SANTA GIANNA BERETTA MOLLA

by Renzo Allegri

Caro Tony,

il 16 maggio, Giovanni Paolo II proclamerà sei nuovi santi. Don Orione, il fondatore della “Piccola Opera della Divina Provvidenza”; Annibale Maria di Francia, fondatore delle Congregazioni dei Padri Rogazionisti del Cuore di Gesù e delle Suore Figlie del Divino Zelo; Giuseppe Manyanet Y Vives, fondatore della Congregazione dei Figli della Sacra Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe e delle Missionarie Figlie della Sacra Famiglia di Nazareth; Nimatullah Al Cardini, dell'Ordine Libanese Maronita; Paola Elisabetta, fondatrice dell'Istituto dei Religiosi della Sacra Famiglia; e Gianna Beretta Molla, sposa, mamma, medico.

Sono tutte figure di grande importanza che meriterebbero di essere ampiamente ricordate. Ma mi voglio fermare in modo particolare su Gianna Beretta Molla. Per una ragione molto semplice. E cioè perché è una donna assai vicina a noi, e poi perché ho avuto la fortuna di conoscere due suoi fratelli e anche suo marito che sono ancora in vita e saranno a Roma alla cerimonia di canonizzazione.

In genere c’è una pessima tendenza tra i cattolici: quella di “imbalsamare” le persone quando diventano sante. Queste persone, con il riconoscimento della loro santità, diventano famose ed ecco che scattano le burocrazie, le istituzioni, gli apparati e le trasformano in qualche cosa di astratto, di lontano, di oleografico, tanto statico da non riconoscerle più. Ti chiedi se siano veramente esistite. Hai l’impressione di avvicinarti a un essere appartenente a un altro mondo, a una specie di ufo. I burocrati cancellano tutto quello che in loro era umano, quotidiano, banale, quindi tutto ciò che le rendeva simili a noi come in realtà erano, e viene esaltato in modo retorico l’aspetto spirituale, al punto da essere trasformate in una specie trattato teologico. Sentendo parlare dei santi in questo modo, non provi simpatia, amore, commozione, ma semmai soltanto una ammirazione di tipo sociologico o ascetico o cose del genere.

Peccato. Soprattutto per alcuni santi perché nella loro realtà vera hanno una carica umana spaventosa e potrebbero diventare valanghe di simpatia. Gianna Beretta, per esempio, è una di queste persone. Una donna fantastica. Una donna del nostro tempo. Una donna molto bella, giovanile, allegra, elegante, moderna, sportiva, come dimostrano le numerose fotografie che ho visto in casa dei suoi parenti. Una donna che amava la vita, la musica, le montagne, lo sci. Ma anche una “mamma eroica”. Infatti, è morta per poter dare la vita al suo ultimo figlio, una bambina, che ha ora 42 anni, è sposata ed è medico come la mamma.

Quando era al secondo mese di gravidanza di questo quarto figlio, la dottoressa Gianna Beretta cominciò ad accusare dei fastidiosi disturbi. Si fece visitare e i medici trovarono che aveva un fibroma maligno all’utero. <<Gianna, se vogliamo salvarti, è necessario interrompere la gravidanza>>, le disse il professor Mario Vitali, primario a Monza, cui Gianna si era rivolta. Lei rispose: <<Professore, non lo permetterò mai. E’ peccato uccidere nel seno>>. Il professore cercò in tutti i modi di convincerla che solo ricorrendo all’aborto terapeutico si poteva salvarle la vita, ma inutilmente. Gianna, tra grandi difficoltà riuscì a portare a termine la gravidanza e, dopo aver dato la vita alla sua bambina, morì.

Mamma eroica, quindi. Ma anche molto di più, come hanno messo in evidenza le testimonianze raccolte nel corso del processo di beatificazione. Quel suo ultimo gesto eroico era il naturale frutto di una esistenza vissuta nell’amore e nel rispetto della vita, alla continua presenza di Dio.

E’ tutta la sua esistenza che ha le caratteristiche della santità e che quindi può offrire indicazioni e suggerimenti per dare un senso e un orientamento al nostro pellegrinare su questa terra. Parlando con i fratelli di Gianna e con suo marito, persone veramente eccezionali, ho avuto l’impressione che questa santa fosse vicina, viva, ancora coinvolta nell’esistenza di noi terrestri. I loro ricordi, basati su fatti quotidiani, su vicende vissute, ti toccano nel profondo, e poi te ne vai via con un segno che difficilmente riesci a cancellare.

Questa è l’impressione che io ho provato interessandomi, nei giorni scorsi, per motivi giornalistici, di Gianna Beretta. E vorrei trasmettere anche a te, caro Tony, e ai lettori di questo Angolo, la mia esperienza, facendovi un ampio resoconto di ciò che ho raccolto in questi incontri.

Essendo un racconto piuttosto lungo, lo divido in vari momenti: i ricordi del fratello di Gianna, don Giuseppe, che parla della famiglia Beretta, una famiglia particolare che ha prodotto questa meravigliosa donna; il ricordo del marito della santa, ingegner Pietro Molla, che ci fa conoscere come essa ha vissuto il fidanzamento, le nozze, la maternità e il dramma della morte in età ancora giovane; la sua “vita” nell’aldilà, dove Gianna continua ad aiutare e a illuminare quanti ricorrono a lei. Era medico in questo mondo, aiutava le persone sofferenti, soprattutto le mamme e i bambini. E nell’aldilà continua a farlo, con un amore grandissimo e con una sollecitudine straordinaria, come dimostrano appunto le grazie e i miracoli.