
E’ il periodo delle prime partenze per le vacanze. E le spiagge
cominciano a riempirsi di gente desiderosa di lasciarsi alle spalle
le città piene di smog, ansie e problemi. Il sogno è quello di
godersi il sole abbronzandosi e nuotando. Ma se in acqua ci fossero
gli squali?
Fra tutte le persone che si tuffano, c’è sempre chi, forse
suggestionato dai film o dai romanzi, sente nascere dentro di sé il
timore di fare brutti incontri. E allora si mette a scrutare a lungo
la distesa del mare preoccupato di scorgere la minacciosa pinna
triangolare di uno squalo. Si tratta di fobie ingiustificate? Forse.
Ma è un dato di fatto che lo squalo evoca in noi il terrore puro
collegato all’ancestrale paura di essere divorati. Film e libri sui
“pesci assassini” non aiutano a stare tranquilli. Basti pensare al
celebre film “Lo squalo” di Steven Spielberg e al più recente “Open
Water”. Oppure ai famosi romanzi di Peter Benchley e Steve Alten.
<<La
possibilità di essere attaccati da uno squalo è talmente remota che
non vale neanche la pena preoccuparsi>>, mi dice il mio amico
Alessandro De Maddalena, uno che agli squali dà del “tu”, uno dei
nagguiri esperti europei di questi animali. L’ho invitato a prendere
un caffè da me e siamo stati costretti a restare in casa perché oggi
la giornata è fredda e piovosa e l’estate sembra essersi
allontanata. Allora ci siamo divertiti a fare delle foto, preparando
una specie di set in un angolo del mio studio. Abbiamo appeso alla
parete centinaia di foto di squali e Alessandro ha contribuito alla
scenografia con alcune mascelle della sua collezione.
<<Per capire come le probabilità di essere morsi da uno squalo siano
basse>>, mi spiega, <<si deve tenere conto che questo tipo di
attacchi sono meno di un centinaio l’anno in tutto il mondo, e
di
questi solo una decina hanno esito tragico. Se pensiamo all’immenso
numero di persone che nello stesso periodo entrano in mare per
nuotare e fare una qualsiasi attività subacquea e al fatto che le
specie di squali potenzialmente pericolose per l’uomo si trovano in
tutti i mari, la cosa che stupisce è che gli attacchi siano invece
così pochi. La verità è che gli squali tendono ad evitare gli esseri
umani, che non figurano certo tra le loro prede abituali.>>
Presidente della “Società Ittiologica Italiana” e fondatore del
“Gruppo Mediterraneo di Ricerca sugli Squali”, Alessandro De
Maddalena, 35 anni, è il curatore della “Banca Dati Italiana Squalo
Bianco”, un organismo unico nel suo genere che da dieci anni
raccoglie informazioni e notizie di avvistamenti del grande squalo
bianco nei mari italiani.
<<Il famoso squalo bianco, protagonista di film e romanzi, è proprio
una delle cinquanta specie di squali presenti stabilmente nei nostri
mari>>, dice Alessandro. <<Ma non è facile incontrarlo perché è
schivo e non sopporta la confusione delle zone troppo frequentate.
Ha una brutta fama e certo è pericoloso perché si tratta di un
grosso predatore.
E’
lungo in genere più di cinque metri e pesa un paio di tonnellate. E’
responsabile di numerosi attacchi all’uomo ma se si considerano
tutti gli incidenti mortali nel mondo, fanno più vittime i leoni o i
serpenti velenosi. Lo squalo bianco è una specie rara e le
probabilità di incontrarlo sono molto scarse. Film e libri che
esaltano la sua ferocia non fanno altro che innescare un sentimento
di odio nei suoi confronti. Pensa che nel 1976, dopo l’uscita del
film “Lo squalo”, in tutto il mondo si è verificato un massacro di
squali di tutte le specie, sull’onda dell’emozione e della paura
scatenata da quella pellicola. Per fortuna oggi lo squalo bianco è
protetto da leggi severe. Il Sudafrica è stata la prima nazione, nel
1991, a dichiararlo specie protetta. E in Italia lo è formalmente
dal 1999 anche se ogni tanto viene catturato dai pescatori
professionisti. Occasionalmente capita anche di trovarlo sui mercati
del pesce, venduto fresco o congelato, spesso sotto il nome di
palombo o pesce spada.
