MADRE TERESA E I BAMBINI

 

Caro Tony e cari amici che seguite questi miei ricordi,   il giorno della beatificazione di Madre Teresa di Calcutta si avvicina. Nel mio precedente scritto, avevo detto che avrei aggiunto qualche altro episodio riguardante i miei incontri con la suora:

Una delle scene che mi rimase più impressa nella memoria fu un viaggio in macchina che ho fatto seduto accanto a lei. Era il periodo in cui la incontravo nella casa delle “Missionarie della Carità”,  alla Casilina, un quartiere popolare fuori Roma. Andavo sempre accompagnato da monsignor Paolo Hnilica, il vescovo slovacco suo amico, suo collaboratore, che me l’aveva fatta conoscere.   Come sempre, Madre Teresa ci attendeva all’aperto, passeggiando sotto alcuni grandi alberi. Quel terreno, che circondava la casa delle “Missionarie della carità”, aveva l’aspetto di un campo. Un campo verde, lasciato crescere in modo spontaneo. Non aveva cioè niente a che fare con il tipico giardino ben tenuto e ben curato che in genere si vede intorno ai conventi delle Suore o degli  Istituti religiosi in genere. Ma le “Missionarie della carità”, che iniziavano la loro giornata alla mattina presto e la chiudevano la sera tardi, sempre a contatto con i barboni della città, non avevano certo tempo da dedicare al giardino. Ci sedemmo sotto un albero e la Madre riprese a raccontare. Io facevo le domande, lei rispondeva e io registravo le sue risposte.  

Dopo un paio d’ore, Madre Teresa si ricordò che aveva un impegno e chiese che ora fosse.

<<Le undici>>, risposi dopo aver controllato l'oro­logio.

<<Devo andare in Vaticano, sono in ritardo>>, disse Madre Teresa alzandosi in piedi. 

<<Riprenderemo la nostra conversazione domani. Domattina, nella chiesa di San Policarpo, a Tor Fiscale, ci sarà la ce­rimonia della professione delle mie suore. Venga. Mi piacerebbe che assistesse a quella bella cerimo­nia. Poi parleremo ancora>>.

Monsignor Hnilica si offrì di accompagnarla in Vaticano con la sua auto. <<Volentieri>>, rispose la Madre con un sorriso. Prese posto sul sedile posteriore ed io ebbi il privilegio di sederle accanto. Monsignor Hnilica sedette davanti, vicino al guidatore, che era padre Labo, un religioso slovacco, abilissimo pilota, ca­pace di sfrecciare tra il traffico caotico di Roma con una sicurezza incredibile.

<<Con lui>>, disse monsignor Hnilica, <<recupereremo il tempo perduto e arriveremo senz'altro puntuali in Vaticano>>.

Allora non esistevano ancora le regole severe del Codice della strada di oggi. La macchina partì velocissima. Madre Teresa guardava dal finestrino. 

Il suo viso era sereno. Non era minimamente preoccupata del ritardo.

Dopo qualche minuto, ci chiese di pregare con lei. Si fece il segno della croce, da una tasca del suo sari  estrasse il rosario e cominciò a recitarlo. 

Pregava adagio, con voce sommessa, e noi rispondevamo. La macchina sfrecciava nervosa nel traffico. A volte si fermava bruscamente, sterzava di scatto, ri­partiva imperiosa, abbordava le curve temerariamente, veniva sfiorata da altre auto, impazienti e aggressive, che lanciavano minacce con lancinanti colpi di claxon e volevano superarla. Io ero attaccato alla maniglia e guardavo con preoccupazione l'autista, bravissimo ma spericolato. Madre Teresa, invece, era assorta nella preghiera e non si accorgeva di niente. Rannicchiata sul sedile, era in colloquio con Dio. Aveva gli occhi socchiusi. Il volto rugoso, piegato sul petto, era trasfigurato. Sembrava quasi emanasse luce. Le parole della preghiera uscivano dalle sue lab­bra precise e chiare. Non avevano la cadenza di una formula continuamente ripetuta, ma la freschezza del dialogo, di una conversazione molto interessa­ta. Sembrava che la Madre parlasse realmente con una presenza invisibile. Terminato il rosario, monsignor Hnilica cominciò a conversare con me illustrandomi i monumen­ti romani che incontravamo lungo la strada. Madre Teresa, invece, continuò silenziosamente il suo col­loquio con Dio. Teneva sempre la testa piegata sul petto e gli oc­chi chiusi. Muoveva leggermente le labbra. Soltanto quando arrivammo nei pressi di piazza San Pietro, dopo oltre un'ora di viaggio, tornò tra noi e riprese a conversare con l'abituale cortesia. Ci fermammo all'ingresso del Vaticano, dove ci sono le guardie svizzere, e scendemmo dalla macchina. Monsignor Hnilica ci disse di attendere e andò a telefonare. Alcune ragazze riconobbero la suora e le corsero incontro gridando: <<Madre Teresa, Madre Teresa>>. Le baciavano la mano e chiedevano l'autografo. La suora le salutò in modo affettuoso e si ritirò, umile e schiva, in un angolo. Non gradiva essere oggetto di quelle chiassose attenzioni.  

