
Il 7 novembre, Benedetto XVI si è recato a Barcellona, dove ha
consacrato la Basilica “Sagrada Familia”, una delle meraviglie
artistiche dell’epoca moderna, ideata dall’architetto Antoni Gaudì,
del quale è in corso il processo di beatificazione.
L’IMMENSO CAPOLAVORO DELL’ARCHITETTO DI DIO
di Renzo
Allegri
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Il 6 e il 7 novembre, Benedetto XVI sarà in
Spagna per il suo secondo viaggio apostolico in quella nazione. Due
le tappe: il 6, a Santiago di Compostela, per rendere omaggio
all’apostolo San Giacomo, evangelizzatore della Spagna, il , di cui
è in corso “l’anno giubilare”, e il giorno dopo, 7 novembre, si
recherà a Barcellona per presiedere il solenne rito di “dedicazione”
del tempio della “Sagrada Familia”, il celebre capolavoro di Antoni
Gaudì, monumento simbolo di Barcellona e della Catalogna.
La “Sagrada Familia”, (il cui nome esatto è “Tempio espiatorio della
Sacra Famiglia), è uno dei più grandi capolavori architettonici
moderni. I lavori per la costruzione sono iniziati 127 anni fa, ma
non sono ancora finiti. Si prevede che termineranno verso il 2030.
Ma anche se incompleta, questa “cattedrale” è già una delle
meraviglie ammirate da tutto il mondo, dichiarata dall’UNESCO
patrimonio dell’umanità: l’unico monumento che richiami ogni anno
oltre due milioni di turisti.
Al
di là del suo valore artistico, grandissimo, la “Sagrada Familia” ha
un profondo significato religioso. E’ stata ideata, come le mitiche
cattedrali del Medioevo, per essere soprattutto uno straordinario
monumento alla Fede, un trattato teologico, un libro di pietra che
racconta Dio, la creazione, la storia dell’uomo. Il suo autore,
Antoni Gaudì, geniale architetto e insieme singolare santo, ha
“materializzato” in questa sua opera, alla quale ha dedicato 40 anni
della sua vita, la concezione teologica di chiesa, cioè “luogo della
celebrazione dell’eucaristia e del culto”. Concetto che ha
conquistato l’ammirazione di Benedetto XVI, che da sempre lo
sostiene nelle sue direttive liturgiche. All’interno della Sagrada
Familia, infatti, non ci sono, raffigurazioni, né cappelle laterali,
niente che possa distrarre l’attenzione dall’altare, dal
tabernacolo, dalla Messa. Le uniche tre immagini presenti sono la
croce, cioè Gesù uomo-Dio, sua madre la Vergine Maria e San
Giuseppe, cioè le due persone che con Lui formano al “Sacra
Famiglia”.
Le raffigurazioni illustrative, con
innumerevoli immagini e simboli, sono tutte all’esterno del tempio e
intrecciano un racconto immenso di tutto il mistero cristiano,
secondo il ciclo dell’anno liturgico. Oltre a figure di santi,
episodi biblici, scritte religiose, Gaudi volle arricchire ogni
dettaglio di simboli, emblemi, elementi della flora e della fauna
catalana, perchè questo tempio fosse il più rappresentativo
possibile del popolo. Diceva: <<La mia è un’opera che è nella mani
di Dio e nella volontà del popolo>>.
Il
simbolismo è l’essenza principale della Sagrada Familia. La riveste,
la fascia, presentandosi ovunque e in tutte le sue possibili forme..
Un simbolismo forte, “parlante”, di tipo dantesco. Il cardinale
Francesco Ragonesi, che dal 1913 al 1921 fu Nunzio apostolico in
Spagna, quando andò a visitare il cantiere della Sagrada Familia,
rimase molto colpito da questo simbolismo e disse a Gaudì, che gli
illustrava il progetto: <<Lei è il Dante dell’architettura>>.
