Grandi
eventi - La Chiesa ha organizzato un anno di manifestazioni per
festeggiare i 2000 anni della nascita di San Paolo. E per conoscere
meglio questo eccezionale santo, abbiamo incontrato uno dei suoi
biografi più accreditati, monsignor Romano Penna, celebre biblista,
professore all’Università Lateranense di Roma.
PAOLO DI TARSO: IL PIU’ GRANDE
MISSIONARIO DI TUTTI I TEMPI
di
Renzo Allegri
Foto
di
Nicola Allegri
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La Chiesa cattolica sta celebrando i 2000 anni della
nascita di San Paolo. Una celebrazione lunga e solenne, che
evidenzia quanto importante sia questo santo per la storia del
cristianesimo. Il Papa, infatti, ha indetto un intero anno di
celebrazioni, l’Anno giubilare Paolino, che è iniziato il 28 giugno
scorso e terminerà il 29 giugno 2009. Sono in programma
numerosissime manifestazioni,
messe a punto dal
Cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, Arciprete della
Basilica di San Paolo fuori le Mura a Roma, e dai suoi
collaboratori, con cerimonie liturgiche, incontri ecumenici,
pellegrinaggi, conferenze e convegni che coinvolgeranno la liturgia,
l’arte, l’archeologia, la storia, la pastorale.
Paolo
non conobbe Gesù. Era un ebreo feroce persecutore dei primi
cristiani. Un giorno, come si legge nel libro “Gli Atti degli
Apostoli”, mentre
a cavallo correva verso Damasco per arrestare alcuni discepoli del
Cristo, fu avvolto da una luce fortissima, cadde a terra, e udì una
voce che gli diceva: “Paolo perché mi perseguiti?”. Rispose: “Chi
sei, Signore?”. E la voce: “Io sono Gesù che tu perseguiti”.
Si
convertì. Forse ebbe anche altre apparizioni, altri incontri
misteriosi, nel corso delle quali Gesù lo istruì, lo illuminò, Da
persecutore divenne un seguace appassionato di Cristo. Il
“tredicesimo apostolo”, come spesso viene indicato. E spese l’intera
esistenza a diffondere la conoscenza di Gesù. Viene chiamato anche
“l’Apostolo delle genti”, non solo perché viaggiò in continuazione
per diffondere il Vangelo di Cristo, ma soprattutto perché fu il
primo a intuire che Cristo era venuto sulla terra per la salvezza di
tutti gli uomini, e non solo degli ebrei. I suoi scritti sono i
documenti più antichi del Cristianesimo. Risalgono a cinque, sei
anni dopo la morte di Gesù. Importantissimi, quindi, e per questo
presenti, a piccoli brani, in tutte le celebrazioni delle Messe
lungo il corso dell’anno liturgico.
Nell’ottobre del 2006, Benedetto XVI aveva dedicato a San Paolo
quattro catechesi di quelle che tiene nelle udienze generali del
mercoledì, definendolo “un gigante non solo sul piano
dell'apostolato concreto, ma anche su quello della dottrina
teologica, straordinariamente profonda e stimolante”.
Nella
prima di quelle catechesi, per spiegare “perché” si intratteneva
con insistenza su questo personaggio subito dopo aver dedicato le
precedenti catechesi ai dodici Apostoli, Benedetto XVI ha fatto una
sintetica ma molto significativa presentazione del santo. <<Paolo>>,
disse <<brilla come
stella di prima grandezza nella storia della Chiesa, e non solo di
quella delle origini. San Giovanni Crisostomo lo
esalta come personaggio superiore addirittura a molti angeli e
arcangeli (cfr Panegirico 7,3). Dante Alighieri, nella Divina
Commedia, ispirandosi al racconto di Luca negli Atti (cfr 9,15), lo
definisce semplicemente “vaso di elezione” (Inf. 2,28), che
significa: strumento prescelto da Dio. Altri lo hanno chiamato il
"tredicesimo Apostolo" – e realmente egli insiste molto di essere un
vero Apostolo, essendo stato chiamato dal Risorto -, o addirittura
"il primo dopo l'Unico".
