IL SEGRETO DI FRANCO CORELLI

Il Sito dei volontari di Lourdes

Caro Tony,

questa volta voglio approfittare di questo spazio per ricordare un amico che se ne è andato. Forse l’argomento non è molto attinente con il genere dei ricordi che finora ti ho mandato. Ma, tenendo presente che tua madre è una musicista, che nel tuo sito ti occupi anche di musica, di alcuni cantanti molto significativi, credo che i visitatori di quest’angolo non mi rimprovereranno se mi soffermo a ricordare questo mio amico che è stato un grande artista della musica.

Mi riferisco al tenore Franco Corelli, che se ne è andato mercoledì 29 ottobre. Aveva 82 anni e da qualche tempo ammalato.

Franco Corelli è stato uno dei più grandi interpreti lirici del secolo Ventesimo. Uno dei massimi artisti del belcanto. Un tenore che resterà certamente nella storia. Ma alla sua morte pochi gli hanno reso l’omaggio che avrebbe meritato. L’Italia, sua patria, conosciuta nel mondo culturale come il “Paese del belcanto”, perché in Italia è nata la musica lirica, non si è quasi accorta della sua scomparsa. Pochi giornali lo hanno ricordato e, delle innumerevoli emittenti televisive, quasi nessuna.

Certo, qualcuno, leggendo queste righe, dirà: <<Beh, che cosa avrebbero dovuto fare i mass media? Chi era Franco Corelli? Quasi nessuno lo conosce, “oggi”>>. Ecco, sta qui il nocciolo della questione. “Oggi”, nel nostro Paese muore un cantante lirico che è stato per anni un autentico mito per gli appassionati di musica lirica di tutto il mondo, e i mass media non danno risalto alla notizia e la gente non si indigna. Questo significa che i responsabili di questo Paese sono riusciti a sradicare dalle menti della gente, dalla cultura popolare corrente, la grande arte del canto lirico facendola diventare un “niente”. Dovrebbe essere un patrimonio inestimabile della nostra cultura, ma invece non è più niente, o quasi niente.

Due anni fa, in Italia si è celebrato il centenario della morte di Giuseppe Verdi. Ci sono stati vari articoli sui giornali e anche interventi televisivi. Ogni tanto, nel corso dell’anno, sono state pubblicate delle cronache di avvenimenti musicali che i vari teatri avevano organizzato per ricordare la ricorrenza. Ma niente di eclatante. Quando un giornale dava mezza pagina al grande compositore, aveva fatto uno sforzo ciclopico. Ebbene, in Giappone, Paese molto lontano da noi e dalla nostra cultura europea, le cose sono andate diversamente. La rivista “Ongaku no Tomo”, un mensile di 400 pagine a numero, che si interessa solo di musica classica e lirica ed ha una vasta diffusione, nel suo numero di gennaio 2001, mese in cui cadeva la ricorrenza centenaria, ha dedicato a Verdi 67 pagine. Ecco, da questo dato specifico si può capire come noi apprezziamo e difendiamo la nostra cultura musicale.

Per dire quanto grande sia stato Franco Corelli, basterebbe chiederlo a Pavarotti, a Domingo, a Carreras, i tre tenori che, per via dei loro concerti insieme, ampiamente pubblicizzati ma anche sfruttati dai mass media, sono conosciuti ovunque. Loro risponderebbero senza alcun dubbio: <<Era il più grande di tutti noi>>. Eppure, Corelli se ne è andato senza che la sua patria abbia sentito il bisogno di commemorarlo come meritava.

Di questo grande tenore voglio ricordare un particolare curioso, ma che forse aveva significati molto importanti per lui.

A modo suo, Corelli aveva una grande devozione per la Madonna di Lourdes. Non so se sia mai andato in pellegrinaggio a Lourdes. Era un tipo riservato, che non parlava mai volentieri di se stesso e della sua vita privata. Ma portava sempre con se una bottiglietta di acqua di Lourdes, e prima di entrare in scena, beveva sempre un sorso di quell’acqua. Guai se per caso in valigia fosse mancata la bottiglietta di acqua di Lourdes. Era capace di non cantare.

<<Una stupida superstizione>>, dirà qualcuno. Può darsi. Ma può darsi anche di no. Se fosse stata superstizione, Corelli avrebbe compiuto quel rito accompagnandolo con gesti ridicoli e irrazionali, strani segni di croce ripetuti e cose del genere, come fanno i superstiziosi autentici. Invece, Corelli era discreto. Era riservato. Quell’azione la compiva con devozione vera, nel segreto del suo camerino, mai alla presenza di estranei, e non ne parlava mai con nessuno. La cosa era saputa solo dal ristretto entourage del tenore, dalla moglie Loretta che doveva a volte compiere autentiche acrobazie per far venire da Lourdes la bottiglietta dell’acqua della Madonna.

Il rapporto tra Franco Corelli e il canto lirico è sempre stato di grande impegno accompagnato da profonda ansia. Prima di andare in scena, Franco si sentiva schiacciato da responsabilità grandi e da paure grandissime. Nei giorni che precedevano le recite, non parlava con nessuno per non affaticare la voce. Se la temperatura era fredda, non usciva dall’albergo neanche per fare una breve passeggiata. E dopo la recita in teatro, raramente si concedeva l’abituale relax, la cena con gli amici per festeggiare, come fanno in genere tutti i cantanti lirici.

Corelli è stato un tenore che ha sempre sofferto molto per il canto, per dare alla sua arte la perfezione assoluta. Ma questo “perfezionismo” esasperato comportava ansie, paure, insicurezze, che facevano soffrire. Ed egli, per vincerle, cercava aiuto anche nella fede, nella preghiera, nell’acqua prodigiosa della Madonna di Lourdes.

Nessuno sa perché avesse tanta fiducia nell’acqua di Lourdes. Non ne ha mai parlato con nessuno. Chi veniva a conoscenza di quella sua abitudine, in genere sorrideva e faceva commenti sarcastici. Ma io sono sempre stato convinto che quell’acqua rappresentasse per Corelli un suo legame con il soprannaturale, in cui credeva. Un legame con la Madonna, che venerava. Un segno di quella fede che aveva dentro.

I santi insegnano che l’uomo esprime la propria fede anche attraverso gesti esteriori. Madre Teresa diffondeva una medaglietta della Madonna. La dava a tutti. Un giorno le chiesi se fosse importante portare al collo una medaglietta della Madonna o se fosse invece solo un gesto di vanitosa esteriorità. Rimase alcuni attimi in silenzio prima di rispondere. Poi disse: “E’ un segno. Lei ha certamente nel portafoglio la foto di sua moglie e dei suoi figli. Tenere quelle immagini, che magari sono sbiadite e stropicciate, è un segno di affetto. Così portare al collo la medaglietta della Madonna è un segno di affetto, come tenere la foto di un proprio caro nel portafoglio”. Corelli, ricorrendo a quell’acqua, chiedeva un aiuto per la fatica immane che stava per affrontare. E lo chiedeva alla Madonna perché “credeva” che lei lo avrebbe certamente aiutato.

Renzo Allegri

Il Sito dei volontari di Lourdes