<<Antoni Gaudì ha dedicato tutto se stesso a
questo capolavoro>>, dice padre Lluìs Bonet i Armengol, parroco
della Sagrada Familia. <<Quando ebbe l’incarico di questo lavoro,
Gaudì era un giovane architetto ma già molto famoso. A poco a poco,
lavorando a questo progetto, ne fu coinvolto al punto da abbandonare
tutti gli altri impegni che gli davano celebrità e ricchezza, per
dedicarsi completamente a questa opera immensa con la quale voleva
celebrare Dio nel corso dei secoli>>.
Padre Lluìs Benet i Armengol è figlio di un
famoso architetto che conobbe Gaudì e lavorò con lui, e, oltre ad
essere parroco della Sagrada Familia è anche il vice-postulatore
della causa di beatificazione di Gaudì. <<Nel 1992>>, racconta << un
gruppo di cattolici di Barcellona fondarono l’Associazione per la
Beatificazione di Antoni Gaudì. Venne raccolta un’ampia
documentazione informativa e il 18 aprile 1998 il cardinale di
Barcellona mi nominò vicepostulatore della causa. Il processo
diocesano è proseguito celermente e si è concluso il 13 maggio 2003.
Ora gli atti sono a Roma, alla Congregazione per le Cause dei santi,
dove il processo continua. Il fatto che il Papa in persona abbia
voluto venire a Barcellona per celebrare il rito della dedicazione
della Sagrada Familia fa sperare che il processo di beatificazione
dell’autore di questo capolavoro possa concludersi al più presto>>.
La chiesa, quando sarà finita, probabilmente
risulterà essere la più grande basilica del mondo. Attualmente, è
realizzata per il 60 per cento. Sono pronti, la navata centrale, il
pavimento, le vetrate, l’altare maggiore e il baldacchino. Per
l’arrivo del papa, circa 8000 fedeli potranno accedere all’interno
della Basilica su una superficie di 4500 metri quadrati.
La Sagrada Familia ha tre grandi facciate, alle
quali Gaudì ha dato i nomi di Natività, Passione e Gloria. Ognuna,
con tre porte che simboleggiano le tre virtù teologali: fede,
speranza e carità.
La facciata della Natività si trova di fronte
al sorgere del sole e rappresenta la vita. E’ in stile gotico, con
infiltrazioni moderniste, innumerevoli elementi naturalistici di
flora e fauna, tartarughe di terra, lumache, paperi, galli e gufi
che rendono l’opera densa di vitalità.
La facciata della Passione ricorda la passione
e morte di Gesù e celebra la desolazione, il dolore: si presenta
nuda, con forme semplici ed ornamenti scarni, che richiamano
l’autunno e l’inverno.
La terza porta, della Gloria, che non è ancora finita, è orientata a
mezzogiorno e celebra l’uomo all’interno della creazione.
La
parte alta della basilica richiama una foresta con grandi alberi che
svettano nel cielo. L’idea fondamentale dell’ispirazione
architettonica di Gaudì era legata alla natura. Attraverso lo studio
delle sue forme, che sono ordine e bellezza, la natura conduce a Dio
Creatore. <<Il mio maestro è l’albero del giardino di fronte alla
mia finestra>>, diceva Gaudì. <<Tutto deriva dal grande libro della
Natura>>.
<<Gaudì svolgeva la sua attività di architetto
con uno spirito profondamente religioso, intriso di preghiera e
adorazione>>, dice padre Lluìs Bonet. <<Secondo lui, la creazione
voluta da Dio non è finita, ma continua attraverso le creature che
operano nello spirito di Dio. Diceva: “Tutti coloro che cercano le
leggi della natura per modellare nuove opere, collaborano con il
Creatore”.. Il cardinale Ricardo María Carles Gordó, che da
arcivescovo di Barcellona ha molto sostenuto l'apertura della causa
di beatificazione di Gaudì, disse: “Egli seppe trovare nella natura
nuove fonti d’ispirazione per la sua arte e in questo modo ci mostrò
soprattutto due cose: che la creazione è opera del Grande Artista,
che è il Padre, il quale ha creato tutto il mondo come un regalo al
Figlio, “espressione della sua gloria e impronta della sua
sostanza”>>.