Certo, dopo Gesù, egli è il personaggio delle origini su cui siamo
maggiormente informati. Infatti, possediamo non solo il racconto che
ne fa Luca negli Atti degli Apostoli, ma anche un gruppo di Lettere
che provengono direttamente dalla sua mano e che senza intermediari
ce ne rivelano la personalità e il pensiero>>.
Per
avere delle informazioni concrete e precise su questo gigante, ci
siamo rivolti a un grande studioso, monsignor Romano Penna.
Ordinario di “Esegesi del Nuovo Testamento” e di “Origini
Cristiane” all’Università Lateranese di Roma, Romano Penna è
ritenuto uno dei massimi esperti della vita e delle opere di Paolo
di Tarso. All’apostolo delle genti ha dedicato la sua vita di
ricercatore, pubblicando vari libri che si distinguono non solo per
l’originale rigorosità scientifica, ma anche per l’esposizione
appassionata, resa con un linguaggio accattivante e moderno.
Fondamentali le sue esegesi alle varie “Lettere” dell’apostolo, in
particolare i due poderosi volumi sulla “ Lettera ai Romani” (e un
terzo uscirà tra poco), e il suo bellissimo saggio “Il DNA del
Cristianesimo”. Ha festeggiato da poco 70 anni e in questa
occasione, per onorare la sua attività scientifica, i più insigni
biblisti italiani, francesi, tedeschi, belgi, spagnoli, svizzeri,
israeliani e statunitensi, hanno collaborato insieme alla stesura di
un volume di 500 pagine che si intitola : “Nuovo Testamento:
teologie in dialogo culturale. Scritti in onore di Romano Penna nel
suo 70° compleanno”.
<<Benedetto XVI ha giustamente definito San Paolo “stella
di prima grandezza nella storia della Chiesa, e non solo di quella
delle origini”. Paolo, infatti, vissuto
venti secoli fa, è un personaggio di grande attualità. Il suo
pensiero, proprio perché incentrato nel cuore del mistero cristiano,
non conosce tempo. Chi si avvicina a Paolo, ne resta conquistato.
Sono convinto che l’anno Paolino, richiamando l’attenzione dei media
sulla personalità e gli scritti di questo “gigante” cristiano,
porterà un grande bene non solo ai credenti, ma a tutti gli uomini
che cercano con cuore sincero la Verità>>.
<<Professore, si conosce l’anno esatto della nascita di San Paolo?
<<No. L’anno Paolino che inizia ora, è fondato su una ipotesi
tradizionale secondo la quale Paolo sarebbe nato intorno all’8 dopo
Cristo. Ma si tratta solo di ipotesi. Del resto non si conosce con
precisione neppure la nascita di Cristo. Secondo me, Paolo era
coetaneo di Gesù>>.
<<Dove nacque?>>
<<A
Tarso, capitale della Cilicia, da genitori ebrei di osservanza
farisea. Gli “Atti degli Apostoli” lo qualificano come cittadino
romano, e lui dice che lo era dalla nascita. Per questo, accanto al
nome giudaico di Saulo aveva anche il nome romano di Paolo. Si pensa
che la cittadinanza sia stata data a suo padre per eventuali servizi
resi a Roma. Sappiamo anche che Paolo aveva una sorella sposata a
Gerusalemme>>.
<<Apparteneva a una famiglia ricca?>>
<<In una sua lettera, Paolo dice che si guadagnava da vivere
facendo il costruttore di tende. In genere, a quel tempo, i figli
apprendevano una professione dal padre e si desume che il papà di
Paolo fosse un costruttore di tende. Lavorava quindi il lino o il
cuoio, materiali che servivano per fare le tende. Si trattava di un
mestiere normale, del popolo, che permetteva di vivere e di
mantenere la famiglia, niente di più>>
<<Che tipo di educazione ricevette in famiglia?>>
<<I
genitori di Paolo erano ebrei della diaspora, cioè ebrei che,
costretti dalle persecuzioni o per altra ragioni, erano emigrati
lontani dalla loro terra, ma restavano fedeli alle loro tradizioni.