In varie occasioni ho osservato che Madre Teresa era molto schiva. Sembrava quasi fosse timida. Ma mi ha anche molto impressionato constatare come fosse “disponibile”. 

Quando veniva a Roma era sempre piena di impegni, di appuntamenti, c’erano sempre tante persone  importanti che chiedevano  un incontro, eppure trovava il tempo anche per soddisfare richieste  umili, semplici o anche apparentemente inutili.

  Io sono molto amico del cantante Al Bano. Un’amicizia che risale agli inizi della sua carriera e che è sempre rimasta molto profonda. Infatti, io sono stato suo testimone di nozze e lui ha tenuto a battesimo uno dei miei figli.  

Il giorno di Natale del 1985, Al Bano divenne padre per la terza volta, di una magnifica bambina che chiamò Cristel. Era un periodo in cui il cantante aveva tantissimi impegni e non trovava mai il tempo per organizzare il battesimo della piccola. Voleva fare una grande festa a Cellino San Marco, suo paese natale. Sognava di organizzare il battesimo in una chiesetta che aveva costruito nella sua proprietà, ma nello stesso tempo, essendo molto religioso,  temeva che la cerimonia sacra del battesimo si trasformasse in un festa mondana, con la presenza di fotografi, giornalisti e telecamere, come era per il suo matrimonio e anche in parte per il battesimo dei due precedenti figli. E così, in attesa dell’occasione per organizzare questa cerimonia in maniera giusta, il tempo passava. Un giorno, nel maggio del 1986, Al Bano mi confidò queste sue preoccupazioni e mi chiese di aiutarlo a organizzare una bella cerimonia per il battesimo di Cristel.

 <<Deve essere una bella festa religiosa>>, mi disse

 <<lontana dalla curiosità della gente. Quindi, non dire niente a nessuno. Capisco che il pubblico vuole sapere, vuole vedere. Lo accontenterò incaricando un solo fotografo a fare le foto che poi verranno distribuite a tutti>>.

<<Vedrò che cosa riesco a organizzare>>, gli risposi.

Sapevo che Al Bano e Romina Power avevano una grande ammirazione per Madre Teresa e pensai di organizzare il battesimo di Cristel a Roma e di chiedere a Madre Teresa di fare da Madrina alla piccola Carrisi.   Pensando agli impegni di Madre Teresa, alla sua riservatezza, sembrava un sogno impossibile, ma la Madre mi aveva abituato alle sorprese e decisi di tentare.   Ne parlai con monsignor Hnilca, il quale si mostrò felice. A sua volta lui parlò con Madre Teresa, la quale rispose che, essendo religiosa, non poteva essere madrina in senso giuridico, ma che sarebbe intervenuta volentieri alla cerimonia, come “madrina spirituale”. E così avvenne. Il battesimo fu celebrato a Roma da monsignor Paolo Hnilica e madre Teresa fece da madrina spirituale alla piccola Cristel, che, nel corso del rito ricevette i nomi di  Cristel, Maria Chiara e Teresa.

Due anni dopo, nell’agosto del 1988, alcuni amici mi parlarono di una storia  molto commovente. Una giovane coppia di un paesino vicino al Lago di Bracciano, aveva avuto cinque gemelli.  Come spesso accadde in questi casi, i piccoli furono tenuti per diverso tempo in incubatrice.  In pratica, furono salvati dall’amore grandissimo dei loro genitori e delle cure dei medici. Quando finalmente uscirono dall’ospedale e furono portati a casa, si pensò al battesimo. 

<<Bisogna fare una grande festa>>, dicevano gli amici della coppia. E anche in quell’occasione io pensai a Madre Teresa. Ero certo che, conosciuta la storia, avrebbe accettato. Come al solito, mi rivolsi a monsignor Hnilica che parlò a Madre Teresa e lei, infatti,  accettò.  

La cerimonia si tenne nella chiesetta antica di Santa Maria di Galeria. 

Ognuno dei cinque gemellini aveva un suo padrino, come è previsto dalla Chiesa, ma tutti hanno avuto anche Madre Teresa di Calcutta quale loro madrina spirituale. La Madre, che era a Roma piena di impegni come sempre,  riuscì a trovare una mezza giornata per arrivare sul lago di Bracciano e partecipare a quel battesimo. Tornando a Roma, dopo la cerimonia, mi disse: 

<<Sentendo la storia di questi bambini e dell’amore dei loro genitori, mi sono commossa. Da 50 anni dedico ogni mia energia per salvare la vita dei bambini ammalati e abbandonati. So quanta gioia si prova quando si riesce a vincere. Per questo ho voluto partecipare al battesimo, per portare la mia testimonianza a favore della vita>>. 

E mentre parlava i suoi occhi luccicavano di commozione.

Renzo Allegri

   

    GESÙ è felice di venire da noi,

     come la VERITÀ di essere detta,

     come la VITA di essere vissuta,

     come la LUCE di essere accesa,

     come l'AMORE di essere amato,

     come la GIOIA di essere data,

     come la PACE di essere diffusa.

Madre Teresa