Sulla parte alta della Sagrada Familia ci sono
18 torri che si protendono verso il cielo. Torri affusolate,
ieratiche, solenni e di altezza diversa. Dodici rappresentano i
dodici apostoli. Quattro, più elevate, rappresentano i quattro
evangelisti, e ognuna di esse è sormontata da una statua
raffigurante il tradizionale simbolo di ciascuno evangelista:
l’angelo, il bue, l’aquila e il leone. Più alta è la torre dedicata
alla Madonna, sormontata da una corona di stelle. E infine, la torre
di Gesù, che supera tutte in altezza ed è sormontata da una grande
croce. Questa torre misura 170 metri ed è visibile da molto lontano:
di giorno brilla grazie ai mosaici da cui è composta; di notte
splende per la luce proiettata dalle altre torri.
<<Il concetto di famiglia era fondamentale nella mente di Gaudì>>,
spiega padre Lluìs Bonet. <<Egli era innamorato di Gesù, devotissimo
della Madonna e di San Giuseppe, cioè della “Sacra Famiglia”, che,
secondo lui, rappresentava il fulcro della fede cristiana, il centro
della creazione, il simbolo della salvezza dell’universo, anche da
un punto di vista ecologico>>.
Nato
a Reus, in Catalogna, il 25 giugno 1852, Antoni Gaudì apparteneva a
una famiglia modesta di calderai, cioè artigiani che costruivano
manufatti in rame o lamiera. Fin da bambino mostrò una particolare
vivacità intellettuale e la famiglia decise di farlo studiare. Per
otto anni frequentò la scuola degli Scolopi a Reus e poi la Scuola
di Architettura a Barcellona. Per pagarsi gli studi, lavorava
affrontando sacrifici non piccoli. Si laureò in architettura nel
1878 e subito aprì un suo piccolo studio a Barcellona. Gli inizi
furono difficili, ma il suo genio era prorompente e in poco tempo si
impose all’attenzione come uno dei giovani architetti più originali
e innovatori. Stupiva ed entusiasmava con idee belle e insieme
d’avanguardia. Se lo contendevano i più ricchi imprenditori e per
loro Gaudì realizzò, non solo a Barcellona, opere che continuano ad
attirare folle di ammiratori.
<<Era però un architetto particolare>>, dice
padre Lluìs. <<Non aveva sete di guadagni, di gloria, ma bruciava di
passione per il suo lavoro, una passione che scaturiva dalla sua
profonda fede religiosa e trasformava il suo operare in una continua
preghiera. Dedicava a Dio ogni sua opera, e cercava di lasciare su
di essa, anche se era un’opera civile, un “segno” religioso, una
statua della Madonna, la croce, e cose del genere. A volte si
scontrava con chi gli aveva commissionato il lavoro, perché la
Spagna, all’inizi del Novecento, era percorsa da un forte vento
anarchico e da un socialismo ateo, anticlericale. Ma non si piegò
mai alle mode politiche o ideologiche, preferiva perdere il
lavoro>>.
L’incarico della costruzione della Sagrada
Familia lo ricevette nel 1883, quando aveva 31 anni. <<I lavori
erano già iniziati>>, racconta padre Lluìs. <<Una Associazione di
devoti di San Giuseppe, sorta nel 1866, voleva costruire un tempio
dedicato alla Sacra Famiglia. Ma i due architetti del progetto
iniziale non andavano d’accordo e fu necessario sostituirli con un
terzo. Venne scelto Gaudì, che era il giovane artista emergente.
<<Gaudì, già assistente di uno degli architetti
belligeranti, accettò l’incarico e si appassionò a quel lavoro, che
divenne la ragione della sua vita. Il progetto iniziale venne da lui
stravolto in un progetto nuovo, stupefacente, studiato nei minimi
dettagli. Un’opera mastodontica, che avrebbe richiesto una montagna
di soldi, ma che poteva invece contare solo sulle scarse sovvenzioni
dell’Associazione di San Giuseppe. E Gaudì si aggrappò a quel Santo,
di cui era molto devoto. Ogni giorno lo pregava, lo proclamò
amministratore della sua opera e prima di morire disse che l’opera
era stata fatta da San Giuseppe.
