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Nicola Allegri, noto professionista della fotografia (www.nicolaallegri.com
) è un nostro prezioso collaboratore. Firma reportage sui più
prestigiosi settimanali italiani e stranieri, ma anche sul
“Faustino”. Con generosità ci fornisce molte foto per il nostro
mensile on line, e così noi possiamo offrire ai nostri lettori
articoli illustrati e arricchiti con immagini molto belle che
diventano a loro volta documenti straordinari. Grazie, Nicola.
Nelle settimane scorse, in occasione dell’apertura dell’Anno
giubilare Paolino (vedi intervista con monsignor Penna), anche
Nicola Allegri è stato a Roma per realizzare un reportage sui
“luoghi di San Paolo”, cioè sui luoghi dove, secondo la storia e
la tradizione, Paolo di Tarso sarebbe vissuto negli ultimi anni
della sua esistenza terrena.
Abbiamo chiesto a Nicola Allegri di regalarci alcune delle
immagini del suo reportage, che pubblichiamo qui di seguito, e
di raccontarci anche quali emozioni ho provato fotografando
pietre, stanze, paesaggi che ebbero un contatto “fisico” con il
grande apostolo.
<<In genere noi fotografi siamo legati all’attualità e ai
personaggi del nostro tempo>>, ci ha detto Nicola Allegri.
<<Fotografare i luoghi romani di San Paolo mi ha fatto un
effetto straordinario.
<< Mi sono trovato proiettato in un mondo lontano venti secoli.
Mentre, a Roma, passavo per strade, che probabilmente furono
calpestate anche da San Paolo, mi guardavo intorno e riflettevo
sul fatto che ero a contatto con luoghi e paesaggi visti e
abitati da persone scomparse da 2000 anni. Cercavo di
cancellare, con la mente, i palazzi moderni e di immaginarmi
che cosa poteva vedere Paolo di Tarso camminando per quelle
stesse strade. Un’operazione molto difficile, complicata anche,
che mi stuzzicava, ma non riuscivo a realizzarla come volevo.
Quando però mi sono fermato al carcere Mamertino, dove, secondo
la tradizione, Paolo venne imprigionato insieme a San Pietro, ho
potuto realizzare quanto volevo. E questo perché di fronte ai
miei occhi si apriva un paesaggio di sconvolgente bellezza,
l’antico Foro romano. Quello che c’era ai tempi di Cicerone, di
Giulio Cesare, di Augusto. Ora è ridotto a ruderi, ma non ci
sono palazzi, costruzioni nuove tra quelle rovine e quindi
riorganizzare con la fantasia, cercare di vedere le antiche
costruzioni integre con la gente durante una grande
manifestazione, non è impossibile. Guardavo rapìto i resti del
tempio di Vespasiano, l'arco di Settimio Severo, il Tempio di
Saturno, lo spiazzo della Basilica Giulia, le colonne del Tempio
dei Dioscuri e il colle Palatino. Era una magnifica giornata,
calda, con l’aria tersa, il sole al tramonto. Ed ho provato
grandi, indimenticabili emozioni. Non riuscivo ad andarmene. Il
tempo stringeva, il lavoro mi richiamava alla realtà, ma non
riuscivo a smettere di osservare quelle bellezze, quella
civiltà, e di immaginare la vita dei romani in quel luogo ai
tempi di Paolo.
<<Paolo stesso, camminando da quelle parti, osservando la gente,
le persone appartenenti alle varie classi sociali, e pensando al
messaggio che egli aveva da consegnare al mondo, avrà provato
sentimenti profondi. Questo reportage, dedicato a luoghi antichi
e non a persone contemporanee, mi ha veramente affascinato
molto.
<<I “luoghi di San Paolo” a Roma non sono molti. Esiste una
stanza, che secondo la tradizione era la casa di San Paolo
durante la sua permanenza a Roma, e che ora è diventata una
cappella inglobata nella chiesa detta di “San Paolo alla
Regola”. Poi c’è il carcere Mamertino, che, come ho detto, si
trova nei pressi del Foro Romano. Dopo aver contemplato a lungo
il foro, sono entrato nel carcere Mamertino, che è il più antico
della Roma antica. Su quel carcere è sorta una chiesa, dedicata
a San Giuseppe Falegname. Si scende per una ripida scala scavata
nella roccia, e si arriva in una piccola stanza, dove, sempre
secondo la tradizione , sarebbero stati tenuti prigionieri gli
apostoli San Pietro e San Paolo, prima del loro martirio. La
luce è scarsa, e crea un’atmosfera piena di fascino. In un
angolo della stanza, si intravede una colonna alla quale,
secondo la tradizione, furono incatenati i due apostoli. Sopra
la colonna, una lapide ricorda che Pietro e Paolo, con il loro
comportamento paziente, rassegnato, e con le loro parole,
riuscirono a convertire le due guardie carcerarie, Processo e
Martiniano, che a loro volta poi morirono martiri per la fede e
furono sepolti sulla via Aurelia. A Roma c’è anche una chiesa
dedicata alla memoria di questi due martiri.
<<Uscito dal carcere Mamertino, ho preso un taxi e mi sono fatto
portare alle Tre fontane, zona Eur, dove c’è il luogo del
martirio di San Paolo. Si racconta che, condannato a morte,
Paolo venne ucciso mediante il taglio della testa, perché,
essendo cittadino romano, non poteva essere crocifisso. La
testa, staccata dal corpo, fece tre balzi e nel punto dove toccò
terra scaturirono prodigiosamente tre sorgenti d’acqua. Sul
luogo è sorta una chiesetta e dentro si vedono tre cappelle.
<<Dalle Tre Fontane sono andato alla Basilica di San Paolo
fuori le mura, che si trova sulla via Ostiense, dove Paolo venne
sepolto. La Basilica è immensa, inferiore solo alla Basilica di
San Pietro. E in tempi recenti, gli scavi archeologici hanno
dato ragione alla tradizione: sotto l’antico altare è stato
trovato il sepolcro di San Paolo.
<<Quando si realizzano reportage di questo genere, si torna a
casa con la mente piena di immagini e anche di vicende antiche
che fanno pensare, che fermentano dentro, suscitando non solo
emozioni, ma anche domande, interrogativi, desiderio di
conoscere perché, in fondo, quelle persone, vissute 2000 anni
fa, sono i nostri antenati>>.
Queste
le impressioni di Nicola Allegri, ed ora ecco alcune delle
immagini che egli ha realizzato. Ve le mostriamo in una galleria
e scorrendole è come se anche voi, da casa vostra, compiste una
specie di viaggio virtuale sui luoghi romani di San Paolo di
tarso.