Paolo era circonciso, fu educato e istruito nell'osservanza della
legge mosaica. Ma essendo Tarso una città “cosmopolita”, quando
usciva di casa, il ragazzo respirava un’atmosfera ellenica e aperta
a varie culture. In famiglia, parlava l’ebraico e l’aramaico, ma
fuori casa il greco. Crebbe quindi con una mentalità aperta. Almeno
fino ai 12-13 anni>>.
<<E
dopo?>>
<<A
quell’età si trasferì a Gerusalemme per dedicarsi totalmente allo
studio della Torah, sotto la guida del rabbino Gamaliele il vecchio,
celeberrimo rabbino. Da quel momento, il suo interesse intellettuale
riguardò solo ed esclusivamente la Legge ebraica e la cultura
israelitica>>.
<<Negli scritti di Paolo, o dei suoi contemporanei, si trovano
accenni e dati utili per farci capire quale fosse il suo aspetto
fisico?>>
<<Abbiamo una descrizione fisica di Paolo, spesso citata. Dice che
era basso, grasso, con le gambe arcuate, con le sopraciglia unite,
e che tuttavia assomigliava a un angelo. Ma è tardiva, della fine
del secondo secolo. L’iconografia tradizionale lo presenta con la
barba, calvo, ma questo dipende da un modulo che si era imposto
dopo il terzo secolo e che connotava la figura del filosofo. Nella
seconda Lettera ai Corinti, Paolo dice di “non saper parlare” e
qualcuno ha ipotizzato che fosse balbuziente. Nella Lettera ai
Galati dice: “Voi eravate pronti a darmi gli occhi”, e qualcuno ha
pensato che avesse problemi alla vista. Io ritengo che siano frasi
da intendere solo in senso metaforico. Sappiamo che nella sua vita
affrontò innumerevoli difficoltà: veglie, digiuni, freddo, tre
naufragi, migliaia di chilometri percorsi a piedi, fu lapidato,
cinque volte flagellato dagli ebrei, tre volte vergato dai romani,
imprigionato per lunghi periodi. E da questo si deduce che aveva un
fisico eccezionale, una volontà di ferro e una capacità di
adattamento straordinaria>>.
<<Dalle sue Lettere è possibile desumere il suo temperamento?>>
<<
Il fatto che prima dell’evento di Damasco abbia
esercitato una accanita pressione persecutoria nei confronti della
comunità cristiana, la dice lunga sul suo temperamento focoso. Egli
si era reso conto che la figura del Cristo poteva mettere in crisi
alcuni dati costitutivi del giudaismo, e quindi perseguitava in modo
forte e duro i cristiani. Si potrebbe paragonarlo a un “talebano”
del tempo. Ma poi, dopo Damasco, ci fu il grande cambiamento.
Continuò ad avere un carattere forte, che poteva esprimersi con toni
molto rudi, duri, ma insieme spesso con toni molto affettuosi,
dolci, gentili, quasi femminili. Lui stesso si paragona a un padre e
anche a una madre. La sua è una psicologia complessa, sfaccettata,
molto ricca. Nella “Lettera ai romani” dice chiaramente che bisogna
accogliere tutti, andare d’accordo con tutti, accettare anche quelli
che la pensano diversamente: C’è un irenismo, un senso di
accoglienza, di reciprocità, che è veramente evangelico>>.
<<Dopo la conversione sulla via di Damasco che fece? >>
<<Trascorse tre anni nel deserto a meditare, poi fu a Gerusalemme a
conoscere gli apostoli e la comunità cristiana, poi ad Antiochia,
dove finalmente ricevette l’incarico ufficiale di andare a
diffondere il Vangelo. Antiochia di Siria, fu una città
importantissima per la storia del cristianesimo perché in quella
città per la prima volta il Vangelo è stato annunciato ai pagani.
