Dormire con il cane

di Roberto Allegri

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Questa è una scena che capita spesso. E’ l’ora di andare a dormire. Dopo una lunga giornata, abbiamo trascorso la serata sul divano, prima con un film in TV e poi con un buon libro. E ora sentiamo il bisogno del letto.

Sdraiato sul tappeto, profondamente addormentato, c’è il nostro cane. Dal nostro ritorno a casa dopo il lavoro, non ci ha mollato un attimo: ci ha seguito dappertutto e si è rannicchiato vicino ai nostri piedi quando ci siamo seduti.

Ora però non riusciamo a tenere gli occhi aperti e così ci alziamo, apriamo la porta di casa e ci rivolgiamo al nostro animale: <<Su! Fuori! E’ ora di fare la nanna!>>. Il cane si incammina mesto e controvoglia verso la sua cuccia, nell’angolo più riparato del giardino. Chi vive in appartamento, invece di chiudere il cane fuori casa, lo lascia in salotto oppure in cucina: in ogni caso lontano il più possibile dalla camera da letto.

E’ un comportamento giusto? No, è sbagliato.

Cosa ci impedisce di permettere al nostro cane di dormire in camera con noi? Ci vergogniamo per caso di farci vedere in pigiama? Oppure è per qualche altra ragione? 

<<E’ una questione di igiene>>, dicono molti. Ma pensiamoci un attimo: trascorriamo tutto il giorno sotto una pesantissima cappa di smog, maneggiamo banconote e monete piene di microbi, viaggiamo in metropolitane affollatissime e di certo non pulite. E nonostante questo abbiamo paura del nostro cane che abbiamo fatto vaccinare, che abbiamo spazzolato e nutrito al meglio? E’ un po’ un controsenso. Non ci scandalizziamo se il panettiere ci serve con le mani. Ma facciamo gli schizzinosi se il nostro animale, che fa parte della famiglia, insiste per dormire il più vicino possibile a noi.

Dobbiamo ricordare che è l’istinto stesso che suggerisce al cane di dormire accanto al padrone. L’ora del riposo notturno è per il cane un momento di massima aggregazione e di intima comunione con il resto del gruppo. Fa parte della sua natura di animale sociale il voler condividere ogni attività con il capobranco, cioè con il padrone della sua famiglia umana. E questo vale soprattutto di notte, quando avverte l’esigenza di proteggere e di essere a sua volta protetto e al sicuro.

Tra i lupi allo stato selvatico, solo gli individui, che per qualche motivo sono rifiutati dal clan,  vengono isolati e lasciati da soli col buio. Gli altri invece si radunano tutti insieme. Il cane ragiona come un lupo per gran parte delle sue scelte e perciò non capisce come mai la sera non gli si permette di stare al nostro fianco. Lui vorrebbe poter dormire sul letto, avere un contatto continuo con noi, ma si accontenta anche di restare nella nostra stessa stanza.

Il mio ragionamento può sembrare esagerato. Bisogna infatti ammettere che non è sempre possibile concedere al nostro animale di passare la notte con noi. Però, dobbiamo cercare di fare del nostro meglio affinché non si senta escluso: questo sì.

Permettiamogli almeno di restare in una stanza vicino alla nostra, lasciando se possibile la porta aperta in modo che possa vederci, sentire il nostro odore e addormentarsi tranquillo. E non dimentichiamo mai di dargli la buona notte. Per lui, questo saluto affettuoso diventa una specie di rito: accarezziamolo, parliamogli in modo dolce, spieghiamogli che è arrivato il momento del sonno. Dal tono della nostra voce, dai gesti e dal contatto fisico che gli regaliamo, comprenderà che è tutto sotto controllo e che, anche se rimane lontano da noi per qualche ora, non è stato escluso dal gruppo per una colpa che non sa comprendere. Comportiamoci da capobranco coscienzioso e sentiremo il nostro amico prendere un lungo respiro e sbuffare profondamente: nel linguaggio canino significa che in quel momento si sente benissimo.

Foto di Nicola ALLEGRI