
ENRICO FABRIS
L’EROE DELLE OLIMPIADI
Testo e foto di Nicola Allegri
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Fino a due mesi
fa, pochi lo conoscevano. Il suo nome, Enrico Fabris, non appariva
quasi mai sui giornali. Ma durante le Olimpiadi invernali di Torino
ha vinto due medaglie d’oro e una di bronzo ed è diventato subito un
mito, una leggenda.
Le immagini delle
sue vittorie, del suo volto sereno e pulito, della sua persona
atletica e massiccia come il marmo hanno imperversato sui piccoli
schermi per due settimane. Di colpo, come per incanto, ha fatto
diventare popolare nel nostro paese anche lo sport che pratica, il
pattinaggio di velocità su ghiaccio, che da noi era prima pressoché
ignorato. <<Ha segnato una grande pagina nella storia dello sport
italiano>>, hanno scritti i nostri giornali.
Ma la sua fama è
mondiale. Non c’e stato giornale sportivo di nessuna nazione che non
abbia parlato di lui e delle sue imprese. Il suo nome è risultato il
più gettonato sui siti sportivi
Internet.
Non era sostenuto da nessuna particolare pubblicità, da nessun
sponsor speciale, ma le sue strepitose vittorie, la sua bravura
sportiva accompagnata da un’istintiva simpatia forte come un
ciclone, hanno sbaragliato facendolo diventare il più amato, il più
osannato “l’uomo simbolo delle olimpiadi”, come è stato scritto.
In questo modo,
Enrico, ha portato anche una grande pubblicità al suo piccolo paese,
Roana, che si trova sull’altipiano di Asiago, luogo turistico di
prestigio. Sull’altipiano di Asiago da anni hanno casa personaggi
assai noti: Celentano, il regista Ermanno Olmi, lo scrittore Rigoni
Stern, ma nessuno di loro ha richiamato l’attenzione come è accaduto
con Enrico Fabris.
Prodigi dello
sport, della notorietà, dalla fama che arriva all’improvviso grazie
a imprese leggendarie. Era dai tempi di Alberto Tomba che un atleta
italiano non vinceva tre medaglie a una Olimpiade invernale.
Sono stata alla
festa che i paesani hanno riservato a Enrico Fabris quando è tornato
a casa. Una festa incredibile. Degna proprio di un eroe.
Enrico
è arrivato di sera.
Ha fatto il suo
ingresso in paese su una troika, trainata da cavalli, accolto da una
folla strabocchevole. Tutto il paese era in piazza. Ma a Roana si
erano riversati anche gli abitanti dei paesi vicini, insieme a
numerosi turisti. Tutti volevano vedere Enrico, volevano toccarlo,
stringergli la mano, baciarlo. Lo acclamavano, mentre il cielo era
illuminato da fuochi d’artificio.
E
lui? Intimidito di fronte a tanto entusiasmo. Non si sa che cosa
passasse per la sua mente, perché non ha detto che poche ovvie
parole. Ma si vedeva che era commosso.
La cosa strana che
si viene a scoprire in queste occasioni sta nel fatto che mentre
l’eroe era assolutamente sconosciuto in tutta Italia, al suo paese
era notissimo. Non solo, ma lo era anche all’estero.
<<Enrico è
già stato alle Olimpiadi anche quattro anni fa>>, mi hanno
raccontato a Roana. <<Certo, allora era un ragazzo, ma già bravo. Ha
partecipato poi ai Mondiali vari volte, vincendo titoli prestigiosi.
Enrico è un atleta tra i migliori al mondo nel campo del pattinaggio
veloce su ghiaccio.
Ha
vinto medaglie e coppe a non finire. Più di cento. Ma questo sport è
poco seguito in Italia. All’estero, nei paesi del nord, soprattutto
in Olanda, dove il pattinaggio su ghiaccio ha avuto origine, è uno
sport nazionale. Enrico, in Olanda è popolare come da noi i grandi
campioni del calcio>>.
Incredibile.
Famoso all’estero, sconosciuto in Italia. Ora, però, è celebre anche
da noi. La gente lo conosce e lo ammira. I giornali seguono la sua
attività sportiva. Le televisioni gli danno spazio. Dopo le
Olimpiadi ha partecipato ai campionati mondiali in Canada e le gare
sono state trasmesse in diretta, come per gli sport più amati.
Grazie a lui, migliaia, decine di migliaia di ragazzini hanno
chiesto ai loro genitori i pattini da ghiaccio. I pochi e rari
palazzetti del ghiaccio in giro per il nostro Paese, hanno avuto un
incremento incredibile di presenze.
Ma
oltre ad essere un campione, Enrico Fabris è anche un ragazzo
esemplare. <<E’ un tesoro>>, ci ha detto la signora Bertilla Fabris.<<Non
dovrei dirlo io che sono sua madre. Ma tutti coloro che lo
conoscono gli vogliono bene. E’ un grande lavoratore, un ragazzo
serio, un compagnone affettuoso, uno che ama stare insieme e quindi
che gareggia in sintonia con i compagni, con la squadra,
sacrificando a volte se stesso.
<< Ha sempre fatto
sport, ma senza mai trascurare la scuola. Ha superato la maturità
molto bene. E pur essendo impegnato nella scuola, nello sport,
dedicava il tempo libero al lavoro dei campi nell’azienda agricola
del nonno e dello zio Walter, lavorando il fieno, curando le mucche.
Non conosce l’ozio, la noia, e penso che non la conoscerà mai. Ora è
iscritto all’Università di Padova, facoltà di Scienze forestali. Ama
molto la natura. Noi viviamo in montagna, penso che si dedicherà ai
problemi e ai lavori riguardanti il nostro ambiente. Non ama la
confusione, la folla. Quando è felice si ritira nel bosco. Oppure
prende la chitarra elettrica e suona per se stesso. E’ molto bravo
con la chitarra elettrica>>.
Un
ragazzo ideale. Cresciuto bene dalla famiglia. C’è da augurarsi che
il successo, la notorietà, l’invadenza dei mass media non vadano a
turbare un’esistenza così saggia e sana.

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