<<Un
tempo si pensava che gli squali bianchi entrassero nel Mediterraneo
seguendo la scia delle navi attraverso lo stretto di Gibilterra. Ma
oggi sappiamo che invece è una specie stabile nelle nostre acque.
Significa che vive e si riproduce lungo le nostre coste. La “Banca
Dati Italiana Squalo Bianco” che ho costituito nel 1996, ha raccolto
i dati delle catture e degli avvistamenti in duecento anni. La
maggior parte delle oltre seicento segnalazioni sono avvenute
attorno alla Sicilia, specie lungo le coste delle isole Egadi e
nello Stretto di Messina. Poi nel Tirreno, nel Mar Ligure e
nell’Adriatico. All’isola la Formica, davanti a Trapani, nel 1974 è
stato pescato il più grande squalo bianco mai catturato in acque
italiane. Era lungo 6 metri e 40 centimetri per un peso di circa 2,5
tonnellate.
<<Lo squalo bianco però resta un animale raro e la possibilità di
incontrarne uno facendo il bagno è praticamente irrisoria. E’ un
animale che non ama le zone frequentate e le coste italiane, si sa,
sono sfruttate in maniera clamorosa. Se uno squalo bianco dovesse
avvicinarsi a riva, sarebbe davvero un caso eccezionale. Ma se
dovesse capitare e dovesse anche incontrare un bagnante non è detto
che debba per forza accadere la tragedia. In genere gli squali si
avvicinano all’uomo senza avere l’intenzione di attaccare,
solo
perché sono molto curiosi. Certo, se ti dovesse capitare di
incontrarne uno mentre sei in acqua la prima cosa da fare è restare
calmo. Più facile da dirsi che a farsi, lo ammetto, ma sono i
movimenti bruschi e scomposti che lo spingono all’attacco. E’ bene
però cercare di evitare di trovarsi in situazioni del genere. Ci
sono regole da rispettare, ad esempio evitare di immergersi da soli,
di notte, in acque torbide, in zone ricche di pesci. Non si deve mai
praticare la pesca subacquea quando nelle vicinanze è stato
avvistato uno squalo, anche a distanza di giorni. Mai portare con sé
i pesci fiocinati ma portarli subito fuori dall’acqua e mai restare
in acqua se c’è presenza di sangue.>>
Io e Alessandro continuiamo a divertirci nel fare le foto. Io faccio
finta di essere aggredito dalle mascelle di un mako. <<Quali sono
gli squali presenti nei nostri mari?>>, domando.
<<Saranno circa una cinquantina di specie, anche se molte di queste
sono poco abbondanti. Le più comuni sono la verdesca, il palombo
stellato, il palombo liscio, lo spinarolo, il gattuccio. Se si
esclude la verdesca, che può raggiungere i quattro metri di
lunghezza e che in certi casi può diventare pericolosa, si tratta di
animali di piccole dimensioni e del tutto innocui. Anzi, noi siamo
un pericolo per loro e non viceversa. Le loro carni sono infatti
commestibili e alcuni di loro perciò vengono pescati con regolarità.
Ogni tanto nelle nostre acque si possono incontrare altri squali
“esotici” come lo squalo elefante, un vero gigante gentile di 12
metri che si nutre di plancton e quindi è inoffensivo. Oppure lo
squalo mako, descritto superbamente da Hemingway ne “Il
vecchio e il mare”, che può essere pericoloso.
<<Oggi
però, la tendenza è quella di avere meno paura di questi bellissimi
animali. Il merito è dei documentari e dei libri che presentano lo
squalo come è in realtà e non come il mostro assetato di sangue.
Abbiamo finalmente imparato a considerare gli squali come creature
eleganti e affascinanti, che vanno rispettate e protette.
Recentemente ho curato a Brescia una mostra dedicata proprio allo
squalo bianco e mi ha colpito il fatto che la maggior parte dei
visitatori siano stati i bambini, con una preparazione di base
ottima. Accade sempre anche alle conferenze che tengo in giro per
l’Italia. I più attenti e quelli che fanno le domande più
intelligenti sono proprio i ragazzini. Gli squali, soprattutto
quelli molto grossi come lo squalo bianco, esercitano su di loro un
grande fascino. Ricordano i dinosauri, hanno l’aspetto di creature
preistoriche e in parte lo sono, dal momento che negli ultimi cento
milioni di anni non hanno subito cambiamenti evolutivi. Vederli
muoversi, così maestosi e imponenti, è come trovare intatto un
pezzetto di preistoria.>>
