
VOLANDO IN MONGOLFIERA
A 3 MILA E 500 METRI
Foto e
testo di Emanuela Gambazza
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La passione per il cielo.
Un’avventura che accomuna gli spiriti liberi, solitari. Gente di
poche parole ma di grandi emozioni. <<Volare è bellissimo>>, dice
Carlo Rovelli, campione italiano di volo in mongolfiera. <<E’
un’esperienza che non si può descrivere, deve essere vissuta>>.
Bene. Ho deciso di prenderlo in parola.
Sono andata con lui a 3mila 500
metri di altezza, sul lago di Como. <<Un volo da veri fortunati>>,
mi ha detto. <<Giornate così serene ne capitano poche, e salire
tanto in alto non è sempre possibile, per le condizioni del vento>>.
Col cielo azzurro che cancella l’orizzonte, il vento come una
carezza che accompagna le emozioni, ho dunque conosciuto un campione
che gareggia per passione e che si allena con un team di amici
accomunati da un hobby insolito, ai confini con uno sport dalle
regole ferree
Rovelli ha il brevetto di pilota dal
’98, e per ben tre volte ha vinto il titolo italiano come
navigatore. Come pilota comandante, il battesimo dell’oro per lui è
avvenuto a Terni, lo scorso autunno, alla 18° edizione dei
Campionati Italiani di Volo in Mongolfiera. Una vittoria importante,
che gli apre di diritto l’accesso ai Campionati Mondiali di
specialità, che si terranno a Motegi, in Giappone, entro la fine del
2006.
Ma come si svolgono le gare con gli
aerostati? In che cosa consiste l’abilità di un pilota? Rovelli, che
è Presidente dell’Associazione Aerostatica Lombarda e anche membro
del consiglio direttivo della FITA (Federazione Aerostati Italiani),
mi spiega che servono tanta esperienza e abilità tecniche, ma anche
<<un pizzico di fortuna>>, in uno sport dove le variabili dettate
dalle condizioni atmosferiche fanno spesso il loro gioco a dispetto
della regolamentazione
<<Un campionato di prima
categoria>> racconta Rovelli <<dura di solito una decina di giorni,
dei quali sei o sette sono occupati dalle competizioni. Ogni giorno
si svolgono due voli di gara, uno al mattino e uno al pomeriggio, e
ogni volo si articola in una serie di prove. In particolare, lo
scopo di una gara di mongolfiere consiste nel lanciare un marker il
più vicino possibile ad un bersaglio a terra stabilito. Il marker –
spiega -è un sacchetto di 10 cm per 10 cm del peso di 80 gr che
viene fissato a un nastro colorato di nylon lungo un metro e mezzo.
Diverse prove successive, permettono di misurare l'abilità dei
piloti e di determinare il vincitore>>
Il vento intanto ci trasporta, e
sotto ai nostri piedi, sospesi in un cesto di vimini che si alza e
si abbassa a seconda dell’aria calda soffiata nel pallone, le nuvole
hanno composto un letto di soffice velluto bianco. Immaginare un
tiro al bersaglio, a questa altezza in cui non si distingue niente,
mi riesce alquanto complicato. Del resto, dev’essere proprio così.
Rovelli sorride alle mie pause di silenzio. E guarda lontano, molto
lontano. L’uscita con gli altri del team, ormai indistinguibili
sull’altro pallone, è un primo test per la preparazione in vista dei
prossimi impegni competitivi: tre gare in Italia e tre all'estero:
campionati francesi, campionati austriaci, gara internazionale
MOBILUX in Lussemburgo. E poi il grande appuntamento col Giappone.
