UNA DIVA CHE AMAVA LA MADONNA

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Caro Tony e cari amici lettori di www.tonyassante.com

      Sono proprio felice che l’amico Tony mi abbia chiesto di raccontare  fatti ed episodi incontrati nella mia lunga esperienza professionale di giornalista, legati a vicende spirituali, e più particolarmente a vicende che in qualche modo   hanno come punto di riferimento la Madonna, la Madre di Gesù.

    Di questi argomenti si parla poco e si scrive meno, ma per mia esperienza mi sono accorto che i valori dello spirito e della religione sono così radicati nel cuore delle persone che è quasi impossibile ignorarli.  Quando, per una ragione o l’altra, si toccano questi temi, in modo serio, anche gli individui che sembrano più freddi, distaccati, scettici, mostrano un interessamento che sorprende.

   E voglio cominciare questa mia chiamiamola “conversazione a puntate” con i lettori di queste pagine parlando di una grande artista lirica di cui in questi giorni ricorrono i cinque anni della scomparsa. Il suo nome è Lucia Valentini Terrani. Era una grande devota della Madonna. Se ne è andata proprio l’11 giugno di cinque anni fa, stroncata dalla leucemia. Aveva 51 anni.

     Ve ne parlo perché ho scritto su di lei un libretto che si intitola “Il segreto del suo sorriso” che è stato pubblicato proprio ora dalle Edizioni “Messaggero” di Padova.  E’ un libretto piccolo,  130 pagine.

  Non è una biografia della cantante. In questo libretto non mi soffermo neppure a parlare della sua arte.  Lucia Valentini Terrani è stata una grande interprete lirica, e l’aggettivo “grande” in questo caso viene usato  nel suo pieno significato. Lucia fa parte della storia della musica. La sua carriera è stata tra le più importanti degli ultimi cinquant’anni e la documentazione discografica ne è una testimonianza inconfutabile.

     Il mio libro si propone di far conoscere un aspetto particolare della “persona” Lucia Valentini Terrani. Un aspetto in un certo senso “privato”, che certamente sfuggiva anche ai più assidui tra i suoi ammiratori, e cioè la sua fede cristiana, la sua devozione alla Madonna.

     Lucia è stata una “diva” del belcanto, una  donna raffinata, elegante, nobile nel portamento, affabile nel tratto, serena e sorridente sempre. E il segreto di quel suo “sorriso”, che la rendeva unica nel panorama artistico-mondano, non era frutto di calcolo, di strategie di comportamento, ma di convinzioni interiori. Lucia ha vissuto la sua fede in Dio in tutte le espressioni dell’esistenza quotidiana. E questi valori spirituali, cui è sempre stata fedele, permeavano di bontà e di serenità anche i suoi gesti più semplici, più usuali.

      Io l’ho conosciuta nel 1973, in occasione del suo trionfale debutto alla Scala di Milano, in una storica edizione di “Cenerentola” diretta da Claudio Abbado. Rimasi colpito fin da quel primo incontro dal suo modo di valutare il successo ottenuto, che era un modo assai diverso da quello abituale degli altri artisti. Lucia parlava con entusiasmo, con trasporto, manifestava grande gioia per quanto le era accaduto, ma era come se i suoi giudizi fossero ancorati a un ideale più alto della sua arte. Vedeva se stessa con distacco, inserita in un contesto dove tutti erano importanti. In seguito, ebbi  molte altre occasioni di ammirare questa sua “filosofia altruistica”. Mai un giudizio negativo sui colleghi, mai un risentimento, un pettegolezzo, una rivendicazione. Ma solo dopo la sua scomparsa, parlando con gli amici, i familiari, il parroco, le persone che la conoscevano a fondo, è venuta alla luce la sua vera personalità interiore, la sua fede cristiana vissuta nelle più usuali manifestazioni della vita quotidiana.

     Il suo parroco, monsignor Antonio Gregori,  mi ha detto che quando Lucia  era a casa a Padova, riceveva spesso omaggi floreali dai suoi ammiratori e subito si recava a portarli in Chiesa. Li depositava sull’altare della Madonna.

     Aveva una devozione tenerissima per la Madonna. Ogni giorno, quando era a Padova, il parroco la vedeva arrivare in chiesa, nelle ore del primo pomeriggio, quando in chiesa non c’era nessuno. Si inginocchiava e recitava il rosario. Non si fermava per una breve visita, una preghierina, un segno di croce:  si inginocchiava e recitava il rosario, sgranando tra le sue dita le corona.

 Per la sua professione, era costretta a vivere lunghi periodi all’estero, in città dove a volte era difficile trovare una chiesa cattolica. Ma lei ci riusciva e non ha mai perso la Messa domenicale ovunque si trovasse. E sempre si comunicava.  Il marito, l’attore Alberto Terrani, mi ha confermato che Lucia recitava ogni giorno il rosario, ovunque si trovasse.Al suo funerale, celebrato nella Basilica del Santo a Padova,  c’era una grande folla: amici, artisti, ammiratori, ma anche molti visi sconosciuti, volti smarriti, strani: erano i poveri, gli emarginati che lei abitualmente aiutava senza che nessuno lo sapesse.

     Lucia è vissuta da autentica cristiana. E’ stata una diva che anche alle feste mondane si teneva in comunione con il soprannaturale, non dimenticando mai, neppure per un attimo, di essere “figlia di Dio”.  E quando  arrivò la malattia, la leucemia, Lucia ebbe paura, si spaventò, pianse, ma pregando e accettando il misterioso disegno di Dio. Per due anni sopportò dolori terribili con una rassegnazione commovente. In ospedale si preoccupava  degli altri ammalati, dimenticando se stessa. Giunta alla fine, quando il sacerdote le portò il viatico, e lei sapeva che le restavano poche ore di vita, ebbe il coraggio di mettersi a cantare, con quel filo di voce che le era rimasto,  “Panis Angelicus”, il canto eucaristico musicato da Cesar Franck. 

      Un esempio meraviglioso che dimostra come anche nel mondo dello spettacolo, apparentemente frivolo e distratto, esistono valori spirituali profondi.

Renzo Allegri

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