “prodigio di ingegneria”. Al suo
interno c’è tutta una serie di pieghe ossee che servono per tenere
intrappolata l’aria carica di odore e metterla poi a contatto con le
cellule sensoriali. Quando respiriamo, una parte dell’aria inspirata
finisce nei polmoni e una parte, che contiene odori particolari,
rimane invece in queste speciali fosse nasali, ricchissime di
recettori, per essere riconosciuta.>>
<<E non è finita qui!>>, sentenzia Amneris. <<Noi gatti possiamo
sentire gli odori anche catturandoli con la lingua. Ti sarà capitato
di vedermi con la bocca aperta, come fai tu quando sorridi, e di
sentirmi ansimare. Non significa che sono agitata o spaventata, e
neppure che ho troppo caldo. Sto invece facendo funzionare un
sofisticatissimo strumento di riconoscimento degli odori: l’organo
di Jacobson. E’ una particolare struttura sensoriale che si trova
nel palato e ha la forma di un piccolo sigaro. Quando noi gatti
ansimiamo in quel modo strano, in realtà stiamo pompando l’aria con
gli odori sull’organo di Jacobson. Arrotoliamo la lingua, catturiamo
le molecole odorose e le mettiamo a contatto con l’organo ricco di
vasi sanguigni e nervi. In questo, riusciamo a percepire
contemporaneamente l’odore e il sapore dei composti chimici sparsi
nell’ambiente.>>
Poi, rapide come sono apparse, le due gatte scendono dal divano e
infilano la porta della cucina. Mi lasciano solo. Divertito, un po’
stanco dopo tutte queste nozioni e convinto che Spider Man, abiti
davvero in casa con me. Solo che ha la coda e fa le fusa.
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