WAGNER ED IO

L’universo canino spiegato da un gigante

di Roberto Allegri

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1.Un cane al caldo

Quando cammina, ho l’impressione che la terra tremi. Wagner, il mio Cane da Montagna dei Pirenei, annuncia ad ogni passo i suoi cento chili. Sale fino sulla cima della collina, si guarda attorno con fare da monarca, poi scende verso il frutteto a controllare che io non stia facendo danni. Mentre avanza disegna dietro di sé una scia nella melica alta e pronta al taglio, e sembra una nave bianca in un mare di spighe verdi.

Anche se la bella stagione non ha ancora iniziato a fare sul serio, Wagner ha già molto caldo. Me ne accorgo da come ansima e da come cerca l’ombra per sdraiarsi immobile. Nonostante abbia perso molto del sottopelo lanoso che lo protegge dal freddo, gli è rimasto addosso un mantello molto folto, adatto a temperature glaciali.

 

Quella di Wagner, “Cani da montagna dei Pirenei”,  è una razza equipaggiata per i venti e le nevi d’alta quota, e così soffre un po’ nelle estati in pianura.

Ma, patire il caldo, è una cosa che accomuna tutti i cani. E questo perchè essi non possiedono molti meccanismi per eliminare il calore corporeo in eccesso. Non hanno le ghiandole sudoripare come noi esseri umani e così non possono sudare. Lo fanno solo sotto le zampe e, infatti, quando sono agitati o hanno molto caldo, lasciano sempre impronte bagnate sul pavimento di casa ma questo non basta. Il solo sistema di termoregolazione di cui li ha dotati la natura è la “polipnea”, cioè una sorta di “iperventilazione”.

Osservo Wagner con attenzione: tiene la bocca aperta con la lingua a penzoloni e ansima come faremmo noi dopo una gran corsa. I suoi respiri non sono ampi ma molto corti e rapidi: può arrivare a farne anche 400 in un minuto. Sta introducendo aria fresca nei polmoni e nello stesso tempo sta facendo evaporare il calore dalla lingua e dalla mucosa della bocca.

Ecco perché cerca l’ombra, zona dove l’aria da inspirare è meno calda. Ed ecco perché è un’azione assolutamente criminale quella di lasciare il cane chiuso nell’automobile parcheggiata sotto il sole. Anche se i finestrini sono leggermente abbassati, bastano pochi minuti perché l’aria contenuta nell’abitacolo diventi caldissima. E in queste condizioni il cane non può più introdurre aria fresca nei polmoni ansimando, e rischia il collasso. E’ quello che si chiama “colpo di calore”, ed è talmente pericoloso che se il veterinario non interviene subito, il cane può anche morire.

 Wagner mi ha salutato alla sua maniera, spingendo con l’enorme testa. Ma non ha alcuna intenzione di restare più a lungo lì, sotto il sole. Si dirige verso gli alberi, si sdraia sotto la siepe di gelsomino. E’ un posto che visita spesso e lì ha anche scavato una nicchia nella terra fresca per ricavare un po’ di refrigerio supplementare. Ora si sdraierà su un fianco e resterà immobile, con le zampe allargate per disperdere calore il più possibile.

Roberto Allegri

Foto di Nicola ALLEGRI