1.Un
cane al caldo
Quando
cammina, ho l’impressione che la terra tremi. Wagner, il mio Cane
da Montagna dei Pirenei, annuncia ad ogni passo i suoi cento chili.
Sale fino sulla cima della collina, si guarda attorno con fare da
monarca, poi scende verso il frutteto a controllare che io non stia
facendo danni. Mentre avanza disegna dietro di sé una scia nella
melica alta e pronta al taglio, e sembra una nave bianca in un mare
di spighe verdi.
Anche se la bella stagione non
ha ancora iniziato a fare sul serio, Wagner ha già molto caldo. Me
ne accorgo da come ansima e da come cerca l’ombra per sdraiarsi
immobile. Nonostante abbia perso molto del sottopelo lanoso che lo
protegge dal freddo, gli è rimasto addosso un mantello molto folto,
adatto a temperature glaciali.
Quella di Wagner, “Cani da
montagna dei Pirenei”, è
una razza equipaggiata per i venti e le nevi d’alta quota, e così
soffre un po’ nelle estati in pianura.
Ma, patire il caldo, è una
cosa che accomuna tutti i cani. E questo perchè essi non possiedono
molti meccanismi per eliminare il calore corporeo in eccesso. Non
hanno le ghiandole sudoripare come noi esseri umani e così non
possono sudare. Lo fanno solo sotto le zampe e, infatti, quando sono
agitati o hanno molto caldo, lasciano sempre impronte bagnate sul
pavimento di casa ma questo non basta. Il solo sistema di
termoregolazione di cui li ha dotati la natura è la “polipnea”,
cioè una sorta di “iperventilazione”.
Osservo Wagner con attenzione:
tiene la bocca aperta con la lingua a penzoloni e ansima come
faremmo noi dopo una gran corsa. I suoi respiri non sono ampi ma
molto corti e rapidi: può arrivare a farne anche 400 in un minuto.
Sta introducendo aria fresca nei polmoni e nello stesso tempo sta
facendo evaporare il calore dalla lingua e dalla mucosa della bocca.
Ecco perché cerca l’ombra,
zona dove l’aria da inspirare è meno calda. Ed ecco perché è
un’azione assolutamente criminale quella di lasciare il cane
chiuso nell’automobile parcheggiata sotto il sole. Anche se i
finestrini sono leggermente abbassati, bastano pochi minuti perché
l’aria contenuta nell’abitacolo diventi caldissima. E in queste
condizioni il cane non può più introdurre aria fresca nei polmoni
ansimando, e rischia il collasso. E’ quello che si chiama “colpo
di calore”, ed è talmente pericoloso che se il veterinario non
interviene subito, il cane può anche morire.
Wagner mi ha salutato alla sua maniera, spingendo con
l’enorme testa. Ma non ha alcuna intenzione di restare più a
lungo lì, sotto il sole. Si dirige verso gli alberi, si sdraia
sotto la siepe di gelsomino. E’ un posto che visita spesso e lì
ha anche scavato una nicchia nella
terra fresca per ricavare un po’ di refrigerio supplementare. Ora
si sdraierà su un fianco e resterà immobile, con le zampe
allargate per disperdere calore il più possibile.
Roberto
Allegri
Foto di
Nicola ALLEGRI
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