<<In
certi momenti, quando i soldi mancavano del tutto, Gaudì si
trasformò in mendicante. Andava per le strade di Barcellona a
chiedere la carità. Molti ritenevano che fosse impazzito. Non
riuscivano a concepire che un uomo del suo genio, che avrebbe potuto
avere enormi ricchezze se solo si fosse applicato ai progetti che la
ricca borghesia gli chiedeva, pensasse invece solo a quel “tempio”
che forse non sarebbe mai stato portato a termine.
<< Ma lui non badava alle chiacchiere. Con
l’aiuto delle offerte della povera gente, continuò a costruire.
“Questo tempio verrà finito da san Giuseppe”, diceva. “Nella Sagrada
Familia tutto è frutto della Provvidenza, inclusa la mia
partecipazione come architetto”>>.
Purtroppo, Gaudì riuscì a portarne a termine
solo una parte del progetto. Il 7 giugno 1926, mentre camminava per
la città, venne investito da un tram. Ricoverato, morì tre giorni
dopo, il 10 giugno, e venne sepolto nella cripta della chiesa che
stava costruendo.
<<Dell’opera aveva però realizzato tutti i
bozzetti e li aveva illustrati con migliaia di disegni e appunti>>,
spiega padre Lluìs. <<I suoi collaboratori poterono così continuare
la grande impresa. Ma, durante la Guerra civile, lo spirito ateo che
dominava in Spagna spinse gruppi di facinorosi ad accanirsi contro
l’opera di Gaudì. Distrussero parte dei bozzetti, profanarono la
tomba dell’architetto e tentarono di demolire il tempio in
costruzione. A guerra finita, i modellini, sulla scorta di disegni e
fotografie, furono recuperati e il lavoro potè riprendere>>.
Oggi, Antonio Gaudì è riconosciuto come uno dei grandi geni
dell’architettura. La Corbusier lo ha definito “Il più grande
architetto in pietra del secolo XX”, e Joan Mirò "il primo fra i
geni". La sua fama non è legata solo alla “Sagrada Familia”, ma a
molte altre straordinarie opere da lui realizzate in varie città
della Spagna, quando era giovane. Opere che lo hanno reso famoso in
tutto il mondo e richiamano folle di turisti.
<<Ma non è possibile separare il Gaudì-
architetto dal “Gaudì-cristiano”, dall’uomo profondamente
religioso>>, sostiene padre Lluìs. <<Negli atti del processo
diocesano, sono raccolte molte testimonianze di persone che lo hanno
conosciuto, e tutti affermano che fu un grande santo. Una santità,
la sua, classica ed eclatante data la sua professione e la sua fama
artistica. Una santità fatta di preghiera, di sacrifici, di povertà,
di carità verso i poveri.
<<Anche se era una celebrità, tutte le mattine
si alzava presto per andare a Messa. Uscendo di casa, si fermava
sempre davanti a una statua di Sant’Antonio a pregare. La sua
povertà era assoluta. Non aveva neppure da vestire. Andava in giro
come un barbone. Quando finì sotto il tram non venne riconosciuto e
i soccorritori lo trasportarono all'ospedale della Santa Croce, un
ospizio costruito per i mendicanti. Pensavano fosse un barbone senza
fissa dimora. La notizia della morte del grande architetto si sparse
per la città. Ai funerali partecipò una grande folla, costituita in
gran parte da quella povera gente che lui frequentava e aiutava. Un
giornale di Barcellona, La Veu de Catalunya titolò: “A Barcellona è
morto un genio! A Barcellona ci ha lasciato un santo! Anche le
pietre lo piangono”.
<<La
fama di santità di Antoni Gaudì fu sempre viva a Barcellona. Subito
dopo la morte, venne pubblicato un libro dove 17 celebri scrittori
ricordavano il grande personaggio. Tutti misero in evidenza la sua
santità e uno di quei capitoli si intitolava “L’architetto di Dio”.
<<Gaudì è sepolto nella cripta della Sagrada
Familia e io, come parroco di questa chiesa, vedo ogni giorno
persone che vanno su quella tomba a pregare e molte raccontano di
avere avuto, per intercessione di Gaudì, grazie strepitose>>.
