UNA MAGICA AMICIZIA

di Roberto Allegri

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UNA MAGICA AMICIZIA

 

Gli psicologi sostengono che la presenza di un cane sia molto importante per la crescita armoniosa di un bambino - Cani e bambini vanno istintivamente d’accordo perchè parlano la stessa lingua, quella del “linguaggio corporeo”

 

I migliori compagni della mia infanzia sono stati tre cani. Mi sono stati accanto ogni giorno, facendomi da amici e consiglieri, giocando con me, proteggendomi, donandomi una serenità che allora non capivo ma che adesso, ripensandoci, ritrovo spesso dentro di me.

Se chiudo gli occhi, ogni mio ricordo di bambino è legato a loro: a Max, Ludwig e Wolfgang. Restano speciali. Devo a quei fratelli ormai scomparsi parte delle qualità dell’uomo che oggi sono diventato. I difetti che possiedo invece, quelli sono solo opera mia.

Non ho mai smesso di vivere coi cani. Bruckner, Zucchino, Dvorak se ne sono andati da tempo lasciandomi segni profondi. Azucena, Wagner e Ricky seguitano a fare la strada insieme a me. Eppure i tre amici d’infanzia, li sento diversi da tutti gli altri che li hanno seguiti. Forse è perché sono stati presenti nel tempo della magia, nei giorni di bimbo in cui tutto sembrava possibile e ogni novità era una meraviglia. Certo è che sono stato davvero fortunato ad avere avuto simili maestri.

“Ogni cucciolo dovrebbe avere un bambino” scrisse Konrad Lorenz riferendosi al legame magico che si crea tra un cane e un bimbo. Un legame che spiega, in modo onesto e silenzioso, la comprensione, il rispetto, l’attenzione per gli altri esseri viventi.

Oggi i vantaggi di questo rapporto sono ormai accertati dagli psicologi. Sostengono, infatti, che la presenza di un cane sia importantissima per scaricare le tensioni e le paure tipiche di quel delicato periodo in cui il bambino impara a camminare, e si stacca pian piano dalla mamma. Ed è risaputo che i bambini cresciuti insieme ad un cane dimostrano di apprendere più in fretta, di essere più curiosi e ben disposti verso gli altri.

Ma qual è il segreto di un’intesa così perfetta?

La risposta assomiglia ad una favola. I bambini vanno così d’accordo con i cani perché parlano la stessa lingua.

I cani, lo sappiamo, sono esperti nel linguaggio corporeo. Tra di loro comunicano attraverso espressioni del muso e movimenti di coda e orecchie, ognuno con un particolare significato. Questa è la ragione per cui noi siamo libri aperti per il nostro cane. Lui ci legge in viso i nostri sentimenti e il nostro umore, interpretando movimenti muscolari per noi impercettibili ma per lui invece chiarissimi. Questo, però, è anche ciò che fanno i bambini piccoli. Non ancora capaci di esprimersi con un linguaggio vocale, colgono le emozioni di chi sta loro accanto semplicemente guardandole in viso oppure ascoltando il tono della voce.

Ecco perché un cane e un bimbo possono restare ore intere da soli, in apparente silenzio. In realtà tra loro è in atto una vera e propria conversazione.

C’è però chi è contrario a far interagire tra loro cani e bambini perché pensa che un animale possa essere pericoloso. Così facendo, trasferisce il proprio timore al bambino, col risultato di farlo crescere con la paura dei cani. Lorenz, nel suo libro “E l’uomo incontrò il cane”, ha scritto: “Il timore che un cane possa fare male ad un bambino è ridicolo. Molto più giustificata è la preoccupazione opposta, cioè che il cane si lasci troppo strapazzare dal bambino." Non si deve dimenticare, infatti, che, proprio come tutti i cuccioli, il bimbo possiede una vasta gamma di “segnali infantili” - la forma rotonda della testa, ad esempio, o gli occhi grandi e lucidi - che inibiscono qualsiasi aggressività. I fatti drammatici che ogni tanto vengono riportati sui giornali, in cui un cane ha aggredito un bimbo, non rappresentano la normalità ma solo sporadici incidenti. Se si analizza come sono andate le cose, si scoprono quasi sempre colpe dovute alle persone che hanno tenuto troppo isolato il cane, che hanno scelto una razza non adatta, che non hanno rispettato le semplici regole di convivenza che tutti i possessori di animali dovrebbe conoscere bene.

Molto più frequenti invece i casi in cui un cane rischia la propria vita per salvare quella di un bambino, anche se non appartiene al suo gruppo familiare. Nel mio libro “Amore e fedeltà”, che ho scritto insieme a mio padre che ama i cani probabilmente più di me, ho raccolto diversi fatti di questo tipo. Uno di questi è accaduto negli Stati Uniti, nella cittadina di Cassville, Missouri. John Carlisle era un bambino down di dieci anni. Si perse nei boschi e cadde in un dirupo. Si mise a piangere ma nessuno riusciva a sentirlo. Nessuno tranne due cani randagi. Lo raggiunsero e per tre giorni e tre notti rimasero accucciati contro il piccolo, tenendolo al caldo e abbaiando per chiamare i soccorsi. Quando poi le squadre di volontari, attirati dagli ululati, trovarono il piccolo John, i due cani scomparvero nei boschi e di loro non si seppe più nulla.

Foto di Nicola ALLEGRI