Gesù non ha mai predicato ai pagani, ma solo agli ebrei. E neanche
gli apostoli all’inizio. Lì, ad Antiochia, si verificò la svolta. E
di lì Paolo partì per il suo primo viaggio apostolico>>.
<<Ho letto che, durante quel primo viaggio litigò, se non sbaglio,
con gli altri apostoli>>.
<<Ci furono delle divergenze. Paolo aveva una personalità molto
forte. E , da Gesù stesso gli era stata affidata una missione
speciale, quella di portare il Vangelo ai pagani. Era un progetto
impensabile per gli ebrei del tempo. E anche per gli apostoli.
Ritenevano che Gesù fosse venuto per il popolo d’Israele. Mentre
Paolo voleva predicare ai Pagani.
<<Inoltre, Paolo si trovava in una posizione delicata. I cristiani
lo guardavano con diffidenza, ricordando con quale accanimento erano
stati da lui perseguitati, gli ebrei lo consideravano un traditore,
che aveva abbandonato la religione dei padri. Faticò molto a far
accettare ai primitivi cristiani le sue idee. Soprattutto la sua
convinzione che Cristo era venuto non per gli ebrei ma per tutti. E
che i pagani, per essere seguaci di Cristo non dovevano sottoporsi a
tutte le disposizioni della legge mosaica. Anche tra gli apostoli
non tutti condividevano le sue idee. E lui si arrabbiava, e li
chiamava “falsi fratelli”. Ebbe scontri anche con San Pietro che, in
un primo momento aveva aderito alle idee di Paolo, ma poi aveva
fatto un volta faccia e Paolo lo rimproverò pubblicamente.
<<Comunque, egli continuò a credere nelle intuizioni che aveva avuto
durante il misterioso incontro con Cristo sulla via di Damasco.
Sentiva fortissima dentro di sé l’urgenza di evangelizzare i
pagani. Dopo il primo viaggio, ne intraprese altri due, fondando
molte chiese, Alla fine tutti gli apostoli aderirono alle sue
intuizioni, convincendosi che Gesù era venuto per la salvezza di
tutti gli uomini e non solo per la salvezza degli ebrei>>.
<<Quali
sono i punti fondamentali dell’insegnamento di San Paolo?>>
<< Detto in termini essenziali, al cuore di Paolo e del paolinismo
vi è la libertà dalla legge. Paolo insegna che ciò che conta nel mio
rapporto con Dio, in prima battuta non è la morale, ma è la grazia
di Dio stesso, in Gesù Cristo. Io divento giusto davanti a Dio non
per ciò che faccio “io”, ma per ciò che Dio ha fatto per me in Gesù
Cristo. E la fede è l’accettazione di questo dono di grazia che mi è
offerto.
<<
Questo insegnamento Paolino si contrappone alla concezione secondo
cui sono “io” che costruisco la mia giustizia, la mia santità di
fronte a Dio. La costruisco con la mia morale, il mio comportamento,
la mia etica e l’osservanza dei comandamenti. Questa è una
concezione abbastanza diffusa, che mette in prima posizione la
morale. Ma, presa alla lettera, non è la posizione giusta. C’è una
frase di Lutero, condivisibile, che spiega bene il concetto. “Non è
che noi facendo le cose giuste diventiamo giusti. Ma se siamo giusti
facciamo le cose giuste”. Il dato morale, operativo, dell’azione,
quindi, è secondario rispetto alla dimensione di “essere”, che è
precedente ed è fondamentale. “Essere in Cristo” e ricevere la
benevolenza di Dio attraverso Gesù Cristo, prescinde dalla mia
moralità. La quale, proprio perché io “vivo” “l’essere in Cristo”,
sarà certamente in sintonia con questa meravigliosa realtà. E’
questa il punto costitutivo. E’ questo il dato luminoso del
paolinismo
<<
Secondo elemento importante del pensiero di Paolo riguarda
“l’identità cristiana”, che è definita non solo da categorie
“giuridiche” come giustizia, giusto, giustificazione, ma anche da
categorie “mistiche” o “partecipative”. Il cristiano, cioè, è uno
che non solo sta di fronte a Cristo con un atto di fede, ma
“partecipa” a Gesù Cristo stesso e vive “in” Cristo. Tra il
cristiano e Gesù si realizza una vera partecipazione interpersonale.
Il cristiano “vive” in Cristo e Cristo vive nel cristiano.
<<E
questo modo di essere dà origine al terzo punto fondamentale
dell’insegnamento di San Paolo, la “dimensione comunitaria”, quello
che Paolo stesso chiama la chiesa. Per lui, il termine “chiesa” non
ha senso astratto, ma riguarda sempre una comunità concreta, che si
trova in un certo luogo. C’è la chiesa di Corinto, quella di
Tessalonica, la chiesa di Filippi eccetera. Noi oggi al termine
“chiesa” diamo un senso “cattolico”, cioè universale. Ma questo
concetto si è formato dopo Paolo. Lui, con il termine chiesa,
intendeva le varie singole comunità. E attribuiva a questo termine
una “comunionalità reciproca” straordinaria. Il luogo dell’incontro
dei cristiani era la casa, la casa privata, dove ci si radunava per
la cena e per la lettura e la spiegazione dei testi sacri. Quindi,
la comunità ecclesiale aveva un ambito domestico. Ed è nel contesto
di questo modo di vivere che si è formata e sviluppata la
definizione della chiesa Paolina come “corpo di Cristo”. Questo
straordinario concetto è solo di Paolo. Si discute poi che cosa
voglia dire la frase che “la Chiesa è corpo di Cristo”. Ci si chiede
se voglia dire che è un corpo nel senso sociale del termine, che
appartiene a Cristo. O se è Cristo stesso nel suo corpo, in una
forma di corpo, in una dimensione non sociale, ma individuale,
mistica. Io penso che sia soprattutto questo secondo concetto quello
giusto. E sempre in questo ambito della com’unitarietà, la chiesa
per Paolo era totalmente “ugualitaria”. Egli insegnava che in
Cristo non vi è più né giudeo né greco, né schiavo né libero, né
maschio né femmina. All’interno di questa comunità vi erano anche
funzioni ministeriali vere e proprie, ma non erano sacerdotali nel
senso gerarchico posteriore. C’erano dei presidenti, persone
incaricate di guidare, organizzare l’assemblea e nient’altro>>.
<<Cosa sappiamo di preciso riguardo al martirio di Paolo?
<<Il racconto del suo martirio, tramandato dalla la tradizione, è
un po’ tardivo. Risale alla fine del secondo secolo e riferisce che
Paolo, a Roma, dopo essere stato incarcerato con Pietro nel carcere
Mamertino, fu condannato a morte e decapitato nella zona oggi
denominata delle Tre Fontane. Quel nome sarebbe proprio legato al
martirio dell’apostolo. La sua testa, tagliata dal carnefice, fece
tre balzi per terra dando origine a tre sorgenti. Una testimonianza
più attendibile è quella di papa Clemente che nell’anno 90 scrisse
alla Chiesa di Corinto parlando della morte di Pietro e Paolo, e in
quella lettera c’è un accenno al martirio, ma non vi è il racconto
dettagliato. L’unica cosa sicura è la sepoltura di San Paolo, sulla
via Ostiense, cioè dove si trova l’attuale basilica di San Paolo
fuori le mura, e dove si trova il sepolcro dell’apostolo. >>.
<<Quando avvenne il martirio di San Paolo?>>
<<La data oscilla
nell’arco di un decennio: dall’anno 58 al